C Terza lettera dell’alfabeto latino e delle lingue derivate. Per i romani indicava il numero cento.
Ca’ Sf 1) Casa. 2) Casato. 3) Residenza. Dal latino càša = capanna, casupola. Sinon.: cašlîna, cašlèta, cašlòta, cašlûna. Êsre d’ ca’ = conoscere bene, essere pratico. Cúma s’ fà – andâr a mèsa e stâr a cà?– A s’fà gnîr al prêt a cà! = come si fa ad andare a messa e stare a casa? Si fa venire il prete a casa! Mèter sú ca’ = sposarsi. Al n’é mìa tút a ca’ = gli manca qualche rotella. La pâr la ca’ d’ Pepîno = non si capisce chi comanda. A ca’ sùa – a se squàsa cûl e cùa.- A ca’ d’ chiâter né cul né cl’âter. = a casa propria si fa quel che si vuole. A casa d’altri no. Rôba fata in ca’ = prodotto genuino. Avêgh la ca’ insìma al spàli = reggere il peso della famiglia. Ciamâr in ca’ = invitare a casa propria. Invitare ad entrare. Tgnîr a ca’ al mân = essere educato, tenere le mani a posto. Turnâr a ca’ = rientrare, ritornare a casa.
Cabarè Sm Vassoio da portata. Dal francese cabaret = servizio da te.
Cabò Sm Fare cabò = marinare la scuola. Dal gergale ebraico [Modena Luisa]. Secondo Bellei invece deriverebbe dal francese cabotin, abbreviato in cabòt e descriverebbe un giovane attore, un esibizionista.
Cabriolet Sm 1) Cappello femminile chiuso sotto il mento da lunghi nastri, in uso nei secoli XVIII° e XIX°. 2) Carrozza leggera a un cavallo, generalmente a due ruote, munita di copertura a soffietto. 3) Tipo di carrozzeria per automobile con copertura ripiegabile. Anche l’automobile stessa. Da cabrioler «far capriole», cioè saltellare.
Cabròs Sm Arbusto spinoso.
Càca Sf Cacca, sterco, sconcezza. Da cacàre = defecare. Si usa questo termine come dissuasivo per i bimbi.
Cacàj Sm Torsolo di mela o pera. Avanzo.
Caciavîda Sm Cacciavite, punteruolo. Dalla fusione tra cacciàre (tirare fuori) e vite.
Càcla Sf. Caccola.
Caclênt Sm Sudicio, sporco.
Caclûn Agg. Sudicio, sporco.
Câd Sm Calore; afa, il caldo estivo, la calura. Agg. caldo, caloroso, fervente. Dal latino càlidus, poi càldus nel latino decadente.
Càd V. irr. Nell’espressione: “A n’ càd mia che…” = non bisogna che…
Cadàver, Cadàvre Sm Cadavere, corpo morto. Dal latino cadàver, da càdere = cascare, col senso di occupare uno spazio per caduta, il che fa pensare ai morti in battaglia. Vi è anche chi ha immaginato una sigla così concepita Ca(ro) da(ta) ver(mibus), (carne data ai vermi). Elucubrazioni medioevali?
Cadêna Sf 1) Catena. 2) Vincolo. 3) Ostacolo. 4) Passamano fra più persone. Dal tardo latino catèna, con probabile derivazione dall’etrusco. Cadêna dal vàchi; cadêna dal cân; cadêna d’l’arlöj. Stâr a la cadêna = essere sottomesso, essere costretto. La gh’ha mìs la cadêna al col = lo ha invischiato per bene con le arti amorose. Èser šù d’ cadêna = essere avvilito. Rušgâr la cadêna = mordere il freno. Cadêna dal fögh = catena del camino.
Cadnàs Sm Catenaccio. Raro come grossa catena. È più frequente la versione Carnàs. Stricâr cun al carnàs = chiudere col catenaccio. Catâr tânt ad carnàs = trovare la porta chiusa.
Cadnîl Sm Il sostegno della catena del focolare, posto all’interno della cappa.
Cadnîna Sf 1) Catena piccola. 2) Monile, catenina ricordo, di solito in oro.
Cadrêga Sf Seggiola, scranna. Deformazione settentrionale (veneta) della parola latina Càthedra. A Pompei è stata trovata la variante Catecra. Êsre atacâ a la cadrêga = essere attaccato al potere.
Cadúch (Mâl) Sm Mal caduco, apoplessia. Da male + cadùco (caschevole) per gli effetti prodotti dalla malattia.
Cafè Sm 1) Caffè. 2) Bar. Dall’arabo qhawa, attraverso il turco kahve = bevanda eccitante. La specie più diffusa è quella arabica.
Cafelàt Sm e Agg. Caffè e latte, colazione. Colore marroncino
Cafetiêra Sf Bricco, caffettiera.
Cafûn Agg. Raro e di importazione. Cafone, maleducato. Per il Devoto deriva dall’osco, traSferito in latino con cabonem = cavallo castrato. Viene invece definita etimologia popolare quella che farebbe derivare il termine dalla figura di chi rientra dalla campagna con la fune a tracolla = Co ‘a fùne.
Cà-g Sm Caglio. Dal latino coàgulum = coagulo, liquido rassodato.
Cagâda Sf 1) Cacata, defecazione. 2) Grosso errore. 3) Cosa di poco conto, inezia.
Cagadîna Sf Cacatina, cosa da nulla.
Cagadûr Sm 1) Ritirata, cesso. 2 Chi va spesso al bagno.
Cagàja Sf Diarrea.
Cagapùj Sm Bacche di biancospini, in certi posti dette Agazzini. Probabile derivazione dall’effetto lassativo prodotto mangiandone troppi (caca-poi) [Pini]. Bellei invece attribuisce l’origine del nome al fatto che i polli li mangiano e poi li rilasciano interi.
Cagâr V. intr. Defecare, cagare, andare di corpo. Da cacàre = defecare. Cagâr föra = farla fuori, ma anche commettere uno sbaglio.
Cagarèla Sf Diarrea; paura.
Cagaròt Sm Piccolo Smottamento, piccola frana.
Caghèt Sm Diarrea, ma anche paura.
Caghîn Agg. Indisponente, irritante.
Cagiâda Sf Cagliata, latte coagulato.
Cagiâr (al lat) V. tr. Cagliare, coagulare.
Cagiûn Sf Cagione, causa; motivo. Deformazione di [oc]casione [Devoto].
Cagiunèvle Agg. Cagionevole, gracile, facile ad ammalarsi.
Càgna Sf 1) Femmina di cane. Dal latino cània = femminile di cànis. 2) Pinza per idraulici o meccanici. Per similitudine tra la bocca del cane e la pinza (anche quest’ultima morde). 3) Fiacca, spossatezza.
Cagnâra Sf Canea, cagnara, bagarre. Come il guaire di molti cani.
Cagnarâr V. intr. Questionare, fare confusione.
Cagnèt Sm 1) Cagnetto. 2) Cane del fucile. 3) (Plur.) Cagnetti, prugne selvatiche.
Cagnèta Sf 1) Cagnetta, cagnolina. 2) Donna disinibita.
Cagnîn Sm 1) Cagnolino. 2) Dente canino.
Cagnûn Sm Grosso cane.
Cagnús Sm Odore stantio di umido. Dalla sensazione di sentire odore di cane bagnato.
Cagòt Sm Piccolo Smottamento, piccola frana. Anche cagaròt.
Càl 1 Sm Callo, pelle indurita. Da un termine càllis = strada, sentiero battuto, indurito.
Càl 2 Sm Calo, diminuzione. Da calare = diminuire.
Calâ Agg. 1) Disceso. 2) Calato, diminuito. L’é calâ la nèbia = è scesa la nebbia. La frêva l’ê un pô calâda = la febbre è diminuita un pochino. Al prèsi dal furmênt l’é calâ = il prezzo del grano è sceso.
Calâda Sf 1) Discesa. 2) Calata (a carte). 3) Tramonto (calâda dal sûl).
Calamâr 1 Sm Calamaio, vasetto o boccettina per l’inchiostro. Dal latino calamàrius = che porta il càlamo, cioè la penna per scrivere.
Calamâr 2 Sm Calamaretto. Pare per il liquido che contiene, nero, simile all’inchiostro del calamaio.
Calamâr 3 Sm borse sotto gli occhi.
Calamìta Sf 1) Calamita, magnetiSmo. 2) Attrazione. Dal greco medioevale kalamìtes (cannuccia) = ago della bussola. Le prime bussole consistevano in una cannuccia magnetizzata, collocata dentro un bacile d’acqua. La cannuccia si orientava istintivamente verso il Polo Nord.
Calamitâ Sf Calamità, disgrazia. Dal latino calàmitas = rovina, disgrazia. Il termine è legato a clades = strage.
Calâr V. tr. e intr. 1) Calare, diminuire. 2) Mancare. 3) Tramontare. 4) Scendere, abbassare. 5) Giocare una carta. Da un termine mediterraneo kalhàn = allentare, passato in latino con calàre. A càla la vìsta = la vista diminuisce. Calâr al brâghi = arrendersi, cedere. A gh’ càla quel = manca qualcosa. Calâr un às = giocare la carta vincente.
Câlca Sf Calca. Ressa. Anche cârca.
Câlch Sm Calco. Stampo. Riproduzione di una statua di marmo con una di gesso.
Calcinâra Sf Fornace per la calce. Vedi Calsinâra.
Câlcul Sm 1) Calcolo, conteggio. 2) Speculazione. Dal verbo Calcolàre. 3) Calcolo renale. Il càlculus è una pietruzza che si forma per presenza di calcare nell’organismo.
Calculadûr 1) Agg. Calcolatore, attento nel valutare. Interessato. Avaro. 2) Sm Computer o calcolatrice.
Calculâr V. tr. Ponderare, calcolare, valutare tutto. Dal latino càlculus = sassolino per conteggiare o anche per esprimere il proprio voto.
Câld Sm 1) Caldo, calore. Agg 2) Caloroso, focoso, bollente. Da una radice kel, passata in latino con càlidus = caldo, fervente, ma anche mentalmente fervido, quindi anche furbo.
Caldàja Sf Caldaia, riscaldatrice per acqua. Dal latino calidàrium = locale o strumento per riscaldare.
Caldâna Sf 1) Calori da menopausa. 2) Base per pavimentare un piano (gettata in cemento).
Caldâr Sm Caldaio, paiolo per riscaldare l’acqua. Vedi Caldêr.
Caldarîn Sm Secchio (di zinco o rame). Dal latino calidàrium, al diminutivo calidarìolum, col senso di scaldino, passato poi ad indicare recipienti per liquidi.
Caldêr Sm Caldaio, grosso recipiente per scaldare l’acqua. Dal latino calidarium.
Caldêra Sf Caldaia; calderone in cui si prepara il latte per fare il formaggio.
Calderûn Sm 1) Calderone, grosso secchio. 2) Miscuglio, confusione. 3) Livellamento generale.
Caldîn Sm 1) Calduccio, tepore. Agg. Tiepido.
Calendàri Sm Calendario. Ma è più usato Lunàri [Lunario]. L’origine del termine è legata al Liber Calendarum, registro delle calende, e si tratta delle scadenze fissate all’inizio di ogni mese. Kalènde è un termine greco trasferito in latino per indicare il primo giorno del mese, ma in greco non aveva questo significato. Infatti l’espressione: Alle calende greche corrisponde a mai, appunto perché i Greci non avevano le calende. È invece legato al verbo kalèo = chiamo, (e soprattutto: richiamo un debitore). La primitiva bozza di calendario consistette nella suddivisione dell’anno in dodici mesi in base ai cicli lunari che hanno la durata di 29 giorni, 12 ore, 44 minuti e 3 secondi. Abbiamo poi il calendario solare di 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 10 secondi che si basa sul ritorno del sole esattamente sullo stesso punto dell’eclittica (es. equinozio). Ogni popolo dell’antichità ebbe il proprio calendario. Quello più diffuso oggi è il calendario di Giulio Cesare, corretto poi da Gregorio XIII il 24 febbraio 1582. Breve esistenza ha avuto il calendario della Rivoluzione Francese. Oltre a cambiare il nome dei mesi ne spostò anche l’inizio, creando molte difficoltà in coloro che dovevano correlarsi con gli altri calendari in uso nelle nazioni europee ed extraeuropee.
Calèndi Sf I giorni delle calende per i romani corrispondevano al primo giorno di ogni mese. Dal Medioevo in poi sono stati considerati giorni particolari in cui molta gente constatava o prevedeva l’andamento atmosferico per tutto l’anno. A questi usi corrispondevano gesti particolari, come l’esposizione di coppette di cipolla con dentro un pizzico di sale, oppure ci si limitava ad osservare il tempo. Le giornate per tali previsioni erano: i primi 12 giorni di gennaio; San Paolo dei segni (25 genn.); I giorni della Merla (29, 30, 31 genn.); La candelora, (2 febbr.), [in alcune località anche S. Biagio, 3 febbr.]; Santa Bibiana (2 dic.).
Calèšna Sf Caligine. Dal latino calìgo = nebbia densa, vapore. Bertani, pur confermando il passaggio del termine attraverso il latino calìgo, lo collega all’africano bantu kalenge, che significa fumo, nebbia densa del mattino. Minghelli ricorda anche una usanza un poco strana di somministrare agli ammalati di polmonite un infuso di calèg-na (caligine).
Calèster Sm Telaio per alloggiare le botti e tenerle ferme. Consisteva in due grosse travi appoggiate su pilastrini in muratura, alte a sufficienza per inserire un mastello sotto la spina (Bellei).
Calibradûr Sm 1) Strumento per misure di precisione. Agg. Chi esegue misurazioni di precisione.
Càlibro Sm 1) Calibro di un oggetto, cioè il diametro esterno o interno. 2) Strumento di misura. 3) Calibratura. 4) Diametro interno delle canne da fuoco o delle pallottole. Dall’arabo qalib, attraverso il francese calibre.
Càlice Sm 1) Coppa per vini pregiati. 2) Calice per la S. Messa. Dal latino càlix, a sua volta dal greco kàlyx = contenitore esterno a protezione del fiore.
Calìsta Sf Callista, pedicure.
Câlma Sf Calma; tranquillità; bonaccia. Dal greco kàuma, uguale anche in latino, termine marinaro per indicare la bonaccia dovuta a molto calore.
Calmânt Sm Calmante, sedativo.
Calmâr V. tr. Calmare, sedare, rassicurare. V. Câlma.
Câlme Agg. Calmo, tranquillo.
Calmêr Sm Calmiere, regolamentazione. Si tratta di soluzioni politiche imposte al mercato. L’origine di questo vocabolo è alquanto strana. Si parte dalla parola bizantina kalamomètrion = “proprio della misura [metrion] di una canna [kàlamos]”, che va intesa come unità di misura (Devoto). Si arriva poi al veneziano calmédro e, nel XIIIº sec., si ritorna a calamèrium. Dal sostantivo si passa poi alla voce verbale: calmare.
Calmierâr V. tr. Calmierare, regolamentare il prezzo di certi generi di necessità.
Calòsa Sf Caloscia, copriscarpe. Dal francese galoche.
Calòta Sf Calotta. Parte del cranio. Per estensione = testa. Si pensa che derivi dal francese galotte. Vi è chi ricorre al greco kalýpt? (copro), chi al tardo latino calautica, (cuffia), chi all’arabo kalupa (copricapo), e chi al francese cale (acconciatura) [Colonna]. Partîr ad calòta = dare giù di testa.
Câls Sm 1) Calcio, pedata. 2) Impugnatura delle rivoltelle. Cassa del fucile. Dal latino calx = tallone. A fâr dal bên a j’ âši a s’ ciàpa di câls! = a fare del bene agli asini si ricevono calci. Ciapâr di câls in bùca = essere oppressi, maltrattati; ricevere soprusi in cambio di benefici fatti. Un câls ad mùsca = una cosa da nulla.
Calsâ P. pass. Calciato, preso a calci. Agg. Calzato, dotato di scarpe. Fnîr a l’infêrne calsâ e vestî = finire all’inferno con tutti gli agi posseduti.
Calsadûr Sm. 1) Calciatore. Giocatore di pallone. 2) Calzascarpe.
Calsâr V. tr. Calciare, dare pedate, maltrattare. Dal latino calx = tallone. Dal latino calx = tallone. Poi è passato ad indicare non più il tallone ma l’effetto di chi si serve del piede per offendere, difendersi o giocare. Al câlsa cmé un múl = calcia come un mulo.
Calsascârpi (Neol.) Sm Calzascarpe, attrezzo per facilitare l’inserimento del piede nella calzatura. È più usato Calsadûr.
Calsêder (raro, di influenza modenese) Sm Secchio di rame per l’acqua da bere. Dal greco kàlkydron = recipiente di rame. Il termine Calcidrus, poi Cacidrum compare a Bologna nel 1227, forse importato dal bizantino della vicina Ravenna, e diffuso in tutta la padania nelle forme: Calciròlo [Vecchio milanese], calcidrèl nei dialetti di derivazione veneziana.
Calsèt Sm Calza, calzino. Da calx = tallone, (quindi protezione per il tallone). Fâr i calsèt a.. = imbrogliare, truffare. Gùcia da calsèt = ferro per fare le calze.
Calsîna Sf 1) Calce. 2) Malta, impasto di calce e sabbia pronta all’uso. In latino calx indicava i sassolini, la ghiaia che, cotti, davano la calce. Bagnâr la calsîna: spegnere la calce prima di usarla. Manîr la calsîna. Preparare l’impasto per murare. Mèter i öv suta a la calsina: mettere le uova sotto la calce. Era un modo per mantenerli freschi più a lungo.
Calsinâra Sf Fornace per cuocere la calce. Anche Calcinâra.
Calsinàs Sm Calcinaccio, frammento di intonaco.
Calstîn Sm Calzini; calzettini.
Calstûn Sm Calzettoni.
Calsulâr Sm Calzolaio. È più usato scarpulîn. Dal latino calceolàrium = chi fa i calcèoli, cioè le scarpe. I fiö di calsulâr i vân descâlsa = i figli dei ciabattini camminano senza scarpe.
Calúnia Sf Calunnia, maldicenza, diffamazione, falsità.
Caluniadûr Agg. Calunniatore, diffamatore.
Caluniâr V. tr. Calunniare, dire falsità su qualcuno, diffamare. Dal greco kelèo, in latino antico càlvor = io ammalio, io inganno.
Calûr Sm Calore, affetto, buona disposizione. Dal latino càlor, dal verbo càlere = scaldare.
Calurìfer Sm Termosifone, radiatore, calorifero.
Calurûš Agg. Caloroso, molto caldo; cordiale, affabile.
Calvàri Sm 1) Monte della crocifissione. 2) Calvario; sofferenza, malattia lunga e dolorosa.
Ca’ màta Sf 1) Postazione militare mimetizzata; rifugio per le manovre militari. 2) Ripostiglio, capanna per ricovero attrezzi. Fusione dei due termini casa e matta, col significato di casa falsa, casa finta.
Cambaràsa Sf Stanza, utilizzata come ripostiglio.
Cambarîn Sm Camerino, stanzetta, cameretta. Anche ufficio, ambulatorio.
Cambarîna Sf Cameretta, stanzetta.
Cambarûn Sm Stanzone, androne, normalmente adibito a ripostiglio o magazzino.
Càmbi Sm Cambio; scambio; mercato. Dal latino cambiàre, di origine gallica.
Cambiâla Sf Cambiale, debito. Dall’espressione lettera cambiale o di cambio, che indicava un impegno di pagamento.
Cambiâr V. tr. Mutare, cambiare, sostituire, traSformare. A càmbia i sunadûr, brîša la múšica! = cambiano i suonatori, non la musica. Cambiâr bandiêra = cambiare partito, idea.
Càmbra Sf. Camera, stanza. Ma il latino càmera indicava un locale coperto e a volta.
Camèl Sm. 1) Cammello. 2) Spilungone. Dall’ebraico gamàl, attraverso il greco kamelos e il latino camélus. La voce sembra legata al termine Gamba. Indica una persona sgraziata, o un marito tradito. L’é un grân brút camèl = è brutto e sgraziato.
Cameràta Sm Commilitone, che condivide la stessa camerata. Dallo spagnolo camaràda, della stessa camera.
Cameriêr Sm Cameriere, barista, addetto al tavolo.
Càmice Sm (Neolog.) 1) Camice, veste bianca che il sacerdote indossa per celebrare la messa. 2) Sopravveste di medici, infermieri, operatori di laboratorio. Dal bizantino kàmasos = tunica.
Camîn Sm Camino, comignolo, tubo della stufa. Dal greco kàminos = fornello. Fâr fumâr al camîn = mettere su casa, rendersi indipendenti.
Caminâda = Camminata, corsa.
Caminâr V. intr. Camminare, correre, andare veloce. Da una radice celtica cam, poi latinizzata nel medioevo in camino, che indica sia il camminare che il percorso. In dialetto però aveva il significato di correre, camminare velocemente. Camîna! = muoviti!
Caminèt Sm Caminetto.
Càmio, Càmion Sm 1) Camion, autocarro. 2) Grande quantità. Dal francese camiòn, (in antico chamion) = carro.
Camîša Sf 1) Camicia (abito). 2) Rivestimento. Dal tardo latino camìsia, di derivazione nordica. A volte indica la coscienza: Chi ch’gh’ha la camîša spôrca l’ha sèmper pajûra! = chi ha la coscienza sporca ha sempre paura. Indica fortuna: L’é nâ cun la camîša = è nato fortunato. Indica povertà: Êsre in camiša = Non avere mezzi economici. Tentare il tutto per tutto: Šugâs la camîša = giocarsi tutto. Indica anche ingiustizia sociale: Chi ch’ lavûra al gh’ha ‘na camîša, chi n’ lavûra a gh’n’ha dû = chi lavora può permettersi una camicia; chi non lavora se ne può permettere due.
Camišèta Sf Camicetta.
Camiunèta Sf Jeep, fuoristrada.
Camiunìsta Sm Autista di camion.
Camòra Sf Camorra, cricca di malfattori. Secondo alcuni è un rafforzativo di morra = mucchio, banda; secondo altri deriva dallo spagnolo camorra = contesa.
Câmp Sm Campo, terreno coltivano. Dal latino càmpus che inizialmente significava pianura, terreno esteso, poi campo lavorato. Câmp dagli ànmi = terreno donato alla parrocchia in cambio di suffragi.
Campâ Sm Periodo vissuto. Da campare, ma riferito a chi riesce a sopravvivere nel campo di battaglia.
Campâda Sf Campata, larghezza di un arco o lunghezza di una trave. Da campo, inteso come spazio.
Campàgna Sf 1) Campi in genere. 2) Periodo di promozione; campagna elettorale. 3) periodo di riposo fuori città.
Campagnöl Agg. Campagnolo, rurale, rustico.
Campâna Sf 1) Campana di chiesa. 2) Bocca della macchina tritacarne o di quella per fare maccheroni e simili. 3) Intontimento. Dal latino vàsa campàna = vasi di bronzo della Campania.
Campanâr s m. Campanaro.
Campanàs Sm Campanaccio per mucche.
Campanèl Sm, Campanèla Sf Campanello, allarme, richiamo.
Campanèla) Sf Narciso giallo. Anche altri fiori a campanella. Dal latino campànula = campanella, per la forma del fiore.
Campanîl Sm Torre campanaria. Col tempo è diventato il simbolo di unità della parrocchia o della città, e di rivalità nei confronti delle comunità circostanti. Ed era una gara fra chi costruiva il campanile più alto. C’è anche la traSformazione di antiche torri di castelli in torri campanarie.
Campanlîn Sm Campanellino, bubbolo.
Campanûn Sm 1) Campana civica. In genere rappresenta l’orgoglio di appartenere ad una città. 2) La campana più grossa del campanile. 3) Tonto.
Campâr V. intr. Vivere; sopravvivere. Da campare ma riferito a chi riesce a sopravvivere nel campo di battaglia (Cfr.: Scampâr). Campa un dí e campa bên / tö’ la vìta cme la vên. Campa un giorno solo ma vivilo bene e prendi la vita come viene.
Campèt Sm 1) Piccolo campo. 2) Strofa di una poesia o di una canzone.
Campfîn Sm Era il petrolio per lucerne.
Campiûn Sm 1) Campione, asso nello sport. 2) Campionatura, articolo di una produzione. Dal tardo latino càmpio = chi combatte in campo, cioè nell’arena.
Campiunâ Sm Campionato, insieme di gare per raggiungere un trofeo.
Campsânt Sm Cimitero, camposanto.
Camumìla Sf Camomilla, calmante; persona noiosa. Dal greco kamàmelon, attraverso il latino chamomilla. Il concetto alla base è melo nano (forse dalla somiglianza del profumo).
Camurìsta Sm Camorrista. Affiliato alla camorra.
Cân Sm 1) Cane. 2) Cane del fucile. 3) Balordo. Dal latino canis. Ai cân màgre a gh’ và adòs al mùschi. = ai cani magri vanno addosso anche le mosche. Cân da càsa = Cane magro, denutrito, ma abile nella caccia. Deriva dalla convinzione che i cani affamati diventano più attivi nella ricerca della selvaggina, e quindi conviene tenerli magri, far loro soffrire la fame. Cân môrt = finto tonto; imbroglione. A gh’é púsa d’ cân môrt = c’è un tranello. Chi ch’ màsa cân e gàt / al fà mâl i sö fàt! = chi uccide cani e gatti fa male i propri interessi. Per gnênt gnân i cân i scuàsi la cùa = per nulla neppure i cani scodinzolano. Cantâr da cân = cantare male, stonare. Bajâr cmé un cân = sbraitare rabbiosamente. Lingua d’ cân = tipo di erba. L’é un cân = lavora male. Cân ch’ al bàja a n’ búca brîša = can che abbaia non morde. Biânch cmé un dênt ad cân = bianchissimo. Cân sênsa padrûn = cane randagio.
Càna Sf 1) Canna; tubo. 2) Canna del fucile. 3) Tubo per dirigere il getto delle macchine per irrorare o dare lo zolfo alle viti. 4) Scarico per i camini moderni. 5) Canna di bambù, utilizzata per recinti o per la costruzione di zaf (Vedi Arèla). 6) Il lungo bastone, (preferibilmente di bambù perché più leggero), usato nelle chiese per spegnere i ceri dell’altare o per abbattere le ragnatele. 7) In senso figurato si indica anche un buon tracannatore. 8) Oggi vale anche per dose di eroina. Dal greco kànna, anche in latino canna. Per l’eroina deriva da cànnabis = canapa.
Canàja Sf Canaglia, balordo. Derivato di canis = che fa cose da cani. L’immagine è legata ad un gruppo di cani randagi.
Canâl Sf Canale, fosso di scolo, gora. Naviglio. Stretto. Dal latino canàlis, aggettivo di canna, utilizzata come tubo o conduttura. Butâr int al canâl = gettare via.
Canâla Sf Grondaia, convogliatore per l’acqua. Le canale venivano fatte con pertiche di castagno, segate per lungo e rese concave mediante la “sapèta” o sgorbia.
Canalài Sm Lattoniere, artigiano che monta le grondaie.
Canalûn Sm Canalone; grosso canale; vallata.
Canalús Sm Gola, esofago.
Canapè Sm Divano, sofà. Dal greco konopèion si è passati al latino conopèum, e quindi al francese canapé. In origine il termine indicava dei veli per proteggersi dalle zanzare, poi è passato a descrivere un letto con baldacchino, protetto da veli; in fine un divano da salotto intimo.
Canàpia Sm Termine ironico per indicare un grosso naso.
Canarîn Sm Canarino. Appartiene ai passeriformi, ha piumaggio giallo e canto melodioso. Il nome deriva dal luogo d’origine, le Canarie. Al màngia tânt cmé un canarîn = mangia pochissimo.
Canavàs Sm Canovaccio, strofinaccio. Da canapa, la materia con cui è realizzato.
Canavöj Sm Canupoli, frammenti di canapa. Da cannabis = canapa (ma nel caso specifico ci si riferisce alla parte legnosa, non alle fibre).
Cancèl Sm Cancello, ingresso, chiusura, sbarramento. Dal latino plur. cancelli, diminutivo di càncri = grate. Vi è chi collega il termine a càncer per la somiglianza con le molte articolazioni del granchi, suggerite dalla disposizione delle barre
Cancelâda Sf Cancellata (da cancello). Agg. = eliminata, per il modo di cassare con segni perpendicolari tra loro a forma di cancello.
Cancelâr V. tr. Cancellare, eliminare, derubricare. Dal modo di cancellare tracciando segni perpendicolari tra loro, a forma di cancello, su una parola da eliminare.
