PRESENTAZIONE
Questo contributo ci è stato gentilmente concesso da Maurizio Montipò Spagnoli, ricercatore del CEIPAZ (Centro di Educazione e Ricerca per la Pace) e membro dell’Istituto per i Diritti Umani, la Democrazia, la Cultura di Pace e Non Violenza dell’Università Autonoma di Madrid (UAM). Léngua Mêdra ha aderito all’iniziativa promossa da CEIPAZ di pubblicare un podcast contenente la recitazione multilingue di una poesia di resistenza palestinese, “Se dovessi morire” di Refaat Alareer, in cui il poeta racconta a Shymaa, sua figlia, e al mondo, il presagio del suo tragico “dovere di morire”, non per mortalità naturale, ma sotto le condizioni di violenza strutturale dell’occupazione coloniale della Palestina. È un documento forse unico al mondo per il coro di lingue e dialetti che si possono ascoltare, ma è anche una documentatissima ricostruzione della storia recente della Palestina e della sua colonizzazione da parte di Israele.
Riproduciamo qui uno stralcio del dossier sul podcast Memoriale Se Dovessi Morire che contiene anche un’analisi approfondita sul contesto dell’occupazione coloniale della Palestina e del genocidio di Gaza per evidenziare gli aspetti maggiormente attinenti al lavoro di Léngua Mêdra in difesa delle lingue locali, raccomandando la lettura integrale al testo integralmente scaricabile in formato.pdf
” Se l’occupazione coloniale pretende eliminare la presenza fisica e il discorso del popolo originario, la parola, il racconto, la letteratura e la poesia diventano una forma essenziale di resistenza anticoloniale. La poesia “Se dovessi morire”, scritta da Refaat Alareer prima di essere assassinato durante il genocidio di Gaza, è un simbolo ed un’affermazione di questa resistenza poetica. Scrivendo e raccontando le sue storie, soprattutto in inglese, il popolo occupato, il soggetto oppresso si riappropria del suo diritto di parola, e rompe il silenzio simbolico che gli viene imposto dall’occupante in chiave letteraria ed universale. Il podcast multilingue della poesia “Se dovessi morire” sintetizza la nostra empatia e la nostra solidarietà col popolo palestinese e coi suoi poeti che difendono la vita e la dignità umana. Recitando la poesia di Refaat nel maggior numero possibile di lingue del mondo, finora 234, coloro che partecipano in questo podcast multilingue rendono omaggio e riconoscimento alla parola e alla memoria del popolo palestinese e condannano in modo universale le pratiche di occupazione coloniale, discriminazione razziale, apartheid, pulizia etnica e genocidio che questo popolo subisce contro il diritto e la giustizia internazionale.”.
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Scrittore, poeta, professore e attivista palestinese della Striscia di Gaza, specializzato in lingua e letteratura inglese, Refaat Alareer (1979-2023) fu professore di Letteratura e Scrittura Creativa presso l’Università Islamica di Gaza. Fu uno dei fondatori dell’associazione Non Siamo Numeri (We Are Not Numbers), che riunisce autori sperimentati e giovani scrittrici e scrittori della Striscia di Gaza. Le sue opere comprendono due importanti antologie in cui si promuove la voce e la narrazione letteraria di una nuova generazione di scrittrici e scrittori palestinesi che scrivono in inglese (la lingua degli oppressori e dei loro complici ed alleati), alla cui formazione Refaat dedicò tutta la sua vita: Gaza risponde al fuoco colla scrittura (Gaza Writes Back; Alareer, 2014a), e Rompere il silenzio delle voci di Gaza (Gaza Unsilenced, 2015; Alareer e El-Haddad, 2015). Refaat fu assassinato dai bombardamenti israeliani assieme a sei membri della sua famiglia, il 6 dicembre del 2023, durante il genocidio di Gaza.
In uno dei suoi articoli, parlando dalla geografia soggettiva del ghetto di Gaza nella cui prigione a cielo aperto viveva assediato e segregato da molti anni, Refaat scrisse nel 2014:
Più di cinque anni fa, durante la cosi detta Operazione Piombo Fuso, l’offensiva bellica a grande scala che Israele lanciò contro Gaza durante 23 giorni nel 2008–09, la mia piccola figlia, Shymaa, che aveva solo cinque anni, mi fece una domanda che continua a sconcertarmi (…) “Chi ha creato gli ebrei (riferendosi ai coloni israeliani)?” (…) Con grande stupore, le proposi di raccontarle una storia e ne seguirono molte altre. (…) Deve aver pensato che il Dio misericordioso e amorevole che impara all’asilo, che di solito salva i buoni nelle storie di sua madre, non può essere lo stesso Dio che ha creato quelle machine assassine che per lunghi giorni e notti ci hanno portato solo morte, caos, distruzione, lacrime, dolore e paura, facendo sì che lei e i suoi fratellini si svegliassero di notte e singhiozzassero istericamente. Nella sua versione di Dio, Dio non poteva essere il creatore delle stesse persone che hanno fatto andare in frantumi le nostre finestre e che, due giorni prima, hanno sparato a suo padre mentre stava installando dei serbatoi d’acqua sul tetto della nostra casa durante due ore di cessate il fuoco. Nel corso dell’Operazione Piombo Fuso, Israele ha ucciso più di 1.400 palestinesi e ha ferito migliaia di persone, la maggior parte delle quali erano bambini, donne e anziani. Molti dei feriti sono ora invalidi a vita e molti dei martiri hanno lasciato figli orfani e mogli vedove a vita. (…) La guerra è arrivata dopo un lungo assedio che Israele sta ancora imponendo su Gaza, un assedio che ha lasciato quasi tutti gli aspetti della vita paralizzati. Israele ha preso di mira le infrastrutture, le scuole, le università, le fabbriche, le case e i campi coltivati. Tutto è diventato un possibile bersaglio. Ogni casa poteva essere ridotta in macerie in una frazione di secondo. Non c’era più un momento giusto o un luogo giusto [in cui vivere o rifugiarsi] a Gaza. (…) Per tutti gli abitanti di Gaza divenne chiaro come il sole che Israele stava prendendo di mira la vita e la speranza in modo deliberato e sistematico, per assicurarsi che dopo l’offensiva non potessimo aggrapparci ne’ all’una ne’ all’altra, che fossimo messi a tacere per sempre.” (Alareer 2014b, pp. 524-525; traduzione propria)
Perché allora gli esseri umani occupati, assediati, costretti a vivere sotto la minaccia costante dell’annientamento, condannati al “dovere di morire” per morte violenta, per guerra, per assedio, per genocidio dovrebbero scrivere e raccontare le proprie storie, in inglese e in forma letteraria universale? Refaat ci risponde così con parole che smascherano e sopravvivono alla violenza dei suoi assassini.
In quanto palestinese, sono stato cresciuto a base di storie e racconti. È egoistico e infido tenere una storia per sé – le storie sono fatte per essere raccontate e raccontate ancora una volta. Se permettessi a una storia di fermarsi, tradirei la mia eredità, mia madre, mia nonna e la mia terra. Per me, la narrazione è uno degli ingredienti della sumud palestinese – la fermezza. Le storie insegnano la vita anche se l’eroe soffre o muore alla fine. Perché nel nostro caso, come palestinesi, le storie stimolano in noi il talento della vita, di cui abbiamo bisogno. (…) Un giorno, nostra madre ci disse, che stava andando a scuola quando una bomba esplose a pochi metri da lei. Il giorno dopo si svegliò ed andò a scuola come se nulla fosse successo il giorno prima. (Ripensandoci, credo che questo sia il motivo per cui non ho mai perso una sola classe in tutta la mia vita.) E nonostante tutto mia madre sopravvisse alla brutale invasione israeliana e le sue storie lo hanno fatto con lei. Durante l’attacco, più bombe Israele faceva scoppiare, più storie raccontavo, e più libri leggevo. Raccontare storie era il mio modo di resistere. Era tutto quello che potevo fare. E fu in quel momento che decisi che se fossi sopravvissuto avrei dedicato la mia vita a raccontare le storie della Palestina, dare potere e diffusione alle narrazioni palestinesi e promuovere nuove giovani voci palestinesi (Ibi, pp. 526-527; traduzione propria).
A partire da una posizione di difesa del diritto, della pace e della giustizia internazionale, dal 2024 DEMOSPAZ, l’Istituto per i Diritti Umani, la Democrazia, la Cultura di Pace e Non Violenza dell’Università Autonoma di Madrid (UAM) ha organizzato un serie di iniziative di solidarietà col popolo palestinese, con particolare attenzione alla sua resistenza poetica all’occupazione coloniale e al genocidio.
