‘D Prep. s. Ad = Di. I dì ‘d šúgn i’ ên i pú lòngh ad l’àn = le giornate di giugno sono le più lunghe dell’anno.
D’ Prep. s. Vale come specificazione (Di), come compl. di materia (D’ lègn = di legno); di tempo (D’ sîra = di sera).
Da Prep. s. Da. Introduce complementi ed espressioni comunissime. Compl. d’agente (L’é stâ fât da…), predicativo (Al s’ha fàt da guîda), di origine o provenienza (Al vên da Castalnöv), di derivazione (La via ch’ la se stàca da Rušân), di separazione (Luntân da lû), di modo (Fat da prufesiunìsta), di limitazione (Sòp da un pè), di distanza (A un tîr da ca’ = distante un tiro di schioppo da casa), di moto da luogo (Al vên da Milân), di avvicinamento (L’é rivâ da su’ pà), di tempo (L’aspèta da un’ûra); di età (Da cìch, da grànd, da vè-c); di destinazione (Fasulèt da nâš); di località (Da nujêter l’ê diferênta); di qualità (Cla fiulîna da i’ ò-c celèst), ecc…
Dâ 1 Sm 1) Dado da gioco. 2) Dado alimentare. 3) Bullone. Per i dadi da gioco: dal latino dàtum col significato di gettato, lanciato. Per gli altri si tratta di similitudine con il precedente, con riferimento alla forma del cubo.
Dâ 2 Agg. e Pp. Dato, concesso, scontato, permesso. Dal latino dàre = dare, assegnare. Ancora oggi si dice ‘na dâda d’ cârti per indicare la distribuzione delle carte da gioco.
Da bàs Locuz. 1) Di sotto, dabbasso, giù. Fusione fra da e basso, dal greco batys = dalla parte del profondo, quindi in basso, sotto, giù. 2) Verso sera. Quando il sole è basso sull’orizzonte. Biscorgnîna, vên šò da bàs / ch’i’ t’ vöi dâr ‘na fèta d’ gràs. / L’é gras bûn, gràs ad pursèl: / vên da bàs biscôrgne bèl. = cervo volante, scendi qua da me / che ti do una fetta di lardo. / È lardo buono, di maiale; / scendi a basso bel cervo volante.
Da bên Agg. Dabbene, onesto, esemplare.
Da bûn Avv. Davvero; sul serio, veramente.
Da che… Avv. Da quando… Da che ‘l múnd l’é múnd… = da quando il mondo è stato creato…
Da cò Avv. Daccapo, dall’inizio. Da cò a cò = da un capo all’altro.
D’acôrdi Locuz. D’accordo, d’intesa. Andâr d’acôrdi = intendersi, stare in pace. Êser d’acôrdi = avere la stessa opinione, condividere. Mètse d’acôrdi = riappacificarsi, accordarsi, fissare dei patti. N’andâr brîša d’acôrdi = litigare, bisticciare.
Dâd Sm Dado. Vedi Dâ 1 (dado).
Dâda 1) Agg. Data, offerta, regalata. 2) Sf Distribuzione delle carte. Êsre ad dâda = essere di turno a distribuire le carte.
Dàgh (à breve), V. tr. 1. Dagli! Insisti. 2. Dagli qualcosa, offri. Dal latino da illi, dà a lui. Dàgh adòs, insisti, picchia, punisci. Dàgh ad l’âši, offendilo, maltrattalo. Dàgh ’d l’óli, Sopporta! Tira avanti! Ma anche: ungi, lubrifica.
Dâgh (â lunga) V. tr. Dargli, darle, dare a loro. Dâgh súta, = lavorare alacremente. Dâgh adrê = inseguire, rincorrere, cacciare. Dâgh dénter, = impegnarsi.
Dài! Locuz. Dai!, Forza!
D’aîd Locuz. avverbiale Di aiuto. Andâr d’amûr e d’aîd = andare d’amore e d’accordo.
Dàino Sm Daino. Termine celtico reso in latino con damus, poi damma (daino) giunto a noi attraverso il francese daim.
D’aîš Locuz. Mi sembra; sono dell’avviso; non sono proprio convinto. Dal francese A-vis = (mi sta) davanti al viso, quindi: io la vedo così.
Dàl Prep. art. Dal, dalla, dallo. Ma anche: Del, dello, delle. L’àn dal màj = mai. Dal vôlti l’é méj tašêr che parlâr = a volte è meglio stare zitti che parlare.
Dal vôti, Dal vôlti Locuz. A volte, ogni tanto
Dàma Sf Dama, gran signora (anche in senso ironico). Gioco della dama. Dal latino dòmina, attraverso il francese dame (jeu de dames = gioco della dama [o delle signore]). Il latino dòmina deriva da dòmus (casa) = padrona della casa, e da dòmina deriva anche il vocabolo donna.
Damànd Avv. Come, nella maniera, uguale. Sembra derivi da una espressione burocratese: da mandato (mand[at]o) col senso di conforme alla norma, fatto come da ordine (progetto).
Damerîn Sm Damerino, sdolcinato, lezioso, ricercato.
Da mèš, Da mèša Prep. In mezzo, fra, in opposizione. Dal latino de medio = circa a metà, tra due estremi. A n’ t’ mètre da mèš = non interessartene.
Damigiâna Sf Damigiana. Dal francese dame Jeanne, (signora Giovanna), una signora formosa, personificazione scherzosa della damigiana.
Damîn S. m Pedina nel gioco della dama.
Damûn S. m Damone, pezzo importante nel gioco della dama. Fâr damûn = arrivare a dama, raggiungere uno scopo.
Dàn Sm Danno, perdita, rottura, svantaggio, discapito. Dal latino dàmnum, con lo stesso senso dell’italiano. La spina la fa dàn = il rubinetto della botte sgocciola. Chi dîš dúna al dîš dàn; chi dîš òm al dîš malàn = chi dice donna dice danno; chi dice uomo dice malanno. Fâr di dàn = distruggere, rovinare qualcosa. L’é pú al dàn che l’útle = il danno è maggiore dell’utilità. Arfâr i dàn = rifondere i danni.
Danâ Agg. e Pp 1) Dannato (condannato all’inferno). 2) Arrabbiato, assatanato. Dal latino damnàtum = condannato (a scontare una pena). L’é danâ adrê ai sôld = è assatanato per i denari.
Danâr V. tr. Dannare, condannare all’inferno. Fare arrabbiare, far tribolare. Dal latino damnàre = condannare, imporre una pena.
Danâs V. rifl. 1) Dannarsi; 2) Affannarsi, affaticarsi.
Danasiûn Sf Dannazione, condanna eterna, rovina. L’é la mi’ danasiûn = è la mia rovina.
Danegiâ Agg. Danneggiato, guasto, rovinato.
Danegiamênt Sm Danneggiamento, guasto, dispetto.
Danegiâr V. tr. Danneggiare, lesionare, rompere.
Da pê Avv. Da piedi, sotto, in basso, contro, in posizione svantaggiata e scomoda. Dal latino de pede = dalla parte, dal lato del piede. Quando i letti erano pochi e i figli tanti ci si arrangiava sdraiandosi due da un lato e due dall’altro, Dû da co’ e dû da pê. Durmîr da pê = essere poco perspicace.
Daquâ Agg. Annaffiato, bagnato. Ma anche vino allungato con acqua.
Daquâda Sf Annaffiatura; acquazzone.
Daquadîna Sf Annaffiatura, pioggerella. L’ha ciapâ ‘na daquadîna = lo ha sorpreso la pioggia.
Daquadûr Sm Annaffiatoio.
Daquâr V. tr. Annaffiare, dare acqua, irrigare. Irrorare le viti o gli alberi da frutta.
Dâr V. tr. 1) Dare, porgere. 2) Donare. 3) Consegnare. 4) Concedere. 5) Distribuire. 6) Percuotere. 6) Terminare. 7) Arrivare a. Dal latino dàre, col senso di passaggio di proprietà. A dâr e artör – a và la bìsa al cör! = a regalare e poi richiedere indietro il regalo va la serpe al cuore. L’ê ‘na bèstia ch’ la dà = è un animale che carica, che s’azzuffa. ‘Ndù’ vâla a dâr cla via ché? = dove arriva questa strada? S’ pöl ânch dâr = è possibile che… Dâr cûntra = opporsi, obiettare, fare causa. Dâr adrê = inseguire. Affrettarsi. Dâr föra = distribuire le carte da gioco. Dâr föra d’ tèsta = uscire di senno. Dâr indrê = restituire, rendere. Dâr šù = rifilare delle botte. Ma anche: crollare, abbattersi.
Dâgh sú = mandare a monte, darci all’alta.
Dâr a mênt V. intr. Dare retta, ubbidire, porgere attenzione. Dal latino decadente dare ad mentem = ritenere, ricordare, consegnare alla memoria. Un tempo si diceva: Mandâr a mênt ciò che si doveva imparare a memoria.
Dâr da crèdre V. intr. Fare credere. Indurre in errore. Pensare alle apparenze e meno alla sostanza. Raccontare panzane.
Dâr da sê V. intr. Non gradire, essere dispiaciuto, avere fastidio di una espressione o di una situazione, poterne fare a meno.
Dâr falî V. intr. Fallire, chiudere l’attività.
Darumàj, D’arumàj Avv. Ormai, d’ora in poi. Contrazione dell’espressione: da ora a mai, cioè senza speranze.
Dâr vìa V. tr. Vendere, alienare. Commerciare. Disfarsi di qualcosa. Indica la volontà di disfarsi di qualcosa anche se ci si rimette. È il contrario di vèndre, che invece indica la volontà di realizzare un guadagno.
Dâs V. rifl. 1. Darsi, concedersi, dedicarsi. 2. Impegnarsi a fare. Dâs a la màcia, imboscarsi, nascondersi. Dâs a la malavìta, darsi alla malavita. Dâs da fâr, impegnarsi. Dâs un cuntìgn, darsi un contegno.
Dâta Sf Data, giorno determinato. Dal latino dàre ed indica il giorno in cui una lettera veniva “affidata” al corriere per portarla al destinatario. L’espressione era: data (Romæ) die ecc. = consegnata (in Roma) il giorno …
Dàter Sm Dattero. Dal greco dàktylos in latino dactylus = dito, per la forma del frutto.
Datilugrafìa Sf Dattilografia. Dal greco dàktylos e graphìa equivalente a: scrittura mediante le dita, cioè mediante strumenti meccanici. Ci si riferisce esplicitamente alle macchine da scrivere.
Datûrna Prep. Intorno, vicino. Composta da de (poi di) e tornare = girare intorno (da cui anche il vocabolo tornio). Dâs datûrna = applicarsi, darsi da fare.
Davânti Avv. Davanti, dinanzi, in presenza di. Parte anteriore di un oggetto. Röda davànti = ruota anteriore.
Da vêra Locuz. Davvero, sul serio, veramente.
D’avîš Locuz. Vedi D’aîš.