Càncher, Càncre Sm 1) Cancro; tumore; avversità. Dal latino càncer = granchio di mare, assunto poi come simbolo del male perché demolisce gli organi (cancro, tumore). 2) Cardine, perno, sostegno. Dal bizantino kàngalos, = arpione, perno girevole. 3) Bestemmia, imprecazione. 4) Persona poco degna di rispetto, testarda e pretenziosa. 5) Persona caparbia, che non molla mai il lavoro e vuole raggiungere a tutti i costi lo scopo. Anche a persona furba.
Cancrêna Sf Cancrena, male incurabile.
Candèla Sf 1) Candela, cero; moccolo. Dal latino càndeo = sono chiaro, splendo, sono bianco. 2) Moccolo al naso. 3) Organo di un motore a scoppio che produce la scintilla per l’esplosione della miscela. A n’ vâl gnân la candèla = non ne vale la pena! Drit cme ‘na candèla = rigido, sostenuto, arrogante. Piâr ‘na candèla = chiedere aiuto a un santo. S’a bàt al sûl int la cadèla (Candelora) l’è ‘na lunga Primavèra! = Se c’è il sole il 2 Febbraio vi sarà una primavera lunga. A lûš ed candêla = a lume di candela.
Candelàri Sm Candeliere, candelabro.
Candeliêr Sm Candeliere.
Candelôra Sf Candelora, festa della Purificazione di Maria Vergine (2 Febbraio, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù). È detta anche Seriöla. È la traslazione a orecchio del termine (Festum) candelòrum = (Festa) delle candele. In quella data la gente era solita osservare il cielo per trarne presagi sul bello o cattivo tempo. Quand a vên la Candelôra da l’invêrn’ i’ sèma föra = quando arriva Candelora siamo fuori dell’inverno, ma non ne siamo sicuri, perché Se al sûl al bàt int la candlîna, o l’ê nêva o l’ê brîna = se c’è il sole o nevica o gela.
Candlêr Sm Candeliere.
Candlèta Sf 1) Candelina. 2) Congegni per l’accensione del motore diesel. 3) Agevolatore per la fecondazione delle mucche.
Candlîna Sf Candelina, moccolo. A la lûš ad la candlîna – ânch al rèmle al pâr farîna = alla (poca) luce della candelina anche la crusca sembra farina.
Candlòt Sm 1) Piccola candela. 2) Cilindro di esplosivo; ghiacciolo a forma di candela.
Candlûn, Candlûna Agg. Moccoloso, col naso sporco.
Canê Sm e N. propr. 1) Canneto, luogo ove crescono bene le canne. Il termine specifica un appezzamento di solito prossimo ad un rivo, molto umido. 2) Spesso indica una località precisa, i Canneti, legata comunque alle canne.
Canèl Sm 1) Cannello per fiamma ossidrica. 2) Canaletta ove scorre l’acqua nelle fontane a getto continuo.
Canèla 1 Sf Mattarello per la Sfoglia; mestolo per la polenta. Chi ch’ a n’ vôlta la manèla a n’ girarà la canèla! = chi non cura i manipoli del grano non avrà Sfoglia (e quindi non potrà Sfamarsi). Únšre cun la canèla = bastonare.
Canèla 2 Sf Aroma per cibi. Da cànnula = pianta lauracea, del tipo cinnamomo.
Canéster Sm Neol. poco usato 1) Canestro, cesto. Lo sostituiscono: Cavàgn, cavagnîna, panêra. 2) Tanica, contenitore per liquidi. Dal greco kanàstron, in latino canìstrum, con probabile riferimento a canna, materiale con cui veniva costruito.
Canfîn (arcaico) Sm Primitivo tipo di petrolio per lucerne, usato poi come antiparassitario dei pidocchi, cimici o pulci.
Cânfra Sf Canfora. Dall’arabo kafûr, indica la resina prodotta dall’omonimo albero, infiammabile, di colore biancastro, utilizzata un tempo per preparare gli zolfanelli.
Canì-c Sm Cannucciato. Griglia su cui si pongono le castagne a seccare nei metati. Da cannìcius, derivato da canna. Il termine è usato oltre Castelnuovo, verso il crinale, e lascia intravvedere la costruzione del piano di essiccazione con canne o bastoni al posto dei listelli sagomati con il segone
Canîl Sm Canile; cuccia del cane.
Canlâda Sf 1) Botta inferta col mattarello. 2) Calcio potentissimo al pallone.
Canmôrt Sm Disonesto, bieco. Forse dall’atteggiamento del cane che si finge morto per poi aggredire all’improvviso.
Canò-c Sm 1) Torso di pannocchia. 2) Cono di cartone da porre sulla rocca, pennecchio.
Canòcia Sf 1) Gambo del granoturco.
Canònich 1 Sm Canonico, prelato. Monsignore. In origine erano detti Canonici i chierici iscritti nel Cànone, cioè nella lista della chiesa vescovile. In seguito solo quelli del presbiterio vescovile. Inizialmente tutti dovevano partecipare alla recita corale dell’Ufficio divino. In seguito (XIIIº sec.), solo quelli dei Capitula numerata, e veniva data loro una prebenda per la recita corale.
Canònich 2 Agg. Canonico, conforme alle leggi ecclesiastiche. Tali leggi sono contenute nel Codex Juris Canonici, cioè il Corpo dei Canoni. Il termine greco kànon compare fin dal IVº sec. e si distingue dalle leggi civili che sono nòmoi. In origine il canon era semplicemente una canna fissata a terra, dritta, che serviva da punto di riferimento. Come anche la Règula altro non era se non la Riga degli agrari per suddividere il terreno.
Canònica Sf L’abitazione del parroco. Fin dai tempi dei bizantini l’abitazione del parroco doveva corrispondere a determinati canoni, o norme. Da qui l’aggettivo Canonica. Oggi diremmo: è a norma.
Canslâr V. tr. Cancellare. V. Cancelâr.
Canslêr Sm Cancelliere.
Cansûn Sf 1) Canzone, canto. 2) Testo di un canto. 3) Serenata. 4) Canto di passatempo. Dal latino càntio, sostantivo di cànere = cantare. L’ê la sòlita cansûn = È la solita musica.
Cansunâr V. tr. Canzonare, dileggiare, deridere.
Cansunèta Sf Canzone in voga, alla moda.
Cansuncîna, cansunsîna Sf Canzoncina, adatta ai bambini. Anche canto religioso.
Cânt Sm Canto, canzone. Fâr un cânt = cantare in compagnia.
Cantâda Sf 1) Canzone. 2) Canzonatura. 3) Rimprovero. 4) Inezia, roba da due soldi. 5) Spiata, delazione. Pagâr ‘na cantâda = pagare poco. Ciapâr ‘na cantâda = prendere poco. Sênsa tànti cantâdi = poche storie. Cambiâr la cantâda = cambiare musica. I’ gh’l’ho cantâda = l’ho romproverato, gli ho detto ciò che meritava.
Cantadûr Sm Cantore, cantante, bella voce.
Cantamàš Sm 1) Cantamaggio (spettacolo). 2) Cantante del Maggio, maggerino. Altra cosa è il Maggio drammatico. In origine il Cantamaggio era una sceneggiata con canti e poesie sotto la finestra di qualche ragazza. Poi è diventato una rappresentazione di questua (per trovare cibo); oggi sopravvive solo in forma folkloristica. 3) Equivale anche a bastonatura. 4) Nell’alto Modenese (Fiumalbo) indica anche la primula. Fusione di Cantare e Maggio. Alcuni studiosi collegano il latino màjus alla dea Màja, madre di Mercurio, cui era dedicato il mese, ma con riferimento concreto a magis (di più) perché maggio è il mese della crescita (dei prodotti della terra, degli animali gravidi). Si sa che i latini dedicavano il primo giorno di Maggio ai riti della fertilità, e quindi alla crescita di tutto il mondo animale e vegetale. Le piante, per l’occasione, venivano divinizzate. Il rito delle Calende di Maggio diventa, col Rinascimento, Calendimaggio soprattutto in toscana (Lorenzo De’ Medici – Poliziano). È quindi possibile che il nostro Cantamaggio altro non sia che una variante del Calendimaggio toscano.
Cantânt Sm Cantante, cantore.
Cantâr V. tr. 1) Cantare, esprimere felicità. 2) Raccontare, dire tutto, confessare, parlare. Dal latino cànere, intensivo cantàre, legato in qualche modo al sanscrito usakalach,termine che si riferisce al gallo che chiama l’aurora. La prìma galina ch’a cânta l’ha fàt l’öv = la prima gallina che canta ha fatto l’uovo. Cantâla ciâra = spiegarsi, dire le cose come stanno. Chi ch’ cânta a tâvla e ch’ fìs-cia a lèt l’è màt perfèt = chi canta a tavola e fischia a letto è pazzo. Fâr cantâr ûn = costringere, anche in malo modo, a svelare una informazione.
Cantarèla Sf 1) Barra oscillante fermata con un perno alla tramoggia e appoggiata ad una estremità alla macina superiore che, girando la fa oscillare per favorire la discesa del grano all’interno della mola. 2) tipo di uccello migratore.
Cantarîn Agg. 1) Tipo canterino, allegro. 2) Facile a parlare. 3) Persona che canta bene, volentieri e spesso. Non per nulla si dice: Gril cantarîn.
Cantêr 1 Sm Cantiere, fabbrica. Secondo alcuni da canthèrius = cavallo castrato, usato come sostegno, sostituito poi da cavalletti, Secondo altri dal genovese cantè = cantiere navale.
Cantêr 2 Sm Travetto intermedio tra la trave principale e i listelli (tempie) che sorreggono le tegole.
Canterân Sm Canterano, armadio. Dal latino arcaico càntharus (derivato dal greco kàntharos) = coppa, vasca di legno, conca, ma con successiva acquisizione del significato di cassetto, e poi di cassettiera o comò.
Cantilêna Sf Nenia, cantilena, rimprovero. In latino cantilèna significa ritornello. Quindi qualcosa di ripetitivo e, alla lunga, noioso.
Cantîna Sf 1) Cantina, scantinato. 2) Bettola, mescita, osteria. Diminutivo al femminile di cànthus (greco kànthos =?angolo dell’occhio), canto, cantone, angolo appartato. La Castellini preferisce la derivazione dal latino canoba (da cui lo spagnolo canevas), che però mi sembra più legato a caupona (osteria) che a cella vinaria (cantina). Per Santa Giustîna túta l’úva in cantîna. = per la festa di Santa Giustina (7 Ott.), tutta l’uva (deve essere) in cantina. Utùber, vîn e cantîna – da sîra a matîna! = in ottobre si sta in cantina (ad accudire il vino nuovo) dal mattino alla sera. In alcune borgate, fino a qualche tempo fa, la cantina veniva chiamata “tüâda”, dal latino tùeor = proteggere (Castellini).
Cantinêr Sm Cantiniere.
Cantinîn Sm Cantinino, piccola cantina per il vino migliore.
Cantinûn Sm Cantina sociale.
Cantûn Sm 1) Angolo appartato; rifugio, nascondiglio. 2) Ripostiglio. 3) Spigolo. 4) Pietra angolare, sasso portante. 5) A livello internazionale: suddivisione di un territorio, compartimento (Vedi Svizzera). Dal greco kànthos, = spigolo dell’occhio, in latino cànthus = angolo, spigolo fra due strade. Ricordiamo il metodo della centuriazione: il cànthus era lo spazio fra due strade che s’intersecavano ad angolo retto. Il termine greco indica lo spigolo dell’occhio, riassunto nell’espressione Guardâr cun la cùa d’l’ò-c! Al nòm di cujûn – l’è in tú-c i cantûn! = il nome dei poco furbi è (scritto) ovunque. Andâs a sèdr’ int un cantûn = ritirarsi, togliere il disturbo. Ciapâr in tú-c i cantûn = sbattere contro tutto. Pr’al Perdûn mèt la sàpa int al cantûn! = per la festa del perdono (2 agosto) riponi la zappa (i lavori di aratura devono essere conclusi). Šugâr ai quàter cantûn = giocare ai quattro cantoni. Ardušîr int un cantûn = mettere alle strette. Mètr’ int un cantûn = mettere da parte. Deporre da una carica. Stâr int un cantûn = stare appartati.
Cantunâda Sf 1) Angolo di edificio; spigolo. 2) Sbaglio grossolano, equivoco, abbaglio. Ciapâr ‘na cantunâda = prendere un abbaglio.
Cantunêr Sm Cantoniere, stradino. Dal francese cantonnier = responsabile di un cantone, di una zona.
Cantunêra Sf Casa a disposizione del cantoniere.
Cantunsîn Sm Cantuccio, rifugio, angolo preferito. Catâr ûn cantunsîn = trovare il proprio angolino.
Canturìa Sf Cantoria, luogo riservato ai cantori in chiesa. Si trova in alto dietro all’altare maggiore, o sopra il portone d’ingresso, o ai lati dell’altare maggiore.
Canúcia Sf Cannuccia, tubicino; portapenne. Dal latino cànna.
Canuciâl Sm Cannocchiale, binocolo. Da canna + occhiale. Guardâr cun al canuciâl = Vedere da lontano. Non potere constatare. Non potere avere.
Canûn Sm 1) Cannone (arma). 2) Barattolo di latta a forma di tubo per caffè, zucchero, sale. 3) Tubo di scarico della stufa. 4) Pluviale, tubo di discesa della grondaia. 5) Neol. Spinello, droga. Dal latino canna. L’é un canûn = è un tipo in gamba. Fâs un canûn = fumare uno spinello o iniettarsi droga. Canûn dal súcre = barattolo dello zucchero.
Canunâda Sf 1) Cannonata, bomba. 2) Rombo, frastuono. 3) Sorpresa gradevole. 4) Potente calcio al pallone. L’é ‘na canunâda = è una cosa molto bella. A n’ sênt gnân al canunâdi = dorme della grossa. A n’ tèm gnân al canunâdi = non ha paura di nessuno. L’ha tirâ ‘na canunâda = ha tirato un calcio potentissimo.
Canunêr Sm Neol. Cannoniere, goleador.
Canùsa N. pr. di località Canossa. Famosissimo castello che fu teatro delle lotte per l’investitura tra Enrico IVº e Papa Gregorio VIIº. Il Castello sorse intorno al 940 per opera di Adalberto Azzo. Fu distrutto dai Reggiani nel 1255. Il nome del castello, nel latino medioevale, significa bianco, biancastro, (per il colore della roccia, come Rossena deriva dal colore rosso della roccia su cui sorge). Attualmente tutto il comune ha preso il nome di Comune di Canossa.
Canusiân Agg. Di Canossa, cunusino.
Canusîn Agg. Canusino, canossiano.
Canutêra Sf Canottiera. Dal francese canotière, maglietta dei rematori di canotto.
Cànva Sf Canapa. Lavorata può diventare caršö (per tessere), o tòs, più grezza, per imbottiture, tele per sacchi, o cordame. Dal greco kànnabis = canapa.
Canvâr Sm Canapeto, terreno seminato a canapa.
Canvarîn Sm Canapino.
Canvûn Sm Canapone.
Càp Sm 1) Capo, caporione. 2) Principio, inizio. 3) Articolo. 4) Vestito. 5) Capolinea. Dal latino càput = testa. A l’ha dìt al càp = è la volontà del capo. Al càp principâl l’è che… = quel che conta è… Andâr in càp al mund = andare molto lontano. Capitâr tra càp e col = improvviso, imprevisto. In càp al dì = entro oggi.
Càpa 1 Sf 1) Cappa (del camino). 2) Nuvolaglia incombente. 3) Oppressione (anche solo morale). 4) Disagio. 5) Mal di testa. Dal tardo latino càppa, = berretto per il capo, poi copertura (Vedi Càpa = Mantello).
Càpa 2 Sf Mantello, in passato tipico dei benestanti o di iscritti a confraternite. Dal tardo latino (VIº sec.), càppa, berretto per il capo, poi copertura in genere. A volte indicava anche una autorità come l’Abate, il Vescovo, ecc., perché era un poco il simbolo del benessere e dell’autorità. Ce lo ricorda l’adagio: Per un punto Martin perse la cappa. Per causa di un punto fuori posto Martino perse la cappa, cioè fu sollevato dall’incarico di priore. Ciò è dovuto al fatto che detto Martino aveva fatto scrivere sul portone d’ingresso del suo monastero (Asello, in Toscana): Porta pàtens èsto nulli claudàris honesto (Porta sii sempre aperta, non chiuderti per nessun onesto), ma chi ha scritto pose il punto (la nostra virgola) dopo il nulli, per cui il senso divenne: Porta non restare aperta per nessuno, chiuditi all’onesto.
Câpa Sf Capa, responsabile, dirigente.
Capâna Sf Capanna. Dal latino popolare capànna = tugurio, baracca. Nota: se la seconda A è lunga indica la capanna, fienile, ricovero di attrezzi ecc. Se la seconda A è breve indica quasi sempre una località con tale nome.
Capanèl Sm 1) Capannello. 2) Crocchio di persone.
Capanîna Sf Capannina, capannuccia.
Capanòt Sm Capanno, capannello.
Capanûn Sm Capannone, officina.
Capàra Sf Caparra, somma versata in garanzia. Anticipo. Da capo + àrra = inizio della garanzia. Per la Castellini invece deriverebbe dall’espressione càpe arram = prendi il pegno.
Caparadûr Sm Accapparratore.
Caparâr V. tr. Accapparrare, fare incetta.
Caparâs V. rifl. Accapparrarsi, fare incetta.
Capàs Agg. Capace, senza scrupoli. Dal latino càpax = che può contenere. L’é ûn capàs ad tút = è capace di tutto.
Capasquâdra Sm e f. Caposquadra.
Capastasiûn Sm e f. Capostazione.
Cap bànda Sm Capo banda, leader, caporione.
Càp d’òvra Sm Capolavoro; lavoro fatto bene, fatto con la testa. Dal latino càput = testa e òpus = lavoro intellettuale, opera dell’ingegno.
Capèl Sm Cappello, berretto. Diminutivo di càppa.
Capèla 1 Sf 1)Testa di fungo. 2) sbaglio, fregatura. 3) Glande. .
Capèla 2 Sf 1) Oratorio privato, chiesetta. 2) Tomba di famiglia. Sembra che l’origine del termine sia da collegarsi al luogo ove veniva custodita la cappa di San Martino di Tours.
Capfamìa Sm Capofamiglia, padrone, responsabile, capoclan. In qualche modo ricorda l’espressione latina Pater familias, la cui autorità e responsabilità si estendeva anche ai membri di servizio (schiavi o liberti), non solo a quelli con vincolo di sangue.
Capgat (A Castelnovo) Sm In italiano indica la malattia che procura capogiri, vertigini e cadute al cavallo. Il termine però è passato ad indicare un briccone, un lestofante o un mariuolo. [Cagnoli, 429]. Sembra riprodurre il latino càput captum = capo, testa catturata (dal malore). L’espressione ha un parente in mentecatto.
Càpi, Càpia Sm, Sf Cappio, laccio, vincolo. Dal latino popolare càpulum, da càpere = prendere, accalappiare.
Capîr V. tr. Capire, intendere, rendersi conto, fiutare. Dal latino càpere = contenere, ricevere, comprendere. Capîr òt per dešdòt = Fraintendere, equivocare. T’ capìs nûš per gurgàli = intendi noci al posto delle galle. L’é da capîr = è da comprendere. A n’ capîr pú gnênt = perdere la conoscenza, perdere i sensi.
Capîr, Capìs Sm. La facoltà di capire, di intendere. Dal latino càpere col senso di comprendonio.
Capirûn Sm Barilotto in alluminio, con coperchio sigillante, usato per la raccolta del latte da portare al caseificio. dal latino càpere = poter contenere, avere spazio.
Capitâl Sm Capitale, beni, poderi. Dal latino càput sia perché riguarda il capo, sia perché gli animali (i capitali degli allevatori) venivano contati come singolo capo.
Capitalìsta Sm 1) Che segue la teoria capitalista. 2) Accapparratore.
Capitàni Sm Capitano, caposquadra. Grado militare. Dal tardo latino capitàneus = che sta a capo.
Capitâr V. intr. 1) Capitare, accadere, succedere. 2) Presentarsi. Imbattersi. Giungere all’improvviso. Dal latino capitàre = far capolino, (cioè mettere avanti il capo), presentarsi. Capitâr a l’impruvîš = recarsi da qualcuno senza preavviso. A gli ên côši ch’capìta = sono cose che succedono. L’é capitâ ‘na disgràsia = è accaduta una disgrazia. L’é capitâ chí a ûra d’ sêna = è arrivato qua a ora di cena.
Capitèl Sm Capitello, parte terminale di una colonna.
Capìtle Sm 1. Capitolo, parte di un testo o di uno studio. 2. organismo legato alla liturgia nelle chiese importanti. 3. Nei monasteri e conventi: sala di riunione per decidere comportamenti o correzione di errori notati.
Caplâda Sf 1) Botta data col cappello. 2) Quantità esigua di roba (quella che sta in un cappello). 3) Cantonata, errore.
Caplàj Sm V. Caplâr.
Caplân Sm Cappellano, vice parroco. Era l’officiante di una Cappèlla o piccola chiesa, responsabile del culto in oratori o cappelle private, senza autorità relativamente alla parrocchia.
Caplâr, Caplàj Sm Venditore di cappelli. Chi vende o produce cappelli.
Caplâr V. tr. Prendere con inganno, sottrarre. Dal medievale capellàre, intensivo di càpere = prendere.
Caplàs Sm Cappellaccio, copricapo vecchio.
Caplavûr Sm Capolavoro, opera riuscita bene. Dal latino càpitis + làbor = lavoro fatto con la testa e la fatica.
Caplêra Sf Cappelliera.
Caplèt Sm Cappelletto, tortellino. Dalla forma di cappello del prodotto. Nota: L’origine di tale prodotto si perde nel tempo, nelle leggende, nella letteratura. Prevale la versione che sia stato inventato nei pressi di Castelfranco Emilia (Modena). Il nome deriva dalla forma che assume: cappello, cappellino. Vi è chi, nelle invenzioni letterarie, lo vuol rassomigliare all’ombelico di Venere.
Caplîn Sm Cappellino, cappello grazioso, alla moda.
Caplîna Sf 1) Cappelletta. 2) Tomba di famiglia. 3) Edicola votiva.
Caplîni Sf Altro nome del fungo Maràsmius oreades.
Caplûn Sm 1) Cappellone, cappello a larghe tese. 2) Agg. Capellone, giovane coi capelli lunghi e incolti.
Capmàster Sm Capomastro, responsabile di una squadra di muratori. Da noi ha conservato il significato di Maestro principale (del mestiere). Da magìster = caposcuola di una determinata arte.
Capòcia Sm 1) Capofamiglia. 2) Capogruppo, piccolo boss.
Capòlghe Agg. Grassottello, tondo, florido. Sf = Tipo di castagna grossa e turgida. Dal latino medioevale capòticus, [Pini], quindi qualcosa che sta a capo, in evidenza, come i frutti più belli.
Capóm Sm Caposquadra, capo degli uomini a disposizione.
Capòt Sm 1) Cappotto, pastrano. 2) Sconfitta bruciante. Diminutivo di cappa. Al gh’ha dâ capòt = lo ha lasciato a zero. Arvultâr al capòt = rigirare il cappotto (per farlo sembrare nuovo).
Capòta Sf Copertura mobile dell’auto. Diminutivo di cappa, tramite il francese capote.
Cap-pòst Sm Capoposto.
Cap-repârt Sm Caporeparto.
Capriciûš Agg. Capriccioso, noioso. Lunatico. Detto di tempo: instabile.
Caprìsi Sm 1) Capriccio; Sfizio. 2) Amorazzo. 3) Alzata di testa, gesto di ribellione o di insofferenza. Devoto collega il termine a caporiccio, inteso come capelli ritti per lo spavento (o per l’ira). Tör mujêra l’é un caprìsi, ma a mantgnîla a gh’ völ giudìsi = prendere moglie è solo un capriccio; ma a mantenerla ci vuole giudizio.
Cap-sâla Sm Caposala.
Càpsula Sf 1) Capsula (medicina). 2) Parte della cartuccia che, percossa, produce la scintilla che provoca l’esplosione.
Cap-tâvla Sm Capotavola, posto riservato alle autorità o ad ospiti importanti
Cap-trêno Sm Capotreno.
Captûrne Sm Capoturno.
Capú-c Sm Cappuccio, coperchio. Da càppa.
Capuciûn Agg. 1) Testone, tonto, testa grossa. 2) Persona intelligente, che lavora con la testa.
Capuficîna Sm Capofficina.
Capufìsi Sm Capufficio.
Capûn Sm Cappone. Figura ambigua. Forse da una voce italica kàbo = cavallo castrato. Sôld e capûn – a túti ‘l stagiûn! = soldi e capponi (vano bene) in ogni stagione. Fâr gnîr la pèla d’ capûn = Fare rabbrividire.
Capunadûra Sf Castratrice di galletti.
Capunadûra Sf La castrazione dei galletti per farne capponi.
Capunâr V. tr. 1) Accapponare (la pelle), fare rabbrividire. 2) Castrare i galletti per farne capponi.
Capunâra Sf Pollaio per capponi. In certe zone indica anche la raggiunta pace dei sensi. L’é andâ in capunâra = ha perso la virilità. Nel dialetto veneto il termine diventa maschile: Caponàro. Le galîne tùte màte – per la perdita del gàlo – le ribalta el caponàro – da la ràbia che le gh’ha = le galline, impazzite per aver perso il gallo, rovesciano il pollaio per la rabbia che hanno (Dalla canzone: Me compàre giacométo).
Capurâl Sm 1) Caporale (anche come graduato di primo livello dell’esercito). 2) Caporione, capobanda. 3) Reclutatore di manodopera fuori regola. Da un termine latino volgare càpus – càporis = capo. A fà meno dàn al câls d’un múl che ‘l verbâl d’un capurâl = fà meno danno un calcio di mulo che un verbale di un caporale.
Capurâla Sf Donna dispotica.
Capuriûn Sm Capoccia, dirigente, caporione.
Capús Sm Cavolo cappuccio. forse dall’espressione a cappuccio, cioè fatto a forma di cappuccio.
Capusîn Sm 1) Cappuccino; frate in genere. 2) Caffè e latte. Il nome è derivato dall’abito indossato da tali frati, provvisto di cappuccio. Il caffelatte deve il nome al colore, simile a quello della tonaca dei Capuccini.
Càr Sm Carro in genere, ma più spesso indica quello a quattro ruote. Dal latino càrrus, carro a quattro ruote, importato dal gallico. Cùrrus invece indica il cocchio. La péš röda dal càr l’è cúla ch’sîga! = quella che cigola è la ruota più malridotta del carro. Mètre al car dednâns ai bö = agire senza ragionare.
Câr, Câra Agg. 1) Caro, amato. 1) Costoso. Dal latino càrus = amabile. Avêr a câra = considerare, valutare positivo, tenere caro, ritenere importante. I’ gh’ho (gh’arê) câra = sono contento che, mi piacerebbe che.
Carabîna Sf Carabina, fucile. Dal francese carabine, forse dall’arabo karab = arma da fuoco.
Carabiniêr Sm Carabiniere, soldato dotato di carabina. Il “Corpo dei carabinieri reali” fu istituito da Vittorio Emanuele Iº nel 1814, probabilmente derivandoli dai dragoni, con compiti di polizia. All’inizio erano solo 800. Uno squadrone speciale è quello dei corazzieri, già guardia reale e oggi guardie del Presidente della Repubblica. Fedele nei secoli è il motto assunto dall’Arma.
Carâda Sf Carreggiata, carraia. Da (strada) carraia = strada del carro, con tracce delle ruote. Andâr föra da la carâda = non ragionare a filo. Tgnîr la carâda = restare sulla strada giusta. Andâr šú d’ carâda (d’ caršâda) = prendere una brutta via.
Caradèl Sm Tratturo, carreggiata stretta, vialetto.
Caradlîn Sm Tratturo, piccola carraia.
Caradûn Sm Carraia larga, strada campestre.
Caradûr Sm Carraio, carradore, costruttore di carri agricoli. Da un arcaico carratore.
Caràfa Sf Caraffa, brocca. Dall’arabo carràfa = bottiglia con grossa pancia.
Caramèla Sf 1) Caramella, dolcetto. Dallo spagnolo caramèl, derivato dal tardo latino canna mellis = canna da zucchero. 2) Occhiale ad una sola lente.
Cararmâ Sm 1) Carrarmato, tank. 2) Suola antiscivolo, tipica di stivali o scarponi, con tasselli molto marcati, utili per fare buona presa. 3) Giocattolo fatto col rocchetto vuoto del refe applicandovi un elastico e incidendo tacche sulla circonferenza esterna del rocchetto. Il primo significato deriva dal fatto che si tratta di un carro munito di armi. Gli altri significati derivano dalla somiglianza al carrarmato.
