I Casagaj
Colloquio con il figlio Corrado, 70 anni.
Registrazione effettuata il 25 giugno 2024
I casagaj, la ricetta dei casagaj.
– Faccio la polenta normale. Faccio un sugo con la cipolla, col grasso, il burro. Poi metto i fagioli già cotti e li faccio passare col sugo, un qualche spicchio d’aglio. Quando si stanno per cuocere butto quel sugo con i fagioli dentro alla polenta, col grasso e anche un po’ di conserva, alcuni non la mettono. E quelli sono i casagaj. Van cotti più di un’ora e mezzo. Cotti con la polenta.
– Bene, abbiamo fatto anche i casagaj.
Al gnôch ed pulèinta
Registrazione effettuata il 10 ottobre 2024
Qui da noi il gnocco fritto era una specialità di tutti i paesi ma qui da noi si faceva il gnocco con la polenta. Si faceva la polenta e quello che restava lo si metteva da una perte e magari il giorno dopo si toglieva la “pelle” in superficie, poi si impastava la polenta fredda con la farina, una parte di polenta e due di farina. Si impastava con il latte, un poco di strutto, un goccio d’olio e appena un cucchiaino di aceto. Si impastava bene poi si friggeva il gnocco. Era buona alla mattina quando la si metteva nel latte.
Al pēt ed vâca
Registrazione effettuata il 4 luglio 2024
Il petto di mucca
A scuola, compito di analisi logica, alla parola miseria mi
sono fermata: sostantivo femminile, singolare, astratto. Astratto? a casa mia l’ho incontrata [la
miseria]!
Ma mia nonna Barbara, la miseria la sfidava.
Ci faceva il petto di mucca, lo tagliava preciso, grande
come una frittella, alto un dito, ma non di più, lo metteva in un piatto in
attesa della padella. In una padella in terracotta, faceva rosolare una cipolla
bella grossa, presa dall’orto e tagliuzzata alla bell’e nel burro del casello, e
la mescolava adagio con un cucchiaio di legno. Circa a metà della cottura, con
garbo ci appoggiava le fette [di carne]. Aggiungeva un po’ di brodo e un goccio
di aceto, e faceva cuocere per mezz’ora, girandole di tanto in tanto in modo
che si cuocevano meglio.
Alla fine della cottura aggiungeva cannella e garofano.
In un’altra casseruola, sopra la stufa, [metteva] un altro
pezzo di burro, una manciatina di farina bianca e cominciava a mescolare finché
diventava una bella pappetta dorata, [aggiungeva] mezza cipolla tritata fine e
infine sposava il tutto con una foglia di basilico posata sopra al petto di
mucca.
Noi la mangiavamo anche con gli occhi.
La nonna era soddisfatta: ci aveva fatto una prelibatezza e
aveva speso poco, “quello che ci vuole ci vuole, basta non spendere!”, quello
era il suo motto.
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