Scrive Montipò Spagnoli:
“Prima di tutto abbiamo raccolto un dossier di 65 poesie e scritti palestinesi di resistenza all’occupazione coloniale e al genocidio (Montipó Spagnoli, marzo 2024), traducendoli in castigliano. Questo dossier ci ha fornito il copione dell’atto di lettura collettiva di poesia palestinese di resistenza, «L’arca di Refaat e Hiba. Fermiamo il genocidio di Gaza!» (DEMOSPAZ, 18 aprile 2024, Madrid) che abbiamo dedicato alla memoria de Refaat Alareer (1979-2023), Hiba Abu Nada (1991-2023) e altri poeti palestinesi brutalmente assassinati durante il genocidio di Gaza. Solamente fino al 25 dicembre del 2023 gli attacchi aerei, marittimi e terrestri delle forze di occupazione israeliane contro Gaza avevano ucciso i seguenti poeti, scrittori, artisti ed accademici palestinesi: Hiba Abu Nada; Omar Abu Shaweesh; Refaat Alareer; Abdul Karim Hashash; Inas al-Saqa; Jihad Al-Masri; Yusuf Dawas; Shahadah Al-Buhbahan; Nour al-Din Hajjaj; Mustafa Al-Sawwaf; Abdullah Al-Aqad; Said Al-Dahshan; Saleem Al-Naffar (Sheehan, 25 dicembre 2023).
Recitare poesie palestinesi invece che poesie sulla Palestina ci ha permesso di stabilire un dialogo diretto con «(i nostri) fratelli e (le nostre) sorelle della Palestina occupata», di «rendere … nostre le parole e la resistenza dei … (suoi) poeti», e parlare loro partendo dalla «poesia della libertà che portate dentro di voi e che vi aiuteremo a raggiungere» (Preambolo dell’Atto). La resistenza poetica articola la soggettività, la memoria e il progetto di autodeterminazione di un intero popolo. Per gettare gli spettatori nel mezzo del terrore del genocidio, abbiamo deciso di aprire quest’atto pubblico con la con la bellezza straziante della poesia «La notte de Gaza», de Hiba Abu Nada:
La notte de Gaza è
buia,
a parte il bagliore dei missili,
silenziosa,
a parte il rumore delle bombe,
terrificante,
a parte il conforto della preghiera,
nera,
a parte la luce dei martiri.
Buona notte, Gaza.
Abbiamo quindi deciso di trasformare la parola scritta della poesia palestinese e sulla Palestina in voce parlata e recitata sviluppando, in un primo momento, due risorse sonore e vocali di consapevolezza, solidarietà e condanna: un podcast di poesia palestinese di resistenza all’occupazione coloniale e al genocidio (recitando le parole dei palestinesi occupati e sottoposti a genocidio e parlando loro nelle e con le loro parole); e un podcast di poesia sulla e per la Palestina, scritta da poeti non palestinesi (parlando ai palestinesi con le nostre parole di solidarietà ed empatia). Gli episodi di entrambi i podcast rispondono a 5 parole chiave: poesia, Palestina, occupazione coloniale, genocidio e resistenza.
Inoltre abbiamo avvertito la necessità di creare un terzo podcast multilingue di una sola poesia di resistenza palestinese, “Se dovessi morire” di Refaat Alareer, perchè in essa il poeta racconta a Shymaa, sua figlia, e al mondo, il presagio del suo tragico “dovere di morire”, non per mortalità naturale, ma sotto le condizioni di violenza strutturale dell’occupazione coloniale della Palestina. Come palestinese occupato che vive nel ghetto di Gaza, sotto un assedio belligerante permanente, sotto periodiche guerre d’aggressione da parte della Potenza Occupante, il poeta prevede y presente il suo “dovere di morire” e le circostanze brutali del suo assassinio insieme a sei membri della sua famiglia, sotto i bombardamenti israeliani il 6 dicembre del 2023. La poesia “Se dovessi morire” si è trasformata in un simbolo universale della protesta globale contro il genocidio di Gaza e l’oppresione del popolo palestinese perchè incarna la ingiustizia e la violenza strutturale che l’occupazione coloniale esercita sul popolo occupato, forzandolo a scomparire, per morte violenta o sfollamento forzato, per far posto ai coloni occupanti.

2. Particolare del quadro “Se dovessi morire”. Cortesia di Santi Vela. Logo del Podcast di poesia sulla e per la Palestina
3. Fonte: Bozzetto del quadro “Se dovessi morire”. Cortesia di Santi Vela. Logo del Podcast “Se dovessi morire”
In virtù della sua forte carica simbolica di difesa della vita e della libertà che costituiscono diritti inalienabili di ogni essere umano, abbiamo deciso di recitare questa poesia non solo in castigliano, ma di convertirla in un memoriale multilingue, possibilmente planetario, in cui poeti, scrittori, attivisti e cittadini di tutto il mondo recitano la poesia di Refaat nelle loro rispettive lingue, rendendo così omaggio alla vita, la resistenza, la soggettività, la dignità umana e il protagonismo civico delle donne e degli uomini palestinesi che da generazioni affrontano condizioni storiche ingiuste ed illegali di occupazione coloniale, discriminazione razziale, apartheid e genocidio, e rendendo onore alla memoria delle vittime e dei sopravvissuti del genocidio contro il popolo palestinese.
La lettura ripetuta della stessa poesia in una pluralità di lingue articola un concerto di voci planetarie e simbolizza non solo, come il poeta ci chiede, il nostro dovere di vivere, promuovere e proteggere la vita e la nostra condanna umana condivisa del genocidio (l’imposizione della distruzione fisica o del dovere di morire su un gruppo umano per il semplice fatto di esistere); ma anche il nostro dovere di ricordare e preservare la memoria, un memoriale, un atto di riconoscimento, e giustizia simbolica nei confronti delle vittime e dei sopravvissuti al genocidio contro il popolo palestinese.
Fino ad oggi (5 ottobre 2025) il podcast memoriale «Se dovessi morire» contiene traduzioni e recitazioni della poesia in 234 lingue del mondo (Tavola 1). Ogni lingua è raccolta in un episodio monolingue e nell’episodio multilingue che ospita, una dopo l’altra, continente per continente, tutte le lingue incluse nel podcast. L’iniziativa continua a raccogliere nuove voci e contributi linguistici, con l’obiettivo di segnalare la nostra condanna universale di questo genocidio. Per questa ragione vi chiediamo, care lettrici e lettori, di aiutarci ad espandere questo memoriale in forma personale, se parlate una lingua indigena, minoritaria, locale, regionale, statale o ufficiale che non è ancora inclusa in questo memoriale, o indirettamente ponendoci in contatto con poeti, scrittori, attivisti e cittadini che la parlano. Sarà un onore facilitare la vostra partecipazione in questa iniziativa solidale.
Insieme alla poetessa palestinese-americana Rasha Abdhulladi vi chiediamo, “cari lettori, di unirvi a quanti di noi si oppongono e resistono al genocidio del popolo palestinese. Ovunque voi siate, qualunque sabbia possiate gettare sugli ingranaggi del genocidio, fatelo ora. Se è una manciata, lanciatela. Se è un’unghia piena, raschiate la sabbia che potete e lanciatela. Intralciate il genocidio come meglio potete. L’eliminazione del popolo palestinese non è inevitabile. Possiamo opporci con ogni respiro e azione. Dobbiamo farlo” (26 ottobre 2023). L’aquilone di Refaat vola alto e ci chiama a praticare una politica della speranza che superi la politica della paura (Scurati, 2023) che minaccia e distrugge la vita e la dignità umana a Gaza e in altri luoghi del pianeta. La poesia “Se dovessi morire” è già un simbolo universale della resistenza dei popoli e dei gruppi oppressi della terra e di un Sud globale emergente che chiede un ordine mondiale più giusto e la fine di tutte le forme di colonialismo e di discriminazione razziale. Pertanto, le voci e le lingue dei popoli indigeni del mondo che hanno subito le conseguenze del colonialismo, le lingue minoritarie, locali e regionali e i dialetti hanno particolare importanza in questa iniziativa. Nel contesto italiano abbiamo cercato di raccogliere e valorizzare il maggior numero di varietà linguistiche e dialettali locali (vedi Tavola 1) di cui riportiamo qui un campione di 45 traduzioni (Tavola 2).
