Trapèri pare essere un termine di origine spagnola da trapo: straccio, dal tardo latino drappus: stoffa, pezzo di stoffa, a sua volta da una voce di origine preromana, forse celtico/germanica (indicata dalla variazione nelle lingue romanze delle iniziali “d” e “t”), da “trapo” a “trapero” : straccivendolo; lo troviamo poi presente nel sardo con trapèri: sartore, cucitore”; il mutamento semantico potrebbe essere avvenuto nel dialetto parmigiano con “trapèri: diavolo, diascolo demonio e “nabisso” deverbale di “nabissare”, con il significato di gran rumore e confusione, frastuono, scompiglio; infine il reggiano “trapèri”: parapiglia; sul Serra/Ferrari abbiamo: «balêr cm’ un trapèri: agitarsi come un ossesso».
Da tener presente che la Sardegna e il Ducato di Parma sono stati entrambi domini spagnoli.
Orbetto, orbettino, diminutivo di “ôrob”: orbo dal latino “orbus, orbum “: privo, nel latino tardo ‘cieco’, di probabile origine indeuropea, chiamato così perché creduto, in modo errato, cieco. È un piccolo rettile da molti considerato un serpente, per via del suo particolare modo di muoversi, dovuto alla mancanza di arti ma, in realtà, si tratta di una lucertola che, nel corso dell’evoluzione, ha perso le zampe; come molte lucertole, in caso di pericolo riesce a spezzare la coda, che rappresenta il 60% della lunghezza del corpo, lasciandola sul terreno per distrarre l’aggressore e riuscire a fuggire (il nome scientifico “Anguis fragilis” sottolinea questa sua capacità, infatti, “fragilis”, significa che si può spezzare). Altro aspetto che differenzia questa specie rispetto agli altri rettili, è la presenza di palpebre che si chiudono, un minor numero di vertebre ed una pelle più robusta. La sua presenza può risultare molto utile nell’orto o in giardino, si ciba di lombrichi, bruchi, larve e trascorre l’inverno in letargo entro buche del terreno ed è totalmente innocuo per l’uomo, non morde e non è velenoso.
Per ricevere tutti gli aggiornamenti da Lenguamedra