Davšîn, Da všên Avv. Vicino, presso. Da vicino, d’appresso. Là in fùnda, sedûda davšîn a la fnèstra / la màma la guarda… la pénsa ch’ l’é fèsta. = seduta là in fondo, vicino alla finestra la mamma osserva, pensa che è festa…
Dèbel, Dèble Agg. Debole, fiacco, fievole. Succube; malaticcio. Dal latino dèbilis = debole (composto da de privativo + belòm, voce arcaica che significa forza).
Dèble Sm Lato debole. Inclinazione. Predilezione
Dèbit Sm Debito, obbligazione, promessa da mantenere. Dal latino dèbitus = dovuto, derivato dal verbo debère. Fâr di dèbit = indebitarsi. Andâr a dèbit = comperare con la promessa di pagare al momento di riscuotere lo stipendio.
Deblàja, Deblèsa Sf Debolezza, Sfinitezza.
Dèbte Sm Vedi Dèbit.
Debút Sm Debutto, esordio. Inizio, principio di carriera. Esordio in una attività. Dal francese debutêr = eliminare il primo ostacolo, raggiungere il primo scopo.
Decênsa Sf Decenza, educazione, buone maniere. Dal latino decèntia, da dècet = conviene, è opportuno. È un neutro plurale, quindi = le cose che convengono.
Decênt Agg. Decente, tollerabile.
Decìdre V. tr. Decidere, stabilire. Dal latino de + cædo = taglio, elimino. Come dire: dare un taglio netto.
Decifrâ Agg. Decifrato, interpretato.
Decifrâr V. tr. Decifrare, interpretare, scoprire, risolvere. In pratica significa: trovare il significato delle cifre, corrispondente al nostro decodificare. Un tempo si chiamavo cifre anche le lettere iniziali o ricamate su stoffe.
Decima 1) Agg. La persona o cosa posizionata al n° 10 in una gara o in una lista; 2) N. prop. Nome
proprio di donna; 3) Sf. Percentuale delle entrate da dare alla autorità nel Medioevo. Vi erano tre i tipi di
decima: feudale, da dare al Re o al Duca; dominicale, per il padrone del terreno; sacramentale o ecclesiastica
per il mantenimento del clero.
Decimâ Agg. Decimato, diminuito.
Decimâl Sm Decimale, decima parte di un tutto.
Decimâr V. tr. Decimare, diminuire. Era l’usanza di punire settori dell’esercito Romano in caso di sedizione o diserzione. Su dieci soldati uno veniva sorteggiato e ucciso (Decimàtio). In seguito la punizione divenne di un soldato su venti (Vigintimàtio), poi di uno su cento (Centimatio).
Decimasiûn Sf Decimazione, diminuzione.
Décimo Agg. Decimo, [come numero ordinativo si usa: al númer dêš]. Dal latino dècem, ordinativo dècimus = il decimo.
Décimo Nome proprio Decimo. Spesso indicava il decimo figlio.
Decîš Agg. Deciso, non titubante. Intraprendente. Stabilito, fissato come norma.
Decišiûn Sf Decisione, decreto, imposizione.
Declinâ Agg. Declinato. Non accettato, rifiutato.
Declinâr V. tr. Declinare, non accettare. Dal latino declinare = piegare verso il basso. Riferito alla grammatica significa: elencare di seguito caso, numero e genere di una parola.
Declinasiûn Sf Declinazione. Parte della grammatica.
Decòt Sm Decotto, infuso. Dal latino decòctus (da còquere) = cotto completamente, stracotto.
Decrêt Sm Decreto, ordinanza, legge. Dal latino decrètum (a sua volta dal verbo de-cerno = scelgo), quindi: scelta fra diverse alternative.
Decretâ Agg. Decretato, stabilito, sancito.
Decretâr V. tr. Decretare, stabilire, sancire.
Dedchì Avv. Da qui, da questo punto, da questa parte, da ora in poi. Töt dedchì!, Föra dedchì!,
Via dedchì = Vattene!
Deddênter Sm Avv. Interno, interiore. Dentro, all’interno.
Deddrê, Deddrêda, Drê Avv. Dietro, posteriormente. Al rödi d’drê = le ruote posteriori. Pagâr cun la mân deddrê = pagare mal volentieri.
Deddrê Sm Dietro, posteriore; deretano; lato posteriore. La gh’ha un bel deddrê = ha un bel posteriore.
Deddrêda Avv. Dietro, posteriormente.
Dedföra Sm e Avv. L’esterno, la parte esteriore. Fuori, all’esterno. Stâr dedföra = essere fuori di casa. Ma anche: non impicciarsi.
Dedlà Avv. Di là, oltre, da quella parte. Dal latino de-illac = da quella parte.
Dednâns Sm e Avv. Il davanti, la facciata, la copertina. Davanti, in presenza. Stâr dadnâns = Stare davanti, impedire la visuale. Ma anche: fare da garante. Dal latino de – ante, sul davanti.
Dedsà Avv. Di qua, da questa parte, breve. Dal latino de – istac, deformato in de-ça nelle parlate provenzali.
Dedsùta Avv. Sotto, di sotto, dal basso.
Deficênsa Sf 1) Deficienza, mancanza di mezzi. 2) Cortezza d’ingegno. 3) Stupidata.
Dedsûra, Dsûra Avv. Sopra, al di sopra. Dal latino de – super = dal di sopra. Andâr dedsûra, Andâr dsûra = traboccare.
Deficênt Agg. 1) Deficiente, poco furbo. 2) Deficitario, mancante. Dal latino defìcio (de+facio = disfo, smetto di fare) col significato di mancare di mezzi o di cervello.
Dèlega Sf 1. Delega, incarico. 2. Sostituzione.
Delegâ Sm e Agg. Delegato, incaricato di svolgere un determinato compito o sostituire una persona per le funzioni ufficiali.
Delegâr V. tr. Delegare, affidare un incarico. Dal latino de-legàre (dando a legare il concetto di inviare come legato) = dare un incarico.
Delìbera Sf Delibera, decisione, scelta di una strategia o di una linea di condotta.
Deliberâr, Delibrâr V. tr. Deliberare, decidere.
Delicâ Agg. 1) Delicato. 2) Privato, intimo. 3) Gracile di salute. 4) Schizzinoso. Del latino delàcere, poi delicàre = prendere al laccio, sedurre, rendere dipendente.
Delicadîn Agg. Delicato, cagionevole, tenero.
Delicatèsa Sf Delicatezza.
Delinquênsa Sf Delinquenza, disonestà. Dal latino de-lìnquere = tralasciare, venire meno (al proprio dovere).
Delinquênt Agg. Delinquente, disonesto.
Delìsia Sf Delizia, gioia, piacere. Dal latino delitia, o deliciæ = seduzione, allettamento, gioie.
Delìt Sm Delitto, misfatto, spergiuro. Dal latino delìnquere, = sciolgo da, libero, vado contro (la legge).
Delúdre V. tr. Deludere, illudere, ingannare. Dal latino de-lùdere = prendersi gioco di qualcuno. Vale a dire: far credere una cosa che poi non risulta vera.
Delûš Agg. Deluso.
Delušiûn Sf Delusione, Smacco.
Demàni Sm Demanio, terreno statale. Dal latino domìnium, attraverso il francese demaine = proprietà. I bên d’ al demàni = i beni dello stato.
Demaniâl Agg. Demaniale, terreno statale.
Demòni Sm 1) Diavolo, demonio. 2) Bimbo vivace. Dal greco dàimon latino dæmon = qualcosa di relativo alla divinità. La radice di questo termine è la stessa di Dio. Si tratta però di divinità che inducono al male.
Demucrasìa Sf Democrazia, governo del popolo. Dal greco dèmos = popolo e kratia= governo.
Demucràtich Agg. Democratico.
Demucristiân Agg. Democristiano.
Denâr Sm Soldi, ricchezze, agi. Carte da gioco, dette anche Ori. Dal latino (nummus) denàrius = moneta da dieci assi. Fu coniata a Roma nel 269 a. C. Nel 217 a. C. il suo peso fu fissato in 1/84 di libbra d’argento. Sul davanti aveva l’effigie della dea Roma con l’elmo alato, sul retro l’immagine dei Dioscuri.
Denòidi Sf Adenoidi, intese come organi ammalati. Dal greco adèn = ghiandola, e eidòs= visibile.
Dênt Sm 1) Dente. 2) Sperone, prominenza. 3) Rebbio di forchetta; dente del rastrello, di sega o di forca; di pettine; di lama. Da una radice (e)dens del latino arcaico = che mangia (che rosicchia). Avêr al dént avlinâ = essere molto adirato. Al n’é mia pân pr’i tö dént = non sei adatto per questa impresa. Chî gh’ha i dênt a n’ gh’ha brîša ‘l pân, chî gh’ha ‘l pân n’ gh’ha brîša i dênt! = Chi ha i denti non ha il pane; chi ha il pane non ha i denti. Mustrâr i dênt = ribellarsi, farsi valere. Dênt da làt = i primi denti. Dênt cagnîn = canini. Dênt ad l’ò-c = canini. Maslâr = molari. Spadîr i dênt = allappare i denti. Dênt crudâ = Dente caduto, rotto. Ciucâr i dênt = battere i denti per freddo o per fame. Fâr la crûš cun i dênt = fare l’impossibile. Furâr i dênt = mettere i primi denti. Parlâr föra dai dênt = parlare chiaro. Fîn ch’i’ ghéma i dênt in bòca / a n’ se sà che môrt a s’ tòca = finchè siamo vivi non sappiamo quale è la nostra sorte.
Dentâ Agg. e Pp. Addentato, morso, morsicato.
Dentâda 1) Sf. Dentata, morso, traccia di morso. 2) Pp. Addentata, morsicata.
Dentadûra Sf Dentatura, insieme dei denti, sia riferito ad esseri viventi che ad attrezzi.
Dentèl Sm Motivo ornamentale dei pizzi e delle cornici architettoniche. “Questo vocabolo è stato in uso, secondo il Pedrocchi, fino al 1917 circa”. Oggi si definisce semplicemente “lavoro all’uncinetto” [Castellini].
Dénter, Déntre Avv. Dentro, all’interno. Dal latino de + inter = dalla parte interna. Andâr dènter = andare in galera. Ò-c in dénter = occhi infossati. Búsch in föra, ò-c in dénter – Sant’Alsìa guardêmghe dénter. = bruscolo in fuori, occhio in dentro, – Santa Lucia guardatemici dentro. [Invocazione a Santa Lucia, patrona della vista].
Dentêra Sf Dentiera, dentatura artificiale.
Dentîn Sm Dente da latte, di bimbo, piccolo dente. Indica anche il fungo Hydnum repandum.
Dentìsta Sm Dentista.
Dentûn 1) Sm Grosso dente. 2) Agg. persona con grossi denti, denti cavallini.
Denûnsia Sf Denuncia, imputazione, accusa.
Denunsiâ Agg. Denunciato.
