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RAFAEL ALBERTI – Galope

 

 

                                                        Rafael Alberti con la moglie Maria Teresa Leon

 

Rafael Alberti nacque ad El Puerto de Santa Maria, una cittadina poco distante da Cadice (in Andalusia), il 16 dicembre del 1902, da una benestante famiglia di origini italiane. Iniziò a pubblicare opere di poesia e teatro nel 1924. Fermo sostenitore della Repubblica spagnola e oppositore del dittatore spagnolo Francisco Franco, a 37 lasciò la Spagna per l’esilio che sarebbe durato ben 38 anni. Trovò asilo politico, insieme a sua moglie, la scrittrice Maria Teresa Leon, prima in Francia e poi – a causa della guerra –in Argentina.

Nel 1963, l’Italia concesse a Rafael Alberti, in quanto italo-spagnolo, ed alla sua famiglia, protezione internazionale. Rientrò nel suo paese solo nel 1977, alla morte di Franco e al ritorno della democrazia in Spagna. Morì a Cadice il 28 ottobre 1999.

Nel 1966 Reggio Emilia incontrò il poeta spagnolo quando nel teatro cittadino venne rappresentata una sua opera “El adefesio” (titolo difficilmente traducibile senza conoscere il testo, potrebbe essere “Lo spauracchio “, anche se noi in dialetto diremmo forse un bèl apéli) con regia di Ricard Salvat. Rafael e la moglie Maria Teresa si alzarono in piedi – a fine spettacolo – per salutare la città che inizieranno a frequentare. Il 17 aprile 1967, il Consiglio comunale conferì a Rafael la cittadinanza onoraria, riconoscendo il valore universale della sua opera come alta espressione dell’impegno culturale e civile dell’Europa contemporanea e rendendo il poeta spagnolo in esilio il primo cittadino onorario della nostra comunità con lo status di rifugiato.

 

 

Al 1972 risale questa opera unica di Rafael Alberti, scritta da lui stesso nella traduzione di Ignazio Delogu: un enfatico omaggio alla Terra Emiliana, probabilmente composto a Reggio Emilia. Da quegli anni questo cimelio onora una parete della sala principale del ristorante cittadino “Da Italo “.

Una delle poesie più famose di Rafael Alberti è Galope, pubblicata in una raccolta del 1938, dal titolo De un momento a otro, nella sezione Capital de gloria. La poesia è dedicata ai soldati repubblicani in lotta contro i franchisti. Rafael Alberti si sarebbe ispirato per questa poesia alla Cavalleria repubblicana in cui militava il suo amico, lo scenografo Santiago Ontañón.

In questa poesia, Alberti immagina il galoppo incontenibile di un cavallo come metafora dell’avanzamento del popolo spagnolo contro il Fronte Nazionale guidato da Francisco Franco.

Galope

Las tierras, las tierras, las tierras de España,
las grandes, las solas, desiertas llanuras.
Galopa, caballo cuatralbo,
jinete del pueblo,
al sol y alla luna.

¡A galopar,
a galopar,
hasta enterrarlos en el mar!

A corazón suenan, resuenan, resuenan
las tierras de España, en las herraduras.
Galopa, jinete del pueblo,
caballo cuatralbo,
caballo de espuma.

¡A galopar,
a galopar,
hasta enterrarlos en el mar!

Nadie, nadie, nadie, que enfrente no hay nadie;
que es nadie la muerte si va en tu montura.
Galopa, caballo cuatralbo,
jinete del pueblo,
que la tierra es tuya.

¡A galopar,
a galopar,
hasta enterrarlos en el mar!

Al galôp

Al tèri, al tèri, al tèri de Spagna
al grândi, al trésti, deşêrti pianûri.
Galôpa, cavâl tót balsân,
cavalêr dal pôpol,
al sōl e a la lûna.

A galupêr,
A galupêr,
fîn a suplîr’indal mêr!

Al cōr sòunen, arsòunen, arsòunen
al tèri de Spagna sòta i fèr di cavâj.
Galôpa, cavalêr dal pôpol,
cavâl tót balsân,
cavâl d es’cióma.

A galupêr,
A galupêr,
fîn a suplîr’ indal mêr!

Nisûn, nisûn, nisûn, in fròunt an gh ē nisûn;
perché la môrt l’ē nisûn s’la t vîn in sèla.
Galôpa, cavâl tót balsân,
cavalêr dal pôpol,
che la tèra l’ē tua.

