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COAST TO COAST, A TÓT I CÒST!

 

 

Coast to coast, cioè da una sponda all’altra, dall’Oceano Atlantico al Pacifico in bicicletta. Si può fare?
Sì! L’hanno fatto quattro “ragazzi” nel 2018, tre reggiani – Claudio Corsini (detto Fabrizio), Adriano Battilani e Vincenzo Morlini – assieme al loro amico astigiano Giovanni Turello. Il supporto logistico è stato assicurato dai reggiani Valerio Miselli e Marco Curti.

Da questa esperienza è nato un libro, Pedalando Coast to Coast – Quattro “ragazzi” in bicicletta da New York a San Francisco, scritto da Valerio Miselli, e pubblicato da Aliberti: un libro utilissimo per chiunque voglia compiere un viaggio negli Stati Uniti, perché l’autore è un profondo conoscitore di quel Paese e un avvincente narratore, andando ben oltre la semplice descrizione di ciò che è successo durante la traversata.

 

 

Ciò che accomuna queste sei persone, oltre ovviamente all’amicizia che li lega, è la loro età, superiore ai 70 anni al momento dell’impresa. In più, Claudio, Vincenzo, Valerio e Marco hanno fatto tutti l’esperienza giovanile di un soggiorno di un anno negli Stati Uniti, in luoghi diversi, grazie alle borse di studio dell’American Field Service (AFS – in Italia  Intercultura).

Di questa impresa si propone qui una pagina del diario personale di Claudio Corsini, inedito, dedicata ad una faticosa salita al Pikes Peak (Colorado), con partenza da quota  2.200 m e arrivo a 4.302 m, dove l’aria è molto, molto rarefatta. Si dice che Pikes Peak sia il posto più alto degli Stati Uniti (e c’è chi sostiene del mondo) raggiungibile con strada asfaltata.

 

I dati dell’impresa
Durata: 28 tappe, dal 2 settembre al 4 ottobre 2018
Partenza da New York e arrivo a San Francisco
Km percorsi: 3447
Ore di pedalata: 155h
Media generale: 22,238 Km/h
Dislivello massimo di giornata: 2400 m
Altezza massima raggiunta: 4302 s.l.m

 

Il racconto dell’amico Claudio Corsini è una bella integrazione del libro di Valerio Miselli, ci restituisce i pensieri di chi stava pedalando lungo le infinite strade degli Stati Uniti e ci dà un’idea di quanta forza di volontà sia necessaria per proseguire quando si è in crisi di fame, o si affrontano scalate che sembrano impossibili.

Questo è il racconto di Claudio:

15 settembre 2018, sabato Il giorno della verità Tappa 11 –  Salita a Pikes Peak 4.303 m slm
Km Durata Dislivello Media Max Polso
76 4h 20m 2.065 26 km/h 67 km/h xxx/xxx

Come si respira oltre i quattromila?
Come reagirà il corpo?
Avrò la forza?
Siamo tutti ciclisti esperti.
Siamo tutti allenati.
Non abbiamo però mai provato queste altezze.
Dovremo scoprire il nostro limite.
Scendiamo diversi chilometri per raggiungere il luogo di partenza.
Poche chiacchere e via su una strada al 9%, ampia, ben curata, senza traffico.
Ci sparpagliamo subito ed ognuno di noi entra in sé stesso.
Si tratta di mettere il corpo a suo agio; rassicurarlo che verrà rifornito di alimenti, liquidi, ossigeno; garantirgli che non verrà mai portato fuori giri ed imporgli di non protestare: niente segnali di fame, di stanchezza, di sofferenza.
Ciò fatto si deve forzare la mente.
Sa quanti sono i chilometri; sa quante sono le risorse disponibili; sa come dosarle; legge sul computerino distanza, pendenza, calorie, temperatura, frequenza cardiaca; consumi.
Deve solo non perdere di vista l’obiettivo.
Sa che deve tenersi occupata e lo fa sognando.
Per ore ripasso una ad una le tappe dei giorni scorsi, poi ripercorro tante giornate ciclistiche del passato, poi ricordo le persone che mi hanno accompagnato in quelle avventure, poi rivivo la storia unica della mia piccola famiglia, poi rivado agli amici che mi hanno accompagnato nella vita poi, poi, poi… qualsiasi cosa pur di tacitare i segnali del corpo ed evitare l’insinuarsi del dubbio che farebbe crollare porterebbe al crollo del tutto: “e se non ce la facessi?”
Mi hanno avvisato di non lasciarmi ingannare dal paesaggio perché la vetta rimarrà invisibile fino alla fine, preceduta da alcune anticime illusorie. Mi obbligo perciò a credere che anche la prossima vetta non sarà l’ultima, mi concentro sul contachilometri e spero nella fine.
Boia chi molla.
Io e Lisa siamo insieme.
Arrivo in cima all’improvviso con Vincenzo che mi aspetta cento metri prima della sommità; mi coglie una felicità esplosiva; rido dentro e mi impongo di non smettere di pedalare fino alla fine!
Mi piace sentire che anche oggi ho vinto su me stesso.
Nella foto del trionfo ci sono tutti i ciclisti con  Penny (Penny, un amico americano), Valerio, Marco e : questa volta l’abbiamo fatta grossa!

 

 

Nessun problema di respirazione; l’allenamento ha fatto il resto. Tre ore e quarantacinque minuti di sforzo estremo ma capiamoci: Giovanni è arrivato sulla vetta 40 minuti prima di me.
Ci trasferiamo in questo posto chiamato Salida in preparazione di un altro 3.000 domani ma anche questa sera sarà tutta una sorpresa.
Salida è una cittadina solo per persone sportive; pochi abitanti ma tre negozi di bici, tanti motel, tanta gente tonica.
Valerio si supera: organizza per noi cena da un venditore ambulante che sforna piatti da una roulotte sotto un pergolato che condivide con una microbirreria del posto con tanto di concerto dal vivo di una band che suona country music: roba da film!

 

L’incontenibile gioia di Claudio all’arrivo a San Francisco

 

Lisa è la figlia minore di Claudio e Mary, scomparsa nel 2001 travolta da un auto durante gli studi universitari negli Sati Uniti. Claudio scrive nel suo diario che Lisa è una protagonista del viaggio perché “ci è sempre stata vicina occupandosi del meteo ma soprattutto proteggendoci da noi stessi”.

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