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LÉNGUA MÊDRA

Rèș e la nôstra léngua arsâna

Vocabolario dialettale della Valle del Tassobio

Z

Nel dialetto della valle del Tassobio la Zeta non esiste. Viene sostituita dalla Š sonora (come in Šàino = zaino) o dalla S  forte quando è doppia (piàsa = piazza). Tuttavia alcuni termini sono entrati nella parlata più recente, importati dall’italiano o da altri dialetti. Eccone alcuni.

Zafâda (Šafâda): È una ventata di puzzo, di cattivo odore. Molti la collegano a Zaffo, un tipo di otturatore o tappo, dall’antico tedesco Zapfen = tappare. Forse per la mossa istintiva di tapparsi il naso.

Zanèta (Šanèta): È il bastone con la parte superiore ricurva e quasi rotonda, tipico degli anziani. È anche simbolo del pellegrino e del pastore. In pratica ha dato origine anche al pastorale del vescovo. È stato, per un certo periodo, il bastone da passeggio dei gentiluomini, rifinito con ornamenti e costruito in legno speciale o in canna di bambù. L’origine etimologica del termine è dibattuta. Prevale l’idea che derivi dallo spagnolo Jineta, italianizzata in Giannetta.

Zanîn (Šanîn): modo scherzoso per indicare il verme di un frutto. C’è anche chi lo chiama Giuanîn o Gigîn. In italiano viene detto Tonchio. Buffa la spiegazione etimologica dello Zingarelli (riportata da Cevolani): “da un’antica forma diminutiva di (An)tonio, applicato ad insetto”. Forse era un modo per evitare la parola verme e baco che poteva destare ribrezzo in orecchie raffinate.

Zavàj (Šavàj): roba scarta, di poco valore. Cianfrusaglia, ciarpame. Secondo il Galvani deriverebbe dal verbo Zavujêr = svolgere in modo disordinato, ingarbugliare.

Zèzla, zìzla: giuggiola, zizzola anche in italiano (toscano). Pianigiani si rifà al latino Ziziphum = giuggiola, mentre Galvani ritiene si debba risalire al verbo latino Sùgere = succhiare.

Zulù, Šulù  Agg. e Sm. Zulù (popolo bàntu dell’Africa meridionale). 2. Cafone, persona rozza, incivile. Dal francese zoulou (XIX secolo), nome del capostipite di tale popolo.