Denunsiâr V. tr. Denunciare, rendere pubblico. Dal francese dénoncièr = denunciare. Probabilmente dal latino de + nuntiàre = Informare, dare notizia, limitato poi a notizie giudiziarie.
Deperî Agg. Deperito, denutrito, ammalato. Dal latino deperìre (intensivo di perìre) = andare in rovina.
Deperimênt Sm Deperimento, denutrizione.
Deperîr V. intr. Deperire, avariare.
Depòšit Sm Deposito, ammasso, riserva. Versamento in banca. Fondo di liquido (vino). Dal latino depòsitus (da de + pònere), = sistemato in un luogo, (ma anche: tolto da un luogo, posto altrove).
Depušitâr V. tr. Depositare, consegnare.
Deputâ Sm e Agg. Deputato, onorevole. Sussiegoso, vanitoso. Dal latino de-putàre = valutare, destinare ad un ufficio.
Deputasiûn Sf Deputazione, delegazione.
Derbâr V. tr. Iniziare a nutrire il bestiame con l’erba fresca. Alla base vi è la parola Erba, derivata da una radice mediterranea gherba, in latino herba. Derbâr è la contrazione di un’espressione sparita: ad herbam portare = condurre all’erba, o semplicemente: herbam dare = dare erba nuova.
Derelìt Agg. Derelitto, abbandonato, solo, poveraccio. Dal latino derelìnquo = abbandono.
Dêš Num. card. Dieci. Contaminazione tra il latino decem e il francese dix.
Desbrujâr V. tr. Sbrigare, districare, liberare. Forma negativa di broglio, derivato dal provenzale brolhàr = ribollire, rigonfiarsi, mescolarsi, confondersi.
Descâlsa Agg. Scalzo, a piedi nudi. Dal latino de-excalceàre = togliere le calzature. Sta anche ad indicare povertà estrema. J’êri tú-c nûd e descâlsa = erano tutti senza abiti e senza scarpe (Isaia).
Descargâ Agg. Scaricato, liberato.
Descargâr V. tr. Scaricare; liberare; trasferire. Anche in questo caso il prefisso dis ha valore negativo o di contrario rispetto al verbo base. Cargâr, invece, in latino si dice carricare, ed indica l’utilizzo frequente del carro, il servirsi del carro. Discaricare quindi significa: non servirsi più del carro (perché ha concluso il suo compito).
Descàrghe Agg. Scarico, scaricato; liberato. Può anche indicare un albero da frutta spoglio.
Des-ciapunâ Agg. Sbottonato.
Des-ciapunâr V. tr. Sbottonare.
Des-ciapunâs V. tr. Sbottonarsi.
Des-ciavâr V. tr. Aprire con la chiave.
Des-ciuldâr V. tr. Schiodare, staccare; separare, aprire una cassa.
Descòmde Agg. Scomodo, disagiato. Dal latino ex + còmmodus = fuori della misura.
Descröver, Descrövre V. tr. Scoprire, togliere la copertura; rivelare, intuire un imbroglio. Forma negativa del latino Cooperio = copro.
Desculpâr V. tr. Discolpare; giustificare. Forma privativa (dis) di colpa: togliere la colpa.
Desculpâs V. rifl. Discolparsi; giustificarsi.
Descûns Agg. Scondito, sconcio, senza sugo. Insulso. Negativo di Cunsâr. Mangiâr descûns = essere alla miseria.
Descurdâ Agg. e Pp. Scordato, dimenticato.
Descurdâr V. tr. Dimenticare, scordare, tralasciare, dover fare senza. Negativo di recordare, derivato da cor, quindi non avere più a cuore, rimuovere dal cuore. Si pensava che la memoria risiedesse nel cuore.
Descurdâs V. tr. Scordarsi, dimenticarsi.
Descùrer V. intr. Discorrere. Cfr. Discùrre.
Descûš Avv. Di nascosto, di soppiatto, all’insaputa. Dal latino de (loco) abscòndito = dal (posto) nascosto.
Descušî Agg. Scucito, sfrangiato, senza orlo. Negativo di cucire = dis-cucire, scucire. I’ gh’ho descusî un dešmìla = sono riuscito a farmi dare diecimila lire. Riferito a gente particolarmente tirchia.
Dešcušîr V. tr. Scucire, togliere i punti. Ottenere una confessione, una confidenza.
Descušîs V. rifl. Scucirsi.
Desdâ Agg. Furbo, sveglio; svegliato, desto.
Desdâr V. tr. Svegliare, destare.
Desdâs V. tr. Svegliarsi, destarsi
Dešdîr, Dišdîr V. tr. Disdire, annullare, ritrattare. Dal latino de + dìcere = dire di no, ritirare quanto detto.
Dešdòt Agg. num. card. Diciotto. Dal latino decem + òcto = dieci + otto. In latino però si usava la formula Duodevigìnti = venti meno due (due prima di venti).
Dešdurmî Agg. Sveglio, sagace, destato, svegliato.
Dešdurmîr V. tr. Svegliare, istruire. Negativo di dòrmio = dormo, da una radice der = il sonno, il dormire.
Dešêrt Sm Il deserto. Luogo disabitato. Dal latino desèrere = abbandonare. Il verbo è la forma negativa di sèrere = seminare, piantare, coltivare, e il deserto è il luogo dove non si semina.
Dešêrt Agg. Deserto, abbandonato.
Desfâr V. tr. Disfare, guastare, demolire; sciogliere. Negativo di fàcere = disfare. Fâr e desfâr – l’é tút lavurâr! = fare e disfare è tutto lavorare! La brâva dunlîna la fà la cà; la dúna màta la la desfà! = La donna solerte costruisce la casa (la famiglia); la donna matta la disfa.
Desfâs V. rifl. Disfarsi, sciogliersi, liquefarsi.
Desfàt Agg. Disfatto, rovinato, guastato.
Desfàta, Disfàta Sf Sconfitta, disfatta. Sciolta, spappolata.
Desfiâ Agg. Sgonfiato, svuotato. Riferito a camere d’aria, palloni e … “palloni gonfiati.
Desfiâr V. tr. Sgonfiare, svuotare dell’aria. Negativo di infiâr = togliere l’aria. Enfiare deriva dal latino flare + in = soffiare dentro.
Desfiâs V. rifl. Sgonfiarsi.
Desfruciâr V. tr. Sfilare, togliere con fatica. Verbo onomatopeico col significato di infilare qualcosa con forza. Nel nostro caso ha forma negativa, cioè sfilare.
Desfruciâs V. rifl. Cavarsela appena in tempo, togliersi da un impaccio.
Desgrupâr V. tr. Slegare, sciogliere i nodi. Risolvere situazioni imbrogliate. Forma negativa di grúp.
Desgrupâs V. tr. Sciogliersi. Accelerare, affrettarsi.
Desgúst Sm Disgusto, disagio, raccapriccio. Dalla radice gùrere = mangiare, in latino de-gustare = mangiare. In italiano acquisisce il significato negativo = provare avversione.
Desgústâr V. tr. e intr. Disgustare, dare dispiaceri. Provare disgusto.
Desgustûš Agg. Disgustoso, indigesto; ingiurioso.
Dešiderâr V. tr. Desiderare, ambire. Dal latino de-sideràre. In origine indicava il togliere lo sguardo dalle stelle (de sideribus), cioè non poterle vedere, ma restando con la brama di rivederle.
Dešidèri, Sm Desiderio, speranza, sogno.
Desligâr V. tr. Slegare, sciogliere. Dal latino de-ligàre, forma negativa di legare, quindi slegare, sciogliere, liberare da un impegno.
Desmigâr V. tr. Inimicare, rendere ostile. Disamicare.
Desmigâs V. tr. Inimicare, disamicarsi.
Desmîgh V. tr. Risentito, offeso, non più amico. Forma negativa di amîgh.
Desmìla Num. card. Diecimila (cartamoneta da diecimila). Dal latino dècem + mille = dieci volte mille.
Dešnâr Sm Il desinare; pranzo; vitto.
Dešnâr V. intr. Desinare, pranzare. Dal latino dis- junàre = rompere il digiuno. S’ a cânta ‘l gàl a ûra d’ dešnâr / al têmp al völ cambiâr. = se il gallo canta all’ora di pranzo il tempo sta per cambiare. Dòp desnâr = dopo pranzo, nel pomeriggio.
Dešnarîn Sm Pranzetto, pasto.
Desnöv Num. card. Diciannove. Da decem + novem. I latini però adoperavano undevigìnti = uno in meno di venti.
Despêra Agg. Dispari, non sullo stesso piano, zoppo, traballante. Negativo di par, pàris = pari, equilibrato. Quindi: non pari. In senso umoristico: stare scomodi o a disagio. I sòci i völi despêra, ma trî j’ ên tròp! = I soci debbono essere di numero dispari, ma tre sono già troppi.
Despiašêr Sm Dispiacere, fastidio, noia, offesa.
Despiašêr V. intr. Dispiacere, non essere gradito. Dal latino displìcère = non piacere.
Despigâr V. tr. Spiegare la tovaglia, il tovagliolo o capi di vestiario. Sciogliere un involucro. Forma negativa di pigâr, che significa: piegare, stirare, ordinare.
Desquaciâ Agg. Scoperto, scoperchiato, dissotterrato.
Desquaciâr V. tr. Scoprire, togliere il tetto, scoperchiare, riesumare.
Desquaciâs V. rifl. Scoprirsi, scoperchiarsi.
Desquêrt Agg. Scoperto, inventato; scoperchiato, esposto all’aria. Negativo di coopèrio = copro.
Dessèvde Agg. Insipido, senza sale. Sciocco, poco furbo. Composto da dis + sàpidus in forma negativa, sta per senza sapore.
Dessulâr V. tr. Togliere le suole.
Dessulâs V. rifl. Dissuolarsi; lo staccarsi delle suole.
Dessuplî Agg. Dissepolto, riesumato.
Dessuplîr V. tr. Disseppellire, riesumare.
Destacâ Agg. Staccato, distaccato, superato
Destacâr, Stacâr V. tr. Distaccare, separare, sospendere, smettere, slegare. Stacâr al bèstij = Togliere il giogo alle mucche, mandarle a riposo.
Destacâs V. rifl. Staccarsi, distaccarsi.
Destàch Agg. Staccato, separato.
Destàch Sm Distacco, separazione.
Destènder V. tr. Stendere; abbattere. Stendere il bucato, la tovaglia. Forma negativa di tèndere, e quindi = mettere in condizione di riposo, appoggiare, distendere, stendere.
Destèndse V. rifl. Stendersi, distendersi.
Dèster Agg. Destro. Dal latino dèxter = conveniente, normale, legale. Concetto legato alla mano destra, quelle che di solito si utilizza maggiormente, che rende operazione più agevole. Al femminile si usa drìta: a mân drìta = a destra.
Destêš Agg. Disteso, steso, sdraiato, sparso. Abbattuto, colpito.
Destêša Sf Distesa; grande quantità visibile (acqua, erba, ecc.).