Tavola 1. Le 234 lingue finora incluse nel podcast multilingue “Se dovessi morire” (Refaat Alareer):
- Spagnolo (ES)
- Portoghese (PT)
- Mirandés (PT)
- Galego (ES)
- Bable Asturiano (ES)
- Euskera (ES)
- Aragonese (ES)
- Catalano (ES)
- Valensiano (ES)
- Maiorchino (ES)
- Maltese (MT)
- Córso (FR)
- Sardo (IT)
- Inglese (UK)
- Cymreig-Gallese (UK)
- Gaeilge- Gaelico Irlandese (IR)
- Gàidhlig-Gaelico Scozzese (UK)
- Doric (NE Scozia – UK)
- Scots (UK)
- Shaetlan-Shetlandic (UK)
- Manx (IM)
- Brezhoneg/Bretone (FR)
- Francese (FR)
- Occitano (FR)
- Occitano Alpino (Valle Stura,IT)
- Occitano Alpino (Valle Maira-Varaita,IT)
- Latino (IT)
- Italiano (IT)
- Triestin (IT)
- Furlan (IT)
- Rozajanski langäč/Resiano (IT)
- Sudtiroler Dialekt (IT)
- Ladino Fassano (IT)
- Francoprovenzale valdostano (IT)
- Walser Töitschu
- Piemontese di Koinè (IT)
- Monregalese (IT)
- Venesian (IT)
- Ladino Cadorino (IT)
- Vicentino (IT)
- Veronese (IT)
- Bresciano (IT)
- Bergamasco (IT)
- Milanés (IT)
- Parmigiano (IT)
- Arsân-RE (IT)
- Arsân- Baiso (RE) (IT)
- Arsân-Cavriago (RE)(IT)
- Mudnés (IT)
- Bolognese (IT)
- Ravennate (IT)
- Genovese (IT)
- Poliziano (IT)
- Jesino (IT)
- Ascolano (IT)
- Folignate (IT)
- Perugino (IT)
- Teramano (IT)
- Teatino (IT)
- Pescarese (IT)
- Romanesco (IT)
- Potentino (IT)
- Materano (IT)
- Irsinese (IT)
- Napuletà (IT)
- Foggiano (IT)
- Barese (IT)
- Brindisino (IT)
- Salentino (IT)
- Roglianese (IT)
- Calabrese della Sila Greca (IT)
- Suvaratanu (IT)
- Riggitanu (IT)
- Novarese (IT)
- Giurginatano (IT)
- Arbëresh (IT)
- Palermitanu (IT)
- Trapanese (IT)
- Tedesco (DE)
- Yiddish (DE)
- Olandese Fiammingo
- Frisiano (Frysk, NL, DE)
- Danese (DK)
- Faroese (DK)
- Islandese (IS)
- Norvegese (NO)
- Svedese (SE)
- Meänkieli (SE)
- Finlandese (FI)
- Sámi del Nord (Sámi)
- Estone (EE)
- Lettone (LV)
- Lituano (LT)
- Polacco (PL)
- Bielorusso (BY)
- Ucraino (UA)
- Ceco (CZ)
- Slovacco (SK)
- Ungherese (HU)
- Sloveno (SI)
- Croato (HR)
- Bosniaco (BA)
- Serbo (RS)
- Montenegrino (ME)
- Macedone (MK)
- Albanese (AL)
- Greco (GR)
- Romeno (RO)
- Bulgaro (BG)
- Turco (KSV)
- Turco (TR)
- Arabo (SA)
- Ebraico (IL)
- Arabo (LB)
- Arabo (PL,WB)
- Arabo (PL,Gaza)
- Russo (RU)
- Giorgiano (GE)
- Armeno (AM)
- Uzbeko (UZ)
- Kyrgyzo (KG)
- Cinese Mandarino (CN)
- Taiwanese (TW)
- Giapponese (JP)
- Coreano (KR)
- Filippino – Tagalog (PH)
- Binísayâ-Cebuano (PH)
- Kinaray-a(PH)
- Hiligaynon (PH)
- Waray (PH)
- Akeanon (PH)
- Ilokano (PH)
- Maguidanaon (PH)
- Mëranaw/Maranao (PH)
- Bahasa Sinama (PH)
- Bahasa Tausug (PH)
- Blaan (PH)
- Kapampangan (PH)
- Mandaya Kinamayo (PH)
- Bahasa Indonesia (ID)
- Balinese (ID)
- Basa Sunda (ID)
- Bahasa Melayu (MY)
- Sama-Bajau (MY)
- Vietnamita (VN)
- Khmer (KH)
- Thai (TH)
- Birmano (MM)
- Bangla (BD)
- Tibetano (CN)
- Dzongkha (BT)
- Nepalese (NP)
- Sanscrito (IN)
- Hindi (IN)
- Telugu (IN)
- Tamil (IN, LK)
- Kongu Tamil (IN)
- Malayalam (IN)
- Marathi (IN)
- Kannada (IN)
- Gujarati (IN)
- Assamese (IN)
- Urdu (PK,IN)
- Sindhi (IN)
- Punjabi (IN,PK)
- Balochi (IR,AF,PK)
- Pashto (AF,PK)
- Farsi (IR)
- Curdo Kurmandji (TR,SY,IQ,IR)
- Arabo Darija (MA)
- Arabo Classico (MA)
- Spagnolo (EH)
- Hassaniya (EH)
- Somalo (SO)
- Garre (SO)
- Creolo Mauriziano (MU)
- Swahili (TZ,KE,MZ,CD,SO,MW,MG,OM
- Creolo (CV)
- Wólof (Wólof, SN, GM)
- Creolo (GW)
- Krio – Creolo (SL)
- Temne (Temne, SL, GN, GM)
- Igbo (NG)
- Camfranglais (CM)
- Nugunu (Yambasa, CM)
- Ewondo (Beti be Nanga, CM)
- Aghem (CM)
- Runyankole (Nkore, UG,TZ,CD,RW,BI)
- Luganda (Baganda, UG)
- Inglese (TZ)
- Iraqw (TZ)
- Sukuma (TZ)
- Kinyasa/Chinyanja (TZ,MW,MZ)
- Setswana (BW,ZA)
- Kalanga (Ba Kalanga, ZW, BW, ZA)
- Inglese (ZA)
- isiXhosa (Xhosa, ZA)
- Afrikaans (ZA)
- isiZulu (Zulu,ZA)
- Spagnolo (AR)
- Portoghese (BR)
- Tico Costarricense (CR)
- Spagnolo (MX)
- Mapudungún (Mapuche, CL, AR)
- Huarpe Millcayac (Huarpe Guaytamari, AR)
- Qomla’aqtac (Qom, AR)
- Quechua (Inca, PE)
- Kichwa (Kichwa Otavalo, EC)
- Shuar Chicham (Shuar, EC)
- Quechua/Runa Shimi (Yanakona,CO)
- Wayuunaiki (Wayuu, CO,VE)
- Papiamento (AW)
- Papiamentu (CW)
- Olandese Caraibico (CW)
- Bribri (Bribri,CR)
- Cabécar (Cabécar,CR)
- Ch’ol (MX)
- Chatino (MX)
- Náhuatl (MX)
- Inglese Americano (Apache,Navajo,US)
- Inglese Americano (Anishinaabe,US)
- Michif del Sud (Métis,CA)
- Kalaallisut/Groenlandese (DK)
- Inglese (AU)
- Inglese (NZ)
- Bola (PG)
- Bebeli (PG)
- Korafe-Mokorua (PG)
- Te reo Maori (Maori, NZ)
- Pohnpeian (FM)
- Hawaiiano (US)
- CHamoru (GU)
- Romaní-Romany (Roma)
- Esperanto
TAVOLA 2 – Campione di traduzioni e recitazioni della poesia “Se dovessi morire” di Refaat Alareer (1979-2023) in varietà linguistiche italiane.
Se dovessi morire
Refaat Alareer (1979-2023)
Italiano (Italia)
Traduzione e recitazione
Maurizio Montipó Spagnoli
Se dovessi morire,
tu devi vivere
per raccontare la mia storia
per vendere le mie cose
per comprare un pezzo di stoffa
e qualche filo,
per farne un aquilone
(Fallo bianco con una coda lunga)
cosicché un bambino,
da qualche parte a Gaza
guardando il cielo negli occhi
in attesa di suo padre
che se ne andò in una fiamma
– senza dare l’addio a nessuno
nemmeno alla sua carne
nemmeno a se stesso –
veda il mio aquilone,
l’aquilone che tu mi hai fatto
volare lassù in alto
e pensi per un momento
che un angelo sia lì
a riportare amore.
