LÉNGUA MÊDRA

Rèș e la nôstra léngua arsâna

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Giuseppe DAVOLI (1905 – 1975)

Giuseppe Davoli considerato il continuatore della poesia dialettale reggiana dopo Carlo Grassi, nel solco della tradizione, di una poesia popolare perfetta nella costruzione e nell’uso dei termini. Mario Mazzaperlini, autore di un commosso ritratto dell’amico Giuseppe Davoli, disse che: “Piruletta”,, deve essere ricordato come il poeta dialettale più rappresentativo del suo tempo.

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Cesare ZAVATTINI (1902 – 1989)

Cesare Zavattini è stato uno degli intellettuali più importanti e influenti del Novecento, in grado di influenzare con le sue opere e il suo lavoro la letteratura e il cinema prima di tutto, ma sempre esplorando le più disparate forme artistiche, dedicandosi anche alla pittura, al teatro e all’editoria. Nell’opera letteraria di Zavattini c’è però un unicum, che ad oggi è rimasto tale anche per quanto riguarda la poesia dialettale italiana: è il caso della raccolta di poesie del 1973 “Stricarm’in d’na parola”.

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Noemi SILIPRANDI-MOSCATELLI (1900 – 1998)

Praticamente contemporanea di Elvira Fangareggi Cingi, anche la voce di Noemi Siliprandi Moscatelli percorre tutto il ‘900 della poesia dialettale reggiana. La raccolta “Soquanti ricord” comprende 45 componimenti che descrivono il piccolo mondo antico di Gualtieri, con i temi tipici della poesia dialettale che vibrano nella lingua madre appresa da bambina

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Elvira FANGAREGGI-CINGI (1894 – 1998)

Elvira Fangareggi Cingi è la prima voce femminile che si incontra nella storia della poesia dialettale reggiana. In gioventù fu assidua frequentatrice del cenacolo letterario di Virginia Guicciardi Fiastri, famosa per le sue commedie comiche riproposte poi da una terza donna cultrice del dialetto, Ennia Rocchi. Nella sua vita, per sua stessa dichiarazione, la poesia l’ha accompagnata giorno per giorno, come una specie di diario quotidiano.

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Carlo GRASSI (1892 – 1965)

Carlo Grassi fu per anni considerato “l’ultimo vero poeta dialettale reggiano” e si dovette aspettare Giuseppe Davoli, prima di smentire le parole di Mario Mazzaperlini, che non vedeva chi fosse in grado di continuare sulle sue orme. Poeta molto amato dai reggiani, che conobbero la sua produzione poetica attraverso i suoi libri e le sue innumerevoli pubblicazioni.

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Giuseppe AMOROTTI (1887 – 1944)

Giuseppe Amorotti venne definito da Ugo Bellocchi l’ “ultimo cantore di Carpineti”, dove nacque nel 1887 e vi morì nel 1944, assassinato da militari tedeschi durante un rastrellamento. Disse di sé stesso: “Appartengo a quegli animali che amano vivere nella solitudine del deserto o nel più folto e profondo della macchia. Somiglio a quelle piante che, portate dove il sole dardeggia, non si trovano in condizioni a loro favorevoli e soffrono.”

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Amerigo FICARELLI (1873 – 1938)

Amerigo Ficarelli nacque e visse nel cuore della vecchia Reggio, in Borgo Emilio, “patria” del Popol Gióst nel quartiere di Santa Croce. Considerato da diversi critici del passato il successore di Giovanni Ramusani, la sua opera principale fu La vétta ed l’om,: “E un’onda vin… la bérca la zagagna,/ La selta, la scherznéss… ormai egh sòm…/ La bérca, la va in fond cme ‘na cavagna…/ Ed ecco cusa l’é la vétta e dl’om!

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Giovanni RAMUSANI (1851 – 1923)

Giovanni Ramusani à considerato il maggiore poeta satirico in dialetto reggiano. Sempre interessato alla politica cittadina, Di temperamento battagliero, fondò il giornale satirico Prusproun (Giurnel seinsa preteisi), interamente scritto in dialetto in cui vennero pubblicati numerosi sonetti di carattere politico nei quali criticava tutti coloro che abusavano della fiducia del popolo reggiano.

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Stanislao Farri

pochi come Farri sanno restituirci la verità e la bellezza segreta della natura e delle costruzioni dell’uomo, tutto il senso cosmico e la continuità vitale di questo nuovo paesaggio che le opere di Santiago Calatrava ci permettono di cogliere, accanto ai protagonisti perenni del paesaggio stesso, gli alberi e le nuvole.” (Sandro Parmiggiani)

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