Babiàs Sm. Babbeo, citrullo.
Babilùnia Sf. 1) Babilonia, città dell’antica Assiria. 2) Confusione, disordine, caos, frastuono. Dal nome della città Bàbel, capitale del regno Assiro. Qui, stando alla Bibbia, avvenne la confusione delle lingue in punizione per l’erezione della famosa torre. Il termine stesso, Bàbel, suona come tartagliamento, balbettamento.
Babiûn Agg. Sciocco, poco furbo. Da una radice sabina, onomatopeica, che rifà il verso del balbuziente. Allude a babbeo, allocco, forse anche a “Fadàbi”, il rapace notturno, dall’aspetto sgradevole e dalla nomea di tonto.
Bàbla, Pàbla Sf. Frottola, storia. Filastrocca, racconto in versi senza pretese artistiche. Potrebbe derivare dallo spagnolo hablàr = parlare, dire. Bertani, parlando di Paplûn, lo allaccia al latino Balbus, onomatopeico, tipico di chi inizia a parlare senza distinguere ancora bene le parole. Gênta, gnî atàch a la mi’ tâvla. – I’ v’ vöi cuntâr ‘na bèla bàbla = Gente, venite vicino al mio tavolo che voglio raccontarvi una bella storia. (Jàcme da la Cèša).
Bablâda Sf. Discorso sconclusionato. Fâr sú ‘na bablâda = fare un discorso senza senso.
Bablân Sm. Blaterone.
Bablâr V. intr. Parlare a vanvera.
Bablûn Sm. Chiacchierone.
Bâbo Sm. Babbo, padre, papà. È più usato Pà e Pupà.
Bacâda Sf. Orma, traccia di passaggio, pestone.
Bacajâda Sf. Vocio, chiasso, confusione, sgridata, rimprovero. Discorso senza nesso.
Bacajamênt Sm. Vocio, chiasso, confusione.
Bacajâr V. int. Parlare molto, senza riflettere; sgridare; contestare. Probabile derivazione da Bacco, baccanale, e, quindi, indica confusione. Il termine originario era bacchanàlia, poi contratto in baccàlia, da cui baccaliare, quindi baccajàre [DEI-FER]. Secondo Luisa Modena deriva dal dialetto gergale ebraico bahò, senza darne il significato. Sin.: Ciaciarâr, Ciciarâr, Ciacarâr, Bartaclâr.
Bacajûn Agg. Chiacchierone, brontolone.
Bacalà Sm. 1) Baccalà, stoccafisso. 2) Persona rigida, poco agile. 3) Presuntuoso, impettito. Dall’olandese kabeliauw, che, per metatesi, diventa bekaliaun = pesce bastone.
Bacân Sm. Baccano, frastuono, confusione.
Bacapiân Agg. Lento, fiacco, posapiano. Equivale a: cammina adagio.
Bacâr V. intr. Pestare, appoggiare il piede. È probabile il riferimento alle danze in onore di Bacco. Vedi Bacajâr. Pini fa derivare il termine dal latino pàngo = piantare, la cui corruzione è avvenuta con la sequenza: pango, pago, paco, baco, bacco). Bacâr adòs = pestare i piedi a qualcuno, dare fastidio. Al duvrê bašâr indùa i’ ho bacâ me = dovrebbe baciare ove io ho posato i piedi.
Bàch Sm. Orma, traccia di passaggio, pedata. Lasâr i bàch = lasciare le impronte.
Bachêr Sm. (Cervar.) Secchio speciale per mungere.
Bachèt Sm. Bastoncino; legnetto, ramoscello secco.
Bachèta Sf. Bacchetta, stecca, bastoncino. Stecca d’ombrello. Stecca per le tende. Da Bàculus = bastone. Bachèta màgica = soluzione rapida di problemi.
Bachèta (A) Locuz. Comandare o ubbidire agli ordini. Tgnîr a bachèta = tenere in soggezione. A stecchetto. Tenere in riga. Il detto può rimembrare regole didattiche poco gradite, ma anche la guida dell’orchestra. S-ciòp a bachèta = fucile ad avancarica.
Bàchi Sf. pl. Neol. Bacche, frutti di arbusti. Da una radice mediterranea bac. Busîn = bacche blu di biancospino. Cagapùj = bacche rosse del biancospino. Cúcli = bacche del ginepro. Paterlènghi = bacche delle rose selvatiche o canine.
Baciarèl Agg. 1) Pazzerello, strambo, poco affidabile. Variante: Baciôrla. Probabile deformazione di Pazzerello (Patierolum, patierellum), dal latino pàtior = soffrire, patire. Maranesi riporta questa versione: Bacciarèll = bacchio, batacchio, grosso bastone. In tal caso però si tratterebbe della pertica per abbacchiare noci od olive. 2) Sm. [In disuso] Randello, grosso bastone.
Baciarlâda Sf. Bastonata. Scemata, sciocchezza.
Bacîl Sm Bacinella, bacile. Da una voce latino-gallica baccìnum = vaso di legno (la nostra conca?).
Bacilân Agg. Insicuro, indeciso, incerto.
Bacilâr V. intr. 1) Vacillare, essere insicuro. 2) Mancare di parola, essere incoerente.
Bacîn Sm 1) Bacino, invaso. 2) Parte dello scheletro. Da una voce latino-gallica baccìnum = Vaso ( ma di legno).
Bacinèla Sf. . Bacinella, vaschetta, recipiente. Sin.: Bašlòt = catino. Inizialmente le bacinelle erano di zinco o di rame, poi smaltate, in fine di plastica.
Baciòch Sm. 1) Batacchio di campana; persona suonata, tonta; pazzerello. 2) Ubriaco, stupido. Onomatopeico composto da bàtre e ciucâr = produrre suoni, chiasso.
Baciôrla Sm. 1) Pazzerello, suonato, strambo, testa matta, poco affidabile. 2) Capo, testa. A m’ gîra la baciörla = mi gira la testa.
Baciucamênt Sm. Rumoroso suonare delle campane, o di oggetti metallici. Frastuono.
Baciucâr V. intr. 1) Scampanellare, fare chiasso. 2) Suonare le campane.
Baciurlân Agg. Pazzo innocuo, strambo, zoticone.
Baclàver Sm. (Raro) Baccalauro, lauroceraso, pianta che produce le bacche per il laurino [Ferrari-Serra]. Coccola d’alloro [Bellei]. Bacca, orbacca, [Maranesi]. Ma anche: persona poco furba.
Bactâda Sf. Bacchettata, punizione, rimprovero energico.
Bactâr V. tr. 1) Bacchettare, picchiare. 2) Riprendere, rimproverare. 3) Richiamare all’ordine.
Bactîna Sf. Bacchetta piccola. Dal latino Bàculus, poi Bàccus = bastone. E ciò richiama forme pedagogiche superate ma che abbiamo fatto in tempo a sperimentare.
Bacúch Agg. Vecchio, decrepito, intontito. Dal nome del profeta Hàbacuch, la cui iconografia lo ritrae come un anziano annoso e pelato.
Bâda! V. intr. (Lo si usa come interiezione). Sta attento!
Bâda Sf. Vigilante, pastore, guardia, sentinella. Fâr la bâda = fare la guardia. Tgnîr a bâda = tenere sotto controllo.
Bâda (A) Avv. (Essere, stare) di guardia.
Badà-c Sm. 1) Traversino di ancoraggio per funi o ponteggi. Normalmente lo si fissa all’interno di una finestra per legarvi il ponteggio eretto all’esterno. 2) Sbadiglio.
Badaciâr (Casteln.), Sbadaciâr (Vetto) V. intr. Sbadigliare, sonnecchiare; boccheggiare; annoiarsi. Dal latino medioevale Bataculare, poi Badaculare, badaciâr = aprire la bocca. L’é méj mangiâr che badaciâr = è meglio mangiare che sbadigliare.
Badalúch (A) Locuz. avv. In abbondanza, senza ritegno, a sazietà, confusamente. Sembra essere la fusione di badare e piluccare [Devoto]. A badalúch corrisponde all’italiano a josa. Però Andâr a badalúch significa andare in rovina. In questo caso ci potrebbe essere allusione a lúch = pula di trebbiatura. Come dire: è andato a badare alla loppa, cioè ha perso anche la casa.
Badalúf (A) Locuz. avv. Ingozzarsi senza ritegno e senza etichetta.
Badânt, Badânta Agg. Neol. 1) Addetto all’accompagnamento e alla custodia di persone non autosufficienti. 2) Custode di armenti.
Badâr V. tr. e intr. 1) Osservare. 2) Badare. 3) Custodire (gli armenti al pascolo). 4) Vigilare. 5) Fare caso, sottolineare tutto. Dal latino volgare batàre = osservare con attenzione (stando a bocca aperta).