Caràtre Sm 1) Carattere, personalità, indole. 2) Forma tipografica per ogni lettera. Dal greco karactèr = impronta, segno particolare. L’è ûn d’ caràtre! = È una persona forte.
Caravâna Sf Carovana; insieme di più persone. Dal persiano karwan= compagnia di mercanti.
Carbûn Sm 1) Carbone o colore nero. 2) Punizione. Da una radice nordica kar, in latino carbo, che indica qualcosa che arde, quindi le braci. Di conseguenza il carbone nostro altro non è che una brace spenta.
Carbunàja Sf Carbonaia, spiazzo ove si cuoceva il carbone.
Carbunèla Sf Carbone sottile.
Carbunîn Sm Chi produce il carbone.
Carbunîna Sf Carbone sottile.
Carbunsîn Sm Carboncino.
Carburadûr Sm Carburatore.
Carburâr V. intr. Carburare. Tipico dei motori, ma lo si usa anche per dire che le cose vanno bene.
Carburasiûn Sf Carburazione.
Carbúro Sm Carburo, combinazione chimica di carbonio con un metalloide, capace di produrre gas acetilene, utilizzabile sia per saldature che per illuminazione. termine tecnico derivato da carbònio.
Carcàgn Sm Calcagno; schiavitù. Dal latino càlx, poi calcàneum, = tallone, calcio.
Carcâr V. tr. Calcare; pigiare; insistere, essere pesante. Dal latino calcàre = schiacciare col tallone.
Carciôf Sm 1) Carciofo. 2) Babbeo. Dall’arabo charshùf. L’é un carciôf = è un babbeo.
Cârd Sm Cardo. Dal latino cardus (o carduus). Pianta delle composite, commestibile. Anticamente veniva usato per cardare la lana, da cui il verbo cardàre o cardjàre.
Càrda Sf Cancello in legno per i campi o l’aia. Dal latino cràtis o cràtes = graticcio, stuoia [Cavalieri].
Cardâr V. tr. Cardare lana o canapa. Dal tardo latino cardjàre, = trattare la lana. La cardatura, inizialmente, veniva effettuata con le foglie spinose del cardo.
Cardèl Sm Piccolo cancello in legno. Cfr.: Càrda.
Cardinâl Agg. e Sm 1) numero cardinale. 2) Cardinale, autorità ecclesiastica. Dal latino cardo inteso come cardine, sostegno essenziale. Ricordiamo, a proposito di tale parola, che nell’accampamento romano (a forma di rettangolo) due strade si intersecavano ad angolo retto: una nel senso della lunghezza, ed era il cardo major, l’altra parallela al lato minore, ed era il cardo minor. In altre parole tutta la vita dell’accampamento si svolgeva intorno a questi due assi principali.
Carèl Sm Carrello, carriolo; combinazione di ruote. Diminutivo di carro, elemento che facilita il trasporto.
Carèsa Sf Carezza, gesto gentile. Da càrus = amabile.
Caresâr V. tr. Accarezzare, blandire. Immaginare un risultato, sognare.
Carestìa Sf Carestia, penuria, miseria. Dal latino càreo = abbisogno, attraverso il medioevale carìstia = mancanza.
Carèt Sm Carretto, carriolo, trabiccolo.
Carèta Sf Carretta, carriola. In alta montagna designa anche la slitta, senza ruote.
Caretêr Sm 1) Carrettiere, vetturino. 2) Rozzo, volgare.
Càrga Sf La quantità caricata su un veicolo o su un animale da soma. Dal medioevale càriga, poi càrga.
Cargâda Sf 1) Carica, quantità di merce trasportata. 2) Sfottuta, istigazione. Al gh’ha dâ ‘na cargâda = lo ha rimproverato.
Cargadûr, Cargadûra Sm e f Caricatore meccanico.
Cargadûra Sf Caricamento.
Cargaêrba Sm Caricatore per fieno.
Cargâr V. tr. 1) Caricare pesi. 2) Compilare moduli. 3) Rincarare. 4) Aizzare, spronare. Dal latino carricare = lavorare col carro.
Cargâs V. rifl. Caricarsi, montarsi.
Càrghe Agg. Carico; appesantito; prolifico, fruttuoso. Sost. Soma. Quantità trasportabile con un carico. 4) Carta da molti punti. L’è tânt càrghe ch’a gh’ pîga ‘l bròchi = è tanto carico di frutti che gli si piegano i rami. L’ha calâ un càrghe = è sceso con un carico (Asso, tre, a briscola).
Câri Modo di dire Carezza, vezzo rivolto ai bimbi. Fâr câri = accarezzare.
Cariâs V. rifl. Il cariarsi di un dente.
Cariàs Sm Carriaccio, grosso carro o rimorchio.
Caricadûr, Caricatûr = Caricatore per arma da fuoco. Cfr:: Cargâr.
Caricatûra Sf Caricatura, scimmiottatura, immagine scherzosa. Da caricare, cioè accentuare i lati comici di una situazione, o i difetti di una persona.
Caricaturìsta Sm Caricaturista, vignettista.
Cariêra Sf Carriera, avanzamento. Fretta, velocità. Dal latino via carrària = strada per i carri (quindi la più agevole, la più sicura e veloce). A rubâr pôch a s’ và in galêra, / a rubâr tânt a s’ fà cariêra! = rubando poco si va in galera; rubando molto si fa carriera.
Carîn, Carîna Agg. Carino, grazioso.
Cariöl Sm Carriolo, trabiccolo con ruote. Dal latino carrìolus (diminutivo di Carrus) = carro.
Cariöla Sf Carriola. A ognûn al sú mestêr, e i cujûn a la cariöla! = ad ognuno il proprio mestiere, e i tonti alla carriola.
Caritâ Sf 1) La virtù della carità. 2) Elemosina. 3) Pietà, benevolenza. Dal latino càritas (a volte chàritas) = amorevolezza, benevolenza (dall’ Agg. càrus = caro, amabile).
Cariulâda Sf Carriolata, quantità di roba contenuta in una carriola.
Cariulîn Sm Carriolo, carriolino.
Carlèt (pêr) Sm Tipo di pere.
Carlîn = Moneta di poco valore, coniata da Carlo Iº D’Angiò nel 1278 .
Carlìno (Resto del) Sm Testata del quotidiano che esce a Bologna dal 1885. Il Carlino era una moneta sufficiente per la spesa quotidiana. In origine il foglio aveva una sola pagina e veniva dato ai clienti in sostituzione del “resto”, da cui il titolo.
Carlûna (A la) Locuz. Alla carlona, senza precisione; grossolanamente. Dal nome Charlon, Carlo Magno, che nei poemi cavallereschi viene descritto come semplice, bonario e grossolano.
Cârna Sf Carne, sia come cibo che come parte del corpo. Dal latino càro – càrnis. Cârna ch’a crès – la màngia spès! = carne che cresce mangia spesso. Cârna ch’a crès la n’ stà mai fêrma, cârna ch’a càla la n’ stà mai sìta! = carne che cresce non sta mai ferma, carne che cala non sta mai zitta
Cârna chervâda Carne greve, affaticamento. Probabile derivazione da caro grévis = carne ammalata.
Carnagiûn Sf Colorito della carne.
Carnàj Sm Carnaio, affollamento. Ci si riferisce in prevalenza all’affollamento in spiaggia.
Carnâl Agg. Carnale; figlio naturale.
Carnàs Sm Catenaccio, chiavistello; macchina mal ridotta.
Carnasîn Sm Chiavistello; catenaccio piccolo. .
Carnasö (Casteln.) Sm Fungo galletto. Vedi Carnisö.
Carnêr Sm Carniere, borsa di pelle o stoffa per porvi la cacciagione. A volte la si usava pure per raccogliere castagne o ghiande. Indica anche il sacco di pelle per suonare la Cornamusa, simile per forma al carniere. Per allusione anche membro virile. Da càrne = porta carne. Pàter nostr’ a la rumâna: – quàter pègri sênsa lâna – e un brìch sênsa carnêr – ch’a n’ pöl fâr al su’ mestêr! = padre nostro alla romana: – quattro pecore senza lana – e un montone castrato – che non può fare la sua parte.
Carnevâl Sm Carnevale, festa allegra; confusione. Dall’espressione carnis vale (saluto alla carne), col senso di addio ai piaceri della carne del periodo di feste Sfrenate prima della quaresima. Carnevâl l’è un bûn cumpàgn / perché ‘l vên ‘na vôlta a l’àn, / che s’al gnìsa tú-c i mêš / al srê l’arvîna dal paêš. = Carnevale è un buon compagno perché arriva una volta all’anno; ché se arrivasse tutti i mesi sarebbe la rovina del paese. Nadâl cun i tö, / l’an növ indu’ t’imbàt, / carnevâl cun i mat = Natale a casa tua, capodanno dove ti trovi, carnevale coi matti. Se un pupà ‘l fà carnevâl i fiö i fân quarêšma! = se un padre fa troppe feste i figli dovranno fare sacrifici.
Carnisöl Sm Fungo galletto, così chiamato per la forma a cresta di gallo. Forse il nome allude alla bontà del fungo, simile a quella di un bocconcino di carne. Si tratta del Cantarellus cibarius.
Caròsa Sm Carrozza, veicolo comodo. diminutivo di cùrrus, forse attraverso un carroccia, poi carrozza.
Carôta Sf Carota (ortaggio). Dal latino caròta.
Carpanèla Sf Carpine. Dal latino càrpinus.
Carpentêr Sm Carpentiere. Falegname generico. Dal latino carpentarius, attraverso il provenzale carpentier. Il carpentum era la biga, o carro a due ruote, coperto, usato dalle matrone romane, di invenzione gallica.
Carpnêda N. proprio di loc. Carpineti, comune del medio-alto appennino orientale, tra Toano, Baiso, Viano, Casina e Castelnovo, a 562 m.s/m. Nel suo castello si tenne il Concilio che decise di proseguire la lotta contro l’imperatore di Germania. Di particolare importanza storica Marola, Valestra, S. Vitale.
Carpûn (A) Locuz. Carponi, con le mani per terra. Gli studiosi collegano l’espressione al verbo latino càrpere = prendere, riferendosi all’immagine di chi appoggia le mani al suolo come per raccogliere qualcosa (Devoto, Colonna).
Caršâda Sf Carreggiata, carraia. Vedi Carâda.
Caršâr V. tr. Cardare, pettinare la canapa o la lana.
Caršöl Sm Cargiolo, (gargiolo) canapa cardata, selezionata e predisposta alla filatura. Dal medioevale carzòlus [Cavalieri], derivato dal tardo latino cardjàre = pettinare la canapa o la lana. In origine la cardatura si otteneva passando su lana o canapa i cardi che, essendo spinosi, favorivano la disposizione per lungo delle fibre.
Cârta Sf 1) Carta di ogni genere. 2) Documento. 3) Mappa o carta geografica. 4) Carta da gioco. Dal greco kàrth?s = papiro, quindi foglio per scrivervi sopra. Alvâr al carti = alzare, tagliare le carti per iniziare il gioco. Carta canta e villan dorme. = riferito a chi non vigila attentamente al momento di firmare contratti. Carta da súcre = carta da zucchero, sia come contenitore che come colore. Dâr carta bianca = lasciare libero di agire. Dâr föra al carti. = distribuire le carte da gioco. Mètr’ al cârti in tâvla = scoprire le proprie intenzioni.
Cârta pìsta Sf Cartapesta, carta macerata per statuette.
Cârta sughênta Sf Carta assorbente. La si usava per asciugare gli scritti fatti con l’inchiostro.
Cârta vedrâda Sf Carta vetrata. Carta abrasiva
Cartèl Sm Cartello indicatore, di avviso.
Cârter Sm Copricatena, carter.
Cartêr Sm Commerciante o fabbricatore di carta.
Cartlîn Sm Cartellino. Etichetta. Cartellino segnalatore di lavoro. Cartellino di ammonizione al gioco (calcio e simili).
Cartlûn Sm 1) Manifesto. 2) Cartello pubblicitario. 3) Cartellone per orari o classifiche.
Cartò-c Sm Plico, involucro di carta.
Cartucêra Sf Cartucciera, giberna, portamunizioni.
Cartúcia Sf Cartuccia, bossolo. Oggi anche inchiostro per stampanti. Da carta, il materiale col quale in origine venivano confezionate. Sta per “piccola carta arrotolata, o accartocciata”. Tali rotolini di carta (cartutiæ) a volte venivano utilizzati per le elezioni nominali. Su di esse si scriveva il nome del candidato poi si arrotolavano e si deponevano nell’urna.
Cartulàj Sm Cartolaio, libraio.
Cartulîna Sf Cartolina (illustrata, postale, di precetto, di avviso). Dal latino càrtula, diminutivo di càrta. Dopo la disfatta di Caporetto, 1917, svanita la speranza di liberare tutto il Nord-Est d’Italia, uscì la seguente strofa contro Cadorna: Il general Cadorna – ha scritto alla Regina: -“ Se vuol veder Trieste, – la guardi in cartolina”. Fâr vèdr’ in cartulîna.
Cartûn Sm Cartone (carta spessa), scatolone.
Carúcula Sf Carrucola. Da carrùca = carrozza.
Carùgna Sf 1) Carogna. 2) Disonesto. 3) Bovino molto magro. 4) A volte indica la carcassa di animali morti. Il concetto di persona disonesta e opportunista che il termine ha in italiano raramente lo acquisisce in dialetto. Carònia significa: ammasso di carne (da caro, carnis = carne) ma col significato di carne avariata. E ciò implica una buona dose di schifo. “Gesú Crist e la Madùna – i j’han tôt per ‘na carúgna – e i’ j’han mìs sú pr’al tasèl – cun cagli êter bagatèl. = Gesù Cristo e la Madonna li hanno considerati due scarti e li hanno portati in solaio assieme ad altre bagatelle (Isaia Zanetti). La crudezza dell’immagine viene lenita in una variante che suona così: Anch al prêt ad Vilabêrs – al giudìsi lû a l’ha pêrs: – a l’ha mìs sú pr’al tasèl – cun cagli êter bagatèl. E qui è palese la trasmissione orale dei testi e la commistione tra episodi diversi, concetti adattati.
Carugnâda Sf Carognata. Sgarbo.
Carugnèta Sf 1) Animale magro. 2) Persona subdola, che non perdona.
Carusèla Sf 1) Carrozzella per diporto. 2) Carrozzina per invalidi.
Carusêr Sm Carrozziere.
Caruserìa Sf Carrozzeria, parte esterna di un’auto. Aspetto fisico di una donna.
Carusîna Sf Carrozzina.
Carùsla Sf Passeraceo grigio e nero, dalla lunga coda. Forse contrazione di cùa rùsa = coda rossa.
Carusûn Sm 1) Carrozzone. 2) Carro da nomadi. 3) Azienda male organizzata.
Càs Agg. Casso; inutile, avariato. Dal latino cassus = vuoto, inutile, vano. Salàm càs = salame andato a male.
Càs Sm Minchia, pene.
Câš Sm Caso, evento. Dal latino càsus, da càdere, = ciò che è caduto, ciò che è avvenuto.
Càsa Sf 1) Cassa, contenitore. 2) Bara. 3) Sportello di banca o posta per pagamenti. 4) calcio del fucile. Dal latino capsa con lo stesso senso, sostantivo di càpio = contengo.
Càsa Sf Caccia. Dal latino càptio, iterativo di càpio = prendo, catturo.
Cašàca Sf Casacca, divisa, sopravveste. deformazione di (veste) Cosàcca.
Casâda Sf Stupidaggine, sciocchezza, cazzata.
Casadûr Sm Cacciatore. Da captiàtor, derivato da càpio, = colui che prende, che si impossessa.
Casadûra Sf (Poco diffuso) Carniere.
Casadûra (A la) Locuz. Alla cacciatora = modo di vestire; modo di cucinare.
Casafôrta Sf Cassaforte; scrigno, nascondiglio. Fusione di cassa e forte = cassa resistente.
Casagàj o Casaghèj (Vetto) Sm Cacciagalli o calzagatti, polenta particolare. Le interpretazioni sono diverse. 1) Si parla di una battaglia contro i galli in cui fu usata anche la polenta come arma, da cui il nome caccia-galli. 2) Nel modenese si chiamano chelzagàt, e si parla di una massaia che cercava di calciare il gatto che stava rubando la carne dalla teglia. Nel movimento (calcia) perse l’equilibrio e rovesciò la teglia dentro alla polenta. 3) Cavalieri preferisce la versione caccia galli = acchiappa i galli, inteso come esca per attirare i galli dentro un locale, chiuderlo e prenderli. In tal caso deriverebbe dal latino captiàre gallos = andare a caccia di galli, con la sequenza càptia – gallos, càssia gàllos, càssia gài, casagàj o casaghèj.
Casaghèj Vedi Casagàj
Cašâl Sm Casale, piccola borgata. In origine indicava l’insieme della casa padronale e di quella dei dipendenti, intorno ad un cortile, con stalla e fienile. Dal medioevale casale, con riferimento a casa.
Cašalìngh Agg. 1) Casalingo, persona che sta volentieri in casa; oggetto da casa; prodotto realizzato in casa. Da casàle, con influsso longobardo (-ìngo).
Casamàta Sf Stipite finto, in legno, per reggere le porte. Sembrante, cassa finta.
Cašamênt Sm Nucleo di case, grossa casa. Derivato da casa = abitazione.
Cašânt Sm Affittuario. Poco usato in montagna. Erano i braccianti agricoli a disposizione del fattore. Da noi, al massimo, c’erano i garšûn.
Casapânca Sf Cassapanca, cassa per abiti. Fusione di cassa (contenitore) e pànca perché il mobile serviva anche come panca.
Cašâr Sm Casaro, cascinaio. Da caseàrius = che produce formaggio.
Casâr 1 V. tr. Cacciare, prendere. Da captiàre, variante di captàre = prendere.
Casâr 2 V. tr. 1) Gettare via. 2) Allontanare.
Casaröla Sf Cazzeruola, mescolo. Dal latino popolare càttia = mescolo di metallo.
Cascâ Agg. Caduto, cascato. Al gh’ é cascâ dèntre = c’è cascato, si è fatto irretire. L’é cascâ dal scranûn = è caduto dal seggiolone = non è del tutto a posto.
Cascâda Sf 1) Caduta, capitombolo. 2) Cascata lungo un corso d’acqua.
Cascàm Sm Cascame, scarto.
Cascamôrt Sm Cascamorto, ruffiano.
Cascâr V. intr. 1) Cascare, cadere, precipitare. 2) Accadere. 3) Lo staccarsi della frutta troppo matura o per il vento. Da casicàre, intensivo di càdere = precipitare. A càsca ânch al cavàl ch’al gh’ha quàter sâmpi! = casca anche il cavallo che ha quattro zampe! Cascâr in bucûn = cadere col viso in avanti. Cascâr (crudâr) dal sùn = avere una forte esigenza di dormire.
Càsch, Càsco Sm neol. Casco, protezione per il capo. Ha lo stesso nome un beretto senza tesa e visiera. Dallo spagnolo casco = calotta, attraverso il francese casque.
Casè Sm Cachet (medicina), cialda.
Cašèl Sm 1) Caseificio. Da càseus = formaggio, quindi luogo ove si fa il formaggio. 2) Casello, inteso come luogo di lavoro del casellante (autostrade o stazioni ferroviarie) il termine è recente e poco usato.
Cašèla Sf Casella. Riquadro. Suddivisione di un tutto.
Casêr, Casêra Agg. Cassiere, tesoriere.
Cašêrma Sf Caserma, presidio militare. Dal provenzale cazerne = garitta per quattro soldati, derivato dal latino Quaterna + erma, per indicare una casa isolata.
Casèt Sm Cassetto di mobile. Da càpsa = cassa.
Casèta Sf 1) Cassetta. 2) Buca per lettere. 3) Cassetta per il sale. Da càpsa = cassa.
Cašèta Sf Casetta; piccola casa. Sono più usati: cašlèta e cašlîna.
Cašîn Sm 1) Casino, confusione. 2) Casa di tolleranza. Dal francese casino, derivato da casino = piccola casa appartata, per indicare una casa da gioco d’azzardo.
Casîna Sf 1) Lo stampo per fare la forma di parmigiano. 2) Magazzino. 3) Cascina, cascinale
Cašîna N. proprio di località. Casina. Comune in prov. di Reggio Emila, lungo la statale 63, Reggio – Spezia, a 574 m. di altitudine. Dista 27 Km da Reggio. Il capoluogo si è sviluppato solo dopo la costruzione della strada ducale per la Garfagnana (niziata nel 1785). Nel territorio abbiamo numerose emergenze storiche: il castello di Sarzano (Sergianus), la chiesa di Pianzo (Plancius) di chiara origine latina; Beleo (citato da Ottone IIº nel 980), Giandeto, Leguigno, Paullo, Croveglia.
Cašlèta Sf Casetta; abitazione modesta.
Cašlîna Sf Casetta; abitazione modesta ma carina.
Casöl Agg. Che ha il mento marcatamente sporgente. È riferito agli uomini con mento e mandibola inferiore sporgente come un mescolo. Dal tardo latino càttia poi cazza = recipiente concavo, mescolo.
Casöla Sf Cazzuola, spatola.
Cašòt Sm 1) Casino, confusione. 2) Casupola, ripostiglio, baracca, capanno. 3) Nel ramisetano indica anche il metato.
Casòt Sm Cazzotto, pugno.
Castagnàs Sm Castagnaccio. Frittelle a base di farina di castagna. Tra castìgni e castagnàs – i mantînne i sö ragàs. = tra castagne e castagnaccio riescono a sfamare i propri figli in inverno. Fâr da stâmp pr’ al castagnàs = essere inutile, fare da riempitivo.
Castagnê Sm Castagneto, bosco di castagni.
Castagnöla Sf Petardo, bombetta da esplodere per feste speciali (Inizio dell’anno, Carnevale).
Castagnöli Sf Nacchere. Anche piccoli esplosivi per fare i botti.
Castalnöv e Castelnöv N. proprio di località Castelnovo ne’ Monti. Capoluogo della montagna reggiana, a 45 Km da Reggio, 700 m. di altitudine. Si trova ai piedi della Pietra di Bismantova. Nel territorio tracce di insediamenti del protovillanoviano. Roma conquistò il territorio nel 176 a. C. Oltre all’eremo-santuario di Bismantova, costruito sotto il grande macigno, conviene ricordare: la Pieve di S. Maria di Campiliola (epoca matildica), la Torre di Felina, Villaberza, Gombio, La Gatta, Pietradura. Famosa la fonderia di campane dei Capanni, i cui prodotti vanno in tutto il mondo, costruttori della Maria Dolens di Rovereto.
Castamàsa Sf Imprecazione. Ti venga un accidente.
Castèl Sm 1) Castello, fortezza. 2) Progetto utopistico. 3) Elucubrazioni senza fondamento. 4) Impalcatura, struttura di sostegno. Da castèllum, diminutivo di càstrum = accampamento fortificato.
Castelnuvêš Agg. Abitante di Castelnovo ne’ Monti.
Castelnuvîn Agg. Abitante di Castelnovo ne’ Monti.
Castigâr V. tr. Castigare, punire, non dare tregua. Dal latino castigàre = correggere, poi punire. Castigat ridendo mores è la frase presa come emblema della satira. Fu attribuita ad Orazio o a Giovenale. In realtà la frase è del latinista Jean De Santeuil (1630-1690), dettata per il busto di Domenico Biancolelli, comico italiano alla corte di Mazzarino.
Castîgh Sm Castigo, punizione, malanno. Anche grande quantità, abbondanza. Dal latino Castigàre.
Castìgna Sf Castagna (frutto), castagno (albero e legno da lavoro). Dal latino castànea = castagna. Il termine greco (kàstanon) potrebbe derivare dal nome di due città antiche: Kàstanis (città del Ponto), e Kastànea, in Tessaglia, situata in un territorio pianeggiante ma con modeste alture ricoperte da castagneti [Forfori, 9]. S’a piöv per la Nunsiâda – pr’al castìgni l’è ‘na bùna anâda. = se piove il giorno dell’Annunciazione (25 Marzo) per le castagne è una buona annata. Forfori elenca 71 tipi di castagne Nel versante modenese si evidenzia la qualità o la caratteristica delle specie di castagne con questa strofetta: “Marzulîn, ‘e graticîn; pastunêša, la burghêša; unghièla, la padèla” = la castagna marzolina va bene da seccare sul graticcio per farne farina; la pastonese (dolce e saporita) va bene lessa o arrostita; quella a forma di unghia è migliore come caldarrosta. La castìgna l’è sensa cùa – Chi ch’ la càta l’è sua = la castagna non ha coda – chi la trova la può tenere. Tèra d’ castìgna = terriccio di castagneto. Castrâr al castìgni, i marûn = incidere la buccia di castagne o marroni per fare le caldarroste ed evitare che esplodano.
Castîn Sm Cassettino, segreto.
Castîna Sf Cassettina, contenitore di poco conto; platò per la frutta.
Castlarân N. proprio di località Castellarano, comune lungo il Secchia, tra Casalgrande, Viano e Baiso. Dista da Reggio 27 Km e sorge a 155 m.s.m. Il nome sembra derivi da Castrum Oleàrium, castello dell’olio (o delle olive). È accertata la coltivazione dell’ulivo fin dai tempi dei romani, grazie ai reperti di una villa rustica a Gambarata (1979) ai confini col comune di Viano. Dopo il capoluogo vi è il centro importante di Roteglia. A Castellarano vi soni i resti del castello medioevale e della Rocchetta. Notevoli il castello di Montebabbio e la pieve di S. Valentino.
Castrâ Agg. Castrato, evirato. Il termine va riferito a capponi, torelli o altri animali. Per i primi lo scopo dell’operazione è quello di farli facilmente ingrassare; per i torelli invece si mira a farne dei robusti buoi. L’agnello castrato è un piatto tipico del centro Italia.
Castradûra Sf Castratura degli animali (polli, maiali, buoi) per facilitarne l’ingrasso o renderli più mansueti per il lavoro.
Castrâr V. tr. Castrare, evirare, mutilare; predisporre le castagne per le caldarroste. Dal latino castràre = tagliare, dal nome di uno strumento da taglio castrum, riferibile al sanscrito çastram = coltello.
Castrîn Sm Castrino, addetto alla castrazione di animali.
Castrûn Sm 1) Castronata, errore pacchiano. 2) Cicatrice evidente. 3) Rattoppo grossolano.
Castrunâda Sf Castronata, errore pacchiano.
Castûn Sm Cassettone. Grossa cassa.
Casûn Sm 1) Cassone. 2) Carro chiuso ai lati, ribaltabile e asportabile. Veniva adattato al bersiòt per il trasporto di letame o materiale minuto. Ne esisteva un tipo a forma di parallelepipedo e un altro con la parte anteriore rastremata. 3) Mobile ove si riponeva il grano prima di portarlo al mulino oppure vi si conservava il “farinaccio” da somministrare agli animali. Era detto anche “scrìgn”. 4) Tosse forte, indice di grande costipazione o di bronchite.
Cašûn, Cašûna = Casa grande, cascinale.
Casunèt Sm Cassonetto, contenitore per rifiuti.
Casunsîn Sm Piccolo cassone.
Casutâr V. tr. Cazzottare, dare dei pugni. Vedi Scasutâr.
Casutâs V. rifl. Litigare, prendersi a pugni.
Càt (Tgnîr da) Locuz. Tenere da conto, conservare, risparmiare. Come dire: teniamolo a tiro. Tîn da càt i tö vestî – fîn che ‘l nèspre al n’è fiurî! = tieni da conto i tuoi vestiti (pesanti) finché il nespolo non è fiorito. Tgnîr da càt i sö vê-c = curare bene gli anziani.
Catâ Agg. Trovato, rinvenuto.
Catâda 1) Agg. Pescata, ritrovamento. 2) Sf. Trovata spiritosa, battuta.
Catafâlch Sm Poco usato. Catafalco, supporto ove si appoggia la bara in chiesa. Si propende per catafàlsum, alludendo ad una struttura spuria, (quindi fittizia, falsa), fusa con palco (Colonna – Devoto).
Catalùgna Sf Catalogna, cicoria. Dal nome del paese di origine, la Catalogna, in Spagna.
Catâna Sf 1) Tasca interna della giacca o del cappotto. 2) Carniere per la caccia. Dal latino càpere (poi captàre), col significato di contenere.
Catàr Sm Catarro. Dal latino cathàrrus = cosa che scende giù.
