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TONINO GRASSI

Tonino Grassi

Scultore Reggiano del ‘900

 

Ovvero di come spesso l’Arte che ci è stata regalata ci circondi, ed aspetti pazientemente di essere notata e riconosciuta per l’arricchimento che in se stessa rappresenta.
Il racconto del nostro Gian Franco Nasi, che condivide qui il suo percorso alla scoperta di un nostro concittadino, poco noto ai più, ma che ha legato in modo intimo la sua importante attività artistica alla nostra città.

 


 

Senza saperlo, ho avuto sotto gli occhi per molti anni alcune opere delle scultore reggiano Tonino Grassi. Solo ora me ne accorgo, solo ora rifletto sul fatto che, discretamente, alcune sue opere hanno accompagnato vari momenti della mia vita. Vado con ordine.

OTTOBRE 2020
Una mattina in biblioteca Panizzi dedico la mia attenzione al piccolo scaffale delle pubblicazioni di autori reggiani posto nell’atrio centrale. Cerco qualche libro da presentare nella sezione Editoria ed cà nostra del nostro sito. Sfoglio casualmente un elegante volume, di cui riproduciamo qui sopra la bella immagine posta in copertina:

1913-1999 TONINO GRASSI – Le reinvenzioni della scultura.
E’ il catalogo di una mostra dedicata allo scultore reggiano tenutasi nel 2013 presso il Museo dei Cappuccini a Reggio.

Non conosco Tonino Grassi, ma questo non mi stupisce: non sono un esperto d’arte, né un appassionato che non perde una mostra; semplicemente, le arti visive mi piacciono come a tanti altri. L’amico Isarco sta lavorando ad un articolo su Pietro da Talada (vedi nostro Post del 18/1/2021 ), e penso che forse può essere interessante preparare anche una  scheda su uno scultore. Sfoglio il catalogo, sono piacevolmente colpito da quelle opere  e lo prendo in prestito per approfondire il testo critico, il regesto biografico e studiarne le immagini che mi colpiscono di più.
Dialogando con me stesso, mi chiedo quante mostre di importanti artisti reggiani avrò perso nella mia vita: certamente tante, sicuramente troppe.

GENNAIO 2021
Per alcuni mesi mi dedico ad altro poi oggi, alla vigilia del nuovo lockdown, riapro le carte. Leggo che Tonino Grassi scolpì tre statue posizionate un tempo nel cortile delle Latterie Cooperative Riunite, che rappresentavano le allegorie del Lattedel  Burro (riprodotta qui a fianco), e del Formaggio. Io lavorai lì per un anno, nel 1970, avevo 20 anni allora. Ricordo quelle sculture, probabilmente le ho guardate diverse volte, ma di sfuggita e in modo distratto.

Poi andai a lavorare nel laboratorio delle Farmacie Comunali Riunite, in viale Isonzo. Anche lì, nel cortile,  c’era una piccola vasca che faceva da bacino ad una fontana, con una statua in bronzo. Una donna che teneva nelle mani un serpente: il serpente di Esculapio. Ripensandoci adesso, stilisticamente era simile alle sculture viste alla Giglio, il che è possibile dal momento che il direttore generale delle Latterie, Rag. Romeo Galaverni, era stato presidente di FCR.
Per sei anni ho visto quella statua, tutti i giorni lavorativi. Non ho mai saputo chi ne fosse l’autore e non ricordo una parola scambiata con gli altri dipendenti su quella statua: eravamo tutti presi da altri problemi e non capivamo la bellezza di avere un’opera d’arte nel nostro luogo di lavoro.

Il regesto biografico del catalogo mi informa, oggi, che nel 1952 Tonino Grassi realizzò per le Farmacie Comunali Riunite una statua dal titolo La Medicina. Non poteva essere che quella.
Purtroppo, quella statua adesso non c’è più! E non ne ho trovato nessuna traccia, né immagine da poter riprodurre.

 


 

San Francesco e il lupo di Gubbio, 1958
Terracotta. Lunetta portale sinistro della Chiesa dei Cappuccini, Reggio Emilia
Fotografia di Gian Franco Nasi

 


 

 

 

 

 

 


 

Concludo questa mia condivisione su Tonino Grassi con le immagini di due opere che mi hanno colpito significativamente, tratte dal Catalogo della mostra 1913-1999 TONINO GRASSI – Le reinvenzioni della scultura (Corsiero Editore), e con la Biografia sintetica del Maestro tratta dallo stesso libro.
Reggio Emilia, Marzo 2021, Gian Franco Nasi

 

Testa femminile – 1940
Terracotta policroma su base di marmo
Collezione privata

 


 

Giovane nudo con cavallo – 1954 ca.
Gruppo statuario in bronzo
Consorzio Agrario dell’Emilia – R. E.

 


IL RICORDO DEI FIGLI

 

Nostro padre Tonino era nato in campagna, aveva due sorelle e dunque ci si poteva aspettare che come tanti suoi coetanei, figli di contadini, ragazzi nel periodo fra le due guerre, fosse avviato al lavoro dei campi. Aveva invece un destino diverso.
Fu condizionato dalla sua conformazione fisica, che non gli avrebbe consentito, da grande, di avere la prestanza necessaria al lavoro agricolo e soprattutto fu spinto dal desiderio, forse è meglio dire dal bisogno, di modellare la materia, di trasformarla, di creare forme nuove. Per un bambino che viveva in campagna un secolo fa questo significava plasmare figure di piccoli animali con la terra umida, raccolta vicino ai fossi. Ci è stato raccontato più volte dai nostri parenti ma mai da lui stesso, parco nelle parole specie per tutto ciò che lo riguardava da vicino.