Baddûr, Baddûra Sm. Trebbiatrice. Da battùere, poi bàttere perché la trebbiatura, in origine, avveniva bastonando i covoni con al cêrsi (o sêrci).
Baddûra Sf. Trebbiatura.
Badèsa Sf. Badessa, superiora di un monastero, donna di carattere forte. Da abatìssa, femminile di àbbas = abate (dall’aramaico abbah’ = padre). Siûra badèsa! (E qui immaginatevi un ironico inchino di riverenza). Lo si dice a persone schizzinose, che vogliono essere servite, amanti del comodo.
Badìa Sf. Abbazia, badia. Luogo agiato, dove si sta bene. Da abbatìa = sede dell’abate.
Badîl Sm. 1) Badile, pala; 2) mani larghe. Da una radice mediterranea bat/pat indicante recipienti a larga apertura, passata in latino con batillum = pala. Sbadilâr = usare il badile, spalare. Padèla ha la stessa radice. Sinon.: Pâla, Palòt.
Badilâda Sf. Badilata, palata, quantità trasferibile con un badile.
Badšâ Agg. Battezzato. Inquadrato.
Badšâr V. tr. 1) Battezzare, dare un nome. 2) Inquadrare, valutare, capire il carattere o le intenzioni di qualcuno. 3) Lavare, fare il gavettone. Dal greco bàptizō = immergo, quindi purifico, lavo.
Bàfi, Šbàfi Sm. Baffi. Dal greco bàphe macchia di colore sopra la bocca. Si dice anche mustàs (o mustà-c) di derivazione francese.
Bafûn, Šbafiûn Sm. Baffuto, baffone. L’espressione L’ha da rivâr šbafiûn, pronunciata quasi come minaccia, risale al secondo dopoguerra e voleva indicare il prevalere del comunismo guidato da Stalin.
Bagàj 1 Sm. Bagaglio; gingillo, oggetto da due soldi. Persona balorda, senza scrupoli. Allusivo = membro virile. Dal francese bagâge = chi vendeva il lucido per le scarpe, sinonimo di imbroglione, opportunista. (Devoto). Colonna cita anche altre possibilità: dalla voce italiana baga ( = otre per la zampogna) che potrebbe essere in relazione con un vocabolo ligure prelatino *baga = borsa, fagotto, riconducibile al greco phàkelos ( = fardello).
Bagàj 2 Sm. Bagaglio; valigie, borse; soma. Da un probabile latino decadente bagùrius = (da bajulàrius = trasportatore?).
Bagàja Sf. . Donnaccia.
Bagajâda Sf. Stupidaggine, cretinata.
Bagajâr V. tr. Lavoricchiare, fare su qualcosa di non impegnativo.
Bagarîn Sm. Bagarino. Ometto piccolo, insignificante. Dallo spagnolo bagariño = rematore a pagamento.
Bagàsa Sf. Donna equivoca, bagascia. Dal provenzale bagàssa. Si dice anche di uomo che non mantiene la parola.
Bagatèla Sf. Bagattella, inezia, roba di poco conto. Dal latino bàca = piccola bacca.
Baghîn (Poco usato, di influenza romagnola) Sm. Maiale, porco.
Bagiân Sm. Baggiano, minchione. Dal latino faba bajàna = fava di Baia, antica città della Campania; dispregiativo che allude alla forma della fava, quindi, per similitudine, coglione [DEI]. A volte viene sostituita dal più carico barbagiân. Tú-c i cân i squàsi la cùa – tú-c i bagiân i’ völi dîr la sua = tutti i cani agitano la coda. Tutti gli ignoranti vogliono dire la loro.
Bagianâda Sf. Baggianata, stupidata, sbaglio, scortesia.
Baglâr (Pochissimo usato) Sm. Traverso nella cappa del camino per reggere la catena.
Baglâr V. tr. Calpestare il terreno restando sul posto. Lasciare una moltitudine di impronte.
Bàgn Sm. Bagno, toilette. Dal latino bàlneum = stanzetta ove fare il bagno, adattato molto di recente ad altre esigenze fisiologiche. Andâr in bàgn = recarsi alla toeletta.
Bàgn Sm. Umidità consistente. Il bagnato, il terreno madido.
Bàgn Agg. Bagnato, madido. Dal tardo latino balneàtum = che ha fatto il bagno. Êser tút bàgn ad sudûr = essere madido di sudore.
Bàgna Sf. Sugo, salsa, intingolo. Si tratta di salse comuni ove inumidire il pane.
Bagnâ Agg. Bagnato, annacquato, inumidito. Mârs asút, Avrîl bagnâ – biâda ‘l cuntadîn ch’l’ha šà semnâ. = Marzo asciutto, Aprile piovoso, beato il contadino che ha già seminato.
Bagnâr V. tr. Bagnare, inumidire, annacquare. Dal latino balneàre, poi corrotto in banjàre, per giungere al più semplice bagnare.
Bagnaröla Sf. Tinozza per fare il bagno. Barca malandata.
Bagnâs V. rifl. Bagnarsi, inumidirsi, annacquarsi, prendere la pioggia; sudare.
Bagnìcle Sm. Spezzatino; intingolo, sugo. Diminutivo di bàgna, termine nordico per indicare condimento, umido, salsa. Piatto forte d’inverno era Al bagnìcle cun la pulênta. A Cervarezza si dice Bagnìcl.
Bagnîn Sm. (raro) 1) Intingolo, sugo, salsa. 2) (neol.) Bagnino, addetto alla vigilanza in spiaggia.
Bagnöl Sm. (raro) 1) Intingolo, sugo, salsa. Da bagnâr. È la traslazione del vocabolo tardo-latino balnèolum, poi banjòlum. 2) Rione di Castelnovo e comune a 8 km a nord di Reggio, detto Bagnolo in Piano.
Bagûrd Sm. Bagordo, orgia; confusione. In provenzale bahôrd significa giostra.
Bàj Sm. Abbaio, latrato. Bàj dal lùv = guaito del lupo.
Bàja Sf. Baia, canzonatura, nomea poco positiva.
Bajâda Sf. L’abbaiare del cane che avverte rumori sospetti. Quando invece punta la selvaggina il cane fa la burîda (Vedi).
Bajamênt Sm. Abbaiamento, canea, cagnara.
Bajâr V. intr. Abbaiare, far chiasso, disturbare. Onomatopeico del verso del cane. Si usa anche per persone che blaterano, più o meno alterate, a volte senza senso. Se il cane insegue la selvaggina si dice burîr.
Bajòch Sm. 1) Bajocco (moneta). 2) Ninnolo senza valore. 3) Persona senza importanza. Da una moneta merovingia bajòcas, coniata nella città gallica Bodjocasses, oggi Bayeux. Da noi ricorda una moneta dello Stato Pontificio, coniata nel XV° secolo e in seguito adottata anche da altri Stati europei. Valeva un soldo (12 denari). Era in rame, ed è rimasta in circolazione fino al 1866.
Baîš N. Pr. di loc. Baiso, comune del medio-alto Appennino, tra Carpineti, Toano e Castellarano, a 542 m. di altitudine. Si propende a credere che il nome derivi da una parola gallica bàjša, valle. La posizione strategica tra Secchia e Tresinaro ne fecero un punto importante per il controllo del territorio da parte dei Romani prima, poi dei Bizantini e quindi dei Canossa. Da ricordare il Castello, la Parrocchiale, ricostruita in stile neo-romanico da Mons. Rabotti tra le due guerre, dopo che l’antica chiesa matildica era stata inghiottita da una frana. Località di spicco ora sono: Levizzano e Muraglione, il nuovo insediamento industriale lungo la fondovalle, vicino a Roteglia.
Bajûn Agg. Abbaione, abbaiatore, persona che brontola e sgrida.
Bajunèta Sf. Baionetta, piccola spada. Dal francese baïonnette, derivato dal nome della città Bayonne (nei paesi bassi) ove fu costruita la prima volta. È un’arma bianca, innestabile anche sul moschetto.
Bàl Sm. Ballo, danza; coinvolgimento. Dal greco italico ballìzein, in latino ballàre con lo stesso senso Fâr al bal d’la scràna = tipo di danza con interruzione improvvisa della musica e proposta di formare una nuova coppia. I’ sèma in bàl e mìa balâr = Bisogna stare al gioco, bisogna accettare le conseguenze di una iniziativa. Bàl d’la scùa = chi non aveva trovato la dama per ballare prendeva la scopa, che poi passava ad altro ballerino sottraendogli la dama. Piantâr in bal = piantare in asso. Tgnîr in bàl = tenere impegnato.
Bàl Sf. pl. Palle, testicoli.
Bàla 1 Sf. Balla, fandonia. Dal latino bàjulus = che trasporta qualcosa. Vi è chi fa derivare il termine da palla per la forma approssimativa delle balle (Colonna). Rientrata attraverso il germanico balla. Sênsa tânti bàli = senza storie. S’ l’é vêra l’é ‘na grân bàla = è incredibile.