Destîn Sm Destino, fortuna, caso.
Destinâ Agg. Destinato, preparato per.
Destinâr V. tr. Destinare, fissare per qualcuno. Dal latino destinare, composto da de + stanare, intensivo di stare, ed indica cosa che viene attaccata, fissata a qualche altra cosa, come è il destino che si appiccica alle persone e non le molla più.
Destinasiûn Sf Destinazione.
Dèstra Sf Destra, sia come mano che come posizione o senso di marcia. Da una radice indoeuropea Dèks, in latino Dèxter, = Lato vantaggioso, conveniente. Nella mentalità latina Destro sta anche per favorevole, sinistro per negativo, sfortunato. Il termine è relativamente moderno. In dialetto si diceva: Mân drìta, A mân drìta.
Destrigâ Agg. Districato, risolto; pettinato.
Destrigâr V. tr. Pettinare. Dipanare. Sciogliere, sbrigare una questione. Dal latino de- stricare = sciogliere. Chi a gh’ha la brîga / a s’ la destrîga = chi ha il problema se lo risolva.
Destrigâs V. tr. Districarsi, uscire da una situazione brigosa. Vale anche per pettinarsi, specie quando si hanno capelli lunghi e folti.
Destrigûn Sm Pettine a denti larghi e robusti.
Desvestî Agg. Svestito, senza abiti.
Desvestîr V. tr. Svestire, denudare; togliere gli addobbi.
Desvestîs V. rifl. Svestirsi, cambiare abiti.
Desvgnîr V. intr. Giungere, arrivare, venire. I’ desvègn da cà = Arrivo da casa, vengo da casa.
Desviâ Agg. Disabituato; fuorviato. Dal latino de – via = fuori dalla strada.
Desviâr V. tr. 1) Disabituare. 2) Disassuefare. 3) Fuorviare, corrompere.
Dit 1 Part. Pass. 1) Detto, pronunciato. 2) confermato. Riferito. Da dìcere = dire, pronunciare. Nell’espressione Dit e fat ha valore di: in fretta, subito, senza esitazione.
Dit 2 Sm Detto, motto , sentenza. L’é un dìt antigh, d’i nòster vè-c = È un motto antico, dei nostri avi. Stâr al dìt = secondo il motto.
Detâr V. tr. Dettare, suggerire. Dal latino dictàre, intensivo di dìcere = dire con insistenza.
Detâto Sm Dettato, esercizio di scrittura. Imposizione.
Detatûra Sf Dettatura.
Devôt Agg. Devoto, religioso; fedele, amico. Dal latino devòtus = che si è legato con un voto. Esiste anche come nome proprio.
Devusiûn Sf Devozione, religiosità; dedizione. Dal latino devovère = legarsi con voto, fare un voto, promettere.
D-gî Voce verbale Voi dite, raccontate. Cfr.: Dzî.
Di, d’i Prep. art. Di, dei. L’êrba d’ i câmp = L’erba de prati.
Dí Sm Giorno, dì. Dal latino dìes = giorno. La parola latina deriva da una radice sanscrita *div che contiene il concetto di: rilucente, splendente; divino, Dio.
Dî Sm Dito, dita. Dal latino dì(gi)tus = dito.
Diabêt Sm Diabete, malattia. In latino è diabètes. Il termine indica un liquido che attraversa un corpo (in greco = sifone). In particolare, per la malattia, si tratta dell’urina che attraversa di frequente il corpo dell’ammalato. Ciò comporta l’aumento del tasso glicemico.
Diabètich Agg. Diabetico.
Diàcon Sm Diacono. Dal greco diàkonos = assistente, aiutante. Nella Chiesa, in origine, il diacono doveva occuparsi dell’assistenza ai poveri, della distribuzione delle elemosine e dell’amministrazione dei beni donati alla comunità. Ben presto però il loro servizio si è esteso anche alle cerimonie liturgiche.
Diafràma Sm Diaframma, schermo (nominato soprattutto per la macchina fotografica o per il grammofono). Dal greco diaphràgma = parete di recinzione, quindi separatore.
Dialèt Sm Dialetto, vernacolo. In greco è dialògheinparlare fra due persone, e per estensione = linguaggio del popolo.
Dialetâl Agg. Inerente al dialetto.
Diamânt Sm 1) Diamante, brillante. 2) Tagliavetro. Dalla fusione di due termini greci adamàs = indomito (durissimo) e diaphanès = trasparente, quindi oggetto trasparente e durissimo.
Diàri Sm Diario, agenda, promemoria. Dal latino diàrium = di un giorno, giornaliero. Il termine però sa già di istruzione, di scuola dell’obbligo.
Diàs Sm Giorno, inteso più con disinteresse che con dispregio. Un giorno approssimativo. L’âter diàs = L’altro giorno, giorni fa.
Diâvel, Diâvle Sm 1) Diavolo, demonio. 2) Poveraccio. Dal greco dià-bylòn (= getto in mezzo, cioè calunnio, diffamo), si passa al latino diàbulus inteso come spirito che induce al male. La farîna dal diâvle la và túta in rèmle! = la farina del diavolo va tutta in crusca. Chî rispârmia ‘l rispârmia pr’al diâvle! = chi risparmia risparmia per il diavolo. Mètre insèm al diâvle e l’aqua sânta = accostare due cose incompatibili fra loro. Al sta a cà d’ al diâvle = abita a casa del diavolo (lontano e scomodo). Al diâvle al n’é mia brút cme i’ s’ l’arvišèma = il diavolo non è brutto come ce lo immaginiamo. Per dire che in ogni evento triste c’è anche un lato positivo.
Diâvla Sf 1) Diavola, diavolessa. 2) Poveraccia, sfortunata.
Diavlèt Sm Diavoletto, bimbo vivace, discolo.
Diavulerìa Sf Diavoleria, intrigo, meccanismo complicato, trovata astuta.
Dibàtre V. tr. Dibattere, discutere. Dal francese débattre (XIVº sec.). In latino indica l’insistere su un argomento.
Oggi diremmo: battere il chiodo.
Dibatimênt Sm. Dibattito, discussione. Ma è già un termine moderno, legato alla politica.
Dicèmbre Sm Dicembre. Da decèmber decimo mese (del primitivo calendario romano).
Dichiarâr V. tr. Dichiarare, confermare, attestare. Dal latino declaràre = rendere chiaro, quindi spiegare.
Dichiarâs V. Intr. 1) Dichiararsi, manifestarsi, Aderire ad una corrente politica. 2) Confessare il proprio amore a una donna.
Dichiarasiûn Sf Dichiarazione, attestazione. L’ha fat la dichiarasiûn = le ha chiesto di sposarlo.
Dî cìch Sm Dito mignolo.
Didâl Sm Ditale. Dal latino di(gi)talis = che riguarda le dita. Si tratta di una capsula di metallo, molto elaborata, da infilare sulla prima falange del dito medio per spingere l’ago mentre si cuce. Era già presente nell’antico Egitto, poi presso i greci e i romani.
Didalîn, Didalîna Sm Ditalino, piccolo ditale. Sf Ditaline, tipo di fungo.
Didîn Sm Piccolo dito. Mignolo.
Didlâda Sf Ditata, impronta. Segno di sporco.
Didûn Sm Dito grosso, pollice; alluce.
Diéta Sf Dieta, astinenza. Controllo nella alimentazione. Dal greco diàita = regola di vita.
Difàti! Cong. Infatti, di fatto, in conclusione.
Difènder, Difèndre V. tr. Difendere, proteggere. È la negazione del significato di fèndere: fendere, colpire. Quindi: fare in modo che uno non riceva fendenti.
Difensûr Sm Difensore, guardia del corpo. Avvocato.
Diferênsa Sf Differenza, dislivello, disparità. Dal latino diffèrre = portare via, quindi rendere disuguale. Fâr dal diferènsi = essere parziale. Tra ‘l dîr e ‘l fâr a gh’é d’ la bèla diferênsa = Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Diferensiâl Sm Differenziale. Organo meccanico.
Diferênt Agg. Differente, diverso.
Difêš, Difêša Agg. Difeso, protetto.
Difêša Sf Difesa, protezione, rifugio; l’atto di difendersi o di difendere. Forze armate a difesa di uno stato.
Difèt Sm Difetto, carenza, malformazione. Dal latino defìcio, = manco, sono privo di qualcosa.
Difetûš Agg. Difettoso, carente, guasto, deforme.
Difìcil Agg. 1) Difficile, arduo. 2) Schizzinoso. Dal latino difficilis = non fattibile. N’ fâr mia ‘l difìcìl = non fare il prezioso!
Difìcultâ Sf Difficoltà. Dal latino difficultas, composto da dis + facultas, che indica chi non ha più la facoltà di fare una cosa. Fâr dal dificultâ = muovere obiezioni.
Dificultûš Agg. Difficoltoso, arduo.
Difidênt Agg. Diffidente, non convinto. Che non si fida.
Dîga Sf 1) Diga, sbarramento di un corso d’acqua. 2) Barriera, difesa. Dall’olandese dìja, attraverso il francese dìgue = barriera.
Digerîr V. tr. 1) Digerire, assimilare. 2) Capire un problema. Dal latino digèrere, = classificare, ordinare, quindi assimilare con ordine. Il corpo quindi colloca al posto giusti i componenti del cibo. Al digerìs ânch i sàs = Digerisce tutto.
Digestiûn Sf Digestione, assimilazione del cibo.
Digestîv S. m e Agg. Digestivo, liquore che favorisce la digestione.
Dìgh Forma verbale. Digli, dille. Presente indicativo (Iª persona: Me i’ dìgh = io dico) e pres. imperativo (IIª pers.: Dìgh ch’a s’ möva = digli di muoversi) del verbo dìre.
Dîgh Forma verbale. 1) Essere adatto, essere appropriato, intonato. 2) Dirgli, dirle.
Dìgn Agg. Degno, meritevole. Dal latino dìgnus, = meritevole, degno di rispetto.
Dignâs V. rifl. Degnarsi, acconsentire.
Dignitâ Sf Dignità, rispetto.
Díh! Escl. Guardate, osservate. È la contrazione del verbo vedere: Vedete = Vdî = ‘dî, = dih!, che diventa espressione di sorpresa: Ma guarda!
Diletânt Sm e Agg. Dilettante, principiante, poco esperto. Dal latino delèctans, = che dà piacere, che si diverte.
Dilúvi Sm Diluvio, uragano, acquazzone. Vale anche per: gran quantità di contrattempi. Deriva dal latino antico dilùvium, dal verbo dilùere, che equivale a dilavare, diluire.
Dimés Agg. 1) Dimesso, vestito alla meglio. 2) Avvilito.
Dimùndi Avv. Molto, assai. La va dimùndi bên = va benissimo. Una derivazione sicura non l’abbiamo ancora. Molti studiosi pensano all’adattamento del francese mond con valore di tanto, altri al latino abùnde = abbondantemente.