Catâr V. tr. Trovare. Raccogliere. Rinvenire. Inventare. Visitare. Dal latino captàre = prendere. A gh’è chi ch’prêga nòster Sgnûr – per prêr catâr lavûr, – e ‘l prêga Santa Marìa – pra ‘n catârel mia. C’è chi prega il Signore per trovare lavoro; poi prega Santa Maria per non trovarlo. Catâr cà; Catâr lavûr; catâr mujêra = trovare alloggio, trovare una occupazione; trovare moglie. Andâr a catâr = andare a visitare. Catâr sú = raccogliere, raccattare. Catâr da dîr = avere da ridire.
Cataràta Sf 1) Cateratta. Sbarramento di un fiume che provoca la caduta dell’acqua da un livello superiore. Sono le saracinesche regolabili che chiudono il corso d’acqua. 2) Malattia degli occhi. Opacità del cristallino che impedisce ai raggi luminosi di arrivare alla retina. Dal greco kataraktàs = ribalta, saracinesca.
Catarûš Agg. Catarroso.
Catâs V. rifl. Trovarsi, intendersi, incontrarsi. Catâs (arcatâs) dòp a tânt têmp = ritrovarsi dopo tanto tempo.
Catàst Sm Catasto (ufficio). Dal bizantino katàstikon che significa: riga dopo riga, riga per riga, cioè registro dei beni immobili.
Catàsta Sf Catasta, mucchio di legna. Misura di volume per la legna.
Càtedra Sf 1) Cattedra. 2) Scrivania dell’insegnante. 3) Spocchia, boria. Dal greco kathêdra, in latino càthedra, = sedia con braccioli, tipica dei curuli o curiali (magistrati). Muntâr in càtedra = darsi delle arie, far credere di saperla lunga.
Categurìa Sf Categoria, serie, ceto, classe, risma.
Catîv Agg. 1) Cattivo, rio; adirato. 2) Non commestibile, disgustoso. 3) Avariato. 4) Brutto tempo. Dal latino captìvus = schiavo, perché catturato dal nemico (per i cristiani = prigioniero del maligno o delle passioni). Tùsa catîva = pertosse. Bùca catîva = alito pesante, digestione laboriosa. Mâl catîv = tumore. Catîv têmp = brutto tempo.
Cativèria Sf Cattiveria, malvagità (anche d’animo), perfidia. L’é ‘na cativéria s-cèta = è una tempesta (di bimbo irrequieto).
Catòlich Agg. Cattolico, credente, fedele alla chiesa romana. Fedele agli impegni. Dal greco katholicòs = universale, latino cathòlicus, legato alla universalità del Papa.
Catràm Sm Catrame, bitume. Carta catramata.
Càuša Sf 1) Motivo; causa. 2) Lite. Dal latino càusa, che indica prima un motivo, poi un processo legale.
Caušâr V. tr. Causare, procurare.
Câv Sm Cavo, filo elettrico. Cavo d’acciaio. Cavo per l’alta tensione. Vi sono diverse interpretazioni. Alcuni preferiscono lo spagnolo cabo, derivato dal latino càpulum, equivalente a manico (Colonna). Altri si rifanno al genovese cavo, parola che indica la punta della coda, derivato dal latino càput (Rusconi – Devoto).
Câv Agg. Cavo, vuoto, scavato. Albero secco e vuoto dentro. Dal latino cavàre = rendere cavo, scavare, svuotare.
Câva Sf Cava, miniera. Dal latino cavàre = rendere cavo, scavare.
Cavaciôd, Cavacióld Sm Levachiodi.
Cavaciôsa (A) Avv. mod. A cavalluccio, in groppa a qualcuno. Probabile derivazione da: A cavallo alla chioccia.
Cavâda Agg. 1) Cavata, estratta. 2) Riuscita. 3) Trovata, espediente. Dal latino cavàre = rendere cavo, scavare, estrarre. I’ gh’l’ho cavâda = ci sono riuscito. ‘Na cavâda ‘d dênt = Una estrazione di denti. Ma anche: un conto salatissimo.
Cavadênt Sm 1) Dentista. 2) Strumento del dentista.
Cavàgn, Cavàgna Sm e f. 1) Canestro, cesto, paniere. 2) Persone che non sanno mantenere un segreto. Dall’aggettivo càvus = concavo, poi cavàneus, quindi cavànium [Cavalieri]. In molti statuti comunali del nord-ovest d’Italia, a cominciare dal 1316 (Parma), si trova gabanium. La stessa radice, ma con grafie leggermente diverse, la ritroviamo a Pistoia, in Sicilia, in Piemonte, in Liguria, in Svizzera, nella Savoia, in Provenza. A n’ gh’è trist cavàgn – ch’a n’ vègna bûn ‘na volta a l’àn! = non vi è canestro tanto sciupato da non tornare utile almeno una volta in un anno. Pêrder cmé un cavàgn sculâ = perdere come un canestro senza fondo. Tirâr sú l’aqua cun un cavàgn = fare un lavoro senza senso. Fâr aqua cmé un cavàgn = perdere acqua come un cesto. Non riuscire a mantenere un segreto.
Cavàgna Sf Cfr.: Cavàgn
Cavagnâda Sf Quantità contenuta in un cesto.
Cavagnîn, Cavagnîna Sm e f. Canestrino, cestino, portafrutta e simili.
Cavagnûn Sm Canestrone, grande cesto.
Cavajûn Sm Bica, mucchio di covoni.
Cavajunâra Sf Bica, mucchio di covoni.
Cavàl Sm 1) Cavallo. 2) Cavallo dei pantaloni. Dal tardo latino cabàllus = cavallo da lavoro. Al mâl al vên a cavàl e al va vìa a pê! = il male arriva a cavallo (in fretta) e va via a piedi (lentamente). Avêgh ‘na frêva da cavàl = avere la febbre molto alta. Al cavàl d’ San Francèsco = il camminare a piedi. Cavàl intêr = cavallo non castrato. Cavàl da strapàs = cavallo da tiro. L’é un cavàl ch’ al šbàra (ch’al trà) = è un cavallo che scalcia. Cùa d’ cavàl = equiseto. A n’ la sâlta gnân i cavàj = è una cosa inaccettabile.
Cavàla Sf 1) Cavalla, femmina del cavallo. 2) Mucchi di neve accumulati dal vento. 3) Piccoli gruppi di covoni (tre o quattro) messi in piedi e appoggiati gli uni agli altri con le spighe rivolte verso l’alto, all’aria, per farle asciugare. 4) Capriata, trave portante.
Cavalânt Sm Cavallaro. Addetto ai cavalli.
Cavalâr Sm Mercante di cavalli.
Cavalàs Sm Cavallaccio, intelaiatura della macina nei vecchi mulini ad acqua.
Cavalerìs, Cavalerìsa Agg. 1) Che è in cavalleria (corpo militare). 2) Fantino. 3) Persona temeraria, spregiudicata. 4) Luogo adibito all’esercizio del cavalcare. Dallo spagnolo cabalerizo = chi ammaestra i cavalli. Indica anche una moda che, periodicamente, rifà capolino. Prevede pantaloni larghi alla coscia, poi racchiusi fino a oltrepassare di poco il ginocchio, ove vengono fermati. Il resto della gamba è protetto da lunghi stivali.
Cavalèt Sm Cavalletto, supporto. Supporto per moto o bici. Il termine è dovuto alla forma che imita il cavallo. Quàter tâvli e un cavalèt = avere il minimo necessario [tavole e cavalletti costituivano il letto]. Ma con un solo cavalletto si dormiva alquanto scomodi!
Cavaliêr Sm Cavaliere. Persona rispettabile, a volte in senso ironico. Anche bachi da seta. Dal tardo latino caballàrius = che dispone del cavallo (quindi nobile), attraverso il provenzale cavalier.
Cavalîn Sm 1) Gioco di bimbi tenuti sulle ginocchia e fatti saltellare. 2) Stare a cavallo. 3) Farsi portare sul biroccio o su altro mezzo.
Cavalîna Sf. 1) Gioco di ragazzi. 2) Conquiste in campo sentimentale. Balâr la cavalîna = darsi alla pazza gioia, anche sessuale.
Cavalòt Sm Cavallotto. Nel linguaggio degli eletricisti indica una derivazione dalla linea principale; in quello dei ceramisti descrive l’accavallarsi di mattonelle nel forno o lungo i nastri di trasporto.
Cavalûn Sm Cavallo bello, grosso.
Cavalûna Agg. Donna alta, magra e un tantino sgraziata.
Cavâr V. tr. 1) Cavare, estrarre. 2) Spillare il vino. 3) Ottenere una confessione. 4) Estrarre denti. 5) Riuscire a. 6) Estirpare. Dal latino cavàre = Rendere cavo, scavare. Cavâr šó = spogliare. Anche dei segreti. Cavâr föra = Liberare dal carcere, dai debiti o da una situazione difficile. Cavâgla a fâr = Riuscire, ottenere, raggiungere uno scopo. Cavâr šú cun i’ ò-c = spogliare una donna con la fantasia.
Cavàs Sm Ramo primario, privo di foglie, usato come supporto per i filari delle viti. A dûra pu’ un cavàs bušî che un àlber sân. = campa più un albero vuoto che uno sano. Riferito a persone malaticce che però si curano.
Cavâs V. rifl. Togliersi, levarsi. Cavâs šù = spogliarsi. Cavâs ‘na vöja = togliersi un capriccio.
Cavàsa Sf Tipo di uva. Potrebbe indicare uva cresciuta appesa ai cavàs.
Cavasâr V. tr. Tagliare i rami più grossi di un albero.
Cavasûn Sm Grosso ramo che parte dal tronco principale.
Cavastivàj Sm Levastivali (attrezzo).
Cavastúpa Sm Levastoppa, strumento a terminazione elicoidale per togliere la stoppa dalle spine delle botti o dei tini.
Cavdàgna Sf Cavedagna, parte terminale del campo arato. Carreggiata. Dal latino capitànea = che sta all’inizio del solco. Lasâgh d’la cavdàgna = non lavorare bene, non essere precisi. A Cervarezza il termine indica anche l’inizio e la fine di una pezza di tessuto, cioè il vivagno. Ardušîs a la cavdàgna = ridursi in miseria. L’é rivâ in fònd a la cavdàgna = non ha più speranze. Saltâr föra da la cavdàgna = uscire dal seminato; perdere il filo del discorso.
Cavdûn Sm Alari, cavedoni. Da càput quindi qualcosa che sta all’inizio. Cavalieri preferisce la versione capito, capitònis = testone per le figure antropomorfe che spesso li ornavano. Nota: il termine cavedòni non esiste in italiano, è solo un termine dialettale traslato pari pari.
Caveriâna Sf Piccola capriata. È la parte di sostegno dei parafanghi dei birocci. Parte dall’assale e si incurva sopra la ruota. Viene resa solidale con l’assale tramite la forcella. Da càprea = capra selvatica.
Caveriöl Sm 1) Capriolo. 2) Ragazzo agile. Da caprèolus = caprino, simile alla capra.
Caveriöla Sf Capriola, capitombolo.
Cavêrna Sf Caverna, baratro. Tana. Dal latino càvus, con desinenza èrna di origine mediterranea, che sembra alludere a frequentazione.
Cavèsa Sf Cavezza, briglia. Da capìtium = relativo alla testa, cappio. Ha la stessa radice anche capestro. Mulâr la cavèsa = dare più libertà. Durmîr in cavèsa = dormire in piedi.
Cavéster Sm 1) Lazzarone, briccone, mariolo. 2) Capestro. 3) Corda o correggia per legare le bestie. Da capèstrum = (laccio) destinato al capo; cappio (della forca). Quindi indica un individuo degno del capestro. Nell’alto modenese chiamano così la fune per legare carichi sul biroccio o guidare gli animali (Vedi anche sughèt, sughèta).
Cavèt Sm 1) Cavi elettrici. In particolare quelli per collegare la batteria dell’auto. 2) Cavetti d’acciaio. Le corde per freno e frizione in bici e moto.
Cavî, Cavîl Sm pl. e sing. Capelli, capigliatura, chioma. Da capilli (càpitis pìli) = Peli del capo. Fê cul chi vrî, ma lasêm a-stâr i cavî = fate quello che vi pare ma non toccatemi i capelli. Cavî d’àngel = spaghetti minutissimi, da cuocere in brodo.
Caviâl Sm Caviale. Piatto prelibato. Dal turco havyar. Sono le “uova di storione o di altri pesci, variamente preparati” [Palazzi, Devoto, Colonna].
Cavì-c Sm Cavicchio. Piolo. Fermaglio. Bastoncino. Ostacolo. Piolo per fare i buchi nel terreno ove mettere poi i semi di granoturco, dei fagioli, dei piselli. Dal latino c(l)avìculæ = chiodi o chiavi. Andâr a cavì-c = correre al massimo delle possibilità. Piantâr al cavì-c: espressione in uso nella bassa, lungo l’Enza. Indica l’abitudine di certe spose di andare a passare Capodanno dai propri genitori. Bertani pensa invece che l’origine dell’espressione vada cercata nell’usanza di piantare un paletto in un campo e di legarvi una pecora o una capra per costringerle a brucare intorno al paletto.
Cavìcia Sm Cavicchia. In particolare era il perno che permetteva di fermare il giogo al timone del carro e permetterne il traino.
Caviciâda Sf Bastonata, percossa.
Cavicèla Sf Clavicola, malleolo. Dal latino clavìcula = piccola chiave, snodo.
Caviciöl Sm Piccolo piolo, fermo. .
Cavilâra Sf Chioma folta, notevole.
Càvle, Cavulfiûr Sm Cavolo, cavolfiore; inezia; sciocchezza. Dal latino càulis, poi càulus = gambo, stelo.
Câvra Sf 1) Capra (ovino). 2) Servitore (cavalletto in legno o ferro). Da un albero con tre ramificazioni si ricavava la câvra usata come sostegno per il biroccio o come banco per l’incudine per affilare la falce fienaria. Dal greco kàpros, latino càpra [che lascia intravvedere una relazione con c-àper = cinghiale] indicante animali selvatici. Câvra vale anche per capriata, per persona sgraziata o che si arrampica facilmente. L’ê ‘na câvra = È una poco di buono.
Cavrèt Sm Capretto, cerbiatto.
Cavrûn Sm 1) Caprone. 2) Infido. 3) Poco pulito.
Cavrunâda Sf Azione disdicevole, mancanza di parola.
Cavúr, Cavurîn Sm Cavurrino, moneta con l’effigie di Cavour in uso fino all’inizio del 1900. Dal nome del ministro del regno d’Italia Camillo Benso conte di Cavour, (1810-1861).
Cédre V. intr. Cedere, arrendersi; vendere; lasciar perdere. Dal latino cèdere = lasciare, ritirarsi.
Cêl Sm Cielo. Dal latino cœlum indicante una zona ben determinata. Il termine sembra derivare da cædere = tagliare, perché gli astronomi erano soliti suddividere la cupola celeste in tante zone precise.
Cèla Sf Cella. Cameretta di convento o di carcere.
Celerâ Sm Treno che effetua molte fermate.
Celerâda Sf Accelerata, accelerazione.
Celeradûr Sm Acceleratore.
Celerâr V. intr. Accelerare.
Celèst Agg. Celeste, azzurrino; del cielo, del paradiso. Anche nome proprio.
Cèlula Sf 1) Cellula. 2) Sezione di un partito.
Celulîte Sf Cellulite. Grasso in sovrappiù.
Celulòjde, Cerulòjde Sf Cellolòide, plastica. Dall’anglo-americano cellulose, attraverso il francese cellulöide = che ha l’aspetto della cellulosa. Con questo termine si indicano anche le pellicole dei film.
Cenerèntola N. proprio 1) personaggio delle favole. 2) Serva, persona non tenuta in considerazione. Dal latino cinerèntus, derivato da un più antico ciner(ul)èntus = covacenere. Nota: il personaggio ha ispirato favolisti (Perrault, F.lli Grimm), artisti e musicisti (Rossini, Massenet, Wolf-Ferrari) a cominciare dal 1500. Il nome indica appunto una persona costretta a stare in cucina e ad eseguire i lavori più umili.
Cénter Sm Centro; bersaglio; zona centrale. In origine significava pungiglione, spillo. Il passaggio da pungiglione a centro probabilmente si deve al fatto che uno spillo veniva usato come punto fermo (centro di una circonferenza), e con uno spago, fissato da un capo allo spillo, si tracciava la circonferenza. L’ha fat cénter = ha colpito il bersaglio
Centìmeter, Centìmetre Sm Centimetro, piccola misura o cosa. Dal latino centi (= centesima parte) e metro (dal greco mètron = misura).
Centrâl Agg. Centrale, importante, comodo. Dal latino centràlis = che sta in centro.
Centrâla Sf Centrale elettrica, di polizia, di malavita. Dal latino centràlis = che sta in centro.
Centralîn Sm Centralino. Punto di Smistamento delle telefonate. Reception.
Centrâr V. tr. Centrare un bersaglio, raggiungere uno scopo; individuare un obiettivo, inquadrare. Dal latino cèntrum. Vedere quanto detto alla parola Cénter.
Centratàch Sm Centrattacco nel gioco del calcio.
Centrîn Sm Centrino, trina da tavolo.
Cêra Sf 1) Aspetto, cera, salute. 2) Accoglienza festosa. 3) Cera delle api.
Ceràmica Sf 1) Ceramica per rivestimento o pavimenti. 2) Stoviglie di ceramica, vasi. Dal greco teknè keramikè = tecnica per lavorare l’argilla.
Ceramìsta Sm Ceramista, produttore, lavoratore di ceramiche.
Cèrga Sf Chierica, tonsura. Da clèricus = che appartiene al clero, quindi che ha la tonsura come distintivo.
Cèrghe Sm Chierichetto.
Cerimùnia Sf Cerimonia, rito, commemorazione. Si ritiene che abbia origine dal nome della città etrusca Cære, ove i romani portarono i loro oggetti sacri quando furono occupati dai Galli. Si tratta di un rito civile in contrapposizione al rito religioso di consacrazione. Sênsa tânti cerimónij = senza tanti preamboli.
Cerniêra Sf Cerniera di armadio. Aggancio flessibile. Chiusura lampo.
Cèrnita Sf e Agg. Scelta, selezione. Selezionata.
Cêrs Sm sing. e plur. 1) Cerchio (di ruote, botti o tini). 2) Circolo, crocchio di persone. 3) Disegno. 4) Fermo per capelli. 5) Cerchi della stufa. Da cìrculus, poi cìrcus = Che gira intorno. Dâr un cûlp al cêrs e ûn a la búta = essere diplomatici, sapersi barcamenare; cercare di essere imparziale.
Cêrsa, pl. Cêrsi Sf Correggiati.
Cersâr V. tr. Accerchiare. Mettere i cerchi alle ruote dei carri o agli utensili da cantina. Dal latino cìrca = che sta intorno.
Cersèli Sf Piccoli cerchi applicati al mozzo della ruota, o anche ad altre attrezzature, per diminuire l’attrito.
Cersèt Sm Cerchietto; cerchio stretto.
Cêrsi Sf pl. Correggiati, coppia di bastoni per sgranare cereali. Qui ci troviamo di frante ad un vero enigma: potrebbe trattarsi di un qualcosa in relazione col cerchio (il bastone più corto, quello che non viene retto con le mani, viene fatto roteare a forma di cerchio sopra il capo di chi lo gestisce per imprimergli più spinta quando si abbatte sulle spighe o le teche), oppure potrebbe trattarsi del verbo latino sèrere inteso come: seminare, (ma qui si alluderebbe al raccolto, frutto della semina). In pianura è più frequente sêrci. La parte battente viene chiamata varsîn nel Frignano e varsèla nella bassa modenese.
Cersîn Sm Cerchietto; cerchio piccolo.
Cersûn Sm Cerchione delle ruote. Una volta il cerchione proteggeva la ruota, oggi il cerchione serve a tenere in posizione gli pneumatici.
Cêrt Agg. Certo, sicuro; dimostrato, compreso. Dal latino arcaico crìtos, poi crètus, quindi cèrtus, dal verbo cèrnere = scegliere, quindi cosa scelta, sicura, stabilita.
Cêrt, Sêrt pron. Certi, certuni.
Certèsa Sf Certezza, garanzia; sicurezza.
Certificât Sm Certificato, documento, attestato. dal latino certus fàcere = rendere certo, assicurare.
Cervicâla Sf Cervicale, mal di collo. Dal latino cervicàlis = che interessa la cervice.
Cèrvo Sm Cervo (animale); cornuto, tradito. dal latino cèrvus = cornuto.
Cès, Cèso Sm Gabinetto. Dal latino (Se)cessum = ritirata.
Cêša Sf Chiesa, tempio sacro. Da Ecclèsia = convocazione di chiamati, intesa più come luogo (tempio) che come assemblea. In certi luoghi si sente anche dire Gêša. Furtunâ cme i cân in cêša = mal visto, mal trattato. Êsre d’ cêša = essere osservante. Va a fât arcmandâr in cêša! = Va a quel paese.
Cesâ P. pass. Cessato, smesso; terminato.
Cesâr V. intr. Cessare, Smettere (di piovere); Smettere una attività. Dal latino cessàre, intensivo di cèdere = ritirarsi, lasciare.
Cèsta Sf Cesta, panierino; recipiente in vimini. Dal greco kist?, latino cìsta.
Cestîn Sm Cestino, piccolo cesto.
Cestûn Sm Grosso cesto.
Cešulîna Sf Chiesetta, oratorio.
Cgnusênsa Sf Conoscenza, informazione, esperienza.
Cgnusênt Sm Conoscente.
Cgnùsre V. tr. Conoscere, sapere, riconoscere. dal latino cognòscere, fusione di cum + nòscere = venire a conoscenza.
Cgnusû, Cgnusûda p. pass. Conosciuto, noto; risaputo.
Ch’ Cong. Che. Làsa ch’ i’ dìghen = lascia che dicano. T’ a n’ vèd ch’ al và a putâna? = Non vedi che va alla malora?
Ch’ Pron. Che. L’êra lû ch’ fêva tút. = Era lui che s’interessava di tutto.
Ché, Chì Avv. Qui. Da ché a ché l’é tút só = Da qui a qua è tutto suo.
Che, Chi pron. Colui, chi.
Che Comparativo Che. L’é méj barlacâr un òs che gnênt = meglio leccare un osso piuttosto che nulla.
Chênca Avv. Da queste parti, qui vicino, (contrapposto a lênca = là, vicino a te).
Cherbèla Sf Sorbo (frutto). Dal latino sorbella, diminutivo di Sorba. Êser fôrt cmé ‘na cherbèla = avere una salute di ferro. Il legno di questa pianta e durissimo.
Cherdénsa 1 Sf Credenza (mobile o stanzetta). Dall’usanza di ”far credenza” cioè assaggiare, dimostrare che i cibi non sono avvelenati.
Cherdénsa 2 Sf Credenza, tradizione, usanza. Dal medioevale credèntia, derivato dal verbo crèdere = avere una opinione, avere una fede.
Cherdensîn Sm Credenzino. Mobiletto.
Cherdensûn Sm Credenza. Di solito erano ricavate da una porta chiusa in un muro maestro.
Cherdênt Agg. Credente, devoto. Dal latino crèdere = dar fiducia, prestare fede. Indica anche ragazzi ubbidienti.
Cherdû Agg. Creduto, reputato, ritenuto, stimato.
Cheriâ p. pass. Creato, inventato, prodotto. Dal latino: creàre = creare.
Cheriadûra (raro) Sf Creatura, piccolo essere vivente.
Cheriânsa S. f. Creanza, educazione, galateo, buone maniere. Dallo spagnolo criansa, = allevare bene, che a sua volta deriva dal latino arcaico criare = creare, partorire.
Cherosêne Sm Neol. Cherosene, combustibile per stufe. Dal greco keròs = cera.
Cherpâ, Cherpâda Agg. e Sf Crepa, fessura. Agg. Crepata, rotta. Dal latino crepàre = fare strepito, fare rumore, come quando si rompe un recipiente.
Cherpâr V. intr. Crepare, rompersi; esplodere.
Cherpûn Sm Crepa, fessura, spaccatura nel terreno.
Chersênta Sf Gnocco fritto, a pezzi o a forma di focaccia. Da cresco = aumento (per effetto della lievitazione). Nel parmigiano la chiamano Torta frìta. Ne esistevano tre tipi : fritta a “pès”, fritta intera, quanto è larga la “padèla”, e cotta al forno come il pane.
Chersentûn Sm Grossa focaccia cotta sotto la cenere.
Chersû, Chersûda Agg. Cresciuto; aumentato. Dal latino crèsco che allude ad alimentare, far crescere.
Chersûda Sf Crescita; gettata.
Cherubîn Sm Cherubino, angioletto. Dall’ebraico kerhùb = colui che prega.
Chervâda (cârna) = Cfr.: Cârna chervâda.
Chì Avv. luogo Qui, qua vicino. Contrazione di (ec)cu(m) hic = proprio qui. Vên chì = vieni qua.
Chî Pron Chi? Chi, (interrogativo e dimostrativo) quelli, coloro. Contrazione di (Illi) qui = coloro che.
Chî, chilê, chilû, chilûr Pronome Chi, quelli, costei, costoro, coloro.
Chìcra Sf Chicchera, cuccuma, caffettiera. Dall’azteco gicàthli, attraverso lo spagnolo jìcara = guscio (vedi anche cùcuma).
Chièt p. pass. Raccolto, raccattato (sing. e plur.). participio passato di cöire = raccogliere.
Chiêt Agg. Quieto, calmo. Calmo! (esortativo). Dal latino quiétus, sviluppo di una radice arcaica kwiet = che riposa.
Chietâ, Chietâda P. pass. Calmato, quietato.
Chietâr V. tr. Quietare, calmare.
Chietâs V. rifl. Quietarsi, calmarsi.
Chiêter Pron. Gli altri.
Chilê Pron. Costei.
Chìlo Sm Chilogrammo. Ma anche quantità ragguardevole. Dal greco kylo?= 1000 (grammi). Le attuali unità di misura (Chilo, Metro, Litro) furono fissate nel 1800. La prima a renderlo obbligatorio fu la Francia nel 1799. Napoleone (1812) lo rese facoltativo; nel 1837 tornò obbligatorio. Il campione di Chilo universale si trova a Parigi, all’Ufficio Internazionale di Pesi e Misure. In quàtre i’ n’ pêši mìa un chìlo = in quattro non pesano un chilo (sono persone di nessun conto).
Chilòmeter Sm Chilometro (1.000 metri). Lungo; noioso. Dal greco kylo e mètron = 1.000 metri.
Chilû Pron. Costui
Chilûr Pron. .
Chinâ Agg. Chino, piegato, prono, inchinato. Dal latino clinàre = pendere, inclinare.
Chinâr V. intr. Piegare, propendere. V. tr. Curvare; flettere.
Chinâs V. tr. Piegarsi, curvars; adeguarsi.
Chincàja Sf Chincaglieria, cianfrusaglie.
Chinîn Sm Chinino.
Chinûn (In) Avv. Chino, piegato.
Chi sa, Chisà Locuz. Chissà. I’ gh’ vrîvne un bên che chisà = gli voleva molto bene.
Chîs–c Pron. Questi, costoro. Dal latino ecce isti = proprio questi [Rusconi, Devoto, Colonna).
Chischì Pron. Questi, costoro. Dal latino èccum isti hic = proprio questi qui.
Chitàra Sf Chitarra. Dal greco kythara latino cythara = cetra, quindi strumento musicale a corde.
Chitarûn Sm Scocciatore, rompiscatole.
Ciaciarâr V. intr. Chiacchierare senza senso; dire male; brontolare, riprendere qualcuno.
Ciàc-ra Cià-c-ra – Plur. Cià–ri Sf Chiacchiera. Al cià-c-ri a n’ fân fertèli! = le chiacchiere non producono cibo. Al cià-c-ri gli ên cme ‘l srêš: t’in sêrch úna, t’n’in càt dêš = le chiacchiere sono come le ciliegie: ne cerchi una, ne trovi dieci. Avêr d’ la cià-c-ra = avere la lingua sciolta. I’ n’ vöj mìa andâr in cià-c-ri = non voglio essere criticato.
Cià-c-ri Sf Intrigoni, frappe di carnevale.
Ciamâ, Ciamâda Agg. Convocato. Nominato; chiamato, Cercato. Denominato.
Ciamâda Sf Chiamata; sorteggio; precetto.
Ciamâr V. tr. Chiamare; dare un nome, battezzare. Dal greco kalè?, latino clàmo = chiamare, farsi sentire.
Ciamâs V. rifl. 1) Chiamarsi, avere un nome. 2) Dichiararsi. Ciamâs föra = lavarsene le mani.
Ciào Inter. Ciao, addio, arrivederci. Dal veneziano s-ciàvo = schiavo, servitore, obbligato.