Bàla 2 Sf. Sbornia, ciucca. È probabile derivi da ballare, per il modo di camminare di chi è ubriaco. L’ha ciapâ la bàla = ha preso la sbornia. Ma indica anche confusione mentale, affaticamento.
Bàla 3 Sf. Palla di gomma, sfera. Dal latino pila, poi palla in longobardo.
Bàla 4 Sf. Balla di fieno, paglia o stracci. Dal francese antico balle, derivato dal franco balla.
Balâda Sf. Ballo, danza; fare un ballo.
Baladûr Sm. (poco usato) Ballerino, danzatore.
Baladûr Sm. Ballatoio, poggiolo, balcone. Dal latino bellatorium che era il ponte della nave sul quale si combatteva, simile al balcone.
Balânsa, Bilância Sf. 1) Bilancia; stadera. 2) Oggetto in bilico. Da una radice italica lanx = piatto, + bi iterativo. Quindi doppio piatto. Sinon.: Stadêra, pêša, bàscula. Stâr in balânsa = stare in bilico.
Balansîn Sm. Bilancino.
Balansûn Sm. Grossa bilancia. Grande rete da pesca.
Balâr V. intr. Traballare, ballare, sussultare, tremare. Dal greco bàllizō = danzo, ballo. Balâr dal frèd = Tremare, muoversi per vincere il freddo. Quand a manca ‘l gat i tôp i bàli = se manca il gatto i topi ballano. A m’ bàla la vista = non vedo bene. Fâr al bàl dal lúv = trovarsi in una situazione pericolosa. A m’ bàla un ó-c = mi sorge un dubbio.
Balarîn 1) Sm. Ballerino, danzatore. 2) Agg. Succube, senza carattere; voltagabbana. 3) Ma anche oggetto in equilibrio precario, instabile, non fermo.
Balaústra Sf. Balaustra, parapetto, riparo. Dal greco balaýstrion = fiore del melograno, per somiglianza fra le colonnine della balaustra e il calice del fiore.
Balcûn Sm. Balcone, terrazzino. Dal longobardo balk = podio di legno.
Baldachîn Sm. Baldacchino, trabiccolo. Baldacco per Marco Polo indicava i drappi di Bagdad.
Baldânsa Sf. Baldanza, arroganza (neolog.).
Baldòria Sf. Baldoria, frastuono; festa con canti e balli. Dal francese baudoire (derivato da una radice bald) = festa con canti e balli.
Baldràca Sf. Baldracca, donna equivoca; disordinata e trascurata. Sembra risalga al nome di una trattoria fiorentina del medioevo che riproponeva il nome della città di Baldacco, oggi Bagdad.
Balên Sm. 1) Baleno, lampo. 2) Estrema velocità. Da balenare. Comporta la sensazione di un mostro (balena) che compare all’improvviso. Indica il lampo che precede il tuono, oppure qualcosa di accecante e repentino.
Balèng Agg. Pazzoide, strambo.
Balêra Sf. Balera, dancing, luogo per ballare. Da ballare. Termine relativamente recente, di ispirazione ispano-americana. Da noi, al massimo, si predisponeva una pista da ballo protetta da una parete di frasche ben strette fra loro e chiamato Veglione.
Balèstra Sf. 1) Balestra (arma). 2) Sospensione a molla per auto e simili. Dal latino ballìsta = balestra, derivato dal greco bàllein = scagliare. La stessa radice hanno il monte e il paese di Valestra. Una leggenda antichissima parla di un gigante di nome Balìsta (Balestra) che depredava chiunque passava su quella strada. La gente, stanca, lo uccise con grossi sassi, quelli che ora costituiscono il Monte Valestra. Questa leggenda è stata illustrata da Virgilio con un famoso distico: Monte sub hoc làpidum tègitur Balista sepultus. / Nocte dieque tutus carpe, viator, iter = sotto questo mucchio di sassi giace sepolto Balista. Ora, o viandante, puoi riprendere il cammino sicuro di giorno e di notte.
Balèt 1 Sm. Setaccio a maglia larga, per cereali. Sostantivo dal verbo latino valliare = pulire, ripulire, scegliere. Al Vàli era uno strumento per pulire i cereali, un cilindro a più stadi. Suo predecessore era il noto ventilabro, che proiettava un getto d’aria sui cereali pulendoli dalla pula. In precedenza con la pala si lanciava in alto, contro vento, un poco di cereali, facendo in modo che andassero a cadere in una zona predisposta. Questa operazione veniva fatta di mattino presto così l’umidità residua della notte abbatteva buona parte della polvere.
Balèt 2 Sm. Balletto, spettacolo, saggio di danza.
Balèti Sf. Palline di piombo per fucili. Da palla, quindi pallina, pallottola. Sinon.: granîsa, baltûn.
Bàlia Sf. Balia, nutrice. Dal latino volgare bàila, (nel classico era bàjula) = colei che porta, che tiene in braccio il bambino, dal verbo bajulàre = portare, portare a spalla.
Balìla Sm. 1) Allievo dell’epoca del fascio. 2) Modello di auto degli anni 1930/1945. Dal soprannome di Giovambattista Perasso, detto balilla, che a Genova, nel 1746, nel quartiere di Portorio, diede inizio alla rivolta popolare che cacciò gli austriaci dalla città.
Balîn 1 Sm. 1) Pallino nel gioco delle bocce. 2) Disegno a pois. 3) Fissazione. Dal latino pila, poi palla in longobardo. Šugadûr ad Sân Martîn, – tira a la bòcia e ciàpa ‘l balîn = giocatore di San Martino, tira alla boccia e prende il pallino. Tgnîr al balîn = tenere in pugno la situazione.
Balîn 2 Sm. Ciliegio selvatico.
Balîna Sf. Pallino di piombo molto fine. Fâr spudâr la balîna = far sputare il rospo.
Balìsta Sm. Ballista, bugiardo, racconta frottole.
Balòch Sm. Balocco, giocattolo. Da baloccàre = giocare con la palla (balla).
Balòt Sm. Bimbo paffuto, rotondetto. Il nome indica anche il formaggio fatto in casa, come conferma l’indovinello: Balòt và in tâvla: a n’ gh’ha né cârna né òs; la màma dal balòt la gh’ha la cârna e pu’ ‘nca i òs = ballotto (il formaggio) va in tavola: non ha carne e non ha ossa; la madre di ballotto (la mucca) ha carne ed ossa.
Balòta 1 Sf. 1) Pupilla dell’occhio. 2) Rosso dell’uovo. 3) Palla di neve (o altro materiale). 4) Boccetta, sfera.
Balòta2 Sf. Nome generico per il fungo òvolo, o fungo rosso.
Balòta 3 Sf. (raro) Castagna lessata. (Si usa di più Balús). Dall’arabo Balluth = ghianda, castagna [Devoto].
Bâlsa Sf. 1) Frangia. 2) Pastoia per bovini, per impedirne la fuga. Fâr la bâlsa = sgambettare, fare inciampare.
Balsàmich Agg. Balsamico, profumato. L’aggettivo si riferisce di preferenza ad un tipo di aceto prodotto a Reggio e a Modena. Il balsamo era una sostanza resinosa e profumata, usata come medicinale e cosmetico. L’aceto balsamico gli assomiglia per il lungo periodo di lavorazione. Donizzone narra che il padre di Matilde di Canossa, il conte Bonifacio, ne inviò un barile all’imperatore di Germania. Il barile era posto su un carrettino e ricoperto in argento.
Baltâr, Valtâr V. tr. Pulire, passare al crivello, setacciare.
Baltîn Sm. 1) Piccolo setaccio. 2) Balletto, ballo di breve durata. Fâr un baltîn = fare un ballo, fare due salti, senza pretese.
Baltûn Sm. Pallettone, proiettile per animali dalla pelle dura.
Balugân Agg. Balordo, buono a nulla; (specifico del versante modenese) abitante della pianura. Il termine lo si deve alla rivalità tra gli abitanti di Boccassuolo e quelli di Palàgano. I Balùgola erano dei nobili frignanesi che accettarono di scendere e stabilirsi a Modena città, svolgendo anche mansioni per la Curia. Ciò venne reputato un tradimento verso il Frignano. Per cui chi scende verso la pianura diventa un balugano. Palàgano, rispetto a Boccassuolo, è appunto più verso la pianura. Il nome della famiglia Balùgola viene collegato alla omonima località nel territorio di Castelnuovo Rangone, che a sua volta si fa risalire ad un termine celtico Bùlluca-Baluca corrispondente al nocciolo [Ricchi].
Balûn Sm. 1) Pallone, sfera. 2) Balla di fieno (rotoballa). 3) Sacco di roba inutile. 4) Uomo borioso, grassone, vanitoso. 5) Gonfiore. Dal latino pila = palla, oggetto pieno d’aria, quindi vano, vacuo. Si dice anche di chi ha mangiato troppo e si sente gonfio. Câmp da balûn = campo da calcio.