Dìnamo Sf Dinamo. È quanto rimane dell’espressione tedesca: Dynamo elektrische Machine = macchina che produce elettricità (mediante forza meccanica).
D’incânt Avv. All’improvviso, a sorpresa; con meraviglia.
D’in dì Locuz. Espressione che sottintende: roba da (usare) in dì (feriale), quindi vestiti ordinari, molto usati.
Dindùla Sm e Agg. Dondolante, instabile. Persona che pencola.
Dindulamênt Sm Dondolio.
Dindulâr V. intr. Pencolare, essere instabile, indeciso.
Dindulâs V. rifl. Dondolarsi.
D’intûrna, Datûrna Prep. Intorno, vicino. Star facendo un lavoro. Composta da de (poi di) e tornare = girare intorno (da cui anche il vocabolo tornio). Dâs d’intûrna = applicarsi, darsi da fare. Girâr d’intûrna = fare la corte. Girare attorno. Non concludere.
Dio Sm 1) Dio, ente supremo. 2) Uomo straordinario, eroe. Da una radice sanscrita dewa, passata in greco con thèos , in latino dèus e divus, che contiene il concetto di luminoso, splendente. Stâr a cà d’ Dio = abitare lontano. Ciapâr cùli d’ Dio = prendere un sacco di botte. A piöv che Dio la manda = piove a dirotto.
Diòcesi Sf Diocesi, territorio gestito da un vescovo. Dal greco dioìkesis, dal verbo dioikèo = amministro (oikos è la casa, quindi si deve amministrare bene come se fosse la propria casa).
Dio ‘l v’aîda! Esclam. Che Dio vi aiuti.
Dio m’in guârda! Esclam. Dio me ne liberi! Dio mi protegga da…
Dio v’l’armêrta! Esclam. Dio ve ne renda merito.
Dipartîda Sf Dipartita. Morte. Partenza per l’altro mondo.
Dipartimênt Sm. Dipartimento. Suddivisione di un territorio.
Dipendênt Sm 1) Dipendente, suddito. 2) Operaio o impiegato. 3) Assuefatto, legato ad un vizio. Dal latino classico dependère, poi volgarizzato in depèndere = penzolare, essere sospeso a qualcosa. Naturalmente la causa della dipendenza è quasi sempre lo stipendio.
Dipèndre V. intr. Dipendere, derivare. Avere degli obblighi.
Diplôma Sm Diploma, attestato, certificato. In greco e in latino è diplòma = certificato, attestato. Il diploma era il foglio piegato in due (dyplos = doppio), piegato in quattro diventava il quaternum (quaderno), in cinque il quinternum (quinterno), poi seguono l’ottavo, il sedicesimo, ecc…
Diplumâ Agg. Diplomato, che ha superato gli esami ed ha ottenuto un attestato.
Diplumâr V. tr. Diplomare, consegnare un attestato.
Diplumâs V. rifl. Conseguire un titolo di studio.
Diplumàtich Agg. Diplomatico, che sa parlare senza impegnarsi o compromettersi; politico. Ufficialmente il diplomatico è colui che recapita il diploma, cioè le credenziali di un governo, di cui è rappresentante, ad un governo di un altro stato.
Dîr V. tr. Dire. Raccontare, narrare. Provocare. Essere intonato, idoneo. Dal latino dìcere, = dire, pronunciare, esprimere. Fâr dîr = fare tribolare, fare arrabbiare. Avègh da dîr = litigare. Dîr sú = rimproverare. La gh’ dîš = si intona, ci sta bene assieme. Dîr bên = elogiare, parlare bene di uno. Dîr al bên = pregare, dire le orazioni. Dîr adrê = sparlare. Gnân da dîr = è sottinteso. Fâs dîr adrê = farsi compatire. Mandâr a dîr = far sapere. Chî ‘l le dîš? = dove sta scritto? Sênsa mandâr mia a dîr = dire le cose in faccia.
Diresiûn Sf 1) Direzione, verso, orientamento. 2) Gruppo dirigente; uffici del direttore. Dal latino Dirìgere, (derivato da Règere) = condurre in un verso, guidare. Anche guidare gli affari di famiglia.
Dirèt Agg. Diretto, immediato.
Dirèt Sm Pugno (termine pugilistico).
Dirèt Sm Treno che va diretto (senza fermate) da una stazione importante ad un’altra. Esistevano i treni Accelerati (fermavano ad ogni stazione), Diretti (fermavano alle stazioni delle città) Direttissimi (con poche fermate), Rapidi (solo capoluoghi di regione)
Diretìsme Sm Treno direttissimo.
Diretûr Sm Direttore, responsabile. Dal latino dirèctor (colui che dirìge) = colui che guida. Ironicamente questo termine rientra dall’inglese pari pari, come se fosse una voce nuova in alcune espressioni con Art director.
Dirigênt Sm e Agg. Dirigente, responsabile, direttore. Dal latino dìrigens = colui che conduce, che guida.
Dirìger V. tr. Dirigere, guidare, amministrare. Dal latino dirìgere, = condurre, guidare.
Dirigìbil, Dirigìble Sm Dirigibile, pallone aerostatico, mongolfiera. Significa che si può dirìgere, attraverso il francese dirigeable ballon = pallone governabile.
Dirìt Sm 1) Diritto, proprietà. 2) L’insieme delle leggi. Dal latino dis+règere = amministrare, condurre. Ma in latino il termine, sotto l’aspetto giuridico, si esprimeva con jus, da cui il nostro arcaico giure e derivati (giuridico, giurista, ecc). Fâr valêr i sö dirìt = far valere le proprie ragioni. Difèndre i sö dirìt = difendere i propri interessi. Sênsa dirìt = abusivamente.
Dîr sú Locuz. Dire su, criticare, rimproverare, brontolare.
Dirucâ Agg. Diroccato, franato, rovinato dal tempo. Da ròccia, ma vista nel momento che si sgretola, come le slavine.
Dišârm Sm Disarmo. Cessazione di un conflitto.
Dišarmâ Agg. Disarmato, inerme.
Dišarmâr V. tr. 1) Disarmare. Costringere il nemico alla resa incondizionata. 2) Togliere le armature da un’opera edilizia.
Dišàster, Dišàstre Sm Disastro, sciagura, Sfacelo, rovina. Dal latino dis + àster = stella negativa, contraria, quindi sventura. L’espressione ricorda la consuetudine dei popoli primitivi di affidarsi in tutto al cielo, il quale poteva essere favorevole o avverso. Da tale atteggiamento derivano i vocaboli: Contemplare (guardare le stelle stando all’interno del tempio, in origine un cerchio di pietre), Speculare (guardare le stelle attraverso uno specchio, oggi con il telescopio).
Discàpit Sm Discapito, svantaggio, contrattempo. Nella sua formazione originale il termine induce il significato di “senza capo”, concetto presente anche in “disgrazia”. La parola è composta dal prefisso dis (disunione, separazione) e dal verbo capitare (da càput). Nel nostro caso dis indica qualcosa di negativo, di sfortunato. Sarebbe, insomma, un qualcosa di sgradito che capita tra capo e collo.
Dìsch Sm 1) Disco, oggetto piatto e rotondo. 2) Supporto musicale. 3) Parte della vertebra. Dal greco dìskos, in latino discus = cosa piatta, circolare (imparentato con desco).
Dìscle, Dìscul Sm Discolo, mariolo. Dal latino dìscolus = difficile da trattare.
Discrêt Agg. 1) Discreto, riservato. 2) Sufficiente, quasi buono. Dal latino discrètus scelto, selezionato.
Discúrre V. intr. 1) Discorrere, parlare, dialogare. 2) Amoreggiare. 3) Brontolare. Dal latino dis+cùrrere = andare qua e là, quindi esaminare, cercare aspetti diversi di una questione. Mentre gli altri verbi sinonimi hanno un senso di imposizione, il verbo discorrere lascia trasparire un rapporto di parlo-ascolto tra interlocutori, legato anche al trascorrere del tempo. Un qualcosa, insomma, di costruttivo e amichevole.
Discûrs Sm Discorso (anche di oratore), argomento, tema; paternale, rimprovero; questione da dibattere. Šlungâr al discûrs = entrare nei particolar, tirarla lunga. Cambiâr discûrs = cambiare argomento.
Discusiûn Sf Discussione, litigio. Dal latino Discùtere (da Dis+ Quàtere) = scuotere, agitare. Sênsa tânti discusiûn. = senza doverci riflettere su a lungo.
Discútre V. tr. e intr. Discutere, analizzare; litigare; criticare.
Disdèta Sf 1) Disdetta; disavventura. 2) Ritrattazione di una commessa, di un ordine. Dal latino disdìcere = ri-trattare.
Disegnâ Agg. Disegnato.
Disegnâr V. tr. Disegnare.
Dîšel Sm Diesel, motore a nafta.
Disendênsa Sf Discendenza; prole; stirpe. Dal latino descèndere (negativo di scàndere = salire) = venire giù, scendere. Nel concetto di albero genealogico abbiamo la partenza dal basso, con il fondatore della stirpe a contatto col terreno, come se fosse la radice, il ceppo dell’albero. Nel concetto di discendenza invece abbiamo la formazione a piramide, con il primo avo al vertice.
Dišerbâ Agg. Diserbato, ripulito.
Dišerbânt Sm Diserbante, prodotto chimico che elimina erbe infestanti.
Dišerbâr V. tr. Diserbare, pulire dalle erbacce. Composto dal prefisso negativo dis e dal sostantivo erba (herba in latino). Quindi equivale a: eliminare l’erba.
Dišertûr Sm Disertore, fuggiasco, traditore. Dal latino desèrere = abbandonare. Trâs disertûr = disertare, darsi alla macchia.
Disgràsia Sf Disgrazia, Sfortuna, malattia.
Disgrasiâ Agg. Disgraziato, sventurato; incosciente, malfattore.
Disgúst Sm Disgusto, amarezza, disappunto.
Disgustûš Agg. 1) Disgustoso, indigesto. 2) ingiurioso.
Disìgn Sm 1) Disegno, bozza, schizzo. Pittura. 2) Progetto. Idea. 3) Scopo, finalità. Dal latino de-signàre = evidenziare, notare con un segno, rimarcare.
Disegnâ Agg. Disegnato. Progettato.
Disegnâr V. tr. Disegnare.
Disignadûr Agg. Disegnatore, pittore che si serve di matita, carboncini e simili.
Dišinfetâ Agg. Disinfettato.
Dišinfetâr V. tr. Disinfettare, meddicare.
Dispénsa Sf 1) Dispensa, magazzino, rifornimento. 2) Esonero, permesso, concessione. 3) Parte, frazione di un libro distribuita a cadenze periodiche. Dal latino Dispensàre (= distribuire) che indica la distribuzione del salario ai soldati. Alla base del concetto vi è il verbo pèndere inteso come pesare, quindi spartire “una misura uguale per tutti”. Più vicino alla realtà quotidiana abbiamo il richiamo alla quantità di lana pesata per il lavoro (maglia o filatura) che la padrona distribuiva alle ancelle relativamente ad una giornata. Per giungere al concetto di dispensa-magazzino quasi sicuramente si è passati dall’azione della distribuzione alla identificazione con il locale ove essa avveniva (il luogo della dispensa).
