Farabulân: farabolone, farabolano, parolaio, gaglioffo, ciarlatano, venditore di fumo; si dice alterazione di “parabolano”, derivazione di parabola, nel significato arcaico di “parola”, dal latino “parabŏla”, dal greco “parabolḗ”, derivazione di “parabállō”: “confronto”.
Nei vocaboari italiano “Farabolóne (o farabulóne) mutazione di parabolone: chiacchierone, imbroglione, che promette o discorre molto e fa poco e niente”.
Il toscano Fanfani presenta quattro versioni: farabolone, farabulone e farabullano, farabullone con la definizione dei primi due come: “chiacchierone, ciarlone, gabbamondo”; e dei secondi due: “dicesi di un ciarlone che ha più parole che fatti.”
Il Muratori dice che da “parobola” è stato derivato “parabolare” e da lì “parobolano”.
Sul Devoto-Oli troviamo: «Farabolone o farabulone: chiacchierone, imbroglione; regionale; anche farabolano, farabulano, farabullano. Incrocio di fa(vola) con (pa)rabola e il suffisso -one». Pianigiani dice che “farabolone” e “farabulone” sono una corruzione di “parabolano” con la sostituzione della “p” con la “f” e che “parabolano” deriva dal latino “parabolanus”: dal greco “parabolos””: che si espone, che arrischia da “parabàllô”: getto innanzi, composto da “para”: innanzi e “ballô”: getto.
G
Guajóm
guaime, erba tenera che rinasce dopo la falciatura estiva. (Serra/Ferrari) Dal provenzale “wain” poi “gaïm”, forse dall’ antico francese “waida”: pastura, coltura, a sua volta dall’antico tedesco “veida”: foraggio, erba. XIV secolo. Grande Dizionario Italiano di Gabrielli Aldo: «Erba che rinasce sui prati dopo l’ultima falciatura; fieno autunnale. Sovescio del primo taglio di un prato».