Se dovessi morire,
fa che porti speranza,
fa che sia una storia.
Si mori deberem
Refaat Alareer (1979-2023)
Latino (Italia)
Traduzione e recitazione
Maurizio Montipó Spagnoli
Si mori deberem,
Tu vivere debes
Ad meam historiam narrare
Ad rēs mēas vendĕre
Ad pannŭm
et alǐquod fǐlum emĕre,
Ad aquilŭm facĕre
(Id album perfice longa cum cauda)
Ut puer,
ălǐcŭbi Gazae
intuendum caelŭm in ocŭlis
expectandum patrĕm
qui aestuandum abiit
– sine suprēmum vale
nulli dicĕre ne carni suae
quidem ne sibi quidem –
vidit aquilŭm meŭm,
aquilŭm qui tu perfecisti,
volāre sublīme
et paulisper cogitet
qui nuntium dei illic stet
ad amorĕm referre.
Si mori deberem,
Provide qui spĕm inferre,
Provide qui fabŭlam sit!
Se devesse murir
Refaat Alareer (1979-2023)
Occitan Alpin / Occitano Alpino
(Valle Maira-Varaita, Piemonte)
Traduzione Peyre Anghilante
Recitazione Caterina Ramonda
Se devesse murir,
tu deves viure
per contiar mon estòria
per vénder mas causas
per chatar un tòc d’estòfa
e quarque fil,
per ne’n far un cèrv-volant
(fa-lo blanc abo la coa lònja)
per que un filhet
da quarque cant a Gaza
en beicant lo cèl dins lhi uelhs
en atendent son paire
se’n anat dins na flama –
sensa donar l’adiu a degun
nianca a sa charn
nianca a se mesme –
vee mon cèrv-volant,
lo cèrv-volant que tu as fach,
volar amont aut
e per un moment pense
que n’àngel sie aquí
a reportar l’amor
Se devesse murir
fai que pòrte d’esperança
fai que sie un racònt.
Se dovessi morir
Refaat Alareer (1979-2023)
Triestin
Traduzione e recitazione
Ester Galazzi
Se dovessi morir
ti te devi viver, ti
per contar la mia storia
per vender le mie robe
per comprar un toco de stofa
e qualche fil,
per far un acquilon
(falo bianco, co’ una coda
lunga)
in modo che un piciod
e qualche parte a Gaza
guardando ‘l ciel
nei oci
spetando suo papa che
xe andà via in una fiama –
senza dirghe adio a nessun
gnanche a la sua carne
gnanche a lui stesso –
vedi ‘l mio acquilon,
l’acquilon che te me ga fato
svolar lassù in alto
e el pensi per un momento
che un angelo sia là
a riportar amor.
Se dovessi morir,
fa che porti speranza,
fa che sia una storia!
Se ves di muri
Refaat Alareer (1979-2023)
Furlan (Friuli-Venezia Giuglia)
Traduzione e recitazione
Roberta Macor
Se ves di muri
tu as di vivi
par conta la me storie
par vendi li me roibis
par compra un toc di sctofe
e qualche fil
par fa un aquilon (Failu blanc
cu la code lungje)
cusi’ che un frutto
di qualche bande a Gaza
cjalant il cil tai voi tanto
cal scpete so pari –
cale’ lat in tune flame
cence saluda nisciun
neancje la so ciar e
neancje se stes –
cal viodi il gno aquilon.
L’aquilon ca tu mi as fat tu
scvuela lassù in alt
e pensi par un moment
che un agnulal segni a li
a riporta amor.
Se ves di murii
fasc cal parti scperance
fasc ca la segni une sctorie.
Cje mamĕl murit
Refaat Alareer (1979-2023)
Rozajanski Langäč/Resiano
(Friuli Venezia-Giulia)
Traduzione e recitazione
Francesco di Floriano
Cje mamĕl murit
Ti mesč svjiet
Sa pravet mo pravizo
Sa prodat me rĕce
Sa cŭpet den cŏs u stofe
Eno caco nët,
Sa nerdet den aquilun
(nerdije den bile sis den rëp döhle)
Ihtaco den sinecj,
Üsache craja a Gaza
Ni sijajo sfit tau höce –
Con han cîaca gjaha ocjö ca
Han sčal sis no flemo
Cence ricjet ninimo sbuhon
Nencje gnaha miso
Nencje gnimö –
Sihai miha aquilun
Aquilun ca ti si mi naredel
Pripilĕt dardo tuluco huon
Eno ti si müsles sa da huoment
Ca den egnol han je hihto
Sa parnistet amĕr.
Cje mamĕl murit,
Sdelaǐ sa parnistet spirencijo
Sdelaǐ da tu bode na praviza.
Se cognesse morir
Refaat Alareer (1979-2023)
Ladino Fassano
(Trentino – Alto Adige)
Traduzione Milena
Recitazione Elena
Se cognesse morir,
tu cogne viver
par contar la mia storia
par vener le mie robe
par comprar n’toch de peza
e valch fil
par far n’drach
(falo bianch co na longia
couda)
cosita n’bez,
da valch man a Gaza
n’dana che l’varda l’ciel te i eies
n’dana che l’speta so pare
-che l’e sen jit tal fech
zenza saludar nesuign
nence la so ciarn
nence sè –
l’veida l’ mie drach,
l’drach che tu tu mas fat,
sgolar lasù n’aut
e ‘l peise n’moment
che n’angiol le lò
a portar da nef amor.
Se cognesse morir,
fa che porte speranza,
fa che sia na storia.
Se déucho mouére
Refaat Alareer (1979-2023)
Francoprovenzale
valdostano (Valle de Aosta)
Traduzione e recitazione
Liliana Bertolo
Se déucho mouére
té te fo vivre
pe conté ma conta
pe vendre me bague
pe atseté eun bocón de tèila
é catche fi,
pe nen fiye eun servolàn
(Fé-ló blan avouì an londze cua)
pai eun mèinoù,
de catche coutì a Gaza
eungn avétsèn lo chiel
deun le joué
eungn atendèn son pappa que
l’è partì deun na flama –
sensa diye adjeu a gneun
gnanca a sa legnà
gnanca a sé mimo –
véyèye mon servolàn,
lo servolàn que té
te m’o fé
volé su lé, ât
é te pense pe eun momàn
que eungn andze sièye lé
pe torné pourté l’amour.
Se déucho mouére,
fé que pourtèye espouer,
fé que sièye an conta.
Wénn ich hetti z’steerben
Refaat Alareer (1979 – 2023)
Walser Töitschu
(Valle del Lys, Valle d’Aosta)
Traduzione e Recitazione
Sara Ronco
(Associazione Augusta)
Wénn ich hetti z’steerbe,
dou mussischt leebe
um zélljen méin lebtag
um varchaufen méini dinhi
um chaufen a stuckh tuch
un as poar voadma,
vür machun an oare aller
voarwunu
(machs wéiss mit am lénnhe
schwanz)
sua das as chinn,
antwoar in Gaza
zénstch lugun da hümmil
in d’auge
zéntsch beitun das dschéin atte
das ischt varschwickht in a
lanze – oan grüzen
khémentsch
noch dschéin lljéib
noch im selber–
gsieji méin oare aller
voarwunu,
méis trüel das dou hescht
mer gmachut
vlljückhje ouf doa im hümmil
un müssirischt vür an bréivu
das an énhjil séggi doa
um widerbrinnhen vrit.
Wénn ich hetti z’steerben,
tu das brinnhi noch mut,
tu das séggi as kuntji.
S’a m’ëntochèissa ‘d meuire
Refaat Alareer (1979-2023)
Piemontese di koinè
(Piemonte)
Traduzione e recitazione
Giovanni Tesio
S’a m’ëntochèissa ‘d meuire,
ti ‘t deuve vive
për conté mia stòria
për vende le mie còse
për caté ‘n tòch dë stòfa
e ‘n pòch ëd fil
për fene na comëtta
(Fala bianca con na longa coa)
an manera che na masnà
da chèich part a Gaza
vardand ël cel
ën t’jeuj
spetand sò pare che
a l’é ‘ndasne ën t’un-a fiama –
sensa dije adieu a gnun
gnanca a soa carn
e gnanca a chiel –
a voga mia comëtta,
la comëtta che ti
‘t l’has fame
volé là ‘n àut
e a peussa ‘n t’un moment
pensé
che n’angel a-i sia lì
a armené amor.
S’a m’ëntochèissa ‘d meuire
fa ‘n manera ch’a pòrta
speransa
fa ‘n manera ch’a sia na stòria.