Balûrd Agg. Balordo, infido, traditore. Per Devoto è la fusione di balogio e sordo, quindi un individuo di cui è meglio non fidarsi. Per Colonna il vocabolo deriva dal latino bis lùridum = sporco due volte.
Balurdûn o Sbalurdûn Sm. Capogiro, vertigine. Avêgh i sbalurdûn = essere intontito.
Balús 1 Sm. Testicoli.
Balús 2 Sm. 1) Ballotta, castagna lessata. Vengono dette anche bàlleri. 2) Riferito a persona significa balordo. Balogio indica qualcosa di traballante, che ballonzola (da palla) e quindi di instabile. Devoto dà anche una possibile etimologia araba, ballùth, termine con cui si indicano castagne e ghiande.
Balusâda Sf. Coglionata, tiro mancino.
Balusûn Agg. Stupido, minchione, poco sveglio.
Balutîn Sm. 1) Bimbo cicciotto. 2) Imbroglio, raggiro. 3) Batuffolo. Fâr i balutîn = fare dei brogli.
Balutûn Sm. Grossa balla. Persona grassa.
Baluârd, Balvârd Sm. 1) Argine, baluardo, ostacolo, difesa. 2) Protettore, mecenate. Dal provenzale baloàrt = difesa.
Bambâš, Bambâša Sm. e f. 1) Bambagia, cotone. 2) Agi, comodità. Da un termine mediterraneo bàmbax, che sottintende baco (da seta). Nàsre cun al cûl int al bambâš = avere tutte le comodità.
Bambašîna Sf. Qualità di bambagia.
Bambašûn Agg. Scimunito, citrullo. È come dire che è una persona cresciuta nella bambagia, e quindi non conosce i problemi della vita.
Bambò-c, Bambòs Sm. Bamboccio, voltagabbana, banderuola, burattino. Diminutivo di un termine arcaico bambo = sciocco.
Bàmbula Sf. Bambola. Ubriacatura. Innamoramento. Si diceva anche púa, dal latino pupa. Andâr in bàmbula = perdere il controllo, non capirci più nulla. Essere stanchissimo.
Bambulòt Sm. Bambolotto, pupazzo.
Bânca Sf. 1) Panca, sedile. 2) Banca, Cassa di risparmio. Esiste anche la dizione pânca. Dal longobardo bànka, = sedile, panca. Dall’uso di distribuire la paga ai soldati seduti su una panca è derivato il significato di Banca o Cassa per depositi. Fnîr sûta a la bânca = finire malamente, fallire.
Bancâl o Bancalèt Sm. (raro) 1) Davanzale delle finestre. 2) Dimensione di un gradino.
Bancalôt Sm. Davanzale.
Bânch Sm. 1) Banco (di scuola o di chiesa). 2) Banchetto. 3) Negozio. 4) Inginocchiatoio. 5) Banco da lavoro. Tgnîr bânch = arringare, intrattenere la gente.
Banchêr Sm. Banchiere, bancario.
Banchèt Sm. 1) Panchetto, sgabello. 2) Deschetto (da calzolaio). 3) Banco in piazza.
Banchîn Sm. Banchetto, panchetto.
Banchîna Sf. 1) Banchina. 2) Panchina.
Bancûn Sm. Bancone, mobile di negozio.
Bancunêr Sm. Banconiere, commesso, venditore; cassiere.
Bànda Sf. 1) Banda; lato, versante. 2) Complesso di musicanti. 3) Congrega poco raccomandabile; squadra di malfattori. Dal franco-germanico bandwa, variato in banda e binda, indica una striscia di stoffa usata anche come bandiera o distintivo. Mèter da ‘na bànda = accantonare o scartare. Da túti ‘l bàndi = da ogni parte. Da bànda a bànda = da un capo all’altro. L’è sémpr ad cla bànda = è della stessa risma. Tàca bànda = comincia la solita musica
Bandaröla Sf. Banderuola; voltagabbana. Dal provenzale band + jêra = stendardo, simbolo, al diminutivo.
Bandèla Sf. Bandolo, chiave, soluzione. Dal franco bànda = fascia, benda.
Bandî Agg. e Sm. Bandito, ribelle, brigante; esiliato, scacciato. Dal gotico bandwjan = annunciare (con un suono di tromba) l’esilio di qualcuno.
Bandiêra Sf. 1) Bandiera, stendardo. 2) Idea politica, sociale o religiosa. Dal gotico bàndwa = stendardo.
Bandulêra Sf. Bandoliera, portamunizioni. Dallo spagnolo bandolêra = fascia (con tasche per le munizioni). Giberna.
Bandûn Sm. Abbandono, trascuratezza. Vedi Abandûn.
Bandunâr V tr. Abbandonare. V. Abandunâr.
Bansöl (a Ramiseto: Banciöl) Sm. Seggiolino, sgabello. Corruzione del latino bàncum = panca, che al diminutivo popolare fa bantiòlum.
Bansöla Sf. Seggiolina, sgabello.
Bàr Sm. neol. Bar, osteria. Dall’inglese bar = barra (di delimitazione).
Bâra Sf. 1) Bara, feretro. 2) Carro agricolo. Dal longobardo bara = lettiga, portantina.
Bàra Sf. Barra, spranga. Dall’iberico barra = parete, barriera.
Baràba Sm. Canaglia, mascalzone. Dal nome del bandito Barabba, liberato al posto di Gesù.
Barabân Sm. Persona di pessima presenza. Qualità di pere utilizzate per il savoret..
Baràca Sf. 1) Baracca, trabiccolo, cosa instabile, abitazione precaria. 2) Bisboccia, baldoria. È la fusione di due termini mediterranei: barra = parete di fango, e barca = capanna. Il termine è rientrato da noi attraverso lo spagnolo barràca = baracca. Fâr baràca = fare baldoria. Inviâr ‘na baràca = iniziare un’attività poco importante. Mandâr avànti la baràca = mandare avanti l’attività. Cercare di sopravvivere. Tgnîr sú la baràca = sostenere l’azienda.
Baracadûr Sm. Festaiolo, sbaraccatore.
Baracamênt Sm. Baraccamento, sistemazione precaria.
Baracâr V. intr. Fare bisboccia.
Barachîn Sm. 1) Trespolo, baracchino, oggetto precario. 2) Neol. Radio ricetrasmittente per OM o CB, detto walkie-talkie.
Baracûn Sm. Baraccone (circo); giostra; impresa, ente o edificio poco rassicurante.
Baràt Sm. Baratto, scambio di merci.
Baratâr V. tr. Barattare, scambiare merci. Dal provenzale barata = contesa. E questo riporta alla memoria le interminabili discussioni tra venditori e compratori al mercato, discussioni condite da iperboliche imprecazioni e concluse quasi sempre con una poderosa stretta di mani fra i contendenti e la Bendîga per chi era rimasto a custodire le bestie. Barata, barata / un cavàl al dvênta ‘na gàta = baratta, baratta, un cavallo diventa una gatta. Baratâr al cârti = scambiarsi le carte (barare).
Bârba Sf. 1) Barba. 2) Radice. 3) Vitigno. 4) Noia. Dal latino barba = peli. Il secondo significato deriva dalla somiglianza delle radici tenere (le barbe), coi peli della barba; il quarto suggerisce l’idea che certi discorsi noiosi fanno crescere la barba. I termini bârba e barbagiuvàn) sono ancora usati in Piemonte, parzialmente in Lombardia, e anche in alcune zone dell’alto Appennino per indicare lo zio, o un benefattore che si comporta come uno zio. Indica anche la saggezza, la riflessione (rappresentata dalla barba).
Barbacân Sm. 1) Contrafforte, rinforzo delle mura dei castelli. 2) La parte inferiore interna dei mulini ad acqua. Dal francese (XII sec.) barbacane = sotterraneo [Devoto]. Dall’arabo b-al-bàqara = porta delle vacche [Colonna].
Barbagàj Sm. I bargigli del gallo. Sembra un termine derivato dalla fusione di barba + gallo = barba del gallo. Indica anche qualsiasi escrescenza visibile, più nota come porri.
Barbagiân Sm. 1) Barbagianni (uccello). 2) Tonto, sciocco. Dalla fusione di barba + Giovanni. Il termine indicava l’autorità (uomo con la Barba) dopo il padre, cioè lo zio Giovanni. Col tempo ha assunto il significato di sempliciotto.
Barbài Sm. Abbaglio, abbagliamento. Intensivo di bàljus = lampo.
Barbajamênt Sm. Abbaglio, abbagliamento.
Barbajâr V. intr. Tartagliare, blaterare, farfugliare.
