LÉNGUA MÊDRA

Rèș e la nôstra léngua arsâna

ETIMOLOGIA

C

Calamêr

Calamaio, calamaro, dal latino “călămārĭus” derivato da “călămus“: penna, a sua volta derivato da “kálamos” termine greco antico che indica il “calamo” che è una canna sottile di palude che, una volta appuntita, veniva utilizzata per scrivere con  l’inchiostro su “papiro” o “pergamena”.

Il termine italiano “calamaio” si è ottenuto per il mutamento del suffisso nominale polivalente latino   “-arius“, che in questo caso indica il luogo dove il calamo ritorna ossia “il posto del calamo”, questo passaggio è avvenuto grazie al toscano che da “-arius” l’ha mutato in “-aio”.

Per il suffisso latino “-arius” non è finita, per merito di una mutazione romanesca/meridionale viene mutato in “-aro” che con l’unione “calamo” dà origine a “calamaro” nome italiano del mollusco cefalopode dal nome scientifico “Loligo vulgaris” che, in caso di pericolo, nasconde la sua fuga emettendo un liquido nero che intorbidisce l’acqua. All’inizio del Trecento, quindi all’alba della lingua italiana, è attestato che l’odierno calamaro era chiamato “pesce calamaio” per questa la caratteristica di espellere un liquido nero come l’inchiostro.