Ciàp 1 Sm Molla, gancetto, fermacapelli.
Ciàp 2 Sm Cinghie per aggiogare i buoi. V. S-ciàf.
Ciàpa 1 Sf Gluteo. Dal latino càpula = coppa rotonda.
Ciàpa 2 Sf Scheggia di legno, parte di tronco spaccata per lungo. Da schiappare = spaccare (Cfr.: S-ciàpa).
Ciapâ Agg. Preso, acchiappato. Concentrato, indaffarato.
Ciapacân Sm Accalappiacani; fanfarone.
Ciapaciúca Sm Ubriacone.
Ciapâda Agg. e Sf Vincita. Guadagno. Bottino di caccia. Raccolta di funghi.
Ciapâgh! Prenderci, indovinare.
Ciapamùschi Sm 1) Rotolo di carta con colla per prendere le mosche. 2) Fannullone, ozioso
Ciapâr V. tr. 1) Acchiappare, prendere. 2) Ricevere. 3) Riscuotere. 4) Indovinare. Dal latino clàppus = cappio. Quindi prendere col laccio. Ciapâs pr’i cavî = prendersi per i capelli, litigare. Ciapâr frèd = prendere freddo. Ciapâr ‘na malatìa = ammalarsi. Ciapâr ‘na fergâda = farsi imbrogliare. Ciapr al fôrt, o Ciapâr la pûnta = inacidirsi, diventare aceto. Ciapâr la bàla = ubriacarsi. Ciapâr sú = essere rimproverato. Ciàpa sú! = ben ti sta! Ciapâr sú = raccogliere, investire, urtare. L’é ûn ch’ a gh’ ciàpa = è uno che ci indovina.
Ciaparèla Sm Chiappola, bagatella, cosa di nessun valore. Panzana da far credere anche se impossibile.
Ciapâs V rifl. Prendersi; trovarsi, andare d’accordo.
Ciapèla Sf 1) Scheggia di legno, frammento. 2) Fetta di mela seccata al sole o al forno. Si masticavano per produrre saliva. In particolare chi filava.
Ciapèt Sm Molla, gancetto, fermacapelli.
Ciàpi Sf Chiappe – Vedi Ciàpa 1
Ciapîn Sm Lavoretto, passatempo.
Ciapûn Sm Bottone automatico, gancio. Si tratta di una coppia, maschio e femmina, in uso specialmente sui giacconi. Un tempo si definivano: automatici (automàtich). Indica anche una grossa schiappa di legno da ardere.
Ciapunâr V. tr. Abbottonare.
Ciapunâs V. intr. Abbottonarsi.
Ciâr Agg. 1) Chiaro, bianco, luminoso. Sm 2) Bianco dell’occhio 3) Albume. 4) Forma avverbiale: D’ ciâr = raramente. Dal latino clàrus = bello, splendente. Inizialmente il termine esprimeva solo la voce, il richiamo, poi è passato ad indicare la luce. L’ê ciâra = è evidente. L’é vestî d’ ciâr = ha un abito chiaro. Ciâr ad l’ò-c = il bianco dell’occhio. Ciâr d’ l’öv = albune. Màngia pôch e d’ ciâr = mangia poco e raramente.
Ciarbutâna Sf Cerbottana. Dall’arabo zarbathàna.
Ciarèt Sm Chiaretto, tipo di vino.
Ciarlatân Sm Ciarlatano, parolaio, poco fidato. Viene collegato con Cerreto di Spoleto, da dove, nel medioevo, partivano molti imbonitori o guaritori. Da qui la fusione di Cerretano con ciarlare [Colonna, Rusconi].
Ciaròt Agg. Tendente al chiaro, piuttosto chiaro.
Ciartîn Agg. Chiaretto
Ciascadûn Pron. Ognuno, ciascuno. V. Scadaûn.
Ciascûn Pron. Ognuno, ciascuno. A ciscûn al sú mestêr, e i cujûn a la cariöla = a ciascuno il suo mestiere e i minchioni alla carriola.
Ciàstra, Ciastrûn Sf Roccia, sasso friabile; roccia levigata.
Ciâva Sf 1) Chiave, fermaglio. 2) Chiave di volta. 3) Chiave inglese. Dal greco arcaico klàuis, in latino clavis = chiodo. Che era anche un fermo (chiavistello) per chiudere la porta.
Ciavâda Come agg: = Chiusa a chiave, fermata. Come sost: = Fregata, inganno, o anche cosa da nulla.
Ciavadîna Sf 1) Cosa da nulla. L’ê ‘na ciavadîna da gnênt = è una cosa da nulla. 2) Rapporto sessuale.
Ciavadûr Sm Imbroglione, non di parola.
Ciavadûra Sf 1) Serratura. 2) Imbroglio. 3) Fregatura. Alla lettera corrisponde a: inchiodatura, in quanto le prime serrature consistevano in un chiodo da inserire in un anello (come i nostri catenacci). Nomencl.: Bûš d’ la ciâva [d’ la ciavadûra] = toppa; cadnàs = asta di bloccaggio, catenaccio; cartèl = piastra di assemblaggio delle varie parti; mas-c = ago o punzone che s’infila nella chiave come guida; sústa = molla.
Ciavâr V. tr. 1) Chiudere con la chiave, fermare. 2) Imbrogliare, non mantenere la parola. 3) Scopare.
Ciavarîn Agg. Persona che pretende passare da furba, ma è minchiona. Non è poi tanto celata l’allusione a chi si dà l’aria di grande amatore, ma solo a parole.
Ciavaröl, S-ciavaröl Sm e Agg. 1) Piolo delle sedie. 2) Perno, cavicchio per bloccare le ruote dei carri o la catena (i s-ciàf) al timone. 3) Chiavistello. 4) Imbroglione, poco fidato. Qui però prevale il concetto di chi vuol fare il furbo, ma non lo è.
Ciavèta Sf 1) Chiavetta. 2) Spina di bloccaggio (meccanica). 3) Bischeri del violino.
Ciàvga Sf Chiavica; serranda di un canale. Dal latino cloàca, poi clàvica, forse derivato dall’etrusco klava = deposito di detriti.
Cìca Sf. Cicca, resto di sigaretta. Cosa senza valore. Agg.: piccola, bassa, minuta.
Cicâda Sf Prendere una presa di tabacco. Dal francese ciquer.
Cicadûr Sm Masticatore di tabacco.
Cicâr V. tr. Masticare tabacco.
Cicàs Agg Monello, scavezzacollo.
Cìch Agg. Piccolo, minuscolo; bambino.
Cichèt 1 Sm 1) Sgridata, rimprovero. 2) Assaggio, sorso di liquore o vino. 3) Inserimento dell’aria nella messa in moto di motori a scoppio. Dal provenzale chiquet, di origine militare.
Cichèt 2 Agg. Piccolino, gracile, bassottello. Sm Monello, ragazzino.
Cichîn Agg. Piccolo, piccino, minuscolo; ancora bambino. Stretto.
Cìcia Sf Ciccia, carne, grasso. Dal latino (Sal)-sicia, poi salciccia intesa come carne salata, condita.
Ciciarâ, Ciciarâda Agg. Chiacchierato, che fa parlare di sé.
Ciciarâda Sf Chiacchierata, scambio di vedute e di opinioni.
Ciciaramênt Sm Chiacchiericcio, cicaleccio.
Ciciarâr V. intr. 1) Chiacchierare, discorrere. 2) Dire male. 3) Parlare per far passare il tempo.
Ciciarèla Sm 1) Chiacchierone. 2) Parlantina.
Ciciarîn Agg. Loquace, ciarliero.
Ciciarûn Sm Chiacchierone; che non sa tacere.
Ciciûn Sm Ciccione, grassone.
Ciclamîn Sm Ciclamino, fiore o colore. Dal latino cyclaminus. Primulacea con rizoma tuberoso e globoso. Il fiore più noto è rosso porpora.
Ciclìsta Sm Ciclista, corridore in bici.
Ciclör Sm 1) Beccuccio del gas o delle saldatrici ad ossigeno. 2) Ugello per l’alimentazione dei motori a scoppio. Dal francese gicleur = spruzzatore [Neri].
Ciclûn Sm 1) Ciclone, temporale, disastro. 2) Persona che combina solo guai. Dal greco kýklos, attraverso l’inglese cyclone.
Cicòt Agg. Piccoletto, un po’ troppo basso.
Ciculâta Sf Cioccolato. Dall’azteco chocolate, europeizzato con chocolàt.
Ciculatîn Sm Cioccolatino; premio; accontentino.
Cicûn Agg. Masticatore di tabacco.
Cìfra Sf Cifra, numero; quantità di denaro. Lettera iniziale ricamata su un capo di biancheria. Dall’arabo sìfr’ = nulla, zero, passato all’italiano attraverso il medioevale cifra. Dalla stessa radice deriva anche il significato e la grafia di zero: dall’arabo [‘as]sìfr si passa al latino medioevale zephìrum, poi a Zè[ph]rum = zero. La m’é custâda ‘na cìfra = è molto cara.
Cifràri Sm 1) Cifrario. 2) Tabelle speciali. 3) Codice segreto.
Cilèca Sf 1) Cilecca. 2) Errore, sbaglio. 3) Centro mancato. Forse dal bavarese antico schlèck!, una interiezione di scherno.
Cilìnder Sm 1) Cilindro (di motore). 2) Corpo del vaglio. 3) Rullo, cilindro. 4) Cappello. Dal greco kylindrò? (= io avvolgo) in latino con cylìndrus = rullo, cilindro. Mulîn a cilìnder = mulino meccanico, non ad acqua.
Cìmbali (Êsr’in) Locuz. Essere ubriachi, allegri. Dall’espressione presa dai Salmi: In cymbalis (coi cembali) in cui si invita il popolo di Dio a fare festa con gli strumenti musicali del tempo. … sempre a galla / sale il ver come una palla / quando siamo in cimbali.
Cimênt Sm 1) Cemento, collante resistente. 2) persona dura da convincere. Dal latino cæmentum = frammento di sasso da impastare per la muratura. Deriva da cædo = spezzo, taglio.
Cimentâ Agg. Cementato, consolidato, intonacato.
Cimentâda Sf e Agg. Cementata, gettata di cemento.
Cimentadûra Sf Incementata, muratura con cemento.
Cimentâr V. tr. Cementare, murare.
Cimentêr Sm Cementiere, muratore.
Cimûn N. pr. di monte. Cimone, la vetta più alta dell’Emilia (2163 m.). Fisicamente è costituito da arenarie dell’eocene. Sulla cima vi è un Osservatorio meteorologico e una stazione radar per il controllo delle rotte aeree.
Cimúr Sm Cimurro, malattia. Dal francese chamoire.
Cimûša Sf Cimosa, minuto rotolo di panno usato per cancellare le scritte in gesso alla lavagna. Dal latino medioevale cimussa = Vivagno, che indicava i bordi esterni delle pezze di stoffa, diverse dal tessuto centrale.
Cîne Sm Cinema. Film. Farsa, sceneggiata. Dal greco kýne = movimento, immagini in movimento, spettacolo dal vivo.
Cinêš Agg. 1) Cinese, asiatico. 2) Oggetto ricercato per la minuta lavorazione. 3) Persona paziente, diligente.
Cinghiâl Sm Cinghiale, porco selvatico. Dal latino porcus singularis per l’abitudine di vivere solo. Ma c’è chi fa derivare il nome da cinghia, una striscia di setole bianche a forma di cinghia. Nota: Secondo Cavalieri il nome Bismantova (in latino Suismontium) sarebbe stato dato dai romani in spregio agli abitanti locali. Il fatto si spiegherebbe dalla forma che il monte presenta a chi scende dall’alto Appennino, dalle parti di Minozzo: la figura di una testa di un maiale selvatico (suis montium = porco di montagna).
Cìngul, Cìnguli Sm 1) Trattore a cingoli. 2) Lo stesso organo di movimento, o catena. Dal latino cìngulum = cinta, piccola cintura. La prima definizione dell’organo di movimento era catena a cingoli.
Ciò Sm 1) Allocco, picchio, assiolo. 2) Minchione. Si tratta di un notticolo. Di giorno, disturbato dalla luce, dà l’impressione di essere sempre imbambolato.
Ciocabèch Sm 1) Cioccabecco, tragopogon pratense. 2) Persona svanita, incostante.
Ciocapiàt Sm Fanfarone, che parla molto e conclude poco. Onomatopeico dal rumore prodotto da chi, nella banda, suona i piatti.
Ciòch Sm Rumore, boato, colpo, schiocco, sparo; urto, scontro, incidente in auto. Onomatopeico.
Cióch (Castelnovo) 1) Sm = Somaro, tonto. 2) Agg. = Ubriaco, rintontito.
Ciôd Sm 1) Chiodo. 2) Sostegno. 3) Fissazione. 4) Debito. Dal latino clàudo = chiudo. Sinon.: ciuldîn, ciudîn, burchèta, Smênsi. Rôba da ciôd = roba da chiodi! Avêgh un ciôd in cò = avere una idea fissa. Arbàtr’ i ciôd = ribattere i chiodi perché non si sfilino; ma anche: insistere su un argomento.
Ciôld = Cfr.: Ciôd.
Ciôrla Sf 1) Merla. 2) Persona poco furba.
Ciôsa Sf 1) Chioccia, gallina che cova. 2) Mamma troppo possessiva. 3) Donna disordinata. Da clòcca, onomatopeico.
Ciprès Sm Cipresso, albero alto. Dal greco kypàrissos, latino cypressus, e cuprèssus, albero delle conifere. Si sente anche siprès.
Cîrca Avv. Pressapoco, circa, (come valutazione). Dal latino circus, poi circa = cerchio, quindi che gira intorno, che non si discosta.
Circùit Sm Circuito, pista, ippodromo o autodromo. Dal latino circum ire = Girare intorno. È la stessa sequenza di circuìre = imbrogliare, in quanto l’imbroglione gira intorno al discorso per farlo apparire migliore della realtà. Il corto circuito corrisponde alla chiusura verso terra della circolazione degli elettroni senza che questi passino attraverso l’utilizzatore (lampada, motore elettrico). Ciò provoca una scarica con fiammata.
Cîrcolo, Cîrcul Sm 1) Circolo, associazione. 2) Locale per associati. Dal latino circus, al diminutivo cìrculus, cerchio, assembramento in cerchio.
Cîrcul Sm Circolo, associazione. Vedi Cìrcolo.
Circulâr V. intr. 1) Camminare, non intralciare il traffico. 2) Avere corso legale (moneta). 3) Frequentare. Dal latino circulàre = girare intorno.
Circulâra Sf Circolare, convocazione, avviso pubblico. Dal latino circulàre, sottintendendo documentum, quindi documento destinato a tutti coloro che stanno intorno (soci, dipendenti, sudditi,ecc…).
Circulâre Sf Sega circolare, da banco.
Circundâr V. tr. Circondare, assediare. Dal latino circum + dare = fare un cerchio intorno.
Circundàri Sm Circondario, territorio intorno.
Circunvalasiûn Sf Circonvallazione, strada che gira all’esterno di un abitato. Dal latino circum + vallum = trincea intorno. Indica le fortificazioni che giravano intorno, in ogni lato, all’accampamento o al villaggio. Il vallum era costituito da un fossato e uno sbarramento (staccionata o muro).
Circuscrisiûn Sf Circoscrizione, territorio delimitato.
Cistèrna Sf Cisterna, serbatoio. Dal latino cista, poi cisterna, indicante una vescica, un otre, una riserva di liquidi.
Cišûra Sf Nome proprio di certi campi. Da clausùra, quindi terreno all’interno di una chiusura o recinzione
Citilêne, Acetilêna Sf Lucerna, lume alimentato a gas di carburo. Dal francese acéthylène, termine che indica un gas per illuminazione, prodotto dalla reazione chimica fra carburo di calcio ed acqua.
Ciú-c, Ciúcio Sm Ciucciotto.
Ciúca Sf Sbornia, ubriacatura.
Ciucâ Agg. Suonato, rimbambito, mattoide.
Ciucamênt Sm Frastuono, fracasso, rumore di oggetti metallici. Da clòcca = campana. Nota: in francese campana si dice clòche, in piemontese si dice ciòche.
Ciucâna, Ciucûna Sf Baia, chiasso; fracasso per vedovi che si frequentano con l’intenzione di sposarsi. Si ha notizia di una clamorosa Ciucûna del 7 Febbraio 1530, diventata tema di una grida del “Gubernatore” di Reggio: “Si fa comandamento per parte del predicto gubernatore, che non sia persona alcuna che ardisca nè presumi de andare a fare dicta cioccòna con sorta alcuna de instrumenti a la casa de esso signor Prospero… sotto pena de ducati cento d’oro per el capo, et per li altri de ducati dieci...”
Ciucâr Sf Cioccare, cozzare; far rumore, sbattere.
Ciúch Agg. Ciucco, ubriaco.
Ciuchèta, Ciuchetûn Agg. Ubriacone, bevitore.
Ciuciadûr Sm Succhiatore, parassita.
Ciuciâr V. tr. Ciucciare, succhiare.
Ciuciòt Sm Ciucciotto.
Ciuciûn Sm Succhione.
Ciucûna Vedi Ciucâna
Ciudîn Sm 1) Chiodino; fungo commestibile. 2) Piccoli chiodi.
Ciúf Sm Ciuffo, manciata, batuffolo. Dal longobardo zupfa = ciocca di capelli. Curiosità: Anche zuffa ha la stessa radice: si tratta di un litigio durante il quale ci si poteva anche strappare i capelli.
Ciulâr V. tr. (Di origine ligure o lombarda): Fregare, imbrogliare. Scopare.
Ciuldûn Sm 1) Chiodo grosso. 2) Testone.
Ciundlâr V. intr. Ciondolare.
Ciùndle Sm Ciondolo, gingillo, oggetto appeso. Dal latino undulare = dondolare.
Ciùndre V. tr. Chiudere, recintare.
Ciùnt, Ciùnto Agg. Neol. Cosa tosta, ben fatta. Persona robusta.
Ciúp Sm Cioppo, manciata d’erba; pianta di insalata. Stormo di uccelli.
Ciúpa Sf Pagnotta, micca di pane.
Ciúpa! Ordine impartito al cane perché attacchi.
Ciupâr V. tr. Aizzare il cane contro qualcuno.
Ciupîn, Ciupîna Sm e f. Piccola pagnotta.
Citilêna Sf Lume che funziona a gas di acetilene.
Ciûš Sm Recinto, stalletto per maiali.
Ciûša Sm Chiusa, sbarramento, diga. Dal latino clusium, sostantivo di clàudere, = chiudere, sbarrare.
Ciúster, Ciùstre Sm Manipolo di erba o ortaggio.
Civîl Agg. Civile, civico, borghese; educato. Dal latino civìlis, con riferimento a cìvitas, quindi che abita in città e si comporta come conviene in città.
Civiltâ Sf Civiltà; progresso; garbo; educazione.
Cl’ (davanti a vocale) Pron. Quello, quella. Cl’imbecìl = quell’imbecille.
Cla pron. Quella, quella là, essa. Sintesi vocale dei pronomi latini: quæ illa (ill)uc = proprio quella che sta là.
Clarîn Sm Clarino, trombetta. Dal latino clàrus, col significato di sonoro, ben distinto. Nel Medioevo vennero chiamate chiarine le trombe che accompagnavano le cerimonie ufficiali del Comune, oggi usate nei cortei storici.
Clarinèt Sm Clarino, clarinetto.
Clàs Sf Classe. Vedi Clàsa. Fâr al trê clàs = Frequentare le prime tre classi elementari. Un tempo era già un traguardo importante.
Clàsa Sf 1) Classe sociale. 2) Classe scolastica. 3) Anno di nascita. 4) Stile. Da una radice kla, in latino clàdere, col significato di chiamare, arruolare. Classis in latino vuol dire flotta.
Clasìfica Sf Classifica. Classificazione. Graduatoria.
Clasiûn Sf Colazione. Dal latino collàtio = (la cosa) portata. Era il momento di riunione dei monaci per cibarsi. Ci è giunta attraverso il francese colatiòn.
Cl’âter Agg. Quell’altro, l’altro. In latino àlter comporta una connotazione di distinzione: si tratta di una cosa che è diversa dalla prima. Ancora oggi si dice: l’una e l’altra, proprio per fare risaltare che non si tratta della stessa cosa o persona.
Cl’âtra Agg. Quell’altra, l’altra.
Clâva Sf Clava. Dal latino clàva = grossa mazza.
Clavšûra Sf 1) Clausura, romitaggio. 2) Suore o monaci di clausura. 3) Zona del convento riservata ai monaci e vietata ai borghesi. Dal latino clàudere = chiudere.
Clericâl Agg. Clericale. Appartenente o relativo al clero.
Clêro Sm Clero. L’insieme di sacerdoti e seminaristi. Il termine deriva dal greco klêros , e, all’origine, indicava un qualcosa avuto per sorte o in eredità. In seguito il termine è passato ad indicare una o più persone scelte, elette in una comunità. Il clero può essere Secolare (i preti a disposizione del Vescovo) oppure Regolare (frati e monaci che osservano la Regola del fondatore) che debbono osservare le norme dettate dal Vescovo della diocesi, ma dipendono dal Superiore Generale dell’Istituto di appartenenza.
Cliênt Sf Cliente, frequentatore. Dal latino clìens, che indica chi ascolta e prende ordini in cambio di protezione. A Roma i clientes erano coloro che si mettevano a disposizione di magnati come artisti, oppure coloro che ogni mattino passavano a salutare in cambio di cibo o di un obolo. Il nome significa: chiamato.
Clìnica Sf Clinica, ospedale, casa di cura. dal greco klinik? (tèkn?), cioè il letto (klin?) come strumento terapeutico, attraverso il latino clìnica.
Clistèri Sm Clistere, purga. Dal greco klyst?r, latino clyster, = lavatore.
Clumb Sm Colombo, piccione. dal greco kòlymbos = scuro; quindi volatile di colore scuro.
Clumbâra Sf Colombaia, torretta. Si è formato tramite l’aggettivo latino columbària = luogo riservato ai colombi.
Clumbarîna Sf Piccionaia.
Clumbîna 1 Sf Guano di colombi, concime. Concime molto concentrato, da usarsi con parsimonia. Lo si “sterniva” sopra la neve per diluirlo.
Clumbîna 2 Sf Tordo colombino, di media grandezza (Turdus pilaris). Nel periodo della migrazione veniva catturato con il Parmûn (Vedi).
Clûna Sf 1) Colonna di un tempio. 2) Fittone, palo per reggere tettoie o recinzioni. 3) Sostegno, ideatore di una istituzione.
Clûr Sm Colore, tonalità; tinteggio, tinta; tendenza politica. Dal latino còlor. Pare sia la deformazione di celàre = nascondere, fare scomparire. Dâr ‘na mân d’ clûr = tinteggiare un ambiente.
Clurî Agg. 1) Colorito del volto. 2) Che ha molti colori; colorato.
Cluridûra Sf Colorito, colorazione.
Clurîr V. tr. Colorare, tinteggiare.
Clùster Sm Colostro, primo latte di puerpera. Si tratta di un latte non ancora idoneo all’alimentazione del figlio. Dal latino colòstrum.
Cmand Sm 1) Comando, ordine. 2) Luogo ove risiede l’autorità. Dal latino cum + mando = spedisco, invio.
Cmandamênt Sm Comandamento, precetto. Il termine indica quasi sempre i Dieci comandamenti dettati da Dio a Mosè sul Sinai e assunti come legge di vita dagli Ebrei prima, poi anche dai Cristiani.
Cmandânt Sm Capo, comandante, ufficiale.
Cmandâr V. tr. Comandare, ordinare, dirigere.
Cmandatàri Sm Comandante, autoritario. Vrêr fâr al cmandatàri = Voler darsi delle arie.
Cmé Avv. Come.
Cminciâr, Cuminciâr V. tr. Cominciare, iniziare, intraprendere. Dal latino cum + initiàre deformato al nord in comenzare, ma in toscana diventa cominciare.
Cò Sm 1) Capo, testa. 2) Inizio.3) Terminazione. 4) Capo di vestiario. Dal latino caput. Dâr ‘na bòta in cò = colpire al capo. Gnîr a cò = trovare l’inizio, la causa. Arrivare al dunque; maturare.. Êsre d’ cò = essere giunti alla fine, aver terminato un impegno. Tirâr sú i cò = legare i tralci. Dû cò d’ bestji = due capi di bestiame. Tör da cò e mèter da pê = prendere da una parte e mettere dall’altra. Un cò d’àj = un capo di aglio. Baratâr a cò a cò.= scambiare alla pari. Partîr da cò = ricominciare.
Còca 1 Sf Gallina, chioccia. Onomatopeico di co…co…
Còca 2 Agg. Cocca, prediletta. dal greco kokkos, in latino còccum, variante di chicco, granello, cosa piccola ma apprezzata.
Còch Sm Argilla grigiastra solidificata, dura come il sasso, ma sottoposta a sgretolamento a contatto con le intemperie. Viene anche chiamata clumbîna per il colore grigio.
Còcla Sf Coccola, blandimento.
Còfne Sm 1) Cofanetto. 2) Cofano di auto. 3) Coffa degli alberi maestri delle navi. Dal latino còfinus = cesta, contenitore.
Cöga Sf Cuoca. Dal latino còquere = cucinare. = Quindi colei che cucina.
Cögh Sm Cuoco. Colui che cucina.
Coincidênsa Sf 1) Coincidenza, caso. 2) Coincidenza fra mezzi pubblici di trasporto. Dal latino cum + incìdere = cadere dentro, imbattersi.
Cojò, Cojòmber, Cojòsi! Esclamazione di meraviglia.
Cöjre V. tr. Cogliere, raccogliere, percepire, recepire, notare. Dal latino co(n)lìgere = raccogliere, scegliere.
Còl 1 Sm Collo; colletto. Dal latino còllum = che gira, che si rivolge. Quand a s’ gh’é pr’al côl / a s’ fa cul ch’a s’ pöl = Quando ci si è per il collo si fa quello che si può. Ciapâr pr’al côl = soffocare uno, anche in senso figurato, come con la prepotenza, l’inganno, l’usura. Fâr al côl lúngh = accettare a malincuore una cosa spiacevole. Rûmpse l’òs d’ al côl = rompersi l’osso del collo. Šlungâr al côl = sbirciare, curiosare.
Còl 2 Sm Carico, pacco, elemento da trasportare.
Côla Sf Colla, collante; in senso ironico: minestra scotta, poltiglia. In greco fa kòlla, come in latino còlla, ed indica la gomma.
Còlica Sf Colica, crisi renale. Dal greco kòlon, latino còlon, = intestino crasso.
Colîte Sf Colite.
Còmda Sf Seggiola particolare per ammalati, idonea per andare di corpo. Dal latino còmmodus (cum + modus) = adatto, su misura.
Còmde Agg. Comodo, agevole. Sost. Comodità, agio, spazio. Dal latino còmmodus (cum + modus) = adatto, su misura. Fâr i sö cómed = fare i propri affari. Tösla cómda = prendersela con calma. L’ê tròp cómda = è troppo facile. Mètse cómde = sistemarsi, accomodarsi con calma.
Còmica Sf Comica, commedia. L’ê túta ‘na còmica = è una cosa tutta da ridere.
Còmich Agg. Comico, divertente, spassoso. Dal greco komikòs, attraverso il latino comicus. Il termine greco deriva da komos = banchetto bacchico. Si tratta quindi di un ambiente ove prevalevano le battute allegre mentre si consumava il banchetto.
Comûniûn, Cumeniûn Sf Comunione, Sacramento dell’Eucarestia. Traduzione del greco koinonìa al latino communio.
Còmpit Sm Compito, incarico, dovere. Dal latino computàre (cum + putare) = contare, valutare.
Comûn Agg. Comune, usuale. Sm: Municipio. Amministrazione comunale. Da commùnis [cum+unis] = che interessa tutti.
Comunâl Agg. Comunale, pubblico, di competenza dell’amministrazione comunale.
Comunicâr V. tr. Informare, mettere al corrente.
Comunicâr V. tr. 1) Distribuire la comunione eucaristica. Dalla espressione ecclesiale comunicare (altari) = prendere parte all’Eucarestia. 2) Informare, dare notizia.
Comunicâs V. rifl. Ricevere la comunione.
Comunìšme Sm Ideologia che prevede un sistema sociale basato sulla proprietà collettiva. Come tale ha radici molto lontane, dalla legislatura di Licurgo (Vº sec. A. C.), fino a Platone e a Zenone di Cipro. Anche all’interno del cristianesimo viene condannata la disparità sociale. In tempi più recenti troviamo riferimenti a tale teoria in Tommaso Moro, in Campanella, per arrivare alla Rivoluzione francese, fino a Saint-Simon che tenta una pianificazione tra le forze economiche. Vengono comunque considerati autori della teoria comunista Engel e Marx, sintetizzato nel Manifesto del 1848. Più tardi fu tradotta in pratica con il Leninismo e la Rivoluzione Russa (1918). Dal francese comunisme.