Se i ’dvèissa murì
Refaat Alareer (1979-2023)
Monregalese
(Mondovì , CN, Piemonte)
Traduzione e recitazione
Remigio Bertolino
Se i ’dvèissa murì
ti it devi vive
për cuinté mia stòria
për vende ël mie còse,
për caté un tòchdë stòfa e dij fi:
fano un serv volant
(falo bianch, la coa longa),
parej un fanciòt
da chèichi canton a Gaza
con ël cel drinta j’euj
mentre o speta sò pare
che na fiama l’ha rablà via për semp
– sensa l’adieu a gnun
manch a sò but
manch a chel stess –
o vega mè serv volant,
col che ti t’è fame
volé lassù n’at,
e o peussa pënsé,
për un moment,
che n’ang-le osia lì carià d’amor.
Se i ’dvèissa murì,
fà ch’o pòrta speransa,
fà ch’o sia na stòria.
Se gavese da morirù
Refaat Alareer (1979-2023)
Venesian/veneziano
(Venezia)
Traduzione e recitazione
Paolo Steffinlongo
Se gavese da morir,
ti, ti ga da vivar;
par contar ⱡa me storia
par vendar ⱡa me roba,
par comprar un toco de teⱡa
e un pochi de spaghi;
par far un aquiⱡon
(faⱡo bianco, co una coa
ⱡonga);
che un puteo,
in qualche parte de Gasa,
vardando el sièⱡo in tei oci,
spetando el so papà
anda’ via in una vampa de fogo,
sensa dirghe adio a nisun,
nianca a ꜿa so carne,
nianca a se steso,
el veda ⱡ’aquiⱡon;
ⱡ’aquiⱡon che ti me ga fato,
volar su, in alto;
e ‘l pensa par un momento
che là ghe sia un angeⱡo
a riportar da novo amor.
Se gavese da morir,
fa’ che el porta speransa,
fa’ che sia una storia.
Se avesse da morì
Refaat Alareer (1979-2023)
Ladino Cadorino
(Domegge di Cadore,
BL, Veneto)
Traduzione
Iolanda Da Deppo,
Andrea Da Cortà
Recitazione
Iolanda Da Deppo
Se avesse da morì
te as da vive
par contà de iò
par da ia le me robe
par tole un toc de tela
e calche filo
e fei n aquilon
(feilo bianco co na coda longa)
cossì n pupo
in calche logo a Gaza
vardando el ziel tei goie
-intanto che l spieta so pare
che le desto te na fiamada
senza saludà nissun
gnanca l so cian
gnanca saludasse-
el vede l me aquilon
l aquilon che
tu te as fato par iò
di su in outo
e l pense par an momento
che un angiol al sea là
a portà da noo amor
Se avesse da morì
fei de modo che l dae speranza
fei de modo che l see na storia
Se me tocase de morir
Refaat Alareer (1979–2023)
Vicentino
(Vicenza, Veneto)
Traduzione e recitazione
Manuela Munaretto
Se me tocase de morir,
ti te gh’è da restar vivo
par contarghe la me storia,
par vender le me robe,
par comprar un toco de tela
e qualche filo,
par farne un aquilon
(fàlo bianco, co’ na coa longa)
cussì che un puteo,
da qualche parte a Gaza,
guardando ‘l cielo
drito nei oci
aspettando so papà
che l’è ‘ndà via in na fiama—
senza dir addio a nissun,
gnanca a la so carne,
gnanca a lù stesso—
veda el me aquilon,
quelo che ti me gà fato
volar sù in alto
e pense, par un momento,
che ghe sia un àngelo là
che el riporta amore.
Se me tocase de morir,
fa che porti speransa,
fa che la me sia na storia!
Se ghes de mörer
Refaat Alareer (1979-2023)
Bresà/Bresciano
(Brescia, Lombardia)
Traduzione e recitazione
Flavio Guidi
Se ghes de mörer
te ta ghet de viver
per cöntà la me storia,
per vender le me robe,
per comprá en tochel de stofa
e en po’ de fil,
per fa sö en aquilù
(fal bianc co la cua longa),
isè en scitulì,
en qualche banda de Gaza,
quando el varda el ciel en dei öcc,
quando el speta so pader
che l’è nat via en de na fiama,
– sensa diga ariidis a nüsü,
gnanche a la so carne,
gnanche a se stes -,
el veda el me aquilù,
l’aquilù che ta met fat te,
ulà la en alt,
e el pense en moment
che n’angel el sapes lè
per portà turna el amur.
Se ghes de mörer
fa che’l porte speransa,
fa che la sapes na storia.
S’a gh’avis da morìr
Refaat Alareer (1979-2023)
Pramsân/Parmigiano
(Parma, Emilia-Romagna)
Traduzione Roberto Tinelli
Recitazione Beatrice
(Potere al Popolo, Parma)
S’a gh’avis da morìr,
ti a t’gh’è da vivór
par contär la mè’ stòria
par vendòr la mè’ ròba
par comprär un tòch äd stòfa e
‘n quälch fil,
par fär ‘n aquilòn
(Fàl biànch con na cova lónga)
acsì ch’un putèn,
In-t un quèlch sit a Gaza
quand al guärda al cièl in t’i òcc
Intant ch’al ‘spéta sò pädor
ch’l’è andè viä in-t ‘na fiamä—
sensa cavärgla a salutär nisòn,
gnanca la só cärna
gnanca lù—
al vèda al mè’ aquilòn,
l’aquilòn che ‘t’m’è fat
volär sù in älta
e al pénsa p’r un momént
ch’a gh’sìa ‘n àngiolèn
ch’l’è ‘drè a portär indrè
l’amór.
S’a gh’avis da morìr,
fà ch’al pòrta spéransa
fà ch’la sia ‘na fòla
S’ j és da murîr
Refaat Alareer (1979-2023)
Arsân/Reggiano
(Reggio Emilia,
Emilia-Romagna)
Traduzione
Collettivo Léngua Mêdra
Recitazione
Luciano Cucchi
S’ j és da murîrté
’t gh ê da ’ndèr avânti
per cûnter la me stôria
per vènder la me rôba
per cumprêr ’n artâj d-e-stôfa
e un pô d lâsa
da fêr na cumèta
(fâla biânca cun na còva bèla lòunga)
acsé un ragasōl,
da na quêlch pêrt ed Gaza
cun j ôc fés al cēl
mèintr al spèta so pêder
– ch l ē andê via cûn na vampêda
sèinsa cavêrgla a salutêr nisûn
nè la so chêrna
nè la so ânma –
al vèda la me cumèta,
la cumèta ch at m ê fât té
a vulêr là pr âria
e pr un mumèint
al pôsa pinsêr ch la sîa ’n ânşel
gnû a purtêr l amōr.
S j és da murîr
fà in manēra
che mé ’ dvèinta na sperânsa
fâm dvintêr ’na stôria.
S’a gh’ò da murīr
Refaat Alareer (1979-2023)
Arsân/Reggiano di Baiso
(RE, Emilia-Romagna)
Traduzione e recitazione
Corrado Barozzi
S’a gh’ò da murīr
tè at gh’â da scampêr
par cuntêr la mé stôria,
par vànder la mé rōba,
par cumprêr‘n’artâi da stôfa
e un misêl ad curdêla
par fêr ‘n’aquilūn
(fâl biânc, cun na cōva lónga)
in manēra che un ragasöl,
da ‘na quèich pêrt ad Gaza,
cun i ôc fès dèntr’e’cēl
mēnter ch’ è spêta su pêder
cl’è partī in mêša al vampêdi,
-sēnsa salütêr ninsün
gnân la su chêrna
gnân lü stès-
è vàda l’aquilūn,
e’ mè aquilūn ch’a tâ fât vulêr
té, vulêr ēlt,
e è pōsa pensêr, pr’un âtem,
che laső ègh séia un ângel,
che è tūrna a purtêr l’amūr.
S’a gò da murīr,
fà ca pōsa purtêr ‘na sperânsa,
fa cl’a séia ‘na stôria.
S’ j és da morīr
di Refaat Alareer (1979-2023)
Arsân/Reggiano di
Cavriago
(Reggio Emilia,
Emilia-Romagna)
Traduzione
Associazione “Carmen Zanti”
Recitazione
Brunetta Partisotti
S’j és da morīr
té at gh’ē da andêr avanti
per contêr la me storia
per vènder la me roba
per comprêr n’artài de stòfa
e un pô ‘d lâsa
da fêr na comèta
(fâla bianca con ‘na cóa bèla lònga)
acsé un ragasōl,
da na querch pèrta ed Gaza
con j ôč fìs al cēl
mèintr al spèta so pēder
ch l è andē via con ‘na vampēda
sèinsa cavèrgla a salutêr ninsòn
né la so chèrna
né la so àlma –
al vèda la me comèta,
la comèta cha t me fât té
a volêr là pr’aria
e pr un momèint
al pòsa pinsêr ch la sia ‘n ângel
gnū a portêr l’amōr.