Barbajòch Sm. Malore improvviso, svenimento, malore indecifrabile; momentanea perdita della vista. Probabile adattamento di barbàglio = abbaglio, luce violenta che fa perdere il controllo.
Barbajûn Sm. Ciarlone, blaterone.
Barbatlâr V. intr. Chiacchierare a vanvera, borbottare, fare maldicenza.
Barbantân Agg. (Cerv.) Noioso, barboso.
Barbarácia Sf. Muschio, boraccina
Barbêr Sm. Barbiere, acconciatore.
Barbèt Sm. Barba curata, pizzetto. Lo si usa per sottintendere furbizia o presunzione.
Bârbi Sf. pl. Barbe. Radici per trapianti.
Barbîn 1 Agg. Barbino, difficile, cerca rogne. Gretto, meschino. Come dire: è tanto noioso che fa crescere la barba. Fâr ‘na figûra barbîna = fare brutta figura.
Barbîn 2 Sm. 1) Nespolo selvatico. 2) Diminutivo di barba (radice).
Barbîš Sm. Baffi. Basette. Bargigli del tacchino. Dal tardo latino barbìtium = barba non ancora ben definita.
Barbùj Sm. Borbottamento, gorgogliamento tipico dell’acqua mentre bolle. Onomatopeico, da borbogliare.
Barbujâda Sf. Brontolio, borbottamento.
Barbujâr V. intr. Borbogliare, brontolare sottovoce.
Barbûn Sm. 1) Barba prestigiosa, folta. 2) Poveraccio, diseredato ( che ha la barba incolta).
Barbûš Sm. Barboso, noioso, che fa venire la barba..
Barbús Sm. Barbetto.
Barbûša Sf. Muschio, borraccina. Da barba per gli steli filiformi.
Barbutlâr V. intr. Borbottare, brontolare.
Barbutlûn Sm. Brontolone, borbottone.
Bârca Sf. 1) Barca, natante. 2) Capanno. Da barca = voce mediterranea che indica qualcosa di conico, come un cumulo di cose, (nel caso nostro rovesciato), come la forma della barca. Nell’ultimo senso spesso il termine è diventato barga o barge. ‘Na bârca d’ sôd = tanto denaro. Tgnîr drìta la bârca = condurre bene la propria azienda.
Barchèsa Sf. Barchessa, capannone agricolo.
Barcûn Sm. 1) Barcone. 2) Bica, ammasso di covoni.
Bardadûra Sf. Bardatura, agghindamento.
Bardâr V. tr. Bardare, ornare, vestire a lusso. Dall’arabo barda’a = sella, finimenti.
Bardâs V. rifl. 1) Bardarsi, ornarsi, vestirsi a lusso. 2) Arrestarsi per la stanchezza.
Bardèla Sf. Lembo, falda, frangia. Anche Bandèla.
Barèla Sf. Barella, portantina. Diminutivo del termine longobardo bara = lettiga.
Bargnulîn Sm. Liquore a base di prugnolo, prugna.
Baribòlia Sf. Confusione, ciurmaglia.
Barichèl o Barighèl Sm. Credenzina con ante a rete per conservarvi salumi e formaggi. Era anche un contenitore per le stuoie usate nella coltura del baco da seta.
Baricòcla Sf. Catasta, mucchio disordinato.
Bariêra Sf. Barriera, ostacolo, difesa. Da un antico termine mediterraneo barra = parete di fango.
Barîl Sm. Barile, botticella. Persona grassa. Pare che sia la trasformazione del termine barra = parete di fango, in bara = vaso di terracotta o di legno. Al barilòt da l’aqua: serviva per portare l’acqua da bere ai lavoratori che erano nei campi. Barîl da l’ašê = barile per l’aceto. Superiore al barile e inferiore alla botte era il vasèl. A cûnsa pu’ ‘na gùsa d’òli che un barîl d’ašê = condisce di più una goccia di olio che un barile di aceto. Le buone maniere ottengono più risultati.
Barilòt Sm. e Agg. Piccolo barile; persona paffuta.
Baršégla Sf. Carne del sottopancia della pecora.
Baršelèta Sf. Barzelletta, gag; inezia; brutta figura.
Bartaclâr V. intr. Chiacchierare, parlare senza un tema.
Bartaclîn Sm. Chiacchierone.
Bartaclûn Sm. Chiacchierone.
Barúfa Sf. Baruffa, alterco, lite. Dall’antico tedesco Iroufan = fare rissa. Nel latino medioevale è diventata la fusione di bar (= a bis) e ruffa = scapigliata, scarmigliata.
Barûn Sm. Barone, signorotto, capobanda. Dal franco baro = uomo di ceto superiore. Baro come imbroglione deriva da un termine del tardo latino, baro, ed indica una persona sciocca.
Barunèsa Sf. Baronessa, consorte del barone.
Barusài Sm. Barocciaio; persona grezza. Sinon.: caretêr, veturîn, vturîn. Al biastúma cmé un barusâr = bestemmia come un birocciaio.
Barusîn Sm. Biroccino. Vedi Brusîn.
Barusîna Sf. Calesse.
Bàs 1 Agg. Basso, posto in basso, più piccolo di statura. Dal greco batýs = profondo, in latino bàssus. Fnîr in bàs = finire malamente. Šú da bàs = nel tardo pomeriggio.
Bàs 2 Sm. 1) Basso, strumento musicale o cantore. 2) Nano. 3) Locale di servizio, adibito a ricovero attrezzi. Fâr da bàs = accompagnare nel canto con un registro inferiore (terza, quinta, ottava).
Bâš Sm. Bacio, baci. Dal latino bàšium, di probabile origine celtica, che sostituì òsculum (alla lettera: boccuccia). Quànd a fa rûšga al nâš, o ràbia, o púgn o bâš. = quando prude il naso o rabbia o pugni o baci.
Bàša Sf. Bazza, impiccio; incarico sgradito. A volte indica anche la sbornia. Dallo spagnolo baza per indicare vantaggio, guadagno, opportunità. Gridandosi tra lor: “Bazza a chi tocca”! dice il Giusti parlando degli invasori dell’Italia.
Bàsa Agg. e Sf. 1) Bassa, piccola. 2) Avvallamento. Pianura. Discesa. Andâr a la bàsa = scendere, andare in pianura. Impîr al bàsi = livellare gli avvallamenti.
Bašalìsch Sm. Basilico, erba aromatica. Dal greco basilikòn = erba regia.
Bašamân Sm. Baciamano, galanteria. Persona viscida, ipocrita.
Bašamdàji Agg. Bacia medaglie, bigotto, ipocrita.
Bašamênt Sm. 1) Basamento, sostegno, appoggio. Da base = sede, alloggio, sostegno. 2) Il baciarsi fra molte persone. Da bašâr = baciare.
Bašapìla Agg. Baciapile, bigotto, ipocrita. Dal gesto di baciare le acquasantiere. Sinon.: Col tôrt, Madunina pentîda.
Bašâr V. tr. 1) Baciare. 2) Lambire. 3) Essere vicinissimo.
Bašàr Sm. Mercato. Negozio in cui si commercia un po’ di tutto. Dal persiano bazàr = mercato.
Bašâs V. rifl. 1) Baciarsi. 2) Basarsi, avere argomenti.
Bàscula Sf. Tipo di pesa per grossi oggetti (sacchi e simili). Dal francese bascule.
Bâše Sf. Base; appoggio; piattaforma. Argomenti probanti. Dal greco bàsis, uguale anche in latino = sostegno, punto di appoggio. Principio di un ragionamento.
Bàšel, Bàšle Sm. Legno arcuato col quale si portavano due secchi posti alle due estremità, trattenuti da una tacca. Da Bàjulus = Portatore, facchino. Druvâr al bàsle = bastonare.
Bašèng Agg. Balzano, pazzoide.
Bašèta Sf. Basetta. Deformazione del lombardo ba(rbi)šèt = baffo.
Bašîn Sm. Bacio, bacetto.
Bàšle Sm. Vedi Bàšel.
Bašlèta Sf. Mento. Per il Galvani deriverebbe dal latino vas (vaso), con la trasformazione frequente di V in B.( citato da Bellei). Il termine vas avrebbe dato origine a bazza, (in origine vaso per trasportare l’acqua) di cui bàšla e bašlèta sono diminutivi. Devoto cita bàjulus = portatore di acqua. Nâš e bašlèta – i fêvne mujèta = naso e mento erano come due molle del focolare. Perché il mento sporge verso l’alto fino a sembrare una pinza col naso).
Bašlòt Sm. Catino, bacile. Da bacìnus si passa a bacìle, poi a bacilotto. Anche lavamân e lavèl.
Bašmîn Sm. Tipo di uva, berzemino.
Basòcle Sm. Grumo di farina non sciolta nella pasta o nella polenta.
