dove si parla di: pimpinèla, vidêlbra, paterlènghi, êrba cursulina, pisalèt, êrba brósca.
Colloquio con il figlio Corrado, 70 anni.
Registrazione effettuata il 25 giugno 2024
– Con le erbe come eravate messi? La pimpinella, la mangiavate?
– Sì, la mangiavamo.
– La pimpinella che in italiano si chiama salvastrella.
– E noi la chiamavamo pimpinella.
– E voi come la mangiavate?
– In insalata.
– E infatti risulta anche a me che la usavano per dare sapore ai cibi. La mangiavate anche così, da sola?
– Sì, si si la mangiavamo in insalata, mangiavamo tante erbe ma la pimpinella era la più importante.
– E la vitalba?
– La vitalba la nonna la lessava, la cuoceva e poi la metteva sempre insalata?
-Per quelli che non sanno cos’erano al vidêbri: sono i germogli giovani della Vitalba. E quindi li mangiavate freschi?
-Sì, sì, ed erano anche buoni.
-Però li cuocevano anche.
-Mia nonna li faceva cuocere e poi li metteva in insalata.
-Le punte della vitalba…
-Le punte della vitalba.
– Facevano andar di corpo o non davano danno?
-Non davano grandi danni.
-Però quei germogli dovevano essere mangiati giovani.
-Era più danno quando mangiavamo le bacche di rosa canina (paterlènghi)!
-Le paterlènghe, che sono le bacche di rosa canina. Cosa le adoperate a fare?
-E le mangiavamo e dopo poi non venivano solo le emorroidi. Le paterlènghe stringono,
-Sono astringenti, infatti, a Baiso mi ricordo quando ero piccolo, quando uno si grattava il sedere, gli dicevano: – Hai mangiato delle paterlènghe? Si vede che erano astringenti.
-E l’erba cursolina per cosa la usavate?
-Si adoperava per quelli che avevano la pressione alta, era una medicina.
-Ho capito. I piscialetti li mangiavate?
I piscialetti fanno bene, fanno andar d’urina. Molta gente li mangiano ancora.
-A me hanno detto che si chiamano piscialetti in italiano perché fanno urinare!
-Il tarassaco che ha quel fiore giallo.
-Lo si faceva anche con le bietole, con il riso, cotto. Il piscialetto secondo me lo mangiano anche adesso .
-A me l’altro giorno hanno detto … non ricordo più chi … che lo mettono anche nel pesto per i tortelli…
-Certo
… facevano la melassa,
-Può essere perché era buono.
-E l’erba brusca?
-L’erba brusca la mangiavamo così, quando andavamo nei campi la trovavamo e la mangiavamo.
– In italiano si chiama acetosa, Rhumex acetosa. Che sapore aveva?
-Di limone?
– Quindi aveva un sapore un po’ acido.
– Ma era buona.
– E anche quella la mangiavate da sola? O in insalata?
Così, da sola. La masticavamo e poi la sputavamo via, ma la mangiavamo così.
-Bene, abbiamo fatto un bel giro sulle erbe.
dove si parla dal sóchi da strâs (Luffa cylindrica)
Registrazione effettuata il 10 ottobre 2024
Fin da bambina sentivo sempre parlare delle zucche da stracci, allora ho provato a informarmi perché questo nome. Al suo interno ha proprio la forma di una spugna e la un tempo si usava a lavare i piatti non quelli di plastica. Cerca cerca, finalmente ho trovato la semenza. Praticamente si forma una zucca molto lunga che una volta giunta a maturazione viene raccolta, la si lascia seccare all’aria fintanto che la scorza non diventa marrone. La si toglie dandole dei colpi finché resta una struttura spugnosa. Viene usata anche per gli imballaggi. All’interno rimane la semenza che fa rumore se è agitata e ai bambini piaceva giocare con questa. Per sbiancarla la si faceva bollire con acqua e varecchina finché non diventava bella bianca.Le persone di colore la cercavano proprio perché è una spugna che pulisce bene la pelle, forse la loro pelle è più dura e serviva proprio per lavarsi.
ci racconta la ricetta per preparare uno sciroppo al tarassaco (Taraxacum officinale), pisalèt in dialetto, utile nelle affezioni delle alte vie respiratorie.
Registrazione pervenuta il 24 novembre 2024
Sciroppo per la tosse che è anche depurativo, fatto con i fiori del tarassaco o pisalèt. Raccogliere i fiori del pisalèt alla mattina piuttosto presto, in un posto dove non ci sia inquinamento. Vi do la ricetta per un chilo di fiori, solo il fiore, non i gambi.
1 Kg di fiori di tarassaco
1 Kg di zucchero
un limone
Pulire i fiori dandogli una lavata veloce sotto il rubinetto; metterli in un panno pulito ben distanziati per qualche ora così se ci sono degli insetti questi escono.
In una pentola, si mette un litro di acqua. Quando bolle si aggiungono i fiori e si fa cuocere 5 minuti. Lasciare riposare per una notte intera. Alla mattina filtrare con un colino molto fitto e con un cucchiaio schiacciare i fiori per far rilasciare il loro sugo. A questo punto, rimettere sul fuoco il liquido ottenuto, a fuoco basso e senza coperchio, fino ad avere la consistenza del miele; se invece si vuole averlo più liquido lo si fa bollire meno. Si invasa versando il liquido in un vaso sterilizzato quando lo sciroppo è ancora caldo. La preparazione è finita. Se ne beve un cucchiaio quando la gola è infiammata o si ha la tosse, ma siccome è dolce lo si può usare anche per dolcificare il tè
ci racconta la sua ricetta della
vellutata di zucca.
Registrazione effettuata il 4 luglio 2024
Vellutata di zucca
Occorrono:
700 grammi di polpa di zucca bella gialla
3 etti di patate farinose pelate;
2 cipolle bionde di mezza taglia
40 grammi di burro bio naturale
il sugo di due belle arance
un litro di brodo vegetale
Si mette tutto insieme tagliato a quadrettini e dopo mezz’ora [di cottura] si può macinare il tutto con un mini-pimer ed è un divertimento.
si mette olio di semi e per decorare una manciata di semi abbrustoliti, poco sale, poco pepe.
E’ un signor mangiare, abbraccia lo stomaco: una cosa dedicata e non per niente si chiama vellutata.
Per ricevere tutti gli aggiornamenti da Lenguamedra