 

Chi ha conosciuto Tonino Grassi da adulto, nell’età in cui lo conosce un figlio, lo ricorda come una persona schiva, chiusa, restia a farsi conoscere; appassionato, concentrato, quasi ripiegato sulla propria attività. Una persona a cui non dispiaceva venisse riconosciuto il valore delle sue opere, se lo meritavano, ma che considerava il lavoro di promozione (lui avrebbe detto farsi pubblicità) alla stregua di un disonore, una mancanza di rispetto verso se stessi. II suo lavoro consisteva nel dare forma di scultura alla propria creatività e alla propria originalità non nel proporla o nell’esporla; quello era il mercato, parola offensiva, qualcosa di cui vergognarsi. E nostro padre aveva ben presente sentimenti quali orgoglio o vergogna.

Tonino attribuiva grande valore alla dimensione soggettiva, quasi intima, del lavoro, non solo in campo artistico; il discorso valeva per chiunque si esprimesse attraverso le sue opere, materiali e non. Se una cosa possiamo dire che ha lasciato nostro padre in eredità, questa sì verbalizzata più volte e in modo netto, è proprio la raccomandazione a non fare nella vita, scelte per interesse o per convenienza o per guadagnare un facile riconoscimento sociale; fare, invece, ciò che si sente. Fare ciò che si è. In questo senso in lui la distanza fra oggetto (del proprio lavoro) e soggetto (che si esprime tramite questo) si riduceva, quasi si azzerava. In questo senso era, e non sappiamo se questa può essere una definizione di artista, una persona che esprimeva la propria identità, non solo professionale, attraverso le sue opere.

Lasciare tracce originali e concrete del proprio passaggio terreno per Tonino era anche, e la letteratura a sostegno della tesi sarebbe ampia, un modo per sopravvivere a se stessi. Nell’ultima fase della sua vita gliel’abbiamo sentito dire più volte e queste parole non sembravano suggerite né da velleità autocelebrative né da sentimenti di negata tristezza. Credente, anzi in qualche modo protagonista di una relazione privilegiata grazie alla sua produzione di arte sacra, è andato incontro al termine della sua vita con serena accettazione.

Le sculture non erano tuttavia l’unica traccia che ci teneva a lasciare: mancherebbe un dato biografico importante se dimenticassimo l’impegno, l’autentica passione nel tramandare ad altri il suo sapere. Il che significava trasmettere non solo conoscenze ma la passione stessa per l’arte. Il suo modello di riferimento, a dire il vero un po’ anacronistico negli anni ’60 e “70, era quello dei garzoni di bottega del medioevo toscano, e i nomi dati ai figli tradiscono queste intenzioni. C’è però anche una versione aggiornata di trasmissione delle proprie conoscenze ed è l’insegnamento scolastico.

Possiamo chiudere questa breve testimonianza dicendo che nostro padre ha dedicato buona parte della sua esistenza all’arte anche a costo di sacrificare, come tutti gli artisti, altri interessi e altri spazi emotivi. Che ne ha fatto ragione di vita. O più semplicemente che si sentiva e che era uno scultore, una persona che prova intima soddisfazione nel dare forma alla materia.
Gaddomaria Grassi

 

Un ringraziamento sentito alla famiglia ed all’Editore che ci hanno consentito di riprodurre qui integralmente questo RICORDO DEI FIGLI, dal catalogo della mostra 1913-1999 TONINO GRASSI – Le reinvenzioni della scultura (Corsiero Editore)

 


 

NOTE BIOGRAFICHE – 1913 – 1999
Tonino Grassi nacque a San Bartolomeo nel 1913.
Figlio di contadini, sentì fin da bambino la vocazione dell’arte iscrivendosi alla Regia Scuola di Disegno per Operai, allora diretta da Cirillo Manicardi.
Ebbe come insegnante Ottorino Davoli, ma più che il disegno si sentiva attratto dalla scultura. Ne apprese le tecniche lavorando come scalpellino e nel 1930 scolpì una delle sue poche opere in marmo, il volto della madre. La sua formazione si perfezionò nell’Istituto d’Arte Venturi di Modena, e a metà degli anni ’30 del secolo scorso iniziò la sua professione di insegnante.
Iniziarono anche le sue partecipazioni alle principali rassegne  artistiche nazionali, ottenendo immediati riconoscimenti. Il regesto del catalogo della mostra, edito da Corsiero, presenta oltre 500 opere che testimoniano dell’imponente lavoro fatto da Tonino Grassi nel corso di una carriera durata sessant’anni.
Nella sua prima produzione artistica prevalgono le teste di donna, realizzate in cemento, gesso  o pietruzzo. Successivamente compaiono soggetti suggeriti  dalla committenza, spesso in bronzo; animali (in particolare  bellissimi cavalli)  e, soprattutto temi di arte sacra, prevalentemente  in bronzo e terracotta.
La maggior parte dei lavori sono oggi presenti in collezioni private, ma molte opere possono essere ammirate nell’ambiente cittadino. In particolare, nella Chiesa del Convento dei Cappuccini di Reggio Emilia, in diverse tombe di famiglia presso il Cimitero Suburbano, nella Scuola Media Leonardo da Vinci di Reggio Emilia, nel Museo Diocesano, il Consorzio Agrario Provinciale  e nella Chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova a Sassuolo.

BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:
1913-1999 TONINO GRASSI – Le reinvenzioni della scultura
Corsiero Editore
 (vedi il sito dell’Editore ►)

 


 

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