Comunìsta Sm Iscritto o simpatizzante del partito comunista.
Comûniûn Sf 1) Comunione, partecipazione all’Eucarestia. 2) Uguaglianza di vedute, di intenti, di benefici. 3) Partecipazione a utili e spese in una attività.
Consòrsi Sm 1) Luogo di ammasso pubblico. 2) Cooperativa, associazione civica. Dal latino consòrtium (cum + sors) = partecipe della stessa sorte.
Cooperatîva Vedi Cuperatîva.
Cör Sm 1) Cuore. 2) Generosità. 3) Centro. Da cor – cordis = cuore.
Còrer Vedi Cùrer.
Côrda Sf 1) Corda, fune, spago. 2) Corda di strumenti musicali. 3) Corrente seguita da un temporale estivo lungo una valle. 4) Corda dell’arco. Dal greco kord?, latino chòrda = corda di strumento musicale. A tirâla tròp la côrda la se s-ciânca! = tirandola troppo la corda si spezza. Tîra la corda, ma la côrda la se s-ciânca: – chî d’ Rušân i’ n’ gh’han pu’ gnân’na palânca. Tira la corda, ma la corda si spezza. Gli abitanti di Rosano non hanno più neppure una palanca.
Còrga Sf 1) Corba, canestro a maglie larghe. 2) Ceste ai lati del basto. Dal latino corbis, poi corba con lo stesso senso. Bertani preferisce il termine longobardo korg con lo stesso senso dell’italiano.
Côrne Sm 1) Corno d’animale. 2) Buccina; richiamo. 3) Recipiente per polvere pirica. 4) Strumento musicale. Da un termine mediterraneo kern, poi korn (horn), in latino còrnu.
Còrner Neol. Sm Nel gioco del calcio è la punizione dall’angolo. Dall’inglese còrner = angolo.
Côro Sm 1) Coro, parte dell’abside riservata ai cantori o agli officianti. 2) Coro, insieme di cantori. Dal latino chorus, in greco koròs = danza con canti. Il termine greco e latino non indica ancora un locale ma un gruppo di danzatori accompagnati da canti.
Côrp Sm 1) Corpo, aspetto fisico, corporatura. 2) Categoria militare (Fanteria, Alpini, ecc.). Dal latino còrpus, derivato da una radice indoeur. krpa = forma. Andâr ad côrp = soddisfare le esigenze fisiologiche. Avêgh un bèl andâr ad côrp = ancheggiare, sculettare.
Còrre Vedi Cùrer
Côš, Côša = Cosa, oggetto. Si usano quando non viene in mente il nome della cosa. Dal latino popolare càusa, da intendere come affare, interesse, motivo.
Côša? Partic. interrogativa. Che cosa?
Cöšer, Cöšre V. tr. Cuocere, cucinare. Dal latino còquere = cuocere, cucinare .
Còsta 1 Sf 1) Costa, dorsale, lato, fianco, versante. 2) Costola. 3) Disegno su tessuti. Costa e còstula derivano da hossum, poi ossum e dal greco òsteon = osso. Il concetto di costa, o preminenza orografica, deriva dal confronto col corpo umano: l’osso e la pelle costituiscono un rilievo rispetto al resto della superficie. Varcâr la còsta = valicare il dorsale. Dâr ad còsta = picchiare di costa (di taglio); o anche: affilare di costa.
Còsta 2, Còstla Sf Costola. Vedi Costa 1.
Còt p. pass. 1) Cotto al fuoco. 2) Innamorato. 3) Stanco. Da còquere = cuocere, cucinare. Còt dal sûl = Abbronzato; ma anche: che ha preso una insolazione. Ghìgna da pùmb còt = faccia da stupido. Còt bruâ = cotto sotto la cenere. Êser còt = essere molto stanco. Essere innamorato cotto.
Còta 1 Sf 1) Cottura, lessata. 2) Quantità di viveri per una cottura. 3) Sbandata, innamoramento.
Còta 2 Sf Sopravveste bianca del clero. Dal franco còtta = tunica.
Còtme Sm Cottimo, contratto. Dal latino quòtumus, (medievale còtumus) fusione di quot e nùmerus = per quanto?
Cöv Sm Covone, manipolo. Da càvus col significato di: quanto può stare nel cavo della mano. I covoni però erano l’insieme di diverse mannelle, tali da esigere ambe le braccia per cingerli. Il cavus si riferirebbe quindi alla mannella e non al covone.
Crâmp Sm Crampo, contrazione muscolare. Dal franco kramp (o dal longobardo crampf) = curvato, uncinato, attraverso il francese cràmpe. Avêgh i crâmp int al stúmghe: Avere molta fame.
Cràni Sm Cranio, testa. Testa pensante. Dal latino medievale crànium. E più che alla parte ossea della testa si allude al contenitore del cervello, dell’intelligenza, della parte razionale dell’uomo.
Crâpa Sf Testa, zucca. Ma è un vocabolo nato al meridione poi portato da noi forse dai militari.
Creànsa Sf 1) Educazione. 2) Buone maniere. 3) Diplomazia. Dallo spagnolo criànza, astrazione di criàr = allevare (bene ), far crescere educati.
Credênsa Sf 1) Credenza, fede. 2) Credulità. 3) Usanza, tradizione.
Crèdit Sm Credito, reddito; buona fama. Dal latino crèditum, sostantivo di crèdere = affidare qualcosa a qualcuno .
Crèdre V. intr. 1) Credere. 2) Dare ascolto. 3) Aver fede. 4) Reputare, ritenere.
Crèma Sf Crema, budino, dolce; il meglio di un gruppo o società. Dal latino crìsma, attraverso il francese crème. Crìsma è anche l’olio usato per i sacramenti.
Cremerìa Sf Cremeria, fabbrica di dolciumi.
Cremîn Sm Cremino. Vedi Crèma.
Cremûš Agg. Cremoso. Vedi Crèma.
Crèp Sm Crepa, crepaccio, incrinatura. Urla, strepito.
Crepapèla (A) Locuz. A crepapelle, esageratamente.
Crèser, Crèsre V. intr. 1) Crescere, aumentare (di peso o di costo). 2) Svilupparsi (di statura). 3) Avanzare (carriera). 4) Lievitare. 5) Superare. 6) Educare, allevare. 7) nella maglia = aggiungere un punto laterale. Dal latino crèscere, incoativo di creàre, inteso come nutrire, allevare.
Crêšma Sf Sacramento della confermazione. 2) Schiaffo, (ad imitazione del gesto del vescovo al momento della cresima, quale dimostrazione della forza di carattere nel sopportare le avversità). Dal greco krìsma, latino ecclesiastico chrisma = unzione con olio sacramentale.
Crešmâr V. tr. 1) Amministrare o ricevere il sacramento della confermazione. 2) Dare una lezione.
Crèspa Sf Piega, frangia, arricciatura. Dal latino crìspus = riccio.
Crèsta Sf 1) Cresta. 2) Boria. 3) Risparmio. Dal latino crìsta, stessa radice di crinis. Fare la cresta alla spesa sembra derivare dall’espressione: Fare l’agreste, un succo aspro ricavato da uva non ancora matura, e… rubata. (Devoto). Crèsta d’ gàl = cresta di gallo. Si tratta della gelòsia argèntea, un fiore originario dell’Asia tropicale ma adattato anche al nostro clima, all’aperto e in appartamento. Ve ne sono di diverse qualità e colori. Al plurale: malattia della pelle delle parti intime.
Crêta Sf. Creta, argilla. Dal latino crèta = terra polverosa.
Cretîn Agg. Cretino, scemo, dispettoso, incapace. dal provenzale crétien inteso come poveraccio, misero, legato alla parola cristiano, e probabilmente all’aspetto di pellegrino.
Cretinâda Sf Idiozia, stupidaggine.
Crìa Sf. – Briciola, parte piccolissima di una cosa. In passato ha avuto diversi significati: insetto, uccellino scarto della covata, il figlio più debole della famiglia, piccola anguilla. Deriva dal verbo latino creàre (criàre nel latino decadente) = creare, mettere al mondo. C’è chi definisce con lo stesso nome una moneta bizantina di pochissimo valore.
Crìca Sf 1) Sporcizia. 2) Gang di malfattori, combriccola. Dal francese cliquer, col senso di cicaleccio, chiacchierio, combutta
Crìch Sm Cric, martinetto per sollevate per auto.
Crichèt, Sm Colpo in testa dato con le nocche.
Criclênt Agg. Sporco.
Criclûn Agg. Sporco, che non si lava.
Cridâr V. intr. Piangere, singhiozzare (non ha il valore di gridare, urlare). dal latino quiritàre = chiamare i quiriti per ottenere il perdono.
Crinâl Sm Crinale, spartiacque. Da crinàlis. Crina è la cresta di monti. Qui si intente il filo dell’orizzonte, sottile come il crine.
Crinèla (molto raro) Sf Corbello, cesto a maglie largh. Dal greco krin? = secerno, scelgo.
Crîši = Crisi, difficoltà, momento di debolezza. dal greco krìsis latino crìsis = giudizio, processo.
Crist 1 N. prop. 1) Cristo, Gesù. 2) Il Crocifisso. Dal greco Krýstos, latino Chrìstus = consacrato a Dio mediante il criSma.
Crist 2 Sm 1) Caduta a braccia allargate sulla neve. 2) Una caduta qualsiasi. L’ha piantâ un crist = ha fatto una brutta caduta. L’é un pôver crìst = è un poveraccio. A n’ gh’é crist ch’al le fêrma. Nessuno riesce a fermarlo.
Crist 3 Sm 1) Supporto per impalcature dei muratori. 2) Servitore dei falegnami per reggere lunghe tavole che superano la lunghezza del banco.
Cristàl Sm 1) Cristallo, vetro pregiato. 2) Bicchiere pregito. 3) Monile. Dal greco krýstallos, latino cristàllus, derivati dalla radice krýos = gelo, quindi trasparente come il ghiaccio.
Cristèri Vedi Clistèri.
Cristiân Agg. 1) Cristiano, seguace di Cristo. Da christiànus = seguace di Cristo. 2) Essere umano. Qui si allude di più alla differenza che deve intercorrere tra un uomo e una bestia, perché ogni uomo, come ogni cristiano, deve tendere al bene. A n’ gh’êra gnân un cristiân = non c’era nessuno.
Critèri Sm Giudizio, comprendonio, senno. Dal greco krytèrion, latino medievale critèrium = giudizio. A gh’ völ un pô d’ critèri = ci vuole giudizio.
Crìtica Sf 1) Critica, commenti su azioni o comportamenti di altre persone. 2) Situazione critica, difficoltà. Agg. Chi pronunci giudizi.
Criticâr V. tr. Criticare, combattere, ostacolare. dal verbo greco krìn? = io giudico.
Crìtich Sm 1) Analizzatore, studioso, recensore. 2) Agg. Criticone; pericoloso, precario.
Criticûn Agg. Criticone, chiacchierone.
Crivèl Sm (Raro) Vaglio, spulatore, setaccio. Dal latino crìbrum, poi crivellum.
Cròcla, pl. Cròcli Sf Sferetta di sterco di pecora, capra, conigli.
Cröj 1 Sm Groviglio di rettili. 2) Intreccio, groviglio di fili. 3) Giaciglio
Cröj 2 Sm Cèrcine, cioè supporto di stoffa per trasportare vasi d’acqua sulla testa. Il termine è presente in italiano arcaico come corollo [Tommaseo], poi nei diversi dialetti locali della Toscana (a Siena è corolla, ad Arezzo coroglio), e nell’alto Frignano (crojjo o corojjo). Veniva denominato così anche un supporto circolare sistemato nella così detta poltrona di comodo (Vedi la Còmda), l’antenata della nostra ciambella del water [Minghelli].
Crònaca Sf Notizie. Descrizione ordinata di fatti. Dal greco krònos (il tempo), con riferimento a kronikà biblìa = gli annali, cioè il racconto delle cose accadute nel tempo.
Crònich Agg. Cronico, che dura a lungo.
Cronometrìsta Sm Cronometrista, rilevatore dei tempi nelle gare o nel lavoro.
Cronometro Neol. Sm Cronometro, orologio di precisione. In greco krònos + mètron ??= misurazione del tempo, attraverso il francese chronomètre (XIXº sec.).
Croscé Sm Uncinetto per ricamare. Il ricamo stesso.
Crövre V. tr. 1) Coprire. 2) Fare un tetto. 3) Far fecondare un animale domestico. Dal latino cooperio = copro. Crövr’ un difèt = coprire un difetto, nascondere una imperfezione su un prodotto. Vat a crövre = vatti a nascondere. Cioè non fare vedere le tue carenze. Sembra che l’espressione sia nata dall’esigenza fisiologica espletata all’aperto. Quindi si invitava a coprirsi il deretano.
Crú–c Sm Cruccio, dispiacere. Dal latino corrucciare = raggrinzire, fare le pieghe.
Crucânt Agg. Croccante, fresco di forno; 2) Tipo di dolce. Dal francese croquant, da croquer = sgranocchiare.
Crúch Sm 1) Colpo con le nocche. 2) Testone. 3) Tedesco.
Cruciâs V. rifl. Crucciarsi, avere dispiaceri.
Crucifìs Sm Crocefisso. Dal latino Cruci fixus = attaccato alla croce.
Crûd Agg. 1) Crudo. 2) Acerbo. 3) Inadatto, inesperto. Dal latino crùvidus = insanguinato; quindi non cotto bene.
Crudâ Agg. Caduto, crollato. In particolare ci si riferisce a frutta caduta dall’albero o a persona che si addormenta.
Crudâr V. intr. 1) Crollare (per il sonno); 2) Staccarsi, cadere dei frutti dall’albero. Crudâr dal sùn = cadere dal sonno. Stâr ch’ a cröda la màna = attendere che cada la manna; prendersela comoda.
Crulâr V. tr. 1) Crollare, precipitare; cadere di muri. 2) Addormentarsi pesantemente. Da un arcaico latino corrotulare, [C(or)ro(tu)lare], sincopato più tardi in Crollare [Devoto]. Colonna preferisce la derivazione da cum rotolare = rotolare assieme a.
Crúma Sf Morbida pelle per scarpe.
Crumadûra Sf Cromatura. L’operazione della cromatura dei metalli avviene soprattutto per elettrolisi, pur esistendo altri metodi. Consiste nel ricoprire una superficie col cromo per renderla più bella o più resistente.
Crumâr V. tr. Cromare. Dal greco kròma = colore.
Crumîro Neol. Sm Crumiro, egoista, non solidale. Chi lavora mentre i colleghi scioperano. Dall’arabo khrumîr, attraverso il francese kroumir. Erano berberi arabizzati che vivevano tra Tunsia e Marocco, dediti al contrabbando. Da qui il concetto di danneggiatori dei colleghi.
Crûna, Curûna Sf 1) Corona, diadema. 2) Corona per il rosario. Dal greco koronè, col significato di tutt’intorno. La corona del Rosario ha assunto questo nome da una espressione mistica: Offrire alla Madonna una corona di fiori spirituali, costituiti dalle preghiere.
Crunìsta Sm Cronista, giornalista addetto alla descrizione di un avvenimento.
Crûš, Crûša Sf 1) Croce. 2) Santa Croce. 3) Attaccapanni. 4) Cruccio, dispiacere. Da crux = croce, incrocio. O d’ quêrsa o d’ nûša – tú-c i gh’han la su’ crûša; / e si la purtèsn’ al mercâ / tú-c cun la sua i arturnarèn a cà. = o di quercia o di noce – tutti hanno la propria croce; – e se la portassero al mercato – ognuno tornerebbe a casa con la propria. Chi a la mustra e chi a la tîn scûša – ma tú-c i pôrti la su’ crûša = chi la mostra e chi la tiene nascosta, ma tutti portano la propria croce. Far al sìgn ad la Crûš = fare il segno della croce. Al mil crûši = le mille croci, una preghiera popolare durante la cui recita ci si faceva mille volte il segno della croce. Pûnt a crûš = punto a croce.
Cruscòt Sm Cruscotto, quadro di auto o aeroplano. Sembra si tratti di una terminologia legata ai mulini. Si tratta di una paratia che impedisce alla crusca di uscire (Devoto).
Crušêra Sf 1) Attaccapanni. 2) Crociera. 3) Supporto a forma di croce per mastelli.
Crušèta Sf 1) Crocetta, crocicchio, incrocio. 2) Croce. 3) Tipo di ricamo. 4) Elementi iniziali della scuola (assieme alle aste). 5) Tipo di pane.
Crúsi Sm 1) Cruccio, tormento, rimorso. 2) Tarlo di gelosia. Dal latino cruciare = mettere in croce.
Crušîl Sm Crocevia, incrocio.
Crùsta Sf Crosta, scorza. Dal latino crusta = scorza.
Crustîn Sm Crostino.
Crušûn Sm Grossa croce.
Cruvàta Sf Cravatta. Dal francese cravate e, a sua volta, dal serbo hrvat = sciarpa croata. Era una sciarpa caratteristica dei cavalieri croati del XVIIº secolo.
Cruvatîn Sm Cravattino, farfallino.
Csa Che? Che cosa. Contrazione di c(o)sa. Csa fâl? Cosa fa? Csa dîšel? Cosa dice?
Csé = Così. Csé e csé = Così così. Quàši csé = Circa, approssimativamente.
Csí = Così, tale, in questo modo. Dal latino (Ec)cum sit = sia in questo modo [Devoto, Colonna, Rusconi]. .
Cu’ …. = Cosa. Cu’ dît? = cosa dici?
Cùa Sf 1) Coda; appendice. 2) Fila. 3) Ala dell’aratro. Dal latino càuda = coda. Cùa d’ pàja = forte suscettibilità. Guardâr cun la cùa d’l’o-c = sbirciare, controllare. Cûn la cùa in mèš al gàmbi = Ritirarsi umiliato.
Cuâda 1 Sf Colpo di coda. .
Cuâda 2 Sf Nidiata, covata.
Cuâr V. tr. Covare; coccolare. Dal latino cubàre = giacere, stare coricato. Secondo Bondardo invece deriverebbe dal greco kýphos = incurvato, gobbo, passato in latino con cuphàre, poi diventato cubàre = covare. L’é adrê cuvâr = sta covando una malattia. L’é adrê cuvâr i öv = sta perdendo tempo.
Cûb Sm Cubo, figura geometrica. Da una parola araba kab (= quadrato) passata in greco con Kýbos ( = dado) e in latino con cubus.
Cubadûra Sf Cubatura, spazio in metri cubi.
Cúbi Sm Covo, giaciglio delle lepri. Dal latino cubàre = dormire, da cui l’aggettivo cubìle = lettiera, covile, giaciglio [Cavalieri], e anche covo. Era detto cùbi anche il nido costruito per i piccioni con vitalbe o vimini e collocato sotto la gronda del tetto.
Cubiâ Agg. Accovacciato, nascosto dentro alla cova.
Cubiâs V. rifl. Accovacciarsi.
Cú–c Sm 1) Spinta, spintone. 2) Resistenza. Tgnîr cú-c = resistere, non arrendersi.
Cúca Sf La parte superiore del fuso, leggermente ingrossata, ove si aggancia il filo ritorto. Da una radice arcaica, kukka, che indica una cima, una punta.
Cucàgna Sf Cuccagna, bengodi, dolce vita. Dal gotico köka, attraverso il provenzale cocànha = torta, quindi cosa piacevole.
Cucârda Sf Coccarda.
Cúch 1 1) Sm Cùculo. 2) Agg. Tonto, poco furbo. Purtâr al cúch = prendere il pesce d’aprile. Vè-c cme ‘l cúch (oppure: cme ‘l tabàr dal cúch) riferito a persona = molto vecchio, quasi centenario; riferito a cose = logoro, fuori moda. Pân dal cúch: è il giacinto dal pennacchio blu, il muscàrium racemosum. Al cúch l’ha da gnîr / tra ‘l sèt e l’òt d’ Avrîl. / s’a n’ vên tra ‘l sèt e l’òt / o ch’ l’è môrt o ch’l’é còt = il cuculo deve arrivare tra il sette e l’otto di aprile. Se non arriva tra il sette e l’otto o che è morto (per il freddo) o che è cotto (ucciso dai bracconieri).
Cúch 2 Sm Colpo di nocche in testa.
Cuchîn Agg. Cocco, vezzeggiativo per bimbi.
Cucî Agg. Accucciato; andato alla cuccia.
Cúcia Sf 1) Cuccia; covile. 2) Ritorno alla calma. 3) Cranio. Dal francese couchèr = collocare, da cui couche = giaciglio. Esiste, anche da noi, una strofetta diffusa al nord: Cúcia plâda ‘l fà i turtê pr’an n’in dâr ai sö fradê; i sö fradê i fân la sulâda pr’an n’in dâr a cúcia plâda! = Zucca pelata fa i tortelli ma non ne vuol dare ai fratelli. I fratelli fanno la “solata” ma non ne danno a zucca pelata. La vûlpa la và a fâr dàn luntân da la su’ cúcia. = la volpe reca danno lontano dalla propria tana.
Cuciâr v tr. Spingere, favorire. A n’ cuciâr mìa tròp = non spingere troppo. Ma anche: non fare allusioni.
Cuciâr Sm Cucchiaio. Da cocleàrium: era il cucchiaio per mangiare le chiocciole. Un cuciâr da mnèstra = un pasto povero e veloce; Dàmne un cuciâr = dammene un assaggio, poco. Cuciâr ad lègn = cucchiaio di legno per cucinare.
Cuciarîn Sm Cucchiaino, misurino.
Cucîs V. rifl. Accovacciarsi, andare alla cuccia.
Cúcla Sf 1) Bacca di ginepro. 2) Cosa minuta e Sferica. potrebbe derivare dal greco kýklon = rotondo, circolare. Oppure dal latino còccus = granello [Pini].
Cùcma, Cùcuma Sf Cucuma, bricco. In latino cùcuma = vaso (il che lascia intravvedere anche la radice cùcumis = cocomero, quindi cucurbita svuotata, da usare come vaso).
Cucmartèl Sm Capriola, capitombolo. Come gioco era quello dei piccoli non ancora scolari né disponibili per i lavori dei campi. Rappresentava i primi tentativi di prestanza fisica.
Cucùmbra Sf (neol.) Cocomero, anguria; testone, zucca. Da cùcumis, ove si allude a cucurbita. Come termine è più antico angúria.
Cucumbrâr Sm Cocomeraro.
Cucumbrâra Sf Cocomeraia, coltura di cocomeri.
Cudâl (raro) Cfr.: Cudâr.
Cudâr Sm Cotale, portacote. Alla base c’è cus – cutis = oggetto che taglia [in inglese: cutter], da cui prende nome la pietra per affilare (Cote). L’aggettivo latino era cot(i)àrium.
Cùdga Sf Cotica, cotenna; pelle dura; persona assuefatta; zolla, porca. Dal latino cùtis = cotenna.
Cudghîn Sm Cotechino (zampone); persona molto grassa. dal latino cùtis = cotica.
Cudgûn S. m. Coticone, persona grassa.
Cudrûn S. m. Callosità spessa. L’ha fat al cudrûn = ha fatto il callo.
Cudrús Sm Codruzzo, fondo schiena; coccige. Diminutivo di cùa = codarozzo.
Cuêr-c Sm Coperchio, tetto. Dal latino coopertum, da cooperio = copro, proteggo.
Cuerciâr o Querciâr V. tr. Coprire, fare il tetto. Nascondere. Favorire. Da Cooperio = copro, proteggo.
Cuercîn Sm Piccolo coperchio, anche di boccettine o penne. Imene.
Cuèrt. Quêrta Agg. Coperta, protetta, ricoperta.
Cuèrta Sf Coperta da letto.
Cuèta Sf 1) Codino, ciuffo; 2) Strisciolina di terra.
Cùfia Sf 1) Cuffia, berrettino di lana. 2) Custodia. Dal greco skýphios, attraverso il tardo latino còfea = simile ad un vaso.
Cughèl (Stâr in) = stare accovacciato.
Cugnâ, Cugnâda Sm, Sf Cognato, cognata. Dal latino cognàtus (cum + gnàtus) = che ha rapporti di parentela, che è nato dallo stesso sangue.
Cugnisiûn Sf Conoscenza, cognizione, buon senso. Dal latino cognòscere = venire a sapere, imparare, conoscere.
Cugnóm S. m. Cognome. Dal latino cognòmen = nome aggiunto ad un altro.
Cúi Prep. Coi, con gli.
Cujûn Agg. Minchione, tardo di mente. Sm: Testicolo. Da coleo, coleonis = testicolo. Tú-c i cân i gh’han la cùa; tú-c i cujûn i’ völi dîr la sua = tutti i cani hanno la coda; tutti i minchioni vogliono dire la loro.
Cujunâda Sf. Stupidaggine, errore banale; distrazione.
Cujunâr V. tr. Sfottere deridere, prendere in giro.
Cujunîšme Sm Coglioneria, minchioneria. Stupidità.
Cujunsèl Sm Stupidotto, coglioncello.
Cùl Pron. Quello, quel tale, quello là. Dal latino (ec)cum illum = ecco quello [Devoto, Colonna. Rusconi].
Cûl Sm 1) Sedere, deretano. 2) Parte posteriore di un oggetto. 3) Fondo. Dal latino cùlus. Fâr vèdre al cûl = fare un gesto sconcio, rispondere male. Cascâr a cûl a l’aria = capovolgersi, cadere a capitombolo. Êser cûl e patàja = essere amicissimi. Andâr a cûl strìch = camminare impettito, fare l’arrabbiato o il sussiegoso. Un cûl strìch = un avaro. Cûl da galîna = Chi non sa mantenere un segreto. Rùt in cûl = fortunato, spregiudicato. Stâr a cûl = stare alle calcagna. A cûl indrê = all’indietro. A cà sùa – e’ se squàsa cûl e cùa; – a cà d’ chiêter – né cól né cl’âter = a casa propria ognuno fa quello che crede, a casa d’altri no. Èsr’ in cûl bušûn = essere accovacciato come per fare un bisogno corporale.
Culâ Agg. Colato, filtrato; fuso. Dal latino còlum = filtro, colino.
Culâda Sf Caduta all’indietro, scivolone sbattendo le natiche.
Culâda Sf Quantità di materiale semiliquido (colata di cemento, di lava, di fusione). Agg. Pulita, filtrata.
Culadûr Sm Colino, filtro.
Culadûra Sf Colatura.
Culàgna N. pr. di loc.. Collagna, già comune dell’alto Appennino reggiano, sulla statale dl Cerreto. Dista da Reggio 65 Km. e si trova a 830 m. s. m. Nel suo territorio si trovano le cime della Nuda e del Casarola, le sorgenti del Secchia.
Culàgna Agg. Donna fortunata.
Culâna Sf Collana.
Culâr V. tr. 1) Colare, filtrare. 2) Debordare, uscire dal recipiente, 3) Fondere un metallo..
Culâr Sm Collare, guinzaglio.
Culâr Agg. Budello del retto, ottimo per fare salami di grandi dimensioni.
Cularîn Sm Piccolo collare, colletto grazioso.
Culàs Sm Collasso, trauma. dalla terminologia medica collàpsus, equivalente a caduta, mancamento.
Culàs Sm 1) Sedere malformato, culaccio. 2) Pezze per i bimbi. Al gh’ha ancùra i culasö insìma a la sêva = ha ancora i pannolini stesi al sole (è piccolo).
Culàta Sf Culatta, calcio del fucile.
Culbiânc Sm Uccello detto balestruccio. Così chiamato per il colore del posteriore.
Culè-g Sm 1) Collegio. 2) Per estensione riformatorio. Dal latino collègium, derivato da cum + lego = tengo unito, legato.
Culêga Sm 1) Collega di lavoro. 2) Commilitone. 3) Compagno di marachelle.
Culegâ Agg. Collegato, connesso.
Culegâr V. tr. 1) Collegare, mettere in relazione. 2) Connettere a linee elettriche o telefoniche.
Culegiânt Sm Collegiale, studente.
Culêra Sm Colera, epidemia. Dal greco kol? = bile. Il termine indicava lo scaricare violento degli umori del corpo. Ch’ a t’ gnìsa al culêra = ti venisse un accidenti.
Culèt Sm Culetto, sederino.
Culèt Sm Colletto, bavaro.
Culîn Sm Colo, colino. Dal latino còlum = colino.
Culîte Sf Colite.
