HAIKU
L’ haiku è un componimento antichissimo, di origine giapponese. Generalmente è composto da tre versi per complessive diciassette sillabe, secondo lo schema 5/7/5. Come scrive Roland Barthes l’haiku “racchiude ciò che vedete, ciò che sentite, in un minimo orizzonte di parole”.
Lo haiku non descrive mai, è anti-descrittivo, non declama, non giudica e non spiega, presenta solo un’immagine, una fragile apparizione.
Associa due idee: una che esprime un concetto-sentimento astratto (amore, vecchiaia, solitudine, gioia…) e l’altra idea che lo condensa in una immagine visiva (un chiaro di luna, un albero secco, una strada vuota, farfalle che battono le ali…)
Dunque c’è una parte oggettiva, una scena visiva tangibile e fotografabile, il cui significato astratto si forma nella mente del lettore.
C’è quasi sempre un “anello semantico” che salta, è taciuto, e da questi vuoti deriva un senso segreto che deve scoprire il lettore. Può essere definito anche il componimento dell’omissione. Come uno “schizzo” di cui sono chiari solo i contorni, il resto deve riempirlo il lettore da sé.
Breve, autonomo e compiuto, i suoi elementi ricorrenti sono:
- la struttura metrica di tre versi (5 – 7 – 5 sillabe)
- il riferimento a una stagione dell’anno a cui il testo è dedicato
ma queste regole non sono rigide, anche perché il segreto dell’haiku sta nella rappresentazione di una realtà che si fa specchio dell’interiorità.
L’apparente semplicità nasconde una intensità sorprendente.
Le figure retoriche che meglio si attagliano sono la metafora, la similitudine, la analogia.
Potremmo concludere affermando che l’haiku corrisponde alle celebri lezioni calviniane poiché concretizza leggerezza, rapidità, esattezza e visibilità.
Autori che si sono confrontati con lo haiku, in tante lingue diverse, sono stati: Machado, Borges, Kerouac, Sanguineti, Zanzotto e molti altri. Tra gli scrittori moderni giapponesi di haiku si contano una quindicina di donne.
Con questa sezione diamo spazio alla scrittura di haiku anche nella nostra léngua mêdra, iniziando con un componimento che ci ha lasciato il nostro amico Paolo Gibertini.