Bàst Sf. Basto per trasportare la soma. Dal latino bàstum, derivato dal greco bastàzō = trasporto. Indica anche tormento, peso difficile da sopportare. Chî n’ pöl piciâr l’âši al pìcia ‘l bàst = chi non può rifarsi coi più forti si vendica sui più deboli [in Vitali].
Bàsta! Escl. Basta! Finitela!
Bastâr V. intr. Bastare, essere sufficiente, saper provvedere a sé stesso. Dal greco bastàzō = trasporto. In pratica il carico sul basto contiene tutto ciò che è necessario.
Bastârd Sm. 1) Bastardo. 2) Maleducato. 3) Infido. 4) Figlio illegittimo. 5) Cane. 6) A volte indica semplicemente un bimbo. Dal francese bastàrd = figlio illegittimo del re e di una concubina. Alla base vi è la radice bast = basto che richiama l’animale tipico da soma (quindi il mulo) nato dall’incrocio tra cavalla e asino.
Bastardîn Sm. Bastardo.
Bastasìa Locuz. A casaccio, di poco conto, con poca cura. L’é ûn bastasìa = è una persona di nessun valore.
Bastiân cuntràri Locuz. Brontolone, criticone, persona che ha sempre qualcosa da ridire.
Bastîna Sf. Basto più delicato, per trasportare oggetti leggeri. Ma il termine assume il significato anche di situazione gravosa e difficile da risolvere.
Bastûn Sm. Bastone, sostegno, appoggio. Nel tardo latino bàsto, bastònis indica un sostegno, un appoggio. Méj berlecâr un òs che ‘l bastûn! = meglio dover leccare un osso che il bastone. Al bastûn d’ la v-ciâra = il sostegno della vecchiaia. Pân, gabân, / e un bastûn pr’al cân. = cibo, riparo e un bastone per tenere distante il cane. Mangiâr un pulàster in trî: me, un cân e un bastûn. = mangiare un pollo in tre: io, il cane e il bastone (per allontanare il cane).
Bastunâda Sf. Bastonata, legnata.
Bastunâr V. tr. Bastonare, maltrattare.
Bastunsîn Sm. Bastoncino.
Bašuclâs V. rifl. Sbasucchiarsi. Vedi Sbašuciâs.
Bas-ûra Sf. Ora della siesta, pomeriggio, verso sera. Int la bas-ûra = nel tardo pomeriggio.
Batà-c Sm. Batacchio di campana. Dal provenzale batàlh, da cui battaglio. Detto anche di persona che parla senza competenza.
Batagliêro N. prop. Battagliero, celebre valzer del maestro Pataccini, cavallo di battaglia, da oltre settanta anni, delle sale da ballo ove si esegue il “liscio”.
Batàlia Sf. Battaglia, discussione accanita. Dal latino battàlia, legato a bàttere o battùere. In origine era un tipo di allenamento per gladiatori [Colonna].
Bataliâr V. intr. Battagliare, difendere la propria opinione.
Bataliêr Agg. Battagliero, combattivo.
Batcör Sm. Batticuore.
Batdûr 1) agg.. Battitore. 2) Sm. Trebbiatrice. Da battùere, poi bàttere. La trebbiatura primitiva avveniva bastonando i covoni con al cêrsi (o sêrci).
Batdûra Sf. Battitura, trebbiatura.
Bàter Vedi Bàtre.
Baterìa Sf. 1) Batteria, insieme di pezzi da cucina omogenei. 2) Accumulatore elettrico. 3) Settore a percussione in una orchestrina. 4) Unità di artiglieria. 5) Meccanismo per suonare le ore negli orologi da torre. Dal francese antico batterie, derivato dal verbo battre = battere, percuotere.
Batèš Sm. Battesimo, festa per il battesimo. Dal greco baptìzō = immergo, purifico.
Batipàn Sm. Battipanni.
Batistèri Sm. 1) Battistero, fonte battesimale. 2) Cosa poco chiara. Dal greco baptìzō = immergo, purifico.
Batistrâda Sm. Copertone, pneumatico. In realtà la parola indica la parte esterna del copertone, quella con le tacche per fare attrito.
Batlûn Sm. (In disuso da noi, presente, ormai raramente, come Batolòn nei paesi vicino al modenese). Strumento di legno per fare rumore durante le funzioni del Venerdì Santo. “Una cassetta più lunga che larga, con due gambuzze dalla parte dove si innestava la manovella; dentro, un perno dentato e una svincolenta lingua di legno che, cadendo dall’uno all’altro dente, produceva uno schianto ingigantito dalla rustica cassa armonica”! [Minghelli]. Vedi anche Raganèla.
Batòch Sm. Batacchio di campana.
Bàtre V. tr. 1) Battere, percuotere. 2) Vincere in gara. 3) Palpitare (del cuore). 4) Chiedere soldi. 5) Trebbiare; mettere al sicuro il raccolto. Da battùere, poi bàttere, con lo stesso significato. Se al sûl al bàt int la candèla l’è una lunga primavêra. = Se il sole batte sulla candela (il 2 Febbraio) è una primavera lunga. Bàtre al fèr fîn ch’l’è câld = sapere cogliere l’occasione. Bàtre al fèr da šgâr = affilare la falce. Bàtre i dênt = tremare per freddo o per paura. Bàtre al mân = applaudire. Bàtre al furmênt = trebbiare. Il verbo è ancora legato al modo di sgranare i cereali in antico: si disponevano su un piano (aia) poi si percuotevano (battevano) con i correggiati (al cèrsi, o al sèrci).
Batû, Agg. 1) Battuto, pestato; percosso. 2) Vinto. 3)Sm. Lardo macinato, pesto.
Batûda Sf. 1) Percossa, batosta. 2) Battuta, frase scherzosa. 3) Battuta di caccia. 4) Selciato, terra battuta. 5) Stipite, sede di una imposta o di una porta. L’ha ciapâ ‘na batûda! = ha preso una di quelle passate!
Batúfle Sm. Batuffolo, piccola quantità di cotone; bimbetto. Alla lettera indica una piccola escrescenza (tùfulus, diminutivo di tùber) a forma di battacchio [Devoto – Colonna].
Baúl Sm. Baule, contenitore; portabagagli. Deriva dallo spagnolo baùl, connesso al medioevale bàuta = chiusura.
Baúsa Sf. Bava, salivazione (di derivazione lombarda).
Bâva Sf. Bava, saliva. Da bàba, espressione mimetica di balbuzie o dei neonati. Vale anche per atteggiamento da cascamorto.
Bavarîn Sm. Bavaglino. Protezione contro la bava.
Bavèla Sf. 1) Bava dei bachi da seta o simili. 2) Chi parla a vanvera.
Bàvre Sm. Bavero, risvolto di abito. Da bàvaro = bavarese, di Baviera. Ma vi è chi preferisce far derivare il termine dall’arcaico baveruolo (da Bava) [Devoto].
‘bbîda Sf. Pipita, malattia dei polli. Vedi Puîda.
‘bbû Agg. Bevuto. Vedere Abbû.
‘bbûda Sf. Bevuta. Vedere Abbûda
Bcâda Sf. 1) Beccata; 2) Porzione di cibo; imbeccata; 3) Morso d’insetto. Connesso a bucca, deriva da bèccus, ritornato dal gallico in sostituzione di ròstrum. Vale anche come battuta pungente, ferita morale. Ma indica soprattutto il cibo che gli uccelli portano ai piccoli nel nido. Al gh’hâ dâ la bcâda = gli ha suggerito.
Bcâr V. tr. Beccare; prendere il cibo col becco.
Bcâs V. tr. Beccarsi; litigare.
Bcûn Sm. 1) Boccone. 2) Particella, pezzetto, frazione di qualcosa. 3) Manciata di fieno data alle mucche. Vedi Pcûn. Bcûn dal prêt = boccone del prete = parte migliore del cappone (cioè quella che fa da base alla coda!). Un bcûn d’ tèra = un piccolo appezzamento. A pès e bcûn = un poco alla volta. Fâr a bcûn = ridurre a pezzetti.
Bcunsîn Sm. Bocconcino, pezzetto.
Becafèr Sm. (In disuso) Soldato di ventura, mercenario. Êsr’a becafêr = litigare ferocemente.
Pecalègn Sm. Picchio (uccello dal becco molto robusto).
Becamôrt Sm. 1) Beccamorto, falso. 2) Becchino, necroforo. A n’ fâr brîša ‘l becamôrt = non piantare grane!
Becàsa Sf. Beccaccia, uccello migratore. Scolopàcide di colore bruno, con barrette trasversali giallo-scure, becco lungo, dritto e sottile, da cui il nome comune.
Bèch Sm. 1) Becco, rostro. Variante del latino bùcca, passata poi a bèccus. 2) Montone. Da Ýbex = capra selvatica. Bèch ad fèr = sfrontato, becco di ferro. Bèch dûr = difficile da convincere. Armàgnr’ a bèch sút = non raggiungere lo scopo. Fâr di bèch = fare smorfie. Fâr al bèch a l’ôca = risolvere un problema.
