Questa sezione di Léngua Mêdra è il completamento del libro di poesie che l’ “Associazione Culturale Carmen Zanti” ha dedicato a Domenico (Mènegh) Bonibaldoni, cittadino e cantore della storia, dei luoghi e dei personaggi della sua Cavriago. Nella sua vita, Domenico Bonibaldoni ha scritto un numero straordinario di poesie in dialetto, la stragrande maggioranza delle quali ha a che fare con il suo paese, Cavriago, i tratti originali della sua storia, i suoi personaggi, luoghi, eventi, fatti, aneddoti, quadri di vita di una comunità partecipe e vivace. Lo sguardo di Domenico è a volte malinconico e nostalgico, a volte ironico e provocatorio, in ogni caso sempre acuto e di una efficacia straordinaria nel cogliere una scena, un avvenimento, un dettaglio.
Le sue poesie sono garbati quadretti di vita che hanno grande potenza di immagine, tasselli preziosi di memoria perduta che ci aiutano a ricordare, sono favole moderne ricche di una morale che non ha niente di retorico, ma anzi ci invita a riflettere, a voltarci indietro per capire da dove veniamo e riconoscerci nella nostra identità, ma anche ad osservare il presente da punti di vista inconsueti.
La caratteristica distintiva del suo stile è la vena ironica nascosta perfino nei componimenti di carattere religioso che ha trattato spesso, e nei quali ha espresso quella “irriverenza” gentile, capace di far sorridere perfino la Madonna.
Domenico precisa: “La poesia in dialetto deve essere una filastrocca divertente, possibilmente in rima, e che di fronte a un avvenimento, anche se fosse grave o preoccupante, deve essere capace di fare dell’ironia, perché anche in una situazione triste la poesia deve saper rallegrare”
In questo sguardo sul mondo così pungente ma anche pieno di simpatia per l’intera comunità di Cavriago, sta dunque la “lezione” delle poesie di Domenico che sono anche una fondamentale e appassionata testimonianza storica.
A queste belle parole, tratte dalla presentazione di Mènegh, Léngua Mêdra aggiunge solo un ingrediente fondamentale: la viva voce del dialetto di Domenico Bonibaldoni.