Dispensîn Sm Dispensino, ripostiglio.
Disperâ Agg. Disperato, miserabile.
Disperâr V. intr. Disperare, non avere più fiducia. Negativo di speràre = essere senza speranza.
Disperâs V. rifl. Disperarsi. Agitarsi.
Disperasiûn Sf Disperazione; evento senza rimedio.
Dispêrs Agg. 1) Disperso, introvabile, sciupato. 2) Prigioniero di guerra. Intensivo del latino spàrgere = gettare qua e là, come la semente, quindi sparpagliare, separare.
Dispèt Sm Dispetto, ingiuria. Dal latino despìcere = guardare dall’alto in basso, disprezzare.
Dispetûš Agg. Dispettoso, capriccioso.
Dispiašêr 1 Sm Dispiacere, fastidio, sofferenza, tribolazione, noia, offesa.
Dispiašêr 2 V. intr. Dispiacere, non essere gradito. Dal latino displìcere = non piacere.
Dispiašês V. rifl. 1) Partecipare alla sofferenza altrui, soffrire assieme, compatire (nel senso etimologico del termine = patire assieme a, soffrire con). 2) Non incontrarsi come carattere.
Dispòst Agg. 1) Disponibile, accondiscendente; 2) collocato con cura, riposto, ordinato. Intensivo del latino pònere = collocare. Quindi anche: che è nello stato d’animo adatto per fare o concedere qualcosa. Dispòst a tút = disperato.
Dìspre Agg. 1) Dispari. 2) Instabile (detto di mobile). 3) Zoppo.
Dispunìbil Agg. Disponibile, pronto.
Distacâ Agg. Staccato, distaccato (frutta dall’albero). Distanziato (nella corsa). Disinteressato, assente.
Distacamênt Sm Plotone di soldati. Da distaccare, in quanto il distaccamento si separava dal resto dell’esercito per azioni particolari.
Distacâr, Stacâr V. tr. Distaccare, separare, sospendere, smettere, slegare gli animali dal giogo.
Distânsa Sf 1) Distanza, lontananza. 2) Sussiego, alterigia. Dal latino dis+stare = stare separati, cioè avere molto spazio in mezzo.
Distinsiûn Sf 1) Distinzione, inteso come separazione di oggetti. 2) Preferenze, trattamento particolare.
Distînt Agg. 1) Distinto, signorile, educato; 2) separato, selezionato. Dal latino dis+tìnguere = separare contrassegnando (con un graffio o una puntura). Fâr al distînt = comportarsi con signorilità.
Distrasiûn Sf Distrazione. Diversivo. Assenza mentale.
Distràt Agg. Distratto, assente. Attirato da altre cose o pensieri.
Distrèt Sm Distretto, compartimento; territorio amministrativo militare. Dal tardo latino distringere, = rinserrare in un unico spazio.
Distribusiûn Sf Distribuzione, assegnazione. Dal latino dis+tribùere = assegnare.
Distributûr Sm Distributore, dispenser. Agg. Chi distribuisce.
Distrúger V. tr. Distruggere. Dal latino destrùere = disedificare, smontare, abbattere (una costruzione). Ma è un termine pochissimo usato per la difficoltà di pronuncia.
Distrusiûn Sf Distruzione, calamità. Disastro.
Distrút Agg. Distrutto, abbattuto, rovinato; avvilito.
Distûrb Sm 1) Disturbo, fastidio. 2) Malanno, indisposizione. Lasâr di distûrb = lasciare strascichi.
Disturbâ, Disturbâ Agg. Disturbato, indispettito. L’ê disturbâda dal sö règuli = soffre per le mestruazioni.
Disturbâr V. tr. Disturbare, infastidire, provocare. Dal latino dis-turbàre, = turbare, mettere a disagio.
Disturbâs V. rifl. Preoccuparsi, prendersi cura.
Dišubdîr V. intr. Disobbedire, ma poco usato. Si usa: ‘n dâr mìa a mênt = non dare retta.
Dišubidiênt Agg. Disobbediente. Si usa di più scherdênt.
Dišucupâ Agg. Disoccupato, senza lavoro.
Dišocupasiûn Sf Disoccupazione, mancanza di lavoro.
Dišunèst Agg. Disonesto, furfante, imbroglione.
Dišunûr Sm Disonore, vergogna, discredito. Dal latino dis+honos, = senza rispetto. Resta alla base il concetto di peso inteso come carica, responsabilità. Forse perché con la carica si ricevevano i simboli o insegne, quindi un peso da reggere.
Dišunurâ Agg. Disonorato, svergognato, umiliato.
Dišunurâda Agg. Disonorata. Si riferiva a donna che era rimasta incinta, quindi senza onore.
Dišunurâr V. tr. Disonorare, svergognare, trattare male.
Dišurdinâ Agg. Disordinato, confusionario.
Dišûrdne Sm Disordine, confusione.
Dišusâr V. tr. Disossare, ripulire, togliere la carne dalle ossa, sia per poterla macinare, sia per non sciuparne.
Dit Agg. Detto, pronunciato, confermato, riferito. Da dìcere = dire, pronunciare. Nell’espressione Dit e fat ha valore di: in fretta, immediatezza, senza esitazione.
Dit Sm Motto, proverbio, frase breve. Quand i’ suplìsi un vè-c / di dìt a s’ n’in pêrd parè-c = Quando sotterrano un anziano si perde molta saggezza.
Dìta Sf Ditta, società, impresa. Dal latino medioevale (Domus) dìcta = casa nominata, descritta.
Ditatûr Sm Dittatore, tiranno.
Ditatûra Sf Dittatura, tirannide. Dal latino dictatùra, = carica conferita a personaggi in caso di estrema necessità, corrispondente al nostro carta bianca. Deriva da dictàre, intensivo di dìre, ma col senso di imporre, poiché bisognava dettare leggi speciali.
Diucešân Agg. Diocesano. Che riguarda la diocesi o che si trova nel territorio amministrativo della diocesi.
Diutrìa Sf Diottria, misurazione della vista. Dal greco diòptra = lo strumento per misurare la vista.
Divân Sm Divano, sofà, poltrona. Dal persiano, attraverso l’arabo diwan. Inizialmente indicava il consiglio dei ministri, poi il registro delle sedute, infine il sofà o poltrone per i ministri.
Divêrs Agg. Diverso, differente, aperta. Dal latino di-vèrtere = andare in un’altra direzione.
Diversitâ Sf Diversità, differenza.
Divertî Agg. Divertito, contento.
Divertimênt Sm Divertimento, svago, spasso.
Divertîr V. tr. Divertire, rallegrare. Dal latino de-vèrtere = cambiare direzione spesso, come fanno i pagliacci o gli attori comici.
Divertîs V. tr. Divertirsi, essere contenti.
Divìdre V. tr. Dividere, separare, scegliere, mondare. Dal latino de+vìdere, = separare da, mancante di. Si fa risalire ad una radice sanscrita vi(n)dathe (priva di), da cui deriverebbe anche il termine vedova.
Divìdse V. Rifl. 1) Separarsi, dividersi. 2) Divorziare.
Divîn Agg. Divino, che si riferisce a Dio. Dal latino divus, legato a deus.
Divîš Agg. Separato, diviso.
Divîša Sf Divisa, abito di appartenenza.
Divišiûn Sf 1) Divisione (aritmetica). 2) Suddivisione di beni, spartizione. 3) Una parte dell’esercito. Fâr al divišiûn = spartire il patrimonio.
Divôrsi Sm Divorzio, separazione. Dal latino divòrtium (da divèrtere = andare per direzioni diverse) = separarsi.
Divursiâr V. intr. Divorziare.
D’la Prep. art. Della. La lâna d’la pégra = la lana della pecora
D’la Partic. partit. Della, qualcosa di. A gh’êra d’la nèbia = c’era nebbia; c’era nervosismo.
Dlà Prep. art. Di là, oltre, poi. Vedi Dedlà. Dlà dal fòs = oltre il torrente.
Dlùnga Avv. Velocemente, alla svelta.
Dmân Avv. Domani, poi, in seguito. Dal latino de mane = di mattino, presto. Tirâr a dmân = Temporeggiare, ritardare, rimandare. I’ t’ la dìgh po’ dmân = non te la dirò mai.
Dmànda Sf Domanda, richiesta, petizione. Dal latino de-mando = Incarico, do ordine. Fâr la dmànda = fare la richiesta di… Fâr dal dmàndi = Interrogare. Tör la dmànda = accogliere una domanda.
Dmandâr V. tr. Domandare, chiedere. Dmandâr la fiöla = chiedere la figlia in moglie. Era usanza che i genitori dello sposo si recassero presso i genitori della sposa a chiedere la mano della figlia.
Dmandasîra Sf Domani di sera. Nell’espressione: Se, dmandasîra! = mai!
Dmandlà Avv. Dopo domani, domani di là.
Dmatîna Avv. Domattina. Dall’espressione De (hora) matutina = al mattino presto.
Dmèndga Sf Domenica (come giorno). Dal latino (dies) domìnica = giorno del Signore. Come nome di donna invece si dice Minghîna.
D’ mèš Locuz. Di mezzo, in mezzo, frapposto. Tör d’ mèš = togliere di mezzo, dirimere, eliminare. Tör in mèš = proteggere; inserire al centro, mettere in una posizione protetta. Töt d’in mèš! = togliti dai piedi.
Dnâns Prep. Avanti, prima di. Dal latino medioevale de ante.
Do N. pr. Do, nome della prima nota musicale nella scala diatonica. Nella scala base si colloca nella prima linea supplementare sotto il rigo. Come ottava va nello spazio tra terza e quarta linea del rigo. In antico (e ancora ora in Francia e Germania) era UT e corrispondeva alle prime due lettere dell’inno (attribuito a Paolo Diacono, in forma di ode saffica) in onore di San Giovanni Battista, utilizzato da Guido d’Arezzo per dare il nome alle note. Inizialmente la scala era composta di sei note (Esacorde). La strofa interessata suona: Ut queant laxis Resonare fibris Mira gestorum Famuli tuorum, Solve polluti Labii reatum, Sancte Johannes. Il nome della nota Ut fu cambiato da G. B. Doni in Do nella prima metà del ‘600, ma francesi e tedeschi non lo hanno accettato e usano ancora la Ut. Il nome della nota SI è dello spagnolo Ramos de Pareja, dedotta dalle iniziali di Sancte Johannes.
Do’ Avv. Dove? Do’ vêt? = dove vai? Do’ stêt? = dove abiti?
Dòcia Neol. Sf Doccia.
Documênt Sm Documento, attestato, riconoscimento.