Bèch dûr Sm. Frosone.
Bechîn Sm. Becchino, necroforo. V. Becamôrt.
Beduîn, Bedvîn Sm. Beduino. Dall’arabo bedewin = abitante del bladw, il deserto.
Befâna Sf. 1) Befana, epifania. 2) Vecchia, donna di brutto aspetto. Dal greco epiphànein = mostrare, manifestarsi. La parola si è poi corrotta in italiano conservando una versione dotta (epifania) ed una popolare (befâna). A volte si cita come benefattrice disinteressata. Quand a vên l’Epifanìa túti ‘l fèst la pâra via! = quando giunge l’Epifania porta via tutte le feste.
Bêga Sf. 1) Ape. Dal latino apìcula = insetto, larva. Qualcuno fa derivare il termine dal celtico becos. (Bellei). 2) Bega, noia. Lite. 3) Glande. Bêga sucâra = grillotalpa.
Bêgh Sm. Baco, verme. Vale anche come fissazione, tarlo mentale. Avêgh di bêgh int la tésta = avere idee fisse. Nûd cmé un bêgh = nudo come un verme (miseria estrema). Schisâs i bêgh = schiacciarsi i puntini neri della pelle.
Begatîn Sm. Vermi per la pesca.
Bégol Sm. 1) Qualità di pasta. 2) Pene. In veneto bìgolo significa spaghetto, ma anche verme.
Bèh? Escl. Ebbene?
Bèl Agg. Bello (belli). Dal tardo latino bellus = sdolcinato, effeminato, lezioso. Esistono espressioni come “bèlo” e “bèli chi”, usate la prima come eufemismo quando non viene in mente il nome dell’interlocutore e la seconda come avverbio temporale = già. Adès arîva al bèl = ora si chiariranno le cose; il peggio sta per arrivare. T’ê bèl, ma t’an lušìs brîša = Sei bello ma non sei trasparente (detto a chi si pone fra due che stanno parlando). Pârla te che t’ê bèl! = parla tu che ti dai delle arie. Int al pú bèl = sul più bello. Fâr al bel e al brút têmp = comandare, disporre a piacere. L’é bèl da màt = è bellissimo.
Bêl Sm. Belato (di pecora). Di origine onomatopeica. In tono scherzoso indica voce tremula e lagnosa.
Bèla Agg. e Sf. 1) Bella, carina. 2) Amante, morosa. La su’ bèla = la sua fiamma. 3) Partita di spareggio.
Beladùna Sf. Belladonna (fiore). Dal gallico bladòna (Belladonna àtropa, o atropina, delle solanacee). È anche medicinale.
Bèldra Sf. Faina, donnola, lontra (vedi Lùntra), tutto ciò che può danneggiare il pollame. Dal latino bèllula, bélua = bestia, fiera. Pini preferisce la versione bèlula, diminutivo di bella, con la sequenza: bèlula, beula, bevla. Si tende a fare derivare questo termine da veltro, il veloce cane citato anche da Dante. [C. Ricchi – B. Ricchi]. È simbolo dell’astuzia, specialmente nel danneggiare
Bèlichi Avv. Già. Indica una qualche sorpresa per la prontezza di chi ha realizzato qualcosa, come il noto Già fatto?!?
Belimbúst Sm. Bellimbusto, imbroglione. Equivale a: “Bello (come se fosse) in un busto”, cioè impettito, arrogante, come il busto di un personaggio.
Beltêmp Sm. Tempo bello, sereno. Il termine è usato anche per indicare che le cose vanno bene o anche per chi se la prende comoda.
Bembè Inter. Per Bacco! Bene, bene! Probabile contrazione di bene, bene! Descrive uno stato di meraviglia in chi la pronuncia. Oh bembè!
Bên 1 Sm. Orazioni, preghiere. Dal latino bène, avverbio modale di bònus, ma nel senso che si recita ciò che fa bene all’anima o alle anime dei defunti. Dîr al bên = recitare le orazioni. Vrêr bên = amare, prediligere. Dîr bên = parlare bene di una persona. Fâr d’ al bên = beneficare.
Bên 2 Sm. Bene, buona salute. Affetto. Il voler bene.
Bên! Locuz. avverbiale. Bene!
Bèna Sf. Benna; strumento di trasporto. In latino la bènna era un carro a 4 ruote. Il termine è stato importato dal mondo gallico o celtico (in francese è banne) [DEI]. È un recipiente oblungo, in graticcio di vimini, applicabile alla traggia o al “bersiòt”.
Bènda Sf. Benda, fascia, striscia di stoffa. Dal franco antico bìnda = fascia.
Bendèt, Benedèt Agg. Benedetto con aspersione d’acqua santa. Benedetto, anche come augurio. Sulîn, sulîn bendèt, / tira föra trê bachèt: / úna d’ôr, úna d’argênt, /úna ch’la fàga gnîr bel têmp = solicino benedetto, mostra tre raggi, uno dorato, uno d’argento ed uno capace di riportare il bel tempo (Ricchi).
Bendîga Sf. 1) Mancia, ricompensa. 2) Cena offerta ai muratori quando coprono la casa in costruzione. Dall’espressione: Dio ti benedica. Da noi era la mancia che il compratore dava al ragazzino incaricato di guardare mucche o vitelli mentre i grandi contrattavano. Ed era frequente assistere a vere e proprie contrattazioni anche sulla consistenza della mancia. Un rito anche questo. In Ferrari – Serra il termine ha maggiore estensione: comprende anche la mancia per il chierichetto che accompagna il parroco per la benedizione delle case o delle stalle, oltre alla cena per i muratori di cui sopra. Grosso modo abbiamo gli stessi concetti in Bellei che cita Cortellazzo e Violi, ma con le distinzioni: a) Oltre a quanto detto sopra, la bendîga era anche il regalino di capo d’anno dato ai ragazzini. b) Per l’etimologia si cita Benatti che fa derivare il termine da “Tavola (im)bandita”, probabilmente distratto dal proverbio: Al dè dla bendìga – a gh’è la tèvla imbandìda (il giorno della Bendìga [cena per i muratori] vi è la tavola imbandita). Verso il crinale abbiamo, oltre all’aspetto di contrattazione già visto, anche quest’altra interpretazione: quando il sacerdote passava a benedire casa o stalla la padrona gli offriva qualcosa (uova, noci, castagne, ecc…) e il parroco le diceva, in dialetto: “Che Dio t’ bendìga” [Gaspari A. in REGGIOSTORIA Nº115, Aprile-Giugno 2007, pag. 56].
Bendîr V. tr. Benedire; augurare del bene. Dal latino bene + dìcere col senso sia di elogiare che di augurare del bene.
Bendisiûn Sf. Benedizione; rito sacro.
Benedèt Agg. Benedetto.
Beneficênsa Sm. Beneficienza, carità. Dal latino bònum fàcere = fare del bene.
Benefìsi Sm. Podere in uso alla parrocchia o ad enti ecclesiastici. Dal latino bonum fàcere = fare del bene. Nel caso specifico il bene è costituito dai frutti derivati dai beni immobili a favore di chi esercita il ministero in detta chiesa.
Benestânt Agg. Benestante, agiato.
Benfàt, Benfàta Agg. Benfatto, armonico, grazioso; completato, curato nell’esecuzione. Ferrari Luigi ha anche un vezzeggiativo, benfatéina, per descrivere un visetto grazioso e giovanile.
Benfàt! Locuz. avverbiale. Benfatto! Ti sta bene! Era ora!
Bengâla Sm. Oltre alla regione dell’India, detta Bengala, indica un razzo con luminosità intensa per illuminare a giorno determinati territori. Poteva essere lanciato dall’aereo o da terra. È stato usato nell’ultima guerra nelle rappresaglie e nei rastrellamenti contro i partigiani. Il nome deriva dalla regione del Bengala, nell’India orientale, vicino al Bangladèsh. Era usanza cacciare la tigre di notte lanciando fuochi d’artificio di diversi colori.
Benìgn Agg. 1) Benigno, benevolo. 2) Tumore non mortale. Dal latino benìgnus, con lo stesso senso.
Benšîna Sf. Benzina, carburante. Dal medievale benzoino, attraverso il francese benzine che indicava un liquido smacchiatore, infiammabile. Questo nome in seguito fu dato al Bicarburo di idrogeno.
Berciúl Sm. Berretto, basco, cappellino. Il birrètum latino è divenuto birretìculum, birretiùculum. Avêgh al berciúl ad travêrs = essere adirato.
Berciúla Sf. Berretta.
Berciulîn Sf.. Berrettino.
Bergamàsch Agg. Bergamasco, di Bergamo.
