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LÉNGUA MÊDRA

Rèș e la nôstra léngua arsâna

IL "NOSTRO" PASOLINI

La targa con cui Scandiano ricorda la casa nella quale visse nel 1935 e 1936 Pier Paolo Pasolini con la famiglia ed il fratello, negli anni in cui frequentò il ginnasio a Reggio Emilia.

Reggiano per un breve periodo – Uno di Noi per sempre !

Cosa ci fa un Forum Pasolini all’interno di un sito come Léngua Mèdra, dedicato apertamente alla Reggianità ed al dialetto Reggiano ?
Domanda legittima che implica però una risposta complessa data dalle diverse sensibilità e conoscenze diffuse nel nostro gruppo.

Il percorso esplicativo prende necessariamente l’avvio dal legame che abbiamo ritrovato in un gruppo di ex compagni di scuola, rappresentato per tutti dal Maestro Curti, che fra i primi ha saputo porci “in cammino verso il linguaggio e la conoscenza”.
Così il  nuovo incontro dopo sessant’anni  di vita è divenuto occasione di parole e di ipotesi di progetti , con un desiderio di resistenza per una memoria dell’avvenire e riconoscimento al nostro (primo) maestro  “Curti” (ritratto al nostro fianco ) di essere stato l’iniziatore di tanti insegnamenti collettivi che hanno lasciato il segno. E fra noi scolari ritrovati, abbiamo incominciato a dire e poi a scrivere in quella lingua madre del dialetto reggiano che è rimasta dentro di noi come prima lingua imparata “ad orecchio” negli anni che hanno preceduto la scrittura e la lettura dell’italiano.

Se i primi confronti tra di noi sono stati poesie dialettali e “sirudèli” come raccontiamo nella pagina dedicata, da questo alla poesia dialettale in generale il passo è stato breve; così come lo scoprire che P.P. Pasolini era stato non solo un riferimento culturale importante per alcuni di noi, ma anche figura al centro di studi di altri, con disponibilità di materiale iconografico importante.

Qui abbiamo raccolto e riprodotto immagini e documenti di quell’arcipelago di segni che alludono e confermano il  nostro ricordare  Pier Paolo Pasolini, anche come ‘reggiano’ fra reggiani. Ovviamente per chi ha incontrato Pasolini nei suoi scritti corsari, al cinema, nei suoi romanzi, nella sua poesia e nella sua “mania pedagogica”,  ha memoria di un grande poeta civile e di un intellettuale che  è stato un maestro di verità nel dire e contraddire   una società che si è diretta verso una omologazione culturale da lui descritta con disperata vitalità, fino alla sua uccisione in quel 2 novembre 1975.

E la comunità del territorio reggiano ha ricordato e celebrato Pasolini innumerevoli volte, come abbiamo voluto rappresentare in parte con riproduzione di foto, documenti e di testi tratti anche dagli atti del Convegno “Pier Paolo Pasolini, Educazione e democrazia”, a cura di Roberto Villa e Lorenzo Capitani, svoltosi a Reggio Emilia, marzo 1995.

In particolare, il nostro Rolando Gualerzi, che insieme a Gianni Scalia è stato redattore della rivista di poesia e filosofia del linguaggio “In Forma di Parole”,  fondata a Reggio Emilia, ha dedicato a Pier Paolo Pasolini una Mappa Concettuale, vera e propria bussola di orientamento nel vasto e complesso mare culturale del personaggio, consultabile a scaricabile dal link sottostante.

Vista dunque la complessità del personaggio e del suo percorso che si interseca con Reggio Emilia, ecco l’idea di questo Forum, centro di raccolta del materiale in nostro possesso e delle nostre produzioni, con l’auspicio che sia di stimolo a chiunque voglia contribuirvi.

IL PERIODO REGGIANO

Estratto dalla sua Biografia L’allora tredicenne Pier Paolo già seguiva una sua vocazione introspettiva e poetica, e dobbiamo a Pinuccia Montanari la scoperta di questa

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MAPPA CONCETTUALE PPP

Una ‘mappa concettuale’ troppo stretta per rappresentare un artista completo. Ma NOI ci abbiamo provato.       L’immagine di copertina “Suonatori” (1941) è opera

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EPIGRAFE

  GUARDA IL VIDEO   Benché i versi non siano di Pasolini, e lui stesso li ha adottati come epigrafe lasciandoli nell’originale provenzale, ne abbiamo voluto

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DEDICA

      Fontàne d’ àghe dal mè paîs. A no è àghe pi frès-cie che tal mè paîs. Fontàne di rùstic amòr.    

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IL NÍNI MUÀRT

        Sère imbarlumìde, tal fossâl ’a crès l’ àghe, na fèmine plène ’a ciamìne tal ciamp. Io ti ricuàrdi, Narcìs, tu vévis

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L’INGANNATA

    La ciampàne ’a si sgòrle pai morârs. Ic da lunc timp ’a vîf. Fèminis ciàcarin. Ta l’ombrène dai muàrs, bessóle ’a tàs l’

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AL FRATELLO

    Tu vévia rasòn, fràdi, in ché sère – ‘i ricuàrdi – quànt che tu ti âs dit: «Ta la tò man l’è il

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DILIO

    Tu jòdis, Dìli, ta lis acàssis ’a plùf. I ciàns a si sgòrlin pal plan verdút. Tu jòdis, nìni, tai nùstrìs cuàrps la

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FUGA

    Belzà tai mòns l’è dut un tarlupà: tal plan rampìt o mìrie, jo soi bessòl. Belzà tai mòns ’a plûf: in ta l’

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ALTAIR

  Altàir, stèle dal dûl, quànt, che mi lèvi trist, jo ti sèrci tal nûl: e tu, tu mi assistis. Il timp a no l’è

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