IL PERIODO REGGIANO
Estratto dalla sua Biografia L’allora tredicenne Pier Paolo già seguiva una sua vocazione introspettiva e poetica, e dobbiamo a Pinuccia Montanari la scoperta di questa
La targa con cui Scandiano ricorda la casa nella quale visse nel 1935 e 1936 Pier Paolo Pasolini con la famiglia ed il fratello, negli anni in cui frequentò il ginnasio a Reggio Emilia.
Cosa ci fa un Forum Pasolini all’interno di un sito come Léngua Mèdra, dedicato apertamente alla Reggianità ed al dialetto Reggiano ?
Domanda legittima che implica però una risposta complessa data dalle diverse sensibilità e conoscenze diffuse nel nostro gruppo.
Il percorso esplicativo prende necessariamente l’avvio dal legame che abbiamo ritrovato in un gruppo di ex compagni di scuola, rappresentato per tutti dal Maestro Curti, che fra i primi ha saputo porci “in cammino verso il linguaggio e la conoscenza”.
Così il nuovo incontro dopo sessant’anni di vita è divenuto occasione di parole e di ipotesi di progetti , con un desiderio di resistenza per una memoria dell’avvenire e riconoscimento al nostro (primo) maestro “Curti” (ritratto al nostro fianco ) di essere stato l’iniziatore di tanti insegnamenti collettivi che hanno lasciato il segno. E fra noi scolari ritrovati, abbiamo incominciato a dire e poi a scrivere in quella lingua madre del dialetto reggiano che è rimasta dentro di noi come prima lingua imparata “ad orecchio” negli anni che hanno preceduto la scrittura e la lettura dell’italiano.
Se i primi confronti tra di noi sono stati poesie dialettali e “sirudèli” come raccontiamo nella pagina dedicata, da questo alla poesia dialettale in generale il passo è stato breve; così come lo scoprire che P.P. Pasolini era stato non solo un riferimento culturale importante per alcuni di noi, ma anche figura al centro di studi di altri, con disponibilità di materiale iconografico importante.
Qui abbiamo raccolto e riprodotto immagini e documenti di quell’arcipelago di segni che alludono e confermano il nostro ricordare Pier Paolo Pasolini, anche come ‘reggiano’ fra reggiani. Ovviamente per chi ha incontrato Pasolini nei suoi scritti corsari, al cinema, nei suoi romanzi, nella sua poesia e nella sua “mania pedagogica”, ha memoria di un grande poeta civile e di un intellettuale che è stato un maestro di verità nel dire e contraddire una società che si è diretta verso una omologazione culturale da lui descritta con disperata vitalità, fino alla sua uccisione in quel 2 novembre 1975.
E la comunità del territorio reggiano ha ricordato e celebrato Pasolini innumerevoli volte, come abbiamo voluto rappresentare in parte con riproduzione di foto, documenti e di testi tratti anche dagli atti del Convegno “Pier Paolo Pasolini, Educazione e democrazia”, a cura di Roberto Villa e Lorenzo Capitani, svoltosi a Reggio Emilia, marzo 1995.
In particolare, il nostro Rolando Gualerzi, che insieme a Gianni Scalia è stato redattore della rivista di poesia e filosofia del linguaggio “In Forma di Parole”, fondata a Reggio Emilia, ha dedicato a Pier Paolo Pasolini una Mappa Concettuale, vera e propria bussola di orientamento nel vasto e complesso mare culturale del personaggio, consultabile a scaricabile dal link sottostante.
Vista dunque la complessità del personaggio e del suo percorso che si interseca con Reggio Emilia, ecco l’idea di questo Forum, centro di raccolta del materiale in nostro possesso e delle nostre produzioni, con l’auspicio che sia di stimolo a chiunque voglia contribuirvi.
Estratto dalla sua Biografia L’allora tredicenne Pier Paolo già seguiva una sua vocazione introspettiva e poetica, e dobbiamo a Pinuccia Montanari la scoperta di questa
La profonda amicizia che legherà fino alla sua morte Pasolini al reggiano Luciano Serra, non risale però al soggiorno reggiano di Pasolini, bensì al
La tesi di laurea di Pasolini è stata ritrovata dopo alcuni anni dalla sua morte, in forma di dattiloscritto, nell’Archivio storico dell’Università di Bologna, dove
Per i legami stretti e consolidati con esponenti della cultura Reggiana, a partire da Luciano Serra, e per la rilevante importanza acquisita da Pasolini
Una ‘mappa concettuale’ troppo stretta per rappresentare un artista completo. Ma NOI ci abbiamo provato. L’immagine di copertina “Suonatori” (1941) è opera
All’inizio di questa mia incursione nel primo libro di Pasolini, Poesie a Casarsa era per me solo un titolo rivestito dal mito. Semplicemente, avevo
GUARDA IL VIDEO Benché i versi non siano di Pasolini, e lui stesso li ha adottati come epigrafe lasciandoli nell’originale provenzale, ne abbiamo voluto
Fontàne d’ àghe dal mè paîs. A no è àghe pi frès-cie che tal mè paîs. Fontàne di rùstic amòr.
Sère imbarlumìde, tal fossâl ’a crès l’ àghe, na fèmine plène ’a ciamìne tal ciamp. Io ti ricuàrdi, Narcìs, tu vévis
Fantasùt, ’a plùf il sièl tai spolèrs dal tò paîs, tal tò vis di ròse e mèl dut verdùt ’a nàs il mèis.
La ciampàne ’a si sgòrle pai morârs. Ic da lunc timp ’a vîf. Fèminis ciàcarin. Ta l’ombrène dai muàrs, bessóle ’a tàs l’
O mè donzèl, memòrie ta l’ odòr che la plòja da la tière ’a sospìre, ’a nàs. ’A nàs memòrie di jèrbe vive e
Di fadîe, fantàt, l’è blanc il tò paîs, tu vòltis fèr il ciàf, pasiènt ta la tó ciàr lutáde. Tu sòs, David, còme
I La siàle ’a clàme l’ unviâr, – quànt che ciàntin lis siàlis dut il mònt l’è fèr e clâr. Lajù il sièl
Tu vévia rasòn, fràdi, in ché sère – ‘i ricuàrdi – quànt che tu ti âs dit: «Ta la tò man l’è il
Tu jòdis, Dìli, ta lis acàssis ’a plùf. I ciàns a si sgòrlin pal plan verdút. Tu jòdis, nìni, tai nùstrìs cuàrps la
Belzà tai mòns l’è dut un tarlupà: tal plan rampìt o mìrie, jo soi bessòl. Belzà tai mòns ’a plûf: in ta l’
Fantasùte, se fatu sblanciàde dòngia il fûc, còme al tramònt d’unviàr un àrbul svampidìt? «Jo impìi vècius stècs e il fum al
Altàir, stèle dal dûl, quànt, che mi lèvi trist, jo ti sèrci tal nûl: e tu, tu mi assistis. Il timp a no l’è
Quànt che la sère slavîne a lis fontànis il mè paîs l’è di colôr smarît. Io soi lontàn, ricuàrdi lis sós rànis, la
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