S’j és da morīr
fa in manēra
che mé dvèinta ‘na speransa
fâm dvintêr ‘na storia
Sa duvês murir
Refaat Alareer (1979-2023)
Mudnès/Modenese
(Modena, Emilia-Romagna)
Traduzione e recitazione
Monica Forghieri, Paola
Marchi e Maurizio Montipó
Spagnoli.
Sa duvês murir,
te a t’dev vever
per dir la me storia
per vander la me roba
per cumprer un fcoun ed stofa
e quelch fil,
e fer un aquiloun
(fal bianch con la cova longa)
acsé un ragazôl,
da quelch post a Gaza
cuand al guerda al ciel
in i óc’aspetand a so pèder
ch’al s-l’é andée in na flama
-seinza saluter nisûn
nianch la so cherna
nianch se stáss –
A ch’al posa vader
al me aquiloun,
l’aquiloun che et’me fât,
vuler lá in elte penser
un mumeint
che un anzel al sia lé
arpurter amôr.
Sa duvês murir,
Fá ch’al porta speranza,
Fá ch’la sia una storia.
S’ avéss da murîr
Refaat Alareer (1979-2023)
Bulgnaiṡ/Bolognese
(Bologna, Emilia-Romagna)
Traduzione Marta Proni
Recitazione Fausto Carpani
S’ avéss da murîr,
té t è da vîvèr
par cuntèr la mî stòria,
par vànnder i mî quî,
par cunprèr un pèz ed stòfa
e quèlc fîl,
par fèr un acuilån
(fàl bianc con una cô lónga)
acsé un fangén
da una quèlca pèrt a Gaza,
guardànd al zîl,
int i ûc,
intànt cl aspèta sô pèder
ch al s n andé int una fiâma,
sänza dèr l adío a inción,
gnanc a la sô chèren,
gnanc a sé stass,
al vadda al mî acuilån,
l acuilån che
té t a m’è fât
vulèr là só in èlt
e té t päns pr un mumänt
che un ànżel al séppa lé
a turnèr a purtèr amåur.
S’ avéss da murîr
fà ch’al pôrta speranza
fà ch’al séppa una stòria.
S’aves da murì
Refaat Alareer (1979-2023)
Romagnol/Romagnolo
(Bagnacavallo (RA),
Emilia-Romagna)
Traduzione e recitazione
Enrico Banzola
S’aves da murì
te t’é da campê
par cuntê
la mi stôria
par vèndr i mi cvel
par cumprê un pëz d’stöfa
e dla reza
par fê una vulândra
(fala biânca cun ’na códa
lònga)
acsè un tabach
da quelca pêrt a Gaźa
gvardènd e’ zil
int j oc
intânt ch’e’ ten d’astê su bab
ch’u s’è aviê int una fiâma –
senza dì cvël a ’ncion
gnânca a la su chêrna
gnânca a lo da par lo –
e’ putrà avdé la mi vulândra,
la vulândra che t’am é fat
vulê a là so in élt,
e pinsê par un mument
che un ânźal e’ seia a lè
a ’rpurtê dl’amór.
S’aves da murì
fam purtê la voia d’andê avânti
fa ch’a gventa una stôria.
Se dovesse moî
Refaat Alareer (1979-2023)
Genovese (Genova, Liguria)
Traduzione di
Matteo Merli e Stefano Lusito
Recitazione di Alessia
Se dovesse moî
ti ti devi vive
pe contâ a mæ stöia
pe vende tutte e mæ cöse
(ac)cattâ quarche pö de stòffa
e quarche fî
pe fâne ‘na cometa
(magara gianca co’ ina coa longa)
de mòddo che un figgeu
da quarche parte à Gaza
fissando o çê co-i euggi
inte l’atteisa che seu poæ
– mòrto tutt’assemme,
sensa saluâ nisciun
ni o seu còrpo
e ni lê mæximo –
o vedde a cometa, a mæ
cometache t’æ fæto
xoâ lasciù in erto
e ti pensi pe un momento
che ghe segge un àngeo
lì à portâ torna amô.
Se dovesse moî
ch’a pòrte aloa unna speransa
che a mæ fin a segge unna stöia!
Se dovessi morì
Refaat Alareer (1979-2023)
Jesino (Jesi (AN), Marche)
Traduzione e recitazione
Simone Esuperanzi
Se dovessi morì
Te hai da vive
Per contà la storia mia
Pe vedè le cose mie
Per comprà n’pezzo de stoffa
Èn mpò de filo
Per facce n’aquilò
(Fallo bianco co na coda longa)
cuscì un fiolo
da quarchidò a Gaza,
Guardando l cielo
Ntell’occhi
Aspettando l’ babbo
Che se ne gido nte na
fiammada
Senza salutà nisciuno
Manco la sua carne
Manco lu
Vede il mio aquilò
L’aquiló che m’hai fatto
Volà lassu cima
E pensi nte n’attimo
Che n’angelo sta li
A riportà l’amore.
Se dovessi morì,
Fa che porti speranza
Fa che sia na storia.
Se devesse merì
Refaat Alareer (1979-2023)
Asculà/Ascolano
(Ascoli, Marche)
Traduzione e recitazione di
Tonino Sofia
(ANPI, Ascoli Piceno)
Se devesse merì
tu a da vive
pe raccuntà la storia mie
pe venne lì cose mie
pe cmprà nu piezze de stoffa
e nu cò de file
pè fa naquilone
(fallù bianche ch na fune longa)
cuscì nù frichi
da quacche part sagliò Gaza
vedenne lù ciele cc l’uocchie
aspettenne lù Patre
cc se ne ite cc na fiamma
– senza salutà nisciuna
manche a la razza suo
manche a isse –
vede l’aquilone mie
l’aquilone che mie fatt tu
velà su in cima
e pensa pè nu memente
che n’angele sta loche
a repertà l’ammore
Se devesse merì
fa che possa porta speranza
E che sia na storia
S’io esse da muri’
Refaat Alareer (1979-2023)
Perugino
(Perugia, Umbria)
Traduzione e recitazione
Francesco “Ciski” Sargentini
S’io esse da muri’
Tu è da campa’
P’arconta’ la mi’ storia
Per venne tutt’ quil’ che c’ho
E per compracce ‘n ticchio de stoffa
E qualch’ filo
Per facce ‘n aquilone
(Magara bianco nc’ ‘na coda longa)
De modo che ‘n freghino
Da qualch’ parte a GAZA
Fissando ‘n tol muso ‘l cielo
N’tl’attesa che ‘l su babo
Morto a l’improvviso
– Senza saluta’ ta nessuno
Né tal su corpo
Né ta lu stesso –
Pol vede’ l’aquilone
‘L mi aquilone ch’è fatt’ tu
Vola’ alto per aria
E pe’ ‘n momento
Pensa’ che c’è ‘n angelo
ch’arporta ‘n ticchio d’amore.
S’io esse da muri’
Alora ha da porta’ na mulica de
speranza
Alora la mi fine ha da esse ‘na
profaqula.
Se m’ tenessa muri’
Refaat Alareer (1979-2023)
Terramanë/Teramano
Traduzione e recitazione
Davide Rosci
Se m’ tenessa muri’
Tu ti da camba’
P’arcunda’ la storia mi
Pe venn li cosa mi
Pe cumbra’ nu pezz d stoff
e mbo’ d fil,
Pe fanne n’aquilon’
(Fallu biangh nghe na coda longhe)
Cuscì che nu frichin,
Da ca part ball a Gaza
Guardenn lu cel’
mmezz’a l’ucchj
In attes de lu patr che
se n’ jio’ nghe na fiamm-
-senza da’ l’addije a nisciun
manghe a la carna su,
manghe a ess-
po vedà l’aquilona mi,
L’aquilon che tu mi fatt vola’
lassù in add
E che ti fa penzà pe n’attime
Che ci sta n’angel
A purta’ mbo’ d’amor’.
Se m’ tenessa muri’
fa che purt speranza
Fa che divenn na storjie!