A galupêr,
A galupêr,
fîn a suplîri indal mêr!

Traduzione di Gian Franco Nasi

 

 

Traduzione: italiana AL GALOPPO
Al galoppo

Le terre, le terre, le terre di Spagna,
le grandi, solitarie, deserte pianure.
Galoppa, cavallo balzano
cavaliere del popolo,
al sole e alla luna.

Galoppiamo, galoppiamo,
fino a seppellirli nel mare!

Come un cuore suonano, risuonano, risuonano
sotto gli zoccoli dei cavalli le terre di Spagna.
Galoppa, cavaliere del popolo,
cavallo balzano,
cavallo di schiuma .

Galoppiamo,
galoppiamo,
fino a seppellirli nel mare!

Nessuno, nessuno, nessuno, non c’è nessuno davanti a me;
che nessuno è la morte sulla tua sella.
Galoppa, cavallo balzano,
cavaliere del popolo,
che la terra è tua.

Galoppiamo,
galoppiamo,
fino a seppellirli nel mare!

La poesia è composta da tre strofe di cinque versi, alternate a tre ritornelli di tre versi. Lo schema  metrico presenta alcune regolarità: in ogni strofa sono presenti cinque versi con struttura analoga (due dodecasillabi nella prima e quinta strofa e un dodecasillabo e un endecasillabo nella terza, seguiti da  un novenario e due senari in tutte le strofe lunghe ), mentre i ritornelli si ripetono in modo identico (due quaternari e un ottonario).

Nella prima strofa Alberti descrive le dimensioni spaziale e temporale in cui si svolge l’azione: le grandi pianure della Spagna, isolate e deserte sono il grandioso teatro dell’eroico galoppo del cavallo, che si protrae ininterrottamente di giorno e di notte (al sol y alla luna). La ripetizione per tre volte dell’espressione las tierras amplifica questa sensazione di grandezza e di isolamento della Spagna in quegli anni. Nei restanti tre versi, il poeta si rivolge direttamente al cavallo, spronandolo al galoppo ( = alla lotta). Il cavallo viene definito cuatralbo, che letteralmente identifica un cavallo “balzano a quattro”, vale a dire con una fascia bianca ai quattro piedi. Vi è però anche chi intende un cavallo tutto bianco, in accordo con quanto espresso al verso 13 (caballo de espuma), che potrebbe invece riferirsi al momento in cui il cavallo appare imbiancato per il frangersi delle onde del mare contro il suo corpo. Il verso jinete del pueblo, che si ripete in tutte le tre strofe lunghe, fa sostanzialmente coincidere le figure del cavallo e del cavaliere in un’unica entità.

Il ritornello si ripete per tre volte dopo la prima, terza e quinta strofa.  Rappresenta il coro, e la sua ripetizione è funzionale alla memorizzazione del testo fortemente ricercata da Rafael Alberti.  Tuttavia, anche se le tre strofe sono uguali, si caricano ogni volta di nuove sfumature emotive. Tutte e tre le strofe si concludono con l’incitamento a seppellire il nemico, mai nominato esplicitamente, nel mare.

I due termini enterrarlos e  mar sono antitetici: per Alberti la terra spagnola doveva essere liberata da ogni traccia del nemico usurpatore. A tal proposito, la critica ha sottolineato che sino a Galope Alberti aveva identificato il mare come un elemento di libertà e di fratellanza umana, mentre in Galope diventa una forza di distruzione.

Nella seconda strofa lunga, viene resa la partecipazione emotiva al galoppo del cavallo, dove il rumore dei ferri degli zoccoli del cavallo rimbomba con lo stesso ritmo di un cuore. La ripetizione anche in questa strofa delle parole las tierras de España crea una forte continuità fra prima e terza strofa, contribuendo a creare il ritmo ciclico dei versi che percorre tutta la composizione. Vi è inoltre l’inversione dei versi 3 e 4 rispetto alla prima strofa, per rimarcare l’identificazione tra cavallo e cavaliere.

Nella terza strofa, è espressa la consapevolezza del poeta per il rischio che il cavallo possa morire eroicamente. Per questo l’incitamento del poeta diventa ancora più forte (es nadie la muerte) affinché la lotta continui fino alla restituzione di tutte le terre di Spagna al popolo liberato (la tierra es tuya).

