Salvia dei prati
Denominazione scientifica:
Salvia pratensis
Denominazione comune:
Salvia comune, Salvia di Bertoloni
Denominazione in Arşân:
Êrba ed Sant’Albert, Pân dal cóch, Sèlvia
(Erba di Sant’Alberto, Pane del cucco)
Note e Crediti
Il termine salvia deriva probabilmente dal latino “salvere” letteralmente star bene, godere buona salute.
Anticamente nelle campagne piemontesi si pensava che le foglie di salvia nascondessero sovente un minuscolo rospo; e se si fosse messa della salvia in una boccetta di vetro per poi collocarla sotto il letame, ne sarebbe uscito un animale il cui sangue avrebbe avuto la virtù di far perdere la conoscenza ai cani. Queste credenze furono registrate anche in un trattato, De virtutibus herbarum, attribuito erroneamente ad Alberto Magno, dove si riferiva che la salvia putrefatta sotto il letame generava un verme oppure un uccello con la coda di serpente. Toccando il petto di qualcuno col suo sangue, costui avrebbe perduto la sensibilità per qualche tempo. Se invece si fosse posta la sua cenere nel fuoco, si sarebbe udito uno scoppio spaventoso. Accendendo infine la lampada in cui si fosse messa questa cenere magica, si sarebbe vista tutta la casa formicolare di serpenti.(Riportato in: Alfredo Cattabiani. “Florario: Miti, leggende e simboli di fiori e piante”. Probabilmente da queste credenze deriva la denominazione di Êrba ed Sant’Albert.
Foto di Marinella Zepigi in: Forum Acta Plantarum – Indice