Se m’avess’a murì’
Refaat Alareer (1979-2023)
Teatino
(Chieti, Abruzzo)
Traduzione e recitazione
Margherita D’Onofrio
Se m’avss’a murì’
tu sa campá’
p’areccundá’ la štorïe a mé
pe vènne le cos’a mi
p’accattá’ ‘nu pèzze de štoffe
e ‘nu ccune de file,
pe farce ‘n aquelone
(Falle bianghe nghe na cota
longhe)
accuscì ‘nu cìtele,
allóche a Gaza
huardènne lu cïele
dendre all’ucchije
mendre aspètte lu padre che
se n’ha jite nghe ‘na
fiammate—
senża dice addije a nisciùne
manghe a la carn’a sé
manghe a èsse štesse—
véde l’aquelon’a mé,
l’aquelone che tu me
sî fatte,
che vole allóche ‘nnàvete
e penże pe ‘nu mumènde
ca n’àngele šta llà
a repurtá’ l’amore.
Se m’avess’a murì’,
fa’ ca porte la sperànże,
fa’ ca é ‘na štorïe.
Se m’avesse murì
Refaat Alareer (1979-2023)
Pescarese
(Pescara, Abruzzo)
Traduzione e recitazione
Marcello Sacerdote
Coordinamento ANPI Pescara
Se m’avesse murì,
tu ha dà cambà
p’arcundà la storia mì
pe venne le cose che tinghe
p’accattà nu pezze di stoffe
e cacche file,
pe ce fa n’aquilone
(falle bianghe nghe na coda longhe)
accuscì nu citele
da cacche parte a Gaza
areguardanne lu ciele
ndrà l’ucchie
aspettanne lu patre che
se ne ise nghe na fiammate
senza salutà a nisciune
nemmene a la carna sé
nemmene a esse stesse
vedesse l’aquilone
l’aquilone che tu mi
si fatte
vulà loche su ‘n’alde
pensanne pe nu mumende
che n’angele stesse là
a repurtà l’amore.
Se m’avesse murì
falle esse speranze
falle esse na storie.
Si devo mori’
Refaat Alareer (1979-2023)
Romanesco
Traduzione e recitazione
Antonio Bocchinfuso
Si devo mori’
tu hai da vive
Pe’ racconta’ la storia mia
pe’ venneme la robba
e compra’n pezzo de stoffa
e quarche corda
(fallo bianco, co ‘na coda lunga lunga)
Così un regazzino, da quarche
parte a Gaza
guardando r’cielo nell’occhi
aspettanno su’ padre, che ner
foco ne n’è ito-
senza dì addio a nissuno
né a egli o ccarne sua-
veda l’acquilone che m’hai
fatto te
vola’ lassù in alto
e pe’ n’attimo se pensi
che n’angelo se ne sta là sopra
a riporta’ un po’ d’amore
Si devo morì
faccene speranza
fa che sia ‘na storia.
Si avéssa murì
Refaat Alareer (1979-2023)
Potentino (Basilicata)
Traduzione e recitazione di
Flavio Travaglini
(Comitato Potentino per la Pace)
Si avéssa murì,
tu aia cambà
pë ccundà la stòria mia
pë vvènnë li ccòsë mië
p’accattà na pèzza
e ddói filë,
pë ffà n_aquilónë
(Fallë ghianghë cu na córa dònga)
accuššì ca nu pëccëninnë,
a ngarchë pparta a GGaza
uardènnë lu ciélë
indë d’uógghië
aspëttènnë a ssa ssirë ca
së në gèzë inda na vamba-
sènẓa dì addìë a nniššù
manghë a la carna sóva
manghë a iéddë stéssë-
vëréssë d’aquilónë mië,
d’aquilónë ca tu
m’ài fattë
vulà ddassóva avëtë
e ppënẓassë nu mumèndë
ca n_angëlë fóssë ddà
a ppurtà anguóra amórë.
Si avéssa murì
fa’ cca purtassë spranẓa
fa’ cca fóssë na stòria.
C avess a m’r’ij
Refaat Alareer (1979-2023)
Materano (Matera, Basilicata)
Traduzione e recitazione di
Eustachio Nicoletti
(Comitato per la Pace, Matera)
C avess a m’r’ij
t’ij à cambèij
p ch’ndeij la steria maij
p v’dàij u caus maij
p accattèij n p’zz di stàuff
i angun f’l
p forn n’aquilaun
(foll bionch ch nà caut legn)
Adass’ij n criat’r,
da anguna vonn a Gaza
guardonn u c’l
iunda l’ucchij
aspettonn l’attèn ca
s n sci’ij iunda a na vonb –
senza avv’seij a niscin
mongh alla corna sa’ij
mongh a iudd stess
v’dass l’aquilaun m’ij,
l’aquilaun ca ma
fott t’ij
v’lev s’sa s’s
i p’ns p n mument
ca n’ong’l stèv dè’ij
p fe’ v’n’ij nota vet l’amaur.
C avess a m’r’ij
Fe’ij ca ann’sc la sp’ronz
Fe’ij ca s trott di una ster’ij
C’ àcchià murì
Refaat Alareer (1979-2023)
Irsinese
(Irsina (MT), Basilicata)
Traduzione Nicola Capezzera
Recitazione
Raffaele Dragonetti
C’ àcchià murì,
tu è campè
p’ raccuntè a stòrij màj
p’ vènn’ i càa màj
p’ accàttè nu pizz’ d’ ròbb’
e quàlch’ e fél,
p’ fè nu aquilon’
(fall’ biànch’ p’ na còd’ lòngh’)
dàccùssì nu m’ninn’,
da quàlch’ e vànn’ a Gaza
guardànn’ u cil’
ind’ a l’ùcchij
asp’ttànn’ à tèn’ sou
ca s’ n’ scéj ind’ na fiàmm’-
sènz’ dé u salot’ a n’scion’
mànch a càrn’ sàu
mànch a idd’ stèss’ –
guardàss’ u aquilon’ méj,
l’aquilon ca tu è fàtt’ a mém’,
vulè addè sos’ àut’
e pins’ p’ nu mumènt’
ca nu àng’l’ àdd’ a èss’ dè
a r’purtè amùr’.
C’ àcchià murì,
fàj ca pòrt’ sp’rànz’,
fàj ca èss’ na stòrij!
Si avess’a murì
Refaat Alareer (1979-2023)
Napuletà
(Campania)
Traduzione e recitazione di
Antonio Del Castello
Si avess’a murì,
tu he ’a campà
pe cuntà ’a storia mia,
pe vénnere ’e ccose meje,
p’accattà nu piezz ’e stoffa
cu nu poco ’e filo
pe ne fa n’aquilone
(janco l’he ’a fà, e cu na córa longa),
accusì na criatura,
a cocco parte, a Gaza,
guardanno ’o cielo
dint’all’uocchie
aspettanno ’e veré ’o pate ca
se ne jette int’a na fiamma
senza salutà a nisciuno,
neanche ’a carna soia,
neanche a isso stesso,
vedarrà l’aquilone mio,
l’aquilone che tu
m’he fatto
vulà ’ncielo,
e pensarrà pe nu mumento
c’ha visto a n’angelo
ca se ne va vulanno
pe purtà nu poco d’ammore.
Si avess’a murì,
fallo purtà speranza,
fall’addivintà nu cunto.
S’avessa murí
Refaat Alareer (1979-2023)
Foggiano
(Apricena, FG, Puglia)
Traduzione
P.A.C. (Pruc°nes° Artist Company)
Recitazione
Michela Iacubino
S’avessa murí,
tu ha campà
p° raccuntà la storia mi
p° venn li cosa mí
p° cattà nu pezz° d° stoff°
e qualche fil° , p° fa’ n’aquilon°
( fallu° bianc° k° na coda
longh°)
Accuscí ‘ nu° crijatur° da
Qualche vij° a Gaza, spijann° u° ciel°
‘ntà l’ okkj°, sp° tranne a lu° padr°
ca c° n’è ‘gghijut° ‘ndlu° fok –
senza salutà a nisciun°
mank° a la catena so
mank° a j° ss° stess°-
puzza v°dé l’ aquilon° mí,
l’aquilon ca tu m’ ha fatt°
vulà jav°t° jav°t e penz° p° nu°
mument°
ca’ n’ ang° l sta llà p° purtà
l’amor°.
S’avessa murí,
vuless° purtà sp° ranz°,
vuless ° ca d°v° ntass’ na storj°.