Documentâr V. tr. Documentare, fornire le prove, dare spiegazioni convincenti. Dal latino documentàre, intensivo di docère, sostantivato in documèntum; quindi strumento di insegnamento.
Documentàri Sm Documentario.
Dôga Sf Doga di botte. Dal latino dòcus = in origine travicello, divenuto poi doga = botte.
Döj Sf pl. Doglie, sofferenze; artriti, dolori. Ma ci si riferisce principalmente alle artriti e alle doglie di parto.
Döja Sf Doglia, sofferenza; artrite, dolore. Dal latino Dolère (sost. Dòlium) = provocare sofferenza.
Dòm Sm Duomo, chiesa madre, cattedrale. Dal latino domus (Dei) = casa di Dio. Lênt cmé l’Opra dal dòm [che non si conclude mai]. È riferito al Duomo di Milano ove i cantieri di manutenzione sono continui. L’è andâ in dòm = È alla miseria [è andato a chiedere l’elemosina sui gradini del Duomo].
Dominedìo Sm Dio, il Signore. Fusione dei termini dòminus e Deus.
Dón, Dóni Sf pl. Donne. Andâr a dón = andare in casino.
Dòn Sm Titolo riservato ai sacerdoti in Italia. Altrove anche a persone titolate. Contrazione di dòminus (dòmnus, dònnus, dòn) = signore.
Dop Prep. Dopo, poi. Dop al mâl i’ ên tú-c dutûr = passato il male tutti diventano dottori.
Dop dešnâ Avv. Dopo pranzo, nel pomeriggio.
Dop lavûr Locuz. Dopolavoro. Hobby. Locali dei circoli.
Dop mangiâ Avv. Dopo pranzo, dopo aver mangiato.
Dop mešdì Avv. Passato mezzogiorno, dopo pranzo, nel pomeriggio.
Dopscöla (raro) Sm Doposcuola (cioè lezioni supplementari).
Dop sêna Avv. Dopo cena, di sera, prima di coricarsi.
Dôrmia Sf 1) Anestesia totale, dormia. 2) Sonnolenza, sopore. 3) Discorso o situazione noiosa. Dâr la dôrmia = Anestetizzare completamente.
Dòs Sm Dosso, rigonfiamento del terreno. Dal latino dòrsum, poi dòssum, = schiena.
Dòs (A) Prep. e Avv. Addosso, presso, sopra. Indossato.
Dòs (In) Prep. e Avv. Addosso, sopra il corpo, come indumento. Cûn gnênt adòs = senza abiti, quasi nudo.
Dôša, Dôše Sf Dose, preparato per alimenti, lievito. Dal latino dòsis, l’atto di dare. Fâr al dôši = dosare, equilibrare.
Dôta, Dôte Sf Dote, corredo, spettanza dall’asse paterno. Dal latino Dòs, dotis, (dall’atto di dare), = la parte dovuta, da dare.
Drâgh Sm Drago, mostro. Dal greco dràkon, latino draco = drago, mostro, che paralizza con lo sguardo.
Dragûn Sm 1) Dragone, dragoncello. 2) Soldati del granducato di Parma e altri stati.
Dràma Sm 1) Dramma (spettacolo). 2) Tragedia, disgrazia. Dal greco drâma, latino drama = azione.
Dramêš Sm 1) Chiasso, frastuono, baccano. 2) Bimbo irrequieto, fracassone. Potrebbe derivare da intermezzo, la farsa inserita tra un atto e l’altro della tragedia per permettere ai macchinisti di cambiare le scena senza che il pubblico si annoi.
Dràp Sm Drappo, stendardo. Dal gallico, attraverso il tardo latino dràppus, di origine militare, come truppa.
Drê (Adrê, Deddrê, Deddrêda) Prep. e Avv. Dietro, a tergo, dopo. Essere in atto, star facendo. Êsr’ a drê; Êser drê fâr = stare facendo, essere all’opera. Êser drê nàser, Êser drê murîr = star nascento, essere in punto di morte.
Drêda (Addrêda, Deddrêda) Prep. e Avv. Dietro, a tergo, dopo.
Drenalîna Sf (neol.) Adrenalina.
Drisadûr Sm Raddrizzatore, correttore.
Drisagòb Sm Furbacchione, volpone.
Drisâr V. tr. 1) Alzare, erigere. 2) Raddrizzare, rettificare. 3) Mettere in piedi. Dal tardo latino Dritiàre, elevare, mettere in posizione eretta, correggere. Drisâr al gàmbi ai cân = fare un lavoro inutile e impossibile.
Drisâs V. rifl. Rizzarsi, drizzarsi, ergersi. Drisâs in pê = alzarsi, prendere la parola. L’impennarsi del cavallo.
Drit 1 1. Agg. Diritto, eretto, rettilineo. Stâr drìt, = reggersi in piedi. Tirâr drìt, = tirare diritto, non tentennare. 2. Furbo, destro. Dal latino volgare dirictus, classico directus (da dirigere). Êsr’un drìt, essere un furbacchione. 3. S.m. Direzione, istinto, tendenza. L’à ciapâ ’l drìt, ha fatto a modo suo. 4. Avv. In modo diritto, direttamente. Rîga drìt! = riga dritto!
Drit 2 Sm Direzione, istinto, tendenza. L’ha ciapâ ‘l drìt = ha fatto a modo suo.
Drìta Sf Direttiva, istruzione, mano destra (marciare a destra).
Drìta Agg. Eretta, in piedi; rettilinea, dritta, diretta. Mano destra. Cose che stanno a destra. Urècia drìta, parôla maldìta; urècia stânca, parôla frânca! = Se fischia l’orecchio destro (significa) chiacchiere, calunnie; se fischi l’orecchio sinistro (significa) discorsi a favore, positivi.
Drôga Sf 1. Droga, spezie (erbe per cucinare). 2. Stupefacente, allucinogeno. Dall’olandese droog (secco), attraverso il francese drogue (XVI secolo).
Drugâ Sm Agg. Drogato, tossicodipendente. Alterato.
Drugâr V. tr. Drogare.
Drugâs V. rifl. Drogarsi, assumere allucinogeni.
Drughêr Agg. e Sm Droghiere.
Drugherìa Sf Drogheria, negozio di spezie.
Druvâ, Agg. Adoperato, usato. L’ê šà stâda druvâda = è usata.
Druvâr V. tr. Usare, adoperare. Dal latino ad-operare = fare, produrre, utilizzare.
Dšûn 1 Sm Digiuno, fame, penitenza.
Dšûn 2 Agg. Digiuno, affamato. Disinformato su un argomento.
Dšunadûr Sm Digiunatore.
Dšunâr V. intr. Digiunare, patire fame, astenersi. Dal latino jejunàre = essere affamato.
D’sûra Prep. e Avv. Sopra, al di sopra, in alto, superiore (anche in senso gerarchico).
D’súta Prep. e Avv. Sotto, in basso, inferiore (anche in senso gerarchico).
Dû Agg. num. masch. Due. Pagâr un da dû = pagare poco, a buon mercato, (Da dû sta per: moneta da due centesimi). Al dû d’ brìscula: = di nessun valore. I dû d’Agùst = i testicoli. Ciapâr i dû = scappare a gambe levate.
Dû Agg. num. femm. Due.
Dùa Sf Doga della botte.
Dubâ Agg. Addobbato, ornato.
Dubadûr Sm Addobbatore.
Dubamênt Sm Addobbo, ornamento.
Dubâr V. tr. Addobbare, ornare.
Dubâs V. rifl. Addobbarsi, ornarsi, vestirsi dalla festa.
Dùbi Sm Dubbio, incertezza; sospetto, diffidenza. Dal latino arcaico dubàre (mai usato dagli scrittori), divenuto poi dubitàre, ove è palese il concetto di doppio, quindi cosa con possibili soluzioni alternative.
Dubitâr V. intr. Dubitare, esitare. Dal latino Dubitàre.
Dubiûš Agg. Dubbioso, esitante.
Dúca Sm Duca. A volte equivale a presuntuoso, arrogante. Dal latino dux, derivato da dùcere = guidare, condurre, quindi condottiero.
Ducâ Agg. Educato, compìto, cortese, rispettoso.
Ducasiûn Sf Educazione, buone maniere. L’é pròpia sênsa ducasiûn = è maleducato. Dâr ‘na bùna ducasiûn = educare per bene.
Ducât 1 Sm Ducato, titolo nobiliare; territorio alle dipendenze di un duca.
Ducât 2 Sm Ducato, moneta. Compare nel XIII sec. a Venezia, così detta per l’effigie del Doge in essa riprodotta. Il termine Dòge deriva da duce, come duca.
Dûce Sm Duce, conduttore. Il termine però è passato ad indicare quasi esclusivamente il dittatore Mussolini. Dal latino dux, derivato da dùcere = guidare, condurre.
Duchèsa Sf Duchessa, gran signora. Presuntuosa. Nel medioevo esisteva la versione Ducìssa e Ducàtrix, ambedue legate a duca e al verbo dùcere = guidare. Duchèsa a volte era un eufemismo in luogo di educazione.
Duciâ Agg. Sbirciato, adocchiato, esaminato.
Duciâda Sf Sbirciatina, occhiatina.
Duciâr V. tr. Adocchiare, notare, tenere d’occhio. Da òculum = occhio, (Ad-oculàre = girare l’occhio).
Duciâs V. rifl. Adocchiarsi, studiarsi, guardarsi con interesse.
Ducumênt Vedi Documênt.
Dùdše Agg. num. Dodici. Dal latino duòdecim = due + dieci.
Duèl Sm Duello, sfida. Fusione di duo + bellum = combattimento fra due. Naturalmente lo scontro aveva delle norme di comportamento precise.
Dúga Sf Doga della botte.
Dugàj Sm Chi costruisce doghe; bottaio.
Dugâna Sf Dogana, dazio. Se mi si dicesse che questa parola è sorella di “divano” avrei delle riluttanze. Gli studiosi però insistono su questo percorso: diwan in arabo prima significa sedile lungo (Cfr. Divân), poi ufficio, in seguito registro. Tutti gli ingredienti per una esattoria. In passato si è chiamata anche dovana, forse imparentato col francese douane. E, sotto sotto, si sente il sapore amarognolo di dovere, essere costretto.
Duganêr Sm Doganiere, daziere.
Dugaröl 1 Agg. Chi costruisce doghe; bottaio.
Dugaröl 2 Agg. Addetto alla custodia dei canali d’irrigazione. Operaio alle dipendenze della Bonifica. Pulitore di fosse biologiche. Secondo Bertani deriva dal tardo latino ducarius o ducale inteso come condotta d’acqua, conduttura. Il termine però dovrebbe risalire ad una espressione mediterranea anteriore al latino, presente nel greco antico con dokòse ancora nel sardo durgalu, col significato di “solco, scolo”. Questo concetto potrebbe essere valido anche riferito al nome di alcuni torrenti Dòrgola che scorrono nel territorio di Carpineti e Castelnovo.
