Il Lonfo è una poesia scritta nel 1978 da Fosco Maraini (1), scritta in un linguaggio completamente inventato e da lui stesso definito “metasemantica”. Se la semantica è quella parte della linguistica che studia il significato delle parole, e più in generale, dei testi, la metasemantica vuole andare oltre al significato. Le parole del Lonfo, incomprensibili se prese singolarmente, quando vengono associate tra di loro possono suggerire a chi le legge (o a chi le ascolta) un possibile significato logico, perché il loro suono richiama alla mente altre parole italiane o dialettali. Questo è possibile anche perché il testo deve obbedire a regole sintattiche e grammaticali proprie della lingua di riferimento. La poesia Il Lonfo, ad esempio, è scritta in endecasillabi, a rima alternata, secondo lo schema ABAB CDCD.
I commenti in rete si spingono a definire il Lonfo come un misterioso animale dal comportamento schivo, pigro, spesso dispettoso e imprevedibile. Tuttavia, dare una interpretazione unica della poesia significa tradire le intenzioni del poeta che voleva lasciare ampia libertà di interpretazione ad ogni lettore.
Nella introduzione a Gnosi delle Fanfole, il libro in cui è pubblicata questa poesia, Fosco Maraini scrisse infatti:
Questa tecnica letteraria affonda le sue radici nei componimenti non-sense presenti nella letteratura inglese fin dal 1600. Molto famosa è la poesia Jabberwocky, scritta nel 1871 dal reverendo Lewis Carrol, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, tradotta in ben 65 lingue (in Italia è stata “tradotta” da più autori). In questa poesia Carrol utilizzò molti termini nati dalla fusione di due o più parole. Ad esempio, burbled – to burble deriva dall’unione di bleat, murmer e warble (belato, mormorio e gorgheggio) e indica un brontolio. Nel Lonfo è il suono delle parole a creare un’assonanza con termini noti.
Nonostante la sua incomprensibilità, il Lonfo è diventato famosissimo grazie alle interpretazioni di Gigi Proietti (oltre 3 milioni di visualizzazioni) e della piccola Maddy Paris (30 milioni di visualizzazioni).
Denis Ferretti propone qui la sua versione dialettale del Lonfo, posta a confronto con l’originale metasemantico di Fosco Maraini. Ancora un’occasione, dunque, per avvicinare alla poesia anche i bambini più piccoli, sia essa in lingua metasemantica o in dialetto.
ll Lonfo
di: Fosco Maraini
Il Lonfo non vaterca né gluisce
e molto raramente barigatta,
ma quando soffia il bego a bisce bisce
sdilenca un poco e gnagio s’archipatta.
È frusco il Lonfo! È pieno di lupigna
arrafferia malversa e sofolenta!
Se cionfi ti sbiduglia e ti arrupigna
se lugri ti botalla e ti criventa.
Eppure il vecchio Lonfo ammargelluto
che bete e zugghia e fonca nei trombazzi
fa lègica busìa, fa gisbuto;
e quasi quasi in segno di sberdazzi
gli affarferesti un gniffo. Ma lui zuto
t’alloppa, ti sbernecchia; e tu l’accazzi.
Al Lòunf
Al lòunf as sà ch’al ‘n e mia bòun ‘d vardghêr
sōl quând a sòppia ‘l bîgh al barigâta
al şdlénga pôch es al glués ed cêr
e a bés a bés bèin gnâşi ló ‘l s arcpâta.
L ē frósch al lòunf! L ē tót pîn ed luvégna
al rafréja, al malvêrsa, al suflintés;
se ‘t ciòunf al t eşbidója e pó ‘l t rupégna
se ‘t lûgher ló ‘l t budâja e ‘l t crivintés
Però ‘l Lunfòun csé vèc e csé marşlòuş
ch’al bēt e ‘l sógia e ‘l fòunca indi trunbâs
al fá prân léşga bóşşia, al fá ‘l şişbòuş
e quêşi quêşi in sègn ed gran şbardâs
t agh farfarés un şgnéf! Mó ló, bèin giòuş,
al t lôpa e ‘l t eşbertnècia e té t al ciâs.
Traduzione di Denis Ferretti
La versione recitata è del nostro interprete Luciano Cucchi.
5 risposte
Unico FOSCO MARAINI!
LEGGERE IL LONFO E SOFFERMARSI A CAPIRLO E’ STATO UN PASSATEMPO.
SUONO ONOMATOPEICO??
GRAZIE!!!.
Grazie a Lei per il commento. Sì, Denis Ferretti ha cercato di mantenere le assonanze con l’originale, inventando un dialetto che non esiste ma che dal suono ricorda il dialetto reggiano.
Certo ! Sonorità onomatopeica di un ermetismo sociale moderno. Come un opera astratta le forme si tri-d-igenerano a seconda di come la si osserva. Siamo circondati da lonfi sempre pronti a botallarci anche quando non sono troppo barigatti. Che regalo , grazie ai discendenti di Maraini
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