Ci era mureri
Refaat Alareer (1979-2023)
Brindisino
(Brindisi, Puglia)
Traduzione e recitazione
Bobo Aprile
(Comitato per la Pace,
Brindisi)
Ci era mureri,
tu a viviri
cu cuenti poi la storia mia
cu vindi li cosi mia
cu catti nu piezzu ti stoffa
e quarche filu,
cundi faci n’aquiloni
(la fari biancu cu na cota longa)
cussini nu piccinnu,
a quarche vanda a Gaza
mentri uarda lu cielu
intra li uecchi
mentri sta spetta lu tani ca
-sindi sciu intra na fiamma
senza cu tici mindi sta vau a
nisciunu
mancu alla carni sua
mancu a iddu stessu-
cu veti l’aquiloni mia
l’aquiloni ca tu ma fattu
vulari cussì iertu
e piensi pi nu mumentu
ca n’angilu stai addai
Cu porta natra vota amori.
Ci aggia muriri,
fani cu portu spiranza,
fani cu sontu na storia.
Se moru
Refaat Alareer (1979-2023)
Salentino
(Lecce, Puglia)
Traduzione e recitazione
Antonella
Se moru tie a vivere
Cu cunti la storia mia
Cu vindi le cose mie
Cu catti nu pezzu de stoffa
equarche filu
Cu faci n’aquilone
(Fallu biancu cu na cuda longa)
cusi’ nu piccinnu
a quarche parte a Gaza
guardando lu celu intra l’occhi
mentru spetta siresa
ca se ne sciu intra na fiamma
– senza cu dica addiu a
nisciunu
mancu alla carne soa
mancu a iddru stessu –
Cu viscia l’aquilone miu
l’aquilone ca tie ma fattu
volare a susu in altu
e pensa pe nu momentu
ca n’angelu stae a drai
cu porta ntorna amore.
Se moru,
fanne cu porta speranza,
fanne cu eggia na storia.
S’io avissi de murire
Refaat Alareer (1979-2023)
Calabrese della Sila Greca
(Calabria)
Traduzione e recitazione
Giuseppina Brunetti
S’io avissi de murire
tu e campare
ppe cuntare a storia mia
pp vìnnere e cose ch’erano e mie
ppe accattare nu stuazzu e rrobba
e ncunu filo:
ppe ci fare n’aquilone.
Fallu jancu, ccu na cura longa
eccussi nu picciuliddu
e ncunu pizzu, a Gaza
merannu u cialu
ìntra l’uacchi
aspettannu u patre
chi si n’è jutu ntra na vampa
a nu mumento, senza salutare
a nuddu
mancu a carne sua
mancu a iddu stessu
putissi vìrere l’aquilone mio
l’aquilone chi m’ha fattu tu
chi tu ha fattu vulare,
àvutu, là
e ppe nu mumentu sulu pensa
ca n’angiulu là
putissi purtare ancora amore.
S’io avissi e murire
tu fa ca puarti a scperanza
tu fa ca chissu sia na storia
e sentere, e virere, e cuntare.
Si eu avissi mori
Refaat Alareer (1979-2023)
Novarese
(Novara di Sicilia, Messina)
Traduzione e recitazione
Peppe Buemi
Si eu avissi mori
tu hai vivi
pi cuntà a mae stoia
pi venni tutti i mae cosi
cattà na picca ‘i robba
e carchi fiu,
pi ni fà u aquilori
(magara jaencu cu ‘na longa cuda)
cussì ch”n causu,
di carchi baenna a Gaza
taijaennu nta l’occhi u ceru
Spittaennu ch’ so padri
mortu subitariu,
saenza dì addiu a nullu
né o so corpu
né a illu stissu
vidi l’aquilori, u meu
aquilorich’ faggisti tu,
sbuà lassusu autu
e penza pi u attimu
ch’ c’èvi u angiu lassusu
a torna purtà amuri
S’avissi mori
ch’ porti allua ‘na spiraenza
ch’ a mae firi èvi un cuntu!
S’avissi a moriri
Refaat Alareer (1979-2023)
Giurgintano
(Agrigento, Sicilia)
Traduzione
Ilaria e Sabina Castiglione
Recitazione Tiziana Lanza
S’avissi a moriri
Tu a viviri
Pi cuntari
A me storia
Pi vinniri i me cosi
Pi accattari tecchia carta
E na pocu di fila
Pi fari na cumerdia
(là fari bianca cu na cuda longa)
Accussi un picciriddu
In quarchi banna a Gaza
Taliannu u celu
Ni l’occhi’
Aspittannu so patri ca
S’innii in na cianna
Sinza diri addiu a nuddu,
mancu a so carni,
mancu a iddu stissu,
vidissi a cumerdia,
a me cumerdia
ca tu facisti, ca vola dda supra
e pinsa pi nu mumentu
ca n’ancilu è dda
a turnari amuri.
S’avissi a moriri
Ava a purtari spiranza
Ava a esseri un cuntu.
Në u ka vdes
Refaat Alareer (1979-2023)
Gluhë Arbëreshe
(Sicilia)
Traduzione e recitazione
Mario Calivà
Në u ka vdes
ti ka rrosh
të rrëfiesh historinë time
të shesësh shërbiset time
të blesh një copë pethku
e një skajë tërkuzë
të bësh një ballon
(buje i bardhë me një bisht i glatë)
kështu një fëmij, diku në Gaza
tuke parë qiellin brënda syvet
tuke pritur të jatin çë vate
brënda njëi zjarri –
pa falur mosnjeri
as mishtë e tij
as veten e tij –
sheh ballonin
ballonin tim çë ti bëre,
e çë fluturon i lartë, mbatanë
e ke besë pe’ një mument
se një ëngjëll ë aty
të bienj prapa dashurinë.
Në u ka vdes
Le të bienj sprënxë
Le të jetë një përrallë.
Si io avissi a moriri
Refaat Alareer (1979-2023)
Trapanese
(Trapani, Sicilia)
Taduzione Maria Virga
Recitazione Simona Calamia
Si io avissi a moriri
Tu hai a campari
pii cuntari la mé storia
pii cuntari li mé cosi
pii accattari un pezzu di pezza
e qualchi filu,
pii farici un aquiluni
(l’hai a fari jancu cu ‘ha
cura longa-longa
accussi chi un picciriddu,
in qualchi parti a “Gaza”
taliannu u celu
nall’occhi)
mentri aspetta a so patri chi
sinni ju in una vampuliata
senza putiri salutari a nuddu
mancu a la so carni,
mancu a iddu stissu,
po’ viriri u meu aquiluni,
l’aquiluni chi tu mi facisti
vulari ddassupra, autu-autu ncelu
e pinsari pii un momentu
chi un “Angelu” è ddocu
pii purtari “Amuri”
siddu avissi a moriri
fa chi porti “Spiranza”
fa chi sia un cuntu (‘na storia).
Chi mi depu morri
Refaat Alareer (1979-2023)
Sardu (Sardegna)
Traduzione e recitazione
Guido Cadoni
(Assòtziu/Associazione
Sardegna Palestina)
Chi mi depu morri
tui as a depi bivi
po contai sa stòria mia
po bendi is cosas mias
po comperai un’arrogu de arroba
e calincunu filu
po ndi fai un’abbiloni.
Faiddu biancu cun una coa longa
ainci unu pipiu
in calincunu logu in Gaza
castiendi a celu in is ogus
abetendi a su babbu
chi si ndi fiat andau cummenti
a una pampa
chene saludai a nemus
mancu a is intranias suas
mancu a issu etotu
chi biat s’abbiloni miu
s’abbiloni chi tui m’as fatu
bolendi in susu
e pensit po unu momentu
chi unu àngelu siat ingui
a torrai a portai amori.
Chi mi depu morri
fai chi porti speràntzia
fai chi siat unu contu!
Maurizio Montipó Spagnoli è ricercatore di CEIPAZ (Centro di Educazione e Ricerca per la Pace) e membro di DEMOSPAZ, l’Istituto per i Diritti Umani, la Democrazia, la Cultura di Pace e Non Violenza dell’Università Autonoma di Madrid (UAM). È Specialista in Istituzioni e Politiche di Tutela dei Diritti Umani (Università di Padova), master in Scienze Politiche (Università di Bologna), Mediazione e Gestione dei Conflitti, Tecniche e Metodi di Ricerca Applicata ai Servizi Sociali (Università Complutense di Madrid). Ha lavorato in numerosi paesi in transizione post conflitto come Ufficiale e Consigliere per i Diritti Umani con organizzazioni non governative e internazionali come l’OSCE, l’Unione Europea e le Nazioni Unite.
Un sincero ringraziamento a Maurizio Montipò Spagnoli per l’autorizzazione concessaci per la riproduzione di brani e materiali del dossier.