Cerca
Close this search box.

FOSCO MARAINI: Il Lonfo

 

 

 

Il Lonfo è una poesia scritta nel 1978 da Fosco Maraini (1), scritta in un linguaggio completamente inventato e da lui stesso definito “metasemantica”. Se la semantica è quella parte della linguistica che studia il significato delle parole, e più in generale, dei testi, la metasemantica vuole andare oltre al significato. Le parole del Lonfo, incomprensibili se prese singolarmente, quando vengono associate tra di loro possono suggerire a chi le legge (o a chi le ascolta) un possibile significato logico, perché il loro suono richiama alla mente altre parole italiane o dialettali. Questo è possibile anche perché il testo deve obbedire a regole sintattiche e grammaticali proprie della lingua di riferimento. La poesia Il Lonfo, ad esempio, è scritta in endecasillabi, a rima alternata, secondo lo schema ABAB CDCD.

I commenti in rete si spingono a definire il Lonfo come un misterioso animale dal comportamento schivo, pigro, spesso dispettoso e imprevedibile. Tuttavia, dare una interpretazione unica della poesia significa tradire le intenzioni del poeta che voleva lasciare ampia libertà di interpretazione ad ogni lettore.

Nella introduzione a Gnosi delle Fanfole, il libro in cui è pubblicata questa poesia, Fosco Maraini scrisse infatti:

da: Gnosi delle Fanfole
«Il linguaggio comune, salvo rari casi, mira ai significati univoci, puntuali, a centratura precisa. Nel linguaggio metasemantico invece le parole non infilano le cose come frecce, ma le sfiorano come piume, o colpi di brezza, o raggi di sole, dando luogo a molteplici diffrazioni, a richiami armonici, a cromatismi polivalenti, a fenomeni di fecondazione secondaria, a improvvise moltiplicazioni catalitiche nei duomi del pensiero, dei moti più segreti» «Nella poesia metasemantica il lettore deve contribuire con un massiccio intervento personale. La crasi non è data dall’incontro con un oggetto, bensì, piuttosto, dal tuffo in un evento. Il lettore non diventa solo azionista del poetificio, ma entra subito a far parte del consiglio di gestione e deve lui, anche, provvedere alla produzione del brivido lirico. L’autore più che scrivere, propone. Se è riuscito nel suo intento, può dire di aver offerto un trampolino, nulla più. Quanto mi divertirei …]»

Questa tecnica letteraria affonda le sue radici nei componimenti non-sense  presenti nella letteratura inglese fin dal 1600. Molto famosa è la poesia Jabberwocky, scritta nel 1871 dal reverendo Lewis Carrol, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, tradotta in ben 65 lingue (in Italia è stata “tradotta” da più autori). In questa poesia Carrol utilizzò molti termini nati dalla fusione di due o più parole. Ad esempio, burbled – to burble deriva dall’unione di bleatmurmer e warble (belato, mormorio e gorgheggio) e indica un brontolio. Nel Lonfo è il suono delle parole a creare un’assonanza con termini noti.

Nonostante la sua incomprensibilità, il Lonfo è diventato famosissimo grazie alle interpretazioni di Gigi Proietti (oltre 3 milioni di visualizzazioni) e della piccola Maddy Paris (30 milioni di visualizzazioni).

Denis Ferretti propone qui la sua versione dialettale del Lonfo, posta a confronto con l’originale metasemantico di Fosco Maraini. Ancora un’occasione, dunque, per avvicinare alla poesia anche i bambini più piccoli, sia essa in lingua metasemantica o in dialetto.

ll Lonfo

di: Fosco Maraini

Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s’archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.

Al Lòunf

 

Al lòunf as sà ch’al ‘n e mia bòun ‘d vardghêr
sōl quând a sòppia ‘l bîgh al barigâta
al şdlénga pôch es al glués ed cêr
e a bés a bés bèin gnâşi ló ‘l s arcpâta.
L ē frósch al lòunf! L ē tót pîn ed luvégna
al rafréja, al malvêrsa, al suflintés;
se ‘t ciòunf al t eşbidója e pó ‘l t rupégna
se ‘t lûgher ló ‘l t budâja e ‘l t crivintés
Però ‘l Lunfòun csé vèc e csé marşlòuş
ch’al bēt e ‘l sógia e ‘l fòunca indi trunbâs
al fá prân léşga bóşşia, al fá ‘l şişbòuş
e quêşi quêşi in sègn ed gran şbardâs
t agh farfarés un şgnéf! Mó ló, bèin giòuş,
al t lôpa e ‘l t eşbertnècia e té t al ciâs.

Traduzione di Denis Ferretti

La versione recitata è del nostro interprete Luciano Cucchi.

 

(1) Fosco Maraini (1912 -2004) è stato un antropologo, orientalista, fotografo, alpinista, scrittore e poeta. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi articoli pubblicati

sul VOCABOLARIO DELLA VALLE DEL TASSOBIO

Il vocabolario dialettale della valle del Tassobio di Savino Rabotti, per la sua completezza e precisione è un ottimo strumento per far capire il funzionamento di un sistema linguistico.

RENZO PEZZANI: LA STRIA SAVATA

Un omaggio a Renzo Pezzani, poeta parmigiano al quale sono dedicate molte scuole per la sua attività nel campo delle letteratura per bambini. Qui lo ricordiamo per la sua produzione dialettale con una poesia adattata al nostro dialetto da Luciano Cucchi.

ESERCIZI DI TRADUZIONE: ARTHUR RIMBAUD

Una poesia può avere tante traduzioni diverse: possono essere molto fedeli o libere, rispettare la metrica e le figure retoriche o essere lo spunto per una storia nuova. Sei amici hanno provato a tradurre, separatamente Le dormeur du val, di Arthur Rimbaud. Una ulteriore versione è stata costruita con le idee migliori.

LA FÔLA DI TURTLÈIN

Una simpatica favola di Denis Ferretti per fare gli Auguri di Buon Natale a tutti gli amici di Léngua Mêdra.

NERUDA, SZYMBORSKA E LA CIPOLLA

L’umile “cipolla” nei versi di Pablo Neruda e Wisława Szymborska, messi a confronto qui nelle traduzioni in dialetto reggiano dal nostro Denis Ferretti.

PABLO NERUDA: Geografia infruttuosa

Da una conferenza di Maria Rosaria Alfani, traduttrice italiana di Geografia infruttuosa, alla traduzione dell’ultima Poesia della raccolta in dialetto reggiano: cronaca di un percorso difficile, dal risultato incerto, ma importante per conoscere gli ultimi momenti della vita di Neruda