Cûlm (Castel.) Cûlme (Vetto). Sm 1) Colmo, parte più alta di un tetto. 2) Vetta, cima. 3) Dosso di un piano, schiena d’asino. 4) Riempimento. 5) Limite estremo.
Cûlma, Cûlme Agg. Colmo, pieno; esasperato.
Culmâr V. tr. Completare, colmare, riempire fino all’orlo. Raggiungere una distanza. Riempire un vuoto affettivo.
Culmartèl Sm Capriola, capitombolo. Vedi Cucmartèl.
Cûlme Agg. Colmo, pieno. Vedi Cûlm.
Culmìgna Sf Trave maestra, portante. Da cùlmen = che sta al vertice superiore.
Culònia Sf 1) Colonia, terra conquistata. 2) Soggiorno temporaneo per ragazzi (al mare, ai monti). Dal latino colonia, derivato da colònus (contadino), a sua volta da còlere = coltivare (quindi anche civilizzare). Il secondo significato deriva dal senso del termine inteso come gruppo omogeneo di cittadini trasferiti in altra nazione. La colonia (marina o montana) era il trasferimento a scopo terapeutico di gruppi omogenei.
Culònia (Aqua d’) = Acqua di colonia, profumo. Da Colònia, città tedesca ove si produceva il profumo suddetto. Usato in senso ironico il termine indicava odore indisponente, alludendo più a culo che a Colonia.
Culòs Sm Colosso, gigante.
Cûlp Sm 1) Colpo, botta. 2) Sparo. 3) Infarto, colpo apoplettico. Dal greco colòlaphos, in latino còlaphus, poi, nel medioevo, còlpus = schiaffo, pugno. Cûlp ad gràsia = colpo finale, tracollo. Cûlp ed tùsa = colpo di tosse. Cûlp ad vênt = ventata robusta. L’é môrt d’un cûlp = è morto di infarto.
Cûlpa Sf Colpa, responsabilità, causa. La cûlpa l’è ‘na bèla fiöla, ma ansûn la spûša! = la colpa è una bella ragazza, ma nessuno la sposa. Dârla cûlpa = incolpare. Tös la cûlpa = prendersi la responsabilità.
Culpèvle Agg. Colpevole, responsabile.
Cûltra Cfr.: Cûrtla.
Cultrûn Sm Coltre, imbottita, coperta pesante. Dal latino cùltrex.
Cultûra 1 Sf Coltura, coltivazione; terreno coltivato. dal latino còlere = coltivare.
Cultûra 2 Sf Cultura, istruzione. Dal tedesco kùltur, derivata dal latino còlere = alimentare, far crescere (anche intellettualmente).
Culûn (Cascâr in) V. intr. Cadere all’indietro, sul sedere.
Culûn Sm. Grosso sedere. Agg. Fortunato
Culunèl, Sm Colonnello. Perché comandava una colonna di soldati.
Culuniâl Agg. Coloniale.
Culunialìsta Sm Colonialista.
Culûr Vedi Clûr.
Culurâ Agg. Dipinto, colorato, tinteggiato.
Culusâl Sm Colossale, gigantesco.
Cûm (Casteln.) Sm La parte più alta di un tetto fatto con paglia di segale.
Cùma Avv. Come. Come? Deformazione di Quomo[do] latino.
Cumâra (raro e importato) Sf Comare. In origine il termine indicava la levatrice, cioè colei che aiutava la madre (cum màtre) a far nascere il figlio. In seguito si è passati ad indicare la madrina di battesimo, colei che, di fronte alla comunità si assume il compito di educare il figlioccio in caso di mancanza o di impossibilità dei genitori naturali. Di recente, e dopo il contatto con altre parlate, ha assunto il senso di chiacchierona, pettegola.
Cumbatimênt Sm 1) Combattimento, lotta. 2) Agone.
Cumbàtre V. tr. Combattere, lottare, tribolare. Da cum + batùere = percuotere.
Cumbinâr V. tr. 1) Combinare, accordarsi. 2) Far combaciare, far coincidere. Da cum + bìni = accoppiare a due a due, mettere assieme.
Cumbinasiûn Sf Combinazione; coincidenza; caso fortuito.
Cumbinòs Sm Accordo poco leale, trattativa non chiara.
Cumbrìcla Sf 1) Combriccola, gruppo di amici, 2) Masnada. Dal latino brìcco = montone, di estrazione militare, (come ariete), e quindi persone guastatrici.
Cumdâr (raro) V. tr. 1) Accomodare, aggiustare.
Cumdîna, Cumudîna Sf Comodino.
Cumèdia Sf 1) Commedia. 2) Farsa. 3) Sceneggiata per scolparsi. Dal greco k?mos + ?d? = canto durante il banchetto (per rallegrare i commensali).
Cumènda Sf Commenda, beneficio. Dal medioevale commendare, (cum + mandàre) = affidare a qualcuno un podere da coltivare e custodire.
Cumendatûr Sm Commendatore, titolare di una commenda.
Cumeniûn (In) = Beni condivisi, partecipazione.
Cumeniûn Sf Comunione, eucarestia. V. Comuniun.
Cumênt Sm 1) Commento, critica. 2) Brontolio. Dal latino commentari (cum+mens) = agire con la mente, (quindi criticare, ragionarci su).
Cumentâr V. tr. Commentare, spiegare; criticare. V. Cumênt.
Cumêr-c Sm 1) Commercio. 2) Negozio. Dal latino cum + merx = con merce, quindi fornito di mercanzia.
Cumerciâl Agg. Commerciale.
Cumercialìsta Sm Commercialista.
Cumerciânt Sm Commerciante, negoziante; affarista.
Cumèta Sf 1) Cometa (astro). 2) Persona curiosa di conoscere. Dal greco komêtes = chiomata. Curiûs cme la cumèta: = curioso, pettegolo; ma anche buffo, comico.
Cumiât Sm Commiato, partenza, saluto d’addio. da commeàre = andare e venire.
Cuminciâr V. tr Iniziare, cominciare, partire per primo.
Cumisàri Sm Commissario.
Cumìsi Sm Comizio, raduno, discorso politico. da comìtium (da ire+cum) = adunata, riunione, corteo (camminare insieme).
Cumisiânt Sm Oratore, comiziante.
Cumisiûn Sf Commissione, incarico, compito. dal latino committere = affidare un incarico.
Cumitât Sm 1) Comitato. 2) Dirigenza. Dal latino commìttere, = affidare, dare un compito.
Cumitîva Sf Comitiva, gruppo. Dal tardo latino comes = compagno, da cui comitìvus = accompagnatore. Alla lettera: colui che mangia con…
Cumò Sm Comò, arredo. Dal francese comode = agevole.
Cumòs, Cumòsa Agg. Commosso, emozionato.
Cumöver V. tr. Commuovere, emozionare. Dal latino commovère = commuovere, sommuovere.
Cumövse V. rifl. Commuoversi, emozionarsi.
Cumpàgn, Cumpàgna Sm 1) Collega, compagno. 2) Compagna, amica, convivente. 3) Agg.: Uguale, simile, rassomigliante. Da cum + pane = che condivide il pane con altri. Indica i colleghi di scuola o di partito (Comunista o Socialista). I cumpàgn i n’ên mia tú-c cumpàgn! = I compagni non sono tutti uguali. Êser semper cumpàgn = Essere stazionario. Nella locuz. L’è cumpàgna = Fa lo stesso, è uguale, è la stessa cosa.
Cumpàgn, Cumpàgna Agg Uguale, rassomigliante.
Cumpagnâr V. tr. Accompagnare, abbinare. Dio a i fà po’ a i acumpàgna = Dio li fa poi li accompagna.
Cumpagnâs V. rifl. Unirsi. Accompagnarsi, convivere.
Cumpagnìa Sf 1) Compagnia, accompagnamento. Lo stare assieme. Il dialogare. 2) Solidarietà. 3) Nucleo militare. 4) Combriccola, gruppetto di persone che stanno bene assieme. Êsre d’ cumpagnìa = essere di compagnia, essere socievole. Tgnîr sú la cumpagnìa = tenere allegra la compagnia. ‘Na bùna cumpagnìa – la scurtìsa la vìa! = Una buona compagnia accorcia il tragitto, lo fa sembrare più corto.
Cumpanàdghe Sm Companatico. Dal latino medioevale cumpanàticus, che indica qualunque cosa si mangi col pane.
Cumparîr V. intr. Apparire all’improvviso, mostrarsi, darsi un tono, sembrare. Dal latino compàrere (cum+pàrere), letteralmente apparire insieme a. Il termine racchiude un senso di boriosità, di presunzione, come di chi vuole sembrare meglio di quello che è.
Cumparisiûn Sf 1) Comparizione; apparizione. 2) Convocazione in tribunale.
Cumpârsa Sf 1) Comparsa, apparizione; 2) Attore minore.
Cumpàs Sm Compasso. Dal verbo latino cumpassare = misurare con i passi. Parlâr in púnta d’ cumpàs = Parlare forbito.
Cumpasiûn Sf Compassione, pena. Sostantivo di cum+pàtior = soffro insieme.
Cumpasiunâr V. tr. Compassionare.
Cumpàt Agg. Compatto, coeso; solidale. Dal latino compactus, part. passato di compìngere = riunire, collegare, fondere assieme.
Cumpatâr V. tr. Rendere compatto, unificare.
Cumpatîr V. tr. 1) Compatire, sopportare, tollerare. 2) Condividere la sofferenza. Dal latino cristiano cum + pàtior = soffro assieme. Fâs cumpatîr = comportarsi in modo riprovevole.
Cumpatîs V. rifl. Compatirsi, deprimersi, abbattersi, essere scontenti di sé stessi.
Cumpêns, Cumpênsa Sm e f. Compenso. Ricompensa. Paga per un lavoro o una commissione conclusa. Dal latino cumpensare, intensivo di pèndere, = pesare insieme, valutare, ponderare. In cumpêns = Per compenso, in contrapposizione.
Cumpensâ Sm 1) Compensato, lamine di legno multistrato. Agg. 2) Indennizzato, pagato.
Cûmper, Cûmpre Agg. 1) Comperato. 2) Prodotto artificiale, non fatto da sé. 3) Pagato, assoldato. Dal latino comparàre = procurarsi, comperare. Nel terzo significato è più usato cumprâ.
Cumpermès? Locuz. È permesso? Forma di educazione per entrare in casa di qualcuno.
Cumpî Agg Compiuto, completato, realizzato; educato, ordinato. Dal latino cumplère = concludere, completare, portare a termine.
Cùmpit Sm Compito, dovere, incarico. Fâr i cùmpit = fare i compiti.
Cumpiànšre v. tr Condividere un cruccio; compatire. Da cum + plàngere che nel latino classico sta per percuotersi insieme. Vale come partecipazione ai lutti altrui.
Cumpîr V. tr. 1) Completare, finire, compiere. 2) Compiere gli anni. 3) Se riferito ad animale gravido indica la conclusione della gravidanza. Dal latino cumplère = concludere, completare, portare a termine.
Cumpleàn Sm Compleanno, genetliaco. Dal latino còmpleo + annum attraverso lo spagnolo compleaños con lo stesso significato italiano.
Cumplemênt Sm Complemento. Aggiunta di mezzi.
Cumplès Sm 1) Complesso (insieme di cose o persone). Agg. 2) Complicato; difficoltoso. 3) Stato d’animo, dipendenza psicologica. Dal latino complèctor = abbraccio, contengo. Avêr di cumplès = Avere dei complessi. In cumplès = Nell’insieme, complessivamente.
Cumplesiûn Sf Costituzione fisica.
Cumplicâ Agg. Complicato, difficile.
Cumplicâr V. tr. Complicare, rendere difficile, intricare. Dal latino cum + plicare = piegare insieme, piegare più volte.
Cumplicasiûn Sf Complicazione, contrattempo.
Cumplimênt Sm 1) Elogio, complimento. 2) Effusione romantica tra innamorati. 3) Schermirsi. Fâr di cumplimênt = schermirsi, farsi pregare, ma anche elogiare, dire bene. I cumplimênt i’ ên cme i bulê: i pu’ bèi i’ ên i pu’ vlinûš! = gli elogi sono come i funghi: i più belli sono i più velenosi.
Cûmplimentâs V. intr. Complimntarsi.
Cûmplimentûš Agg. Chi si schermisce
Cumplòt Sm Complotto, combinozzo, cospirazione. Dal francese complotér = tramare, congiurare.
Cumplutâr V. intr. Complottare, ordire imbrogli.
Cûmpra Sf Compera, acquisto.
Cumprâ p. pass. Comperato. Assoldato.
Cumpradûr Agg. Acquirente, compratore.
Cumprâr V. tr. Comperare, negoziare. Dal latino cum + paràre = procurarsi qualcosa. Chi a ‘n sa cumprâr a ‘n sa gnân vèndre = Chi non sa comperare non sa neppure vendere. Lasâs cumprâr = Lasciarsi corrompere. L’é ûn che a n’ sa cûmpra mìa facilmênt = è uno che non si lascia corrompere.
Cumprendòni Sm Comprendonio, intelligenza, capacità di capire. Dal latino comprehèndere = comprendere, avere all’interno, possedere.
Cumprêš p. pass. 1) Compreso, capito. 2) Contenuto in qualcosa, in qualche argomento.
Cumprîn Agg. Persona che compra facilmente, disposta all’acquisto anche se non ha bisogno.
Cumprumès Sm 1) Compromesso, parte iniziale di un contratto, promessa ufficiale di stipulare un contratto. 2) Agg. A rischio, difficile da salvare. Dal latino cum+promìttere = promettere; attraverso il francese compromis.
Cumprumètre V. tr. Compromettere. Rischiare.
Cumpùrre V. tr. 1) Comporre versi o musica. 2) Mettere insieme, combinare. 3) Riappacificare.
Cumpurtamênt Sm Comportamento, stile, modo di agire, responsabilità.
Cumpušidûr Sm Compositore, poeta, musicista, artista.
Cumudîna Sf Comodino.
Cumûn Vedi Comûn.
Cumunâl Agg. Comunale, inerente il comune. Dipendente del Comune.
Cumunicâr V. tr. 1) Informare, mettere al corrente. 2) Distribuire la Comunione Eucaristica. Vedere Comunicâr.
Cumunîšme Vedi Comunîšme.
Cumunista Vedi Comunîsta.
Cumusiûn Sf Commozione, intenerimento.
Cumuvênt Agg. Commovente, tenero.
Cûn prep. Con, assieme, in compagnia di. Dal latino cum, con valore di compagnia e di compiutezza. Nelle combinazioni con me, con te, con lui, con noi, con voi, si traduce: mêgh, têgh, sêgh, nòsch, vòsch, che ci riportano direttamente al latino mècum, tècum, sècum, nobiscum, vobiscum.
Cúna Sf Cuna, culla, zana. Dal latino cùna = cuna. L’italiano culla è la contrazione del latino cunella = piccola culla. Quelle in uso all’inizio del 1900 erano in vimini o in legno, con due supporti a segmento circolare che permettevano di “ninnare” il piccolo senza rovesciare la culla.
Cunâr V. tr. poco usato Cullare, ninnare.
Cûnca Sf Conca, recipiente per cereali o calce. Dal latino concha = conchiglia, quindi oggetto concavo.
Cuncèdre V. tr. Concedere, permettere, tollerare. Dal latino cum+cèdo = cedo di fronte a, do la precedenza.
Cuncêdra V. Cunsêdra.
Cuncentramênt Sm Concentramento, riunione convogliamento. Da concentrare = raccogliere o dirigere su un centro. Il termine rievoca i tristi momenti della guerra e della prigionia.
Cuncepîr V. tr. 1) Concepire, restare gravida. 2) Avere un’idea, fare un progetto. Dal latino concìpio = concepisco, formato da cum + càpio = ricevo, prendo dentro. Me i’ n’ cuncepìs mìa = non riesco a capire.
Cuncêrt Sm 1) Concerto di voci o strumenti musicali. 2) Chiasso, vocio. Da concertàre (cum+certàre)= gareggiare, competere, sfidarsi.
Cuncesiûn Sf Concessione, licenza; tolleranza.
Cuncèt Sm Concetto, idea; stima, valutazione. Da concèptus (cum+càpio) = concepito, partorito, gestito. Quindi anche come idea, pensiero.
Cuncèta N. proprio. Concetta, Dal latino concèptus = concepito, partorito. Nel caso specifico ci si riferisce al mistero della Concezione immacolata della Vergine.
Cunchèta Sf 1) Piccola conca nel terreno, avvallamento, vallatina. 2) Piccolo recipiente, piccola conca.
Cunchîn, Cunchîna Sm Piccola conca. Dùnca, dùnca, trî cunchîn i’ fân ‘na cûnca!, era una espressione utilizzata quando non si riusciva a concludere un discorso. Cfr.: Cûnca.
Cuncidênsa Sf Coincudenza. V. Coincidênsa.
Cunciliâr V. tr. 1) Pacificare, mettere d’accordo; 2) adeguare. Dal latino conciliare, dare un parere da saggio in quanto chi parla è membro del concilio.
Cuncìm Sm Concime, fertilizzante, letame. Dal latino cumptiàre = rendere rigoglioso; ornare, (ac)conciare. Il concime naturale era il letame: aldàm, ledàm, e anche rût.
Cuncimâr V. tr. Concimare, fertilizzare.
Cuncišiûn Sf Concisione, concentrazione. Riassunto.
Cunclúdre V. tr. 1) Concludere, completare, definire. 2) Dedurre. Dal latino cum + clàudere = chiudere, fermare (con qualcuno). A n’ cunclùda mia! = Non conclude!
Cuncûn Sm Tappo di legno o di sughero per le botti.
Cuncûrs Sm Concorso, partecipazione; gara, esame. Dal latino cum + cùrrere = partecipare alla stessa gara.
Cundàna Sf Condanna, imputazione di reato.
Cundanâ Agg. Condannato, giudicato.
Cundanâr V. tr. Condannare, giudicare reo. Dal latino cum+damnàre = imporre un danno, infliggere una pena.
Cundênsa Sf Condensa, concentrazione di vapore. Dal latino condensàre = rendere più denso, più concentrato.
Cundensadûr Sm Condensatore, componente elettrico.
Cundimênt Sm Condimento, salsa. Dal latino condimentum con lo stesso significato dell’italiano.
Cundîr V. tr. Condire, insaporire.
Cundisiûn Sf Condizione, stato, modo di essere. dal latino conditio (cum+dìcere) che indica un modo di porre regole, di stare alle norme.
Cundisiunâl Sm 1) Clausola di condizioni. Obblighi. Penale. 2) Modo della coniugazione verbale.
Cundisiunâla Sf Condizionale, limitazione della libertà.
Cundòt 1 Agg. Medico condotto. Dal latino cum+ dùctus = guidato, quindi stipendiato.
Cundòt 2 Sm Tubatura, condotta d’acqua. Dal latino dùcere = guidare, condurre.
Cundòta Sf 1) Condotta, stile di vita. 2) Area a disposizione di un medico. 3) Tubatura, condotta d’acqua. Dal latino cum + dùcere = guidare, condurre assieme. Dutûr d’ cundóta = medico condotto.
Cundûn Sm 1) Condono, togliere le penalità per una irregolarità. 2) Perdono, concedere un’altra opportunità.
Cundunâr V. tr. Condonare; perdonare. Oggi indica la legalizzazione di un abuso commesso, quasi sempre edilizio, risarcito in denaro.
Cunèta Sf Cunetta, dosso di scarico lungo le strade.
Cunferênsa Sf 1) Conferenza, discorso impegnativo, culturale o sociale. 2) Discorso al popolo. Dal latino cumfèrre = portare assieme (diversi argomenti), conferire, pubblicare idee.
Cunferensiêr Sm Oratore, conferenziere.
Cunfès 1 Sm Confessionale. Confessione.
Cunfès 2 Agg. Reo confesso, che ammette le proprie responsabilità.
Cunfesiûn 1 Sf 1) Confessione (sacramento). 2) Ammissione. 3) Testimonianza. Dal latino confessio, da confìteor = confesso, paleso, ammetto.
Cunfesiûn 2 Sf Confezione, preparazione. Dal latino confectio, da cum+facio, preparo.
Cunfèt Sm Confetto, dolcetto, caramella. Dal latino confèctus (confezionato) attraverso il francese confit.
Cunfidâr V. intr. 1) Confidare. 2) Raccontare. 3) Avere fiducia. Dal latino confìdere = aver fiducia in qualcuno, fidarsi.
Cunfidâs V. rifl. Confidarsi, raccontare i propri problemi.
Cunfidênsa Sf 1) Confidenza, familiarità. 2) Rivelazione di un segreto.
Cunfîn Sm 1) Confine, limite. 2) Esilio oltre il confine nazionale. Dal latino confìne (cum + fine) = che ha in comune la fine di un terreno.
Cunfinânt Agg. Confinante, vicino di casa o di terreno.
Cunfinâr V. tr. 1) Espellere, relegare oltre il confine della patria. 2) V. intr. Confinare con qualcuno, 3) Essere vicino, condividere.
Cunfôrt Sm 1) Conforto. 2) Incoraggiamento. 3) Soddisfazione. Dal latino confortàre = rendere forte (cum + fòrtia).
Cunfradê, Cunfradèl Sm Confratello, iscritto ad una confraternita. Dal latino cum fràtre = assieme al fratello.
Cunfrûnt Sm Confronto, paragone, analisi. Dal latino medioevale confrontàre = mettere fronte a fronte.
Cunfruntâs V. rifl. Confrontarsi, paragonarsi, Sfidarsi.
Cunfsâ Agg. Confessato, ammesso
Cunfsâr V. tr. 1) Ammettere, rivelare un segreto. 2) Ascoltare le confessioni dei fedeli.
Cunfsâs V. rifl. Confessarsi, soddisfare al precetto della chiesa.
Cunfsûr Sm 1) Confessore, sacerdote abilitato all’ascolto delle confessioni. 2) Confidente, direttore spirituale. 3) nella terminologia ecclesiastica: chi testimonia (confessa) la propria fede con la fedeltà alla dottrina cristiana e un modo di vivere congruente.
Cunfùndre V. tr. 1) Confondere. 2) Imbrogliare, mescolare. 3) Mettere in imbarazzo. 4) Equivocare. Dal latino cum + fùndere = mescere assieme.
Cunfùndse V. intr. 1) Confondersi; mescolarsi. 2) Equivocare. 3) Impappinarsi.
Cunfurtâr V. tr. Confortare, incoraggiare.
Cunfûš Agg. 1) Confuso, incapace di concentrarsi. 2) equivocato. 3) Indistinto, vago.
Cunfušiûn Sf 1) Confusione, impaccio. 2) Disordine. 3) Ressa, disordine.
Cunfušiunàri Agg. Che si confonde o provoca confusione. Anche che ha confusione in testa, non distingue bene le cose.
Cungedâ Agg. 1) Congedato dopo il servizio militare. L’é cungedâ = è in congedo, ha finito il servizio militare. 2) Licenziato, allontanato da un lavoro o incarico.
Cungedâr V. tr. Congedare, licenziare, dimissionare.
Cungedâs V. tr. Congedarsi, ritirarsi.
Cungêdo Sm 1) Congedo per conclusione dell’impegno. 2 Licenziamento per incapacità o soprannumero di dipendenti. 3) Ritirarsi, togliere il disturbo. Dal francese congièt, corruzione del latino commeatus = commiato, saluto di addio.
Cungêdra Sf Congerie, cumulo di neve ammucchiato dalla bufera. V. Cungèria.
Cungèria Sf (poco usato) Congerie; mucchio, grande quantità. In certi luoghi si dice anche congêra e congèdra. Sono i cumuli di neve che si formano sottovento. Dal latino congèries, formato dalla congiunzione cum (insieme) e gèrere = unire, ammucchiare convogliare in un unico luogo.
Cungrêga Sf Gruppo di persone poco raccomandabili. Dal latino cum+grex = col gregge, quindi nella massa, senza personalità. Il termine grex (gregge) suggerisce il concetto di succube, forte solo nel branco. Il termine egregio, in origine, indicava chi emerge dal gregge, cioè il montone.
Cungregasiûn Sf Congregazione, associazione di tipo religioso. Vedi Cungrêga. Vi sono Congregazioni maggiori, e congregazioni minori, legate alla parrocchia. Ognuna aveva una sua divisa, quasi sempre limitata ad un camice o ad un nastro colorato oppure ad uno scapolare. Gli iscritti si assumevano doveri precisi e presenziavano a cerimonie ufficiali, a feste particolari, ai funerali di confratelli o consorelle in gruppo e con la divisa.
Cungrès Sm Congresso, riunione plenaria. Dal latino cum + grèdere = camminare insieme, riunirsi.
Cungresìsta Sm Congressista, partecipante ad un congresso.
Cunìa Sf Coniglia.
Cunjâra Sf 1) Conigliaia, gabbia per conigli. 2) Moltitudine di conigli. 3) Famiglia numerosa. Dal latino cunìculus = tana, cunicolo, nascondiglio ove i conigli si nascondono, vivono e si riproducono.
Cunìj Sm sing. e plur. 1) Coniglio. 2) Codardo, fifone. Che vive nel cuniculus, cioè nella tana.
Cunjîn Sm Coniglietto.
Cunquista Sf 1) Conquista. 2) Traguardo. 3) Realizzazione. Dal latino cum+quìrere = appropriarsi, ottenere con fatica (Bolelli).
Cûns, Cûnsa Agg. 1) Condito. 2) Conciato, (riferito a pelli o alla carne). 3) Picchiato, bastonato. 4) Sporco, lercio. Dal medioevale conciàre (Xº sec.) = “preparare a scopo di ornamento”. Il verbo è la corruzione del latino classico comptiàre, a sua volta fusione di co–èmere = comperare insieme, quindi unire, accompagnare [Devoto, Colonna, Rusconi]. Altri pensano che derivi dal verbo latino como, -is = acconcio, orno.
Cûnsa Sf 1) Concia (delle pelli o della carne del maiale). 2) Condimento, salsa. 3) Paga (in senso ironico). 4) Lezione, bastonatura. Da comptiàre = adornare, rendere gradevole, acconciare.
Cunsâ, Cunsâda Agg. 1) Conciato, condito. 2) Bastonato. L’é mâl cunsâ = è ridotto male.
Cunsacrâ Agg. Consacrato, dedicato.
Cunsacrâr V. tr. Consacrare, dedicare. Dal latino cum + sàcrum = rendere sacro.
Cunsacrâs V. rifl. Consacrarsi, dedicarsi, votarsi.
Cunsadûr Sm Conciatore. Norcino.
Cunsadûra Sf Conciatura, l’atto di mettere in concia.
Cunsâr 1 V. tr. 1) Ammettere una colpa. 2) Rivelare un segreto.
Cunsâr 2 V. tr. Ascoltare le confessioni dei fedeli. Vedi Cunfsâr
Cunsâr 3 V. tr. 1) Conciare (pelli). 2) Condire (cibi). 3) Cardare (lana o canapa). 4) Punire, castigare. Condire (con sale e spezie) la carne del maiale appena ucciso. Cunsâr a möd oppure Cunsâr pr’ al fèsti = dare una lezione. A cunsâr l’insalâta a gh’ völ quàtr’òmi: un giudisiûš ch’al sâla; un strusiûn ch’a gh’mèta l’òli; un avâr ch’a gh’mèta l’ašê, un màt ch’a l’armès-cia = per condire l’insalata ci vogliono quattro persone: uno giudizioso che la sala; uno sciupone che vi metta l’olio; un avaro che vi metta l’aceto; un pazzo che la mescoli.
Cunsêdra Sf 1) Cumulo di neve ammucchiata dal vento. 2) Gran quantità di cose. Da congerie, latino congèries. Vedi Cungèria
Cunsêns Sm Consenso, approvazione. Dal latino cum + sentire = avere lo stesso modo di vedere o sentire.
Cunsèri Sm Condimento, concia, intingolo.
Cunsêrva Sf Conserva, passato di pomodoro.
Cunservâ, Cunservâda Agg. Conservato, risparmiato.
Cunservâr V. tr. Conservare, custodire, mettere da parte. Dal latino conservare, fusione di cum + servare = serbare insieme, custodire.
Cunsiderâ Agg. Valutato, considerato; tenuto in considerazione, stimato.
Cunsiderâr V. tr. Considerare, valutare, stimare, ponderare; tenere in considerazione. Da cum + sidera, che, in origine significava: guardare gli astri (per ricavarne auspici).
Cunsiderâs V. rifl. Tenersi in considerazione.
Cunsiderasiûn Sf Considerazione. Tgnîr in cunsiderasiûn = rispettare, dare importanza.
Cunšìgn Sm Congegno, meccaniSmo.
Cunsìgna Sf Consegna, recapito; incarico. Dal latino cum + signàre = contrassegnare, segnare per riconoscere e portare al destinatario.