Per il suo contenuto politico e il suo ritmo incalzante, era inevitabile che la poesia diventasse anche un canto. A questo proposito, Rafael Alberti ricordò in un’intervista al Pais del 1992: “Di solito chiudiamo il recital con la mia poesia Galope cantata da un pubblico entusiasta in cui lo spirito combattivo dei miei versi è ancora vivo. Paco Ibáñez mi chiede sempre di cantare con lui in questo finale, e oso farlo, e così galoppiamo tutti insieme per qualche minuto su questo “caballo cuatralbo, caballo de espumas” che sembra non fermarsi mai.” 

 

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Note:

Le principaliu difficoltà interpretative riscontrate nella traduzione nel dialetto reggiano riguardano:

al verso 2: le parole las solas traducibile in italiano con “le sole” significano l’ isolamento della Spagna in quegli anni. Nel dialetto, manca un aggettivo di uguale senso, che dovrebbe essere sostituito dall’improponibile perifrasi lasêdi da per lôr (lasciate sole) o, in seconda scelta, bandunêdi (abbandonate). Oltre ad allungare il verso si perderebbe così anche la ripetizione dell’articolo al  che è funzionale al mantenimento del ritmo.  Si è optato per al trésti (le tristi), aggettivo che non rende compiutamente il significato originale;

al verso 3: la traduzione di jinete con cavalêr (cavaliere) perde la ricchezza di significati del termine spagnolo. Per interpretare correttamente questo termine, il filologo Victor Garcia de la Concha avverte: “Il riferimento più comune del termine cavaliere alla persona che cavalca con abilità, non dovrebbe disorientare la nostra lettura, poiché qui ….si riferisce al cavallo che può essere cavalcato nella modalità alla jineta”, [vale a dire tenendo le staffe corte e le gambe piegate, ma in posizione verticale rispetto al ginocchio], non incompatibile con il significato di “cavallo  di origine pura e di qualità eccellente “. Questa interpretazione rafforza l’identità del cavallo e del cavaliere già messa in evidenza nell’analisi del testo, ma sicuramente di non immediata comprensione.

Nella traduzione non è stato possibile rispettare la metrica originale. A volte il verso perde una o due sillabe a causa della sinalefe. Ad esempio, nella traduzione del primo verso cadono due sillabe per le sinalefi “Al tèri, al tèri, al tèri”, non presenti nello spagnolo. Anche il ritmo, di conseguenza, risulta alterato in alcune parti, anche se pure nell’originale non è uniformemente mantenuto.

***

Bibliografia

Camilla Spaliviero: Rafael Alberti: poemas para recitar y cantar, Tesi laurea, Università Cà Foscari, Venezia, Anno Accademico 2012 / 2013.

De un momento a otro : poesía e historia : Alberti, Rafael, 1902-1999 : Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive

 


 

Nel ricordare  la lunga amicizia che legò Rafael Alberti a Reggio Emilia, non possiamo esimerci dal citare il fruttuoso sodalizio artistico che instaurò con la nostra concittadina Rosanna Chiessi, a partire dal 1970 fino al 1990.
Fu  in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria nel 1967 che Rafael Alberti, negli incontri tenuti con amministratori, artisti ed intellettuali di Reggio, conobbe anche Rosanna Chiessi, che già si muoveva in campo artistico promuovendo edizioni e esposizioni di artisti di valore nazionale.
Una conoscenza sviluppata successivamente a Roma, dove anche Rosanna risiedette tra la fine degli anni 60 e l’inizio dei 70, e che sfociò in una collaborazione artistica che continuerà anche dopo il rientro di Rosanna a Reggio.

 

1971 a casa di Rosanna a Reggio                                                1985 a casa di Rosanna a Cavriago

Tra il 1969 e 1985 vennero realizzate una serie di edizioni curate dalla Chiessi con la propria sigla editoriale d’arte “PARI & DISPARI”, tra le quali ricordiamo “Alberti per Picasso” nel 1971, “Gli 8 nomi per Picasso” nel 1972, “Le 4 stagioni” nel 1985. Per un approfondimento sulle edizioni realizzate firmate da Rafael Alberti e edite da Rosanna  Chiessi, rimandiamo qui al sito ufficiale di PARI & DISPARI ►

 

 

 

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