D’intûrna, Datûrna Prep. Intorno, vicino. Star facendo un lavoro. Composta da de (poi di) e tornare = girare intorno (da cui anche il vocabolo tornio). Dâs d’intûrna = applicarsi, darsi da fare. Girâr d’intûrna = fare la corte. Girare attorno. Non concludere. Il concetto di dogaio come operatore delle acque è presente già dal Medioevo (Dugaria a Parma nel 1255, Dugale a Reggio nel 1265, Acquari o dogai a Rocca Pelago nel 1514). Se invece si intende Dogaio come oggetto abbiamo diversi passaggi, tutti legati ad un canale o ad uno scolo, che indicano i canali di irrigazione, gli scoli laterali alle strade, le cloache, fino al solco dietro le poste nella stalla per raccogliere “al sìs”. [Minghelli].
Dughêr, dughêra, o dugàja Sm e f. Canaletto di scolo, fognatura.
Dulâr V. tr. (Poco usato) Tagliare alberi; squadrare i tronchi prima di trasformarli in tavole. È però più usato squadrâr. Dal latino dolàre = lavorare con l’ascia, scolpire il legno. Il termine è ancora presente nel rumeno (dura), nel francese (dolèr), nello spagnolo (dolàr), nel friulano (dolà), in Sardegna (dolare). Nel medioevo la dolatoria, o doladoria era la scure per lavorare il legno.
Dûls Agg. Dolce, addolcito. Da glukys, che in latino diventa dulcis = zuccherino. Dûls ad picàja = arrendevole, facile a convincersi. Avêr i pê dûls = non potere camminare a lungo. Töla dûlsa = non impegnarsi a fondo.
Dûls Sm Dolce, torta.
Dulsapcûn Agg. Un tipo di radicchio. Sta per: dolce boccone.
Dulsîn Sm Dolcetto, leccornia. Contentino.
Dulsûra Sf. Temperatura invernale mite.
Dulûr Sm Dolore, sofferenza, dispiacere. Doglie del parto. Dal latino dolère = fare male. Oh! Che pêna e che dulûr – che brúta bestia l’è mai l’amûr = Oh che pena, oh che dolore, che brutta bestia è mai l’amore. Un dulûr da dventâr màt = un dolore insopportabile. L’é nâ quand al diâvle al gh’îva i dulûr = è un tipo molto irascibile. L’ê péš che la Madùna d’i sèt dulûr = è sempre triste.
Dulurâr V. intr. Soffrire; addolorare.
Dulurûš Agg. Dolorante, doloroso, triste.
Dumadûr Sm Domatore, addomesticatore.
Dumadûra Sf Domatrice, addomesticatrice.
Dumadûra Sf Il domare, l’addomesticare.
Dumâr V. tr. Domare, soggiogare, addomesticare. Dal latino domàre, (da dòmus = casa), abituare, adeguare alla casa, rendere domestico.
Dumâs V. rifl. Domarsi, trattenersi. Sottomettersi.
Dumèstich Agg. Domestico, addomesticato.
Dumicìli Sm Domicilio, residenza.
Dumìla Sf Duemila. Dal latino duomìlia.
Dûn Sf Dono, regalo. Dal latino donum, derivato da do = offro.
Dùna Sf Donna, Signora, moglie. Dal latino dòmina = signora. Inizialmente designava la padrona della casa (dòmus), colei che organizzava la vita quotidiana e gli eventi particolari nell’ambiente della famiglia. La dùna l’è cùla ch’ tîn in pê o ch’fa crulâr la ca. = è la donna che tiene unita o rompe la famiglia. A la lûš ad la candêla – a n’ se guârda né dúna né têla! = al lume della candela non si guarda né donna né tela.
Dunajöl Agg. Donnaiolo, poco serio.
Dunâr V. rifl. Donare, offrire. Regalare. Ma si usa di più regalâr.
Dunâs V. rifl. Donarsi, dedicarsi.
Dûnca Cong. Dunque. Dal latino dumque = e mentre. Dunca, dunca, trî cunchîn i fân ‘na cûnca = tante cose piccole ne fanno una grande.
Dundulâr V. intr. Dondolare, piegare su un lato, penzolare. Dal latino de-undulàre, = fare l’onda.
Dùni Sf Donne.
Dunlâra Sf Donnaccia, donna di strada.
Dunlàsa Sf Donnaccia, sia trasandata che equivoca.
Dunlîna Sf Donna minuta; diligente, precisa. La brâva dunlîna / la fà ‘l lèt a la matîna; / la dúna csé e csé / la fà ‘l lèt int al mešdé; / la brúta baldràca / la l’ fà quand la s’ašàca. = la brava massaia fa il letto al mattino; la donna così così lo fa sul mezzodì; la brutta baldracca lo fa quando si corica.
Dunlûna Sf Donna aitante, grossa, alta e formosa.
Dunšèla Sf Donzella, dama di compagnia. Dal latino dominicèlla (piccola signora), attraverso il provenzale donçel. Il termine è sopravvissuto a lungo grazie alle rappresentazioni delle Maschere e di altre forme popolari d’intrattenimento in cui comparivano donzelle, cioè ragazze in funzione di accompagnatrici o paggetti. Naturalmente in quelle rappresentazioni il ruolo era interpretato da maschi travestiti da donne. Era anche il ruolo di ragazze giovani, amiche della sposa, nel corteo nuziale.
Dùpi 1 Agg. Doppio, raddoppiato, il doppio di. Dal greco dyplos attraverso il latino dùplus = doppio.
Dùpi 2 Sm Suono di campane. Il termine indica anche il doppiogiochista.
Dùpia 1. Agg. e Sf. Doppia ( se riferito al pane: doppia produzione per le scorte dei giorni festivi). 2. Sm. Filo di lana doppiato e ritorto prima di riavvolgere il gomitolo.
Dupiâr V tr. Raddoppiare. Piegare in due. Vincere. Dare oltre un giro di distacco su un circuito. Indica anche l’operazione di raddoppiare il filo di un gomitolo di lana o di canapa. Il significato di vincere deriva dal gesto di piegare l’avversario, espresso bene dall’altro verbo: vincâr.
Dupiâs V. rifl. Piegarsi in due. A s’ dupiêva dal mâl = si contorceva dal dolore.
Dupièta Sf Doppietta, fucile.
Dupiûn Sm 1) Doppione, ripetizione inutile. 2) Carne da brodo. 3) Filo doppio.
Dûr Agg. Duro, tosto, secco, ripido, ostinato, testone. Da dùrus, che pare derivi da drys = quercia. Dûr d’urècia = duro di orecchio. Dûr ad capìs = Duro di comprendonio. Dûr ad côrp = stitico. Tgnîr dûr = resistere. Dûr ad tèsta = che capisce poco. Fâr al dûr = fare il bullo. L’ê stâda dûra = è stata difficile. Dûr da ingugnâr = duro da accettare, doloroso.
Durâda Sf Durata nel tempo, periodo, lunghezza.
Durâda Agg. Dorata, indorata, colore oro.
Durâr V. intr. Durare, resistere, prolungarsi, sopravvivere, svolgersi. L’istâ d’ San Martîn al dûra trî dì e un puchîn! = l’estate di San Martino – dura tre giorni e un pochino.
Durâr V. tr. 1) Dorare, indorare, colorare di oro. 2) Friggere o cuocere una pietanza senza abbruciacchiarla. Dal latino deauràre = trattare con l’oro, rendere come l’oro.
Durèl (Pùmb) Sm Qualità di mela selvatica = mela durella.
Durèsa Sf Durezza, austerità.
Duriûn Sm Nodosità, indurimento, callosità.
Durmî Agg. Addormentato, appisolato.
Durmîda Sf Dormita, riposo; distrazione dannosa.
Durmidûr Agg. Dormiglione, fiaccone, lento.
Durmidûr Sm Tempia, punto delicato, ritenuto mortale in caso di botta violenta. Era, ed è tuttora, opinione diffusa che se si colpiva uno alla tempia lo si poteva anche uccidere, o perlomeno fargli perdere la conoscenza. Da qui la relazione con durmîr.
Durmîr V. intr. Dormire, poltrire, riposare. Dal latino dòrmio = dormo. A durmîr cun i cân a s’ pudrê ciapâr al púlghi! = dormendo coi cani si potrebbero prendere le pulci. Durmîr in cavèsa = dormire in piedi. Medšîna per durmîr = sonnifero. Trê ûri ‘l gàl, quàtr’ un cavàl, sînch un viandânt, sê un cavalcânt, sèt un côrp, òt un pôrch = [Le ore necessarie per riposare sono]: tre per un gallo, quattro per un cavallo, cinque per viandante, sei per uno che deve cavalcare, sette per un essere normale, otto per un maiale.
Durmîs V. rifl. Addormentarsi, appisolarsi.
Durmitòri Sm Dormitorio. L’era un durmitôri = Dormivano tutti.
Durmiûn Agg. Dormiglione, poltrone, pigro.
Durûn Sm 1) Durone (ciliegia). 2) Callo.
Dušênt Agg. num. Duecento. Dal latino ducènti = due volte cento.
Dušîna Sf Dozzina; pensione. Dal latino popolare dodicìna = un insieme di dodici cose; con probabile influsso del francese douzìne. E qui si allude a cose ordinarie, di poco prezzo. Inteso come pensione indica la parte relativa a un mese (dodicesima parte di un anno) da pagare.
Dušinânt Agg. Dozzinante, che sta a pensione o in affitto.
Dutrîna Sf Dottrina, ideologia; catechismo. Dal latino doctrìna, a sua volta da docère = insegnare. Fâr la dutrîna = insegnare il catechismo. Andâr a dutrîna = frequentare il catechismo.
Dutûr Sm Dottore, medico. Saccente. Dal latino doctor (da dòceo)= il più istruito, colui che insegna. Diêta, arpôš e bûn umûr – i guarìsi mèi che sênt dutûr! = Dieta, riposo e buon umore guariscono meglio di cento dottori. Pasâr dutûr = laurearsi in medicina. Dutûr di màt = psichiatra. Dutûr di vè-c = geriatra. Dutûr ad cal dùni = ginecologo. Dutûr di putîn = pediatra.
Duturèsa Sf Dottoressa.
Duvêr Sm Dovere, doveri, obblighi. Dal latino debère col significato iniziale di dover avere, poi anche di dover dare. Quànd ûn l’ha fat al su’ duvêr l’é sempr’ a pòst. = quando uno ha compiuto il proprio dovere è sempre tranquillo.
Duvêr V. intr. Dovere, essere tenuto, essere obbligato. Fâr la pârta dal su’ duvêr = comportarsi onestamente.
Dventâr V. intr. Diventare, cominciare ad essere.
D’ vînta Locuz. Darla vinta, arrendersi.
Dzî Voce verbale Voi dite, raccontate. Contrazione della forma verbale dìcitis (indicativo) o dìcite (imperativo) con questo percorso: disìte = dzîte = d-zî. Dzî pöra = dite pure, raccontate. Dzî al bên = dite le orazioni.
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