Cunsignâ Agg. 1) Consegnato, recapitato. 2) Militare in punizione. L’é cunsignâ = è consegnato in caserma, non può uscire.
Cunsignâr V. tr. Consegnare, recapitare, affidare.
Cunsìli Sm 1) Gruppo dirigente. 2) Suggerimento. Da consùlere = dare o chiedere un parere.
Cunsiliâr V. tr. Consigliare, suggerire.
Cunsîn o Cunfsîn Sm Settimana riservata alle confessioni.
Cunsîn Sm 1) Conciatore di pelli. 2) norcino. 3) Cardatore.
Cunsistênsa s. f.. Consistenza, sostanza di qualcosa.
Cunsìstre V. intr. Consistere, avere sostanza di. Dal latino cum + sìstere = fermarsi per analizzare una cosa o un pensiero, quindi cercarne la natura, la validità.
Cunsôrsi Sm Consorzio, società, cooperativa. Dal latino cum + sòrs = partecipe della stessa sorte (fortuna o sfortuna).
Cunsulâ Agg. Consolato, animato, spronato.
Cunsulâ, Cunsulât S. m. Consolato, rappresentanza di uno stato presso altro stato.
Cunsulâr V. tr. 1) Consolare. 2) Animare, rinfrancare. 3) Incoraggiare, confortare.
Cunsulasiûn Sf Consolazione, soddiSfazione.
Cunsulênsa Sf Consulenza, perizia di esperto
Cunsulênt Sm Consulente, professionista.
Cunsûlt Sm Consulto, scambio di pareri.
Cunsultâr V. tr. Consultare, chiedere un parere.
Cunsultâs V. rifl. Consultarsi, scambiarsi pareri e informazioni.
Cunsumâ Agg. Consumato, sciupato, sprecato.
Cunsumâr V. tr. Consumare, usare spesso, sprecare. Dal latino consùmere, che poi diventa consumàre = usare fino al termine, completamente.
Cunsumîšme Sm Consumismo.
Cunsûr, Cunfsûr Sm Confessore, sacerdote confidente, direttore spirituale.
Cunsurèla Sf Consorella, iscritta aduna confraternita.
Cûnt 1 Sm Conto della spesa, lista; tariffa. Da còmputo = calcolo, valuto. A fâr i cûnt sênsa l’òst mia fâj dû vôti! = a fare i conti senza l’oste bisogna poi rifarli.
Cûnt 2 Sm Racconto (poco usato).
Cûnt 3 Sm Conte, titolo nobiliare. Dal latino còmes = accompagnatore. Presso i Romani era l’accompagnatore (segretario) dei magistrati. Con Carlo Magno il conte divenne governatore di un territorio (Contea).
Cûnt (Fâr) – locuz. Risparmiare, conservare, usare con avvedutezza.
Cûnta Sf 1) Conta, sorteggio. 2) Gioco di bimbi.
Cuntâ Agg. 1) Contato, numerato. In numero appena sufficiente. 2) Tenuto in conto, in elenco. 3) In numero esiguo, appena sufficiente.
Cuntabàli Sm 1) Raccontaballe. 2) Fanfarone, borioso.
Cuntàbil Sm Contabile, ragioniere, esperto di conti o di finanza. Dal latino comp(u)tàre, attraverso il francese contàble.
Cuntabilitâ Sf Contabilità.
Cuntachilòmetre Sm Contachilometri. Tachimetro,
Cuntadîn Sm Colono, contadino. Strana la storia di questo vocabolo: dal medioevale comitatìnus (che appartiene al comitàtus, cioè alla compagnia del conte) si arriva al compito di curarne i campi. Quindi diventa “colui che si occupa dei campi del conte”.
Cuntadûr Sm Contatore in genere, contascatti (riferito prevalentemente all’erogazione della luce, dell’acqua, del gas.
Cuntagùsi Sm Contagocce.
Cuntâr 1 v. tr 1) Contare, elencare; enumerare. 2) Raccontare.
Cuntâr 2 V. intr. Avere importanza, avere peso nelle decisioni. Essere famoso. A cûnta pu’ ûn a fâr che sênt a dîr! = rende di più uno che agisce di cento che parlano.
Cuntarîn Sm Conticino (in banca).
Cuntâs V. rifl. 1) Contarsi, valutare le forze. 2) Censirsi. 3) Esaminarsi. 4) Raccontarsi.
Cuntàt Sm 1) Contatto, abboccamento. 2) Cortocircùito. 3) Vicinanza.
Cuntènt Agg. Contento, allegro, soddisfatto.
Cuntentâr V. tr. Accontentare, soddisfare.
Cuntentèsa Sf Contentezza, soddisfazione. Saltâr da la cuntantèsa = fare salti di gioia.
Cuntentîn Sm Contentino. Piccolo presente per calmare qualcuno e farlo tacere.
Cuntèsa Sf Contessa. Di solito si allude a Matilde. Spèsi vôlti i cûnt i dvênti cuntèsi. = spesso i conti non tornano.
Cuntgnîs V. rifl. Contenersi, trattenersi.
Cuntinênt Sm Continente. Grande parte uniforme del globo terrestre.
Cuntingênsa Sf Contingenza; indennità di contingenza.
Cuntinvâr V. tr. Continuare, proseguire.
Cuntìnve Agg. Continuo, conseguente, continuativo, contiguo. Dal latino contìnuus = senza interruzione.
Cûntra Prep. Contro, contrariamente; di fronte; appoggiato (al muro). Êser cûntra a gli ingiustìsji = Schierarsi contro le ingiustizie.
Cuntrabànd Sm Contrabbando.
Cuntrabandâ Agg. Contrabbandato.
Cuntrabandâr V. tr. Commerciare di frodo. Contrabbandare.
Cuntrabandêr Sm Contrabbandiere
Cuntracûlp Sm Contraccolpo.
Cuntrâda Sf Contrada, quartiere, villaggio. termine militare latino che vale: (Regio) contra[ta] = territorio posto contro, quindi di confine, a difesa.
Cuntrafôrt Sm Contrafforte, sostegno.
Cuntraltâr Sm Contraltare, oppositore, alternativa.
Cuntrapàs Sm Contrappasso. Normalmente si indica la pena del taglione, cioè una pena imposta, proporzionata al delitto compiuto.
Cuntrapedâl Sm Contropedale, freno.
Cuntrapêš Sm Contrappeso. Bilanciamento.
Cuntràri Agg. Contrario, avverso. Dal latino contràrius = colui che sta contro, che si oppone.
Cuntrariâr V. tr. Contrariare, ostacolare, frapporre ostacoli.
Cuntrarietâ Sf Contrarietà.
Cuntràst Sm Contrasto, scontro, reazione.
Cuntrastâ Agg. Contrastato.
Cuntrastâr V. tr. Contrastare, scontarsi, reagire.
Cuntràt Sm Contratto, patto.
Cuntratâ Agg. Contrattato, pattuito.
Cuntratacâr V. intr. Contrattaccare, reagire.
Cuntratàch Sm Contrattacco, reazione.
Cuntratâr V. tr. Contrattare, pattuire, patteggiare. Dal verbo latino contràhere.
Cuntravensiûn Sf Contravvenzione, multa.
Cuntravlîn Sm Controveleno.
Cuntribût Sm 1) Contributo. 2) Collaborazione. 3) Percentuale anticipata per avere diritto a sussidi. Dal latino cum + tribùere = attribuire qualcosa a qualcuno; versare a favore di qualcuno o di qualcosa.
Cuntrisiûn Sf Contrizione, dolore. Al fà l’at ad cuntrisiûn = Si pente (ma spesso si tratta di opportunismo).
Cuntròl Sm 1) Controllo. 2) Esame clinico. Dal francese contre role = contro ruolo (doppio registro, doppia prova).
Cuntrulâ Agg. Controllato, esaminato.
Cuntrulâr V. tr. Controllare, esaminare; vigilare.
Cuntrulûr Sm Controllore, esaminatore.
Cunutât Sm 1) Connotati. 2) Segni particolari. 3) Espressione. Dal latino cum + notàtus = segnato in nota con.
Cunvalesênsa Sf Convalescenza, periodo per ristabilirsi.
Cunvalesênt Agg. Convalescente.
Cunveniênsa Sf Convenienza, opportunità. Dal latino cum + venìre = tornare (a vantaggio di).
Cunveniênt Agg. Conveniente, opportuno, utile, appropriato.
Cunvênt Agg. Convento, monastero. Dal latino convèntus = riunione di frati.
Cunversâr V. intr. Conversare, dialogare.
Cunversasiûn Sf Conversazione, discorso.
Cunversiûn Sf Conversione, ravvedimento.
Cunvertî Agg. Convertito, convinto.
Cunvertîr V. tr. Convertire, convincere.
Cunvertîs V. rifl. Convertirsi, cambiare modo di vivere.
Cunvgnîr V. intr. 1) Convenire, ammettere. 2) Accordarsi. 3) Riunirsi.
Cunvînser, Cunvînsre V. tr. Convincere, assicurare. Dal latino convìncere (vincere con) = avere la meglio combattendo.
Cunvinsiûn Sf Convinzione, parere personale. L’é ûn sênsa cunvinsiûn = è uno senza opinione.
Cunvînt Agg. Convinto. Persuaso
Cunvìt Sm Convitto, collegio.
Cunvitûr Sm Convittore, collegiale.
Cúp Sm 1) Coppo, tegola. 2) Supporto per tenere ferma la pentola mentre si faceva la polenta. Dal tardo latino cùpa = botte, quindi: a forma di botte. Quàter cúp sûra a la tèsta = la propria casa, modesta ma propria.
Cúpa Sf 1) Coppa (carne). 2) Coppino, parte del collo. 3) Callo nelle mani. 4) Coppa dell’olio negli automezzi. 5) Trofeo, coppa per una vittoria. Tra i giochi-torture del passato vi era questo, eseguito tirando prima i capelli dietro la nuca, poi quelli davanti: I cavî d’la cùpa – i fân rèver la bùca; chi dal ciúf – i la fân rèver dal tút! = i capelli della nuca fanno aprire la bocca; quelli del ciuffo la fanno aprire del tutto.
Cupâ Agg. Accoppato, ucciso.
Cupâda Agg. Riferito alla pancetta = Pancetta coppata.
Cupâr V. tr. Accoppare, uccidere. Vedi Acupâr. Dal modo di uccidere i conigli, con un potente colpo sul collo o coppa.
Cupâs V. tr. 1) Accopparsi, lavorare fino a morire. 2) Suicidarsi. 3) Uccidersi in un incidnte o in uno scontro.
Cupè Sf Autovettura scoperta. Dal francese (carrosse) coupé = carrozza tagliata, senza tetto.
Cupèl Sm Unità di misura per farina o frumento usata nei mulini di un tempo. Anche Cupèla (Vedi).
Cupèla Sf 1) Una scodella di qualcosa (normalmente grano dato come elemosina). Dal latino cùpa = quanto può contenere il cavo della mano, che, rovesciato, dà l’idea di una cupola. 2) Coppella, incavo a forma semisferica che si trova su rocce particolari. Spesso le coppelle sono effetto dell’erosione, ma a volte sono anche frutto del lavoro dell’uomo. Entro queste venivano colate resine, incenso, o altre sostanze da offrire alle divinità, come sembrano essere quelle visibili sui globi oliofitici di Borzano di Canossa e di Lulseto, vicino a Crovara.
Cuperatîva Sf Cooperativa, società a scopo di benefici comuni. Dal latino cooperari = lavorare insieme, con lo stesso scopo.
Cupertîna Sf 1) Copertina di un libro o di una rivista. 2) Posto di onore: Êsre in cupertîna = stare in primo piano. Diminutivo di coperta, copertura.
Cupertûn Sm 1) Copertone, telo. 2) Pneumatico.
Cupèt Sm Nuca, parte posteriore del collo.
Cupiâr V. tr. 1) Copiare, trascrivere. 2) Plagiare; imitare.
Cupiatîv Sm Lapis copiativo, indelebile (matita particolare in uso fino al 1960 circa. Per utilizzarla bisognava inumidirne la mina. Il nome deriva dal fatto che l’oggetto era considerato idoneo per copiare in quanto non macchiava come l’inchiostro.
Cupîn Sm Nuca, parte posteriore del collo.
Cupiûn Sm e Agg. 1) Copione, testo di un’opera. 2) Agg. Chi copia (o ruba) i lavori degli altri.
Cuplîn Sm 1) Coperchio, cupolino. 2) Alloggio della ghianda. Da cùpola = piccola cupa. Cfr.: Cúp.
Cùpola Sf Cupola, parte alta di una chiesa, normalmente a forma semiSferica, che sormonta un cilindro.
Cupröl Sm Coperchietto (per valvole di camere d’aria), cupolino. Vedi Cuplîn.
Cuprulîn Sm Coperchietto, diminutivo di Cupröl.
Cupûn Sm Indica una botta sul coppino.
Cûra Sf 1) Cura; attenzione. 2) Diligenza. 3) Terapia. 4) Parrocchia gestita dal curato. Andâr in cûra = farsi curare. Dâr la cûra = prescrivere la terapia.
Curâ Agg. 1) Curato, medicato. 2) Ordinato, diligente. 3) Azzimato, ricercato.
Curadèl, Sm 1) Solco di scolo nella stalla, dietro le poste delle mucche. 2) Cunetta ai lati delle strade.
Curadèla Sf Coratella, tipo di carne.
Curà–g Sm 1) Coraggio. 2) Animo. Da cor – cordis (cuore)= che riguarda il cuore (inteso come sede dei sentimenti, quindi anche del coraggio). Fâs curà-g = farsi animo. Fâr curà-g = rincuorare. Avêgh un bel curà-g = avere la faccia tosta. Pêrdr’ al curà-g = perdersi d’ animo. Muciâr curà-g = osare, farsi forza.
Curàj, Curàl Sm pl. 1) Coralli, perle. 2) Bargigli del tacchino.
Curàm Sm Cuoio, corame. Dal greco kòrion, in latino còrium, nel medioevo coriàmen, (o curiàmen) = cuoio. Fâls cmé i sôld ad curàm = falso come i denari di cuoio.
Curamèla Sf Coramella, striscia di cuoio per affilare i rasoi. Nel linguaggio militare era detta buccio, cioè il lato diritto della pelle, quello dei peli [Maranesi]. Dâr la curamèla = affilare il rasoio. ‘Na pasâda d’ curamèla = una passata di affilatura.
Curâr V. tr. 1) Curare, medicare. seguire i consigli del medico. 2) Mettere diligenza e attenzione. 3) Impegnarsi ad allevare piante o fiori. Dal latino curàre = prendersi cura di qualcuno o di qualcosa.
Curàsa Sf 1) Corazza, armatura. 2) Difesa, sicurezza. Dal latino coriàcea, poi coriàcja, = fatta col cuoio.
Curasâda Sf Corazzata, grossa nave da guerra.
Curasâr V. tr. Corazzare, armare, rafforzare.
Curasêr Sm 1) Corazziere, guardia del presidente della Repubblica. 2) persona aitante, alta e robusta.
Curbèla, Cherbèla Sf Sorbo (albero e frutto). Da sorbella, contrazione di sorbus e acerbo, dal gusto del frutto.
Curdàm Sm Cordame, funi, groviglio. Dal latino chorda che indica anche corde di strumenti musicali.
Curdèla Sf 1) Stringa, laccio per le scarpe. 2) Fettuccia.
Curdîn Sm Cordino, piccola fune.
Curdûn Sm sing. e pl. 1) Lacci per scarponi. 2) Cingolo. 3) Bordo di aiuole. 4) Schieramento delle forze dell’ordine. 5) Isolamento a scopo sanitario. 6) Era detto cordone anche il percorso della corrente di un temporale.
Curdunsîn Sm Cordino, cordoncino.
Curêdo Sm 1) Corredo, vestiti, tovaglie, lenzuoli, ecc. 2) Attrezzatura, ferri del mestiere. Curêdo da spûša = ciò che la sposa si portava nella casa dello sposo.
Curênt Sf 1) Corrente d’aria. 2) Corrente elettrica. 3) Corrente di partito. 4) Corrente del fiume. Dal latino cùrrens = che passa, che corre, che attraversa.
Cùrer, Cùrre V. intr. Correre, affrettarsi. Dal latino cùrrere = il correre col cavallo e il carro.
Curêr Sm Corriere, trasportatore.
Curèšer V. tr. Correggere.
Curesiûn Sf 1) Correzione, l’atto di correggere. 2) Direttiva, rettifica. Dal latino corrèctio, da corrìgere = raddrizzamento, correzione.
Curèt, 1) Agg. Corretto, adattato. 2) Persona educata.
Curetûr Sm Correttore.
Curghèt Sm Corbo per foraggi.
Cúria Sf Curia. Con questo termine di solito si indica la Curia vescovile, a volte quella Romana. La Curia Vescovile è costituita dalla sede vescovile e dal personale che serve il vescovo nel governo della diocesi (Vicario, e diversi Ufficiali). La Curia Romana è l’insieme dei dicasteri dello Stato Vaticano. Dal latino cùria, contrazione di un arcaico co-vìria, che indica la riunione di uomini (co =convenire, riunirsi; viria = da vir, uomo).
Curiàndel Sm 1) Coriandolo, pianta delle ombrellifere, i cui semi si utilizzano per fare confetti. 2) Coriandoli, dischetti di carta che si gettano sulla gente a carnevale. Dal latino coriàndrum. Il lancio dei coriandoli di carta sostituisce un’antica usanza di lanciare confetti al coriandolo. Dapprima si lanciavano Sferette di carta, poi i dischetti.
Curidûr Sm 1) Corridore, atleta. 2) Corridoio, androne.
Curiêra Sf Pullmann, automezzo pubblico. Da noi la corriera di linea era detta postale, poiché assolveva anche al compito di trasportare la posta.
Curiöl 1 Sm Erba rampicante che soffoca il supporto.
Curiöl 2 (Oltre Secchia) = Correggia, laccio di cuoio per scarpe. Dal latino currìgia, al diminutivo curri[gì]ola, = piccola striscia di cuoio.
Curìsta Sm Corista, cantore in un coro.
Curiûš Agg. 1) Curioso, ficcanaso. 2) Strambo, raro. Dal latino curiòsus, derivato da Cura, in quanto il curioso si prende cura di cose che non lo riguardano. Per correggere il difetto si usava l’espressione: Ai curiûs a gh’ càsca ‘l nâs! Sarà proprio da escludere una relazione col latino cur (= perché?)? In tal caso si tratterebbe di uno propenso a fare domande, a usare molti “perché”. Curiûš cme ‘n’aršentèla = curioso come una lucertola, (che pare venga a guardare quello che fai). Nel Frignano invece si dice: curiûš com una vàcca. La m’ sà tânt curiùša! = Mi sembra tanto strana. I curiûš i’ gh’han un Paradîš per cûnt lûr = I curiosi hanno un paradiso tutto per loro.
Curiušâr V. intr. Curiosare; interessarsi alle cose altrui.
Curiušitâ Sf Curiosità.
Curiušûn Agg. Curiosone, ficcanaso; pettegolo.
Curnàcia Sf Cornacchia, corvo. Da cornìcula, poi cornàcula, onomatopeico.
Curnâda Sf Cornata (di animale), zuccata.
Curnâl Sm Corniolo. Frutto di cornioli.
Curnèt Sm 1) Cornetto. 2) Tipo di pane a forma di corna. 3) tipo di fagiolo. 4) Corna, tradimento.
Curnèta Sf 1) Ricevitore del telefono. 2) Strumento musicale. 3) Corno acustico per sordi. 4) Ramificazione di trappole al vischio.
Curnîša Sf 1) Cornice. 2) Bordo. 3) Ornamento.
Curnišûn Sm Cornicione, elemento architettonico interno ed esterno.
Curnòcia Sf Baccello, teca di legumi. Da cornum per la forma del baccello.
Curpèt Sm Corpetto, gilè.
Curpurâl Agg. Attinente al corpo. Sm Corporale, lino bianco, inamidato su cui si appoggiano l’ostia e il calice durante la celebrazione della messa.
Cûrsa Sf 1) Corsa. Galoppata. 2) Percorso. Tragitto. 3) Spazio di movimento di un meccanismo. 4) Gara. Competizione. 5) Viaggio di un mezzo pubblico. Da cùrrere.
Cursân Sm Piccola quercia. Da quertiànum, aggettivo di Quercus, quercia.
Cursìa Sf Corsia d’ospedale o di autostrada.
Curšö, Curšöli = Stringhe, lacci di cuoio. Da correggiola.
Curšöl Vedi Curiöl = Erba rampicante che soffoca il supporto.
Curšöla vedi Curšö.
Cúrt, Cûrta Agg. 1) Corto, breve. 2) Piccolo. 3) Corto d’ingegno. Da cùrtus = decurtato, mozzato. Cûrt ad vìsta = miope. Tgnîla cûrta = farla breve. Cûrt ad bràs = tirchio. Al šögh l’é bel fîn ch’ l’é cûrt = il gioco è bello finché è corto. Prèdica cûrta e mnêstra fìsa = predica corta e minestra densa.
Cûrta Sf 1) Corte, cortile. 2) Cascinale. 3) Seguito reale. Dal latino medioevale curtis.
Curtèl S. m. Coltello, lama. Da cùlter, (diminutivo = cultellus). Tú-c i curtê i tàji la cârna d’ cujûn! = tutti i coltelli tagliano carne di minchione (riferito a chi si ferisce lavorando in cucina). Curtèl da tâvla: coltello da tavola. Curtèl da bisàca: coltello da tasca, temperino. Tgnîr al curtèl da la pârta dal màndghe = essere avvantaggiato. Curtêl a dû mandghe = coltello da scrannaio. Curtèl da scarpulîn = trincetto.
Curtèl (Ad) Locuz. Di fianco, su un fianco. Stâr ad curtèl = stare su un fianco.
Curtèla, Curtlîna S. f. Coltello da cucina.
Curtêš Agg. Cortese, gentile. Dal provenzale curtes = che riguarda la corte feudale.
Curtîl Sm Cortile, aia, spiazzo.
Cûrtla Sf Coltello dell’aratro.
Curtlâda Sf 1) Coltellata, ferita. 2) Tradimento. 3) Parete separatoria, di solito fatta con foratoni posti di coltello.
Curtlâr V. tr. Accoltellare. Tradire
Curtlâr Sm Venditore di coltelli.
Curtlàs Sm Coltellaccio grosso.
Curtlêra Sf Portacoltelli.
Curtlîn Sm Temperino, coltellino.
Curtlîn Agg. Piuttosto corto. Insufficiente.
Curtlîna Sf Coltello da cucina, per tagliare pane e tagliatelle.
Curtlòt Sm Coltello medio, ma pericoloso.
Curûna Sf 1) Corona regale. 2) Serto, ghirlanda. 3) Corona del rosario. 4) Ruota dentata, ingranaggio. Dal greco koròne, in latino coròna,= tutt’intorno. Mèter la curûna in cò = incoronare, dichiarare vincitore.
Curunsîna Sf Coroncina, pratica devozionale.
Cûrva Sf 1) Curva, tornante, 2) Ansa. Dal latino curvus = piegato, incurvato.
Cúša? (interrog.) = Cosa?
Cûša Sf. 1) Accusa. 2) Citazione in tribunale. Imputazione. 3) Nel gioco delle carte: dichiarare d’avere un tris di carichi.
Cušâ p. pass. Accusato, incolpato.
Cušàch Agg. 1) Cosacco. 2) Nome di un antico popolo tartaro. 3) Cavalleggero russo. 4) Colore grigio-scuro. Dal turco kazàq attraverso il russo kozac = girovago, vagabondo.
Cušâr V. tr. Nel gioco delle carte = denunciare di essere in possesso della Napoletana o di un tris di carichi. Dalla corruzione dell’espressione latina (Ad) càusam vocare = citare in giudizio.
Cuschì pron. Questo, questo qui. Contrazione tra questo e qui.
Cuscrìt Sm 1) Coscritto. 2) Militare di leva in servizio. Dal latino conscrìptus = inserto in un elenco (quello dei destinati alla leva militare).
Cusdûra Sf Cucitura, orlo.
Cusèla Sf Fungo porcino.
Cušî, Cušîda Agg. 1) Cucito. 2) Fermato. 3) Rammendato. Dal latino cum+sùere = unire con, si passa al latino volgare cosìre.. Êser cušî = essere fitti fitti.
Cusiénsa Sf 1) Coscienza. 2) Moralità. 3) Rettitudine.
Cusiênt Agg. 1) Cosciente2) Consapevole. 3) In grado di rendersi conto (specie se ammalato). 4) Responsabile, impegnato.
Cušîn Agg. Cugino, parente. Dal latino consobrìnus = figli di due sorelle, giunto a noi dal francese cousin.
Cusîn Sm Cuscino, guanciale. Dal medioevale coxinus = posto ove appoggiare le cosce.
Cušîna Sf 1) Stanza adibita a cucina. 2) Arte culinaria. 3) Insieme dei mobili da cucina. Da coquìna = cucina.
Cušîna Agg. Cugina, parente. Cfr.: Cusîn.
Cušinêr Sm Cuoco, cuciniere.
Cušinèt, Cušinòt, Sm Cucinino.
Cusinèt Sm Cuscinetto, organo meccanico per ridurre l’attrito.
Cušinîn Sm Cucinino.
Cušinòt Sm Cucinino, angolo di cottura.
Cušinûn Sm Cucinone, grande cucina.
Cušîr V tr. Cucire, rammendare.
Cušlâr V. tr. Fare qualcosa (verbo che va bene per qualunque occasione). Chiacchierare. I’ êrne drê cušlâr = stavano facendo qualcosa.
Cúst pron. Questo.
Cúst Sm Costo, importo.
Custajöla Sf Costaiola
Custânsa Sf Costanza, persistenza, tenacia. Dal latino constàntia = consistenza, entità di una cosa.
Custâr V. intr. Costare, valere, avere un prezzo.
Custâr V. tr. Accostare (le bocce).
Custâs v. rifl. Accostarsi, avvicinarsi, affiancarsi
Custipâ Agg. Costipato, raffreddato.
Custipasiûn Sf Costipazione, raffreddore.
Custitusiûn Sf 1) Costituzione, carattere, indole. 2) Costituzione, leggi di uno stato. Dal latino constitùtio = norme stabilite.
Custòdia Sf 1) Custodia, conservazione. 2) Guaina, contenitore.
Custrìnšre V. tr. Costringere, obbligare.
Custruî Agg. Costruito.
Custruîr V. tr. Costruire, edificare.
Custrusiûn Sf 1) Costruzione; edificio. 2) realizzazione di un edificio. Dal latino cum + strùere = elevare, edificare, costruire assieme.
Custrút Sm Costrutto, nesso logico.
Custudîr V. tr. Custodire, difendere; trattenere sotto sorveglianza un malfattore.
Custulûn Sm Costolone; torsolo di cavolo o simile.
Custúm Sm Usanza, consuetudine. Costume (indumento). Contrazione del latino consuetudinem in constùmen = consuetudine, usanza.
Cutmìsta Sm Cottimista, chi prende un lavoro a cottimo.
Cutúgn Sm Melo cotogno. Dal latino cotòneum, forse dalla località Cidone.
Cutugnâda Sf Marmellata, confettura fatta con mele cotogne.
Cutulèta Sf Cotoletta, porzione di carne. Dal francese cotelètte = costoletta.
Cutûn Sm Cotone, bambagia, ovatta. Dall’arabo qutun. Prima del termine arabo si usava bombàkion da cui il nostro bambâš.
Cutûra Sf Cottura. Dal latino coctura, dal verbo còquere = cuocere, cucinare. Indrê d’ cutûra = poco sveglio. Šú d’ cutûra = stracotto.
Cúv Sm Cova; cesto, nido ove far covare le galline. Dâr a cúv = mettere a covare.
Cùva Vedi Cùa.
Cuvaciâs V. rifl. Accovacciarsi.
Cuvâda Sf Covata, nidiata. Famiglia numerosa. Agg. Covata. Dal latino cubàre = coricarsi sopra, quindi covare. In túti ‘l cuvâdi a gh’é un èndše = in ogni covata c’è un uovo marcio (una pecora nera). Êsr’ in cuvâda = essere incinta. ‘Na cuvâda d’ fiö = una famiglia numerosa. ‘Na cuvâda d’ušê = una nidiata.
Cuvadûra Sf L’atto o il periodo del covare.
Cuvâr Vedi Cuâr.
Cuvatèra Sm Passeraceo, allodola o cutrettola, detta anche ballerina bianca.
Cuvèta Vedi Cuèta.
Cuvûn Sm Covone, insieme di manipoli di grano. Vedi Cöv
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