Bergamòt Sm. Bergamotto. Dal turco beg armudi = pera del principe. In realtà il bergamotto, oltre ad una pregiata qualità di pere, è anche una rutàcea, simile all’arancio.
Bergnòcla Sf. 1) Bernoccolo, bitorzolo. 2) Intelligenza, propensione. Dal latino (I)per + nùccula, equivalente a grossa noce. Violi preferisce la versione pruneòcula (diminutivo di prùnea) = prugna, prugnolo. È la tumefazione dopo un colpo (zuccata) o le protuberanze di un albero.
Bergnòcle Sm. Grumo, malloppo di farina nella pasta o nella polenta.
Bergnoclênt Agg. Bernoccoluto, bitorzoluto.
Bergnöl Sm. Prugnolo, prugna selvatica.
Bergnuclûn Sm. Grosso bernoccoluto, bitorzolo.
Bergnuclûn, Bergnuclûš Agg. Bernoccoluto, bitorzoluto.
Beriâgh Agg. 1) Ubriaco, sbronzo. 2) Febbricitante. 3) Svanito. 4) Stanco per il lavoro ripetitivo. Dal latino del popolo ebriàcus, derivato da èbrus. Sinon.: Beriagòs, beriagûn. Cúl ch’a n’ šöga per Nadâl, cúl ch’a ‘n bàla a carnevâl, ch’an s’imberiâga a San Martîn, a srà sèmpr’ un pelegrîn. = chi non gioca per Natale, chi non balla a carnevale, chi non si ubriaca a San Martino, sarà sempre un pellegrino. L’è tânt beriâgh ch’a gh’ sàma adrê i musîn = è tanto ubriaco che gli sciamano dietro i moscerini.
Beriagòs Agg. Ubriacone, alcolizzato.
Bérla Sf. Equilibrio (anche mentale). Andâr šú d’ bérla = andare giù di testa.
Berlecâ Agg. Impomatato, lezioso. Dal latino lìngere, poi corrotto in ligicàre, (alla cui base sta lingua), + iper = usare molto la lingua. L’immagine forse è presa dal comportamento degli animali: quando nasce il piccolo la mamma lo lecca a lungo per pulirlo ma anche per trasmettere il proprio affetto.
Berlecâr V. tr. 1) Leccare il piatto in modo volgare. 2) Adulare, ruffianarsi. 3) Raddolcire. Vedi Berlacâ. Berlecâs i sbàfi = essere contentissimi del cibo. Mèj berlecâr un òs che un bastûn = meglio leccare un osso (accontentarsi) che un bastone (che essere schiavi).
Berlecâs V. rifl. Lisciarsi; impomatarsi.
Berlîna Sf. Tipo di vettura con tetto fisso. Dalla città di Berlino ove la carrozza a tetto fisso divenne di moda alla fine del XVIIº secolo.
Berlîna (A la) Locuz. Nell’espressione: Mètr’ a la berlîna significa: esporre al ridicolo, al disprezzo pubblico. Deriva dal longobardo brëdel. Si tratta di un gioco, e brëdel indicava una tavoletta, un’assicella. Questa poi è diventata la gogna in tempi successivi.
Berlòch Sm. 1) Lavoro poco importante. Scambio di merci, piccolo affare. 2) Persona male in arnese, malaticcia, invecchiata. Dal latino (I)perlocàre = sistemare, collocare in alto. Poi il termine ha acquisito il significato di cosa vecchia e di poco conto.
Berlucâr V. intr. Scambiare merci. Lavoricchiare.
Berlušàja Sf. Vista annebbiata, visione confusa (spesso dovuta a debolezza). Dal latino perlùcere = il trapelare della luce, ma senza vedere chiaramente le cose.
Berlúsch Agg. Strabico, che non vede bene. Da iper + losco = nebuloso, poco chiaro. Battisti-Alessio [DEI] preferiscono la versione bis + lùscus = doppiamente losco, bieco. Anche il termine losco deriva da lux, luce.
Berlušîr V. intr. Rilucere, iniziare a schiarirsi. Dal latino perlùcere = il trapelare della luce. È usato anche per indicare l’albeggiare.
Bernèl Sm. Fermaglio. Potrebbe derivare, per metatesi, dal tardo latino vertibellum = perno, osso. È un traversino che viene inserito in un anello o in un foro per bloccarvi una catena o una fune.
Bêrsa Sf. Termine scomparso col tempo. Indicava una slitta a forma di conca, usata per trasportare il fieno [Gandini], o una piccola valle alluvionale. Il termine risalirebbe al celtico, latinizzato in bertium, bercium. E Villaberza? Di vallette alluvionali ce ne sono molte in quel territorio.
Bersàca Sf. Cartella usata per andare a scuola. Le prime erano di stoffa, fatte in casa, poi sono arrivate quelle in cartone rigido, sostituite nel tempo dagli zainetti.
Bersàj Sm. Bersaglio, obiettivo, oggetto di scherno. Dal francese antico bersail, derivato da bersèr = tirare con l’arco.
Bersajâr V. tr. Bersagliare.
Bersiòt Sm. Parte portante del carro, composta da timone + assale + ruote. Forse deformazione di birròtium, (da bi-rota = a due ruote). Vi si poteva applicare il cassone, la benna o anche usarlo per trasportare o trainare tronchi. Nel Frignano esiste la bèrcia, l’equivalente della nostra benna, da applicare al bersiòt.
Bersò Sm. Pergolato. Dal francese berceau, di derivazione longobarda (berså) [Bertani].
Beršöl Sm. Brufolo, ferita.
Beršöla Sf. Crosta di ferita, abrasione. Dal latino abrasìola, piccola abrasione. Un modo per curarla consisteva nel farla leccare da un cane; un altro nel sovrapporvi una foglia di rovo a mo’ di cerotto.
Beschìsle Agg. Schizzinoso, incontentabile (specie per il cibo). Di gusti difficili.
Bèsi Sm. Soldi, denari. Luciano Serra cita una data precisa, il 1497, e una località altrettanto precisa, Berna, ove venne coniata una moneta con l’effigie dell’orso simbolo della città. Nel linguaggio tedesco-svizzero l’orso è detto bätz, (al plurale bätze). L’iniziativa fu ripresa dal doge veneziano Gritti nel 1525 con il conio del bezo, plurale bezi, ove al posto dell’orso figura il leone di Venezia.
Bèšia (Casteln.) Sf.. Vespa, insetto che punge. Vedi Bešiâr.
Bešiâr V. tr. Il pungere di insetti o di serpi. Fare una battuta ironica e pungente.
Bešiûn Sm. Calabrone. Morso di vespe o simili. Pungiglione di insetti.
Bešiûš Agg. Pungente, pizzicante, ironico. Indica anche persone sarcastiche o nervose. L’é bešiûš cmé ‘na vrèspa = è irascibile come una vespa.
Bèstia, Sf. pl. Bèstji 1) Animale. 2) Persona prepotente, cattiva. 3) Gioco d’azzardo, con le carte. Dal latino bestia = essere selvatico. Se l’espressione è forte diventa esclamazione e sta per Accidenti, Però!, ma spesso è un rimedio estremo ad una bestemmia. Andâr in bestia = perdere il controllo. Campâr da bestia = campare male (sia in senso morale che fisico). Cgnúser la bestia = sapere con chi si ha a che fare. Êser ‘na bestia = essere violento, disonesto, inumano. Ugni bestia la fa ‘l su’ vêrs = ognuno si esprime secondo natura (riferito a chi parla a sproposito).
Bestiâda Sf. Bestiata, gesto stupido.
Bestialitâ Sf. Bestialità, atto irrazionale e malvagio.
Bestiàm Sm. Bestiame, l’insieme degli animali posseduti.
Bèstji sf. pl. Bestiame, bestie.
Bestiöla Sf. . Bestiolina, bestia graziosa.
Bestiulîna Sf. Bestiolina, insetto, microbo. Avêgh al bestiolini = avere idee insane. Ma anche avere i pidocchi.
Bestiûn Sm. Grosso animale; persona grossa e rozza.
Bestrìghle Sm. 1) Cicciolo, briciola, nonnulla. 2) Persona minuta. 3) Pezzetto di carne inutilizzabile. Onomatopeico per qualcosa a lungo manipolato fino a farne un impasto.
Bestriglâr V. tr. Cincischiare, pomiciare.
Bestrìglûn Sm. Pomicione.
Bétla Sf. 1) Bettola, osteria. 2) Luogo equivoco. Da be(vèt)tola = luogo ove si beve. Gandini invece suggerisce: “Bettola significa letteralmente bait/old = casa a forma di baita”.
Bevrâr V. tr. Abbeverare (il bestiame). Dal latino bìbere, poi bèvere in italiano, = porgere il bere.
Bèvre V. tr. Bere, dissetarsi. Dal latino bìbere. Se t’ vö vèdre ‘l dutûr ‘ust da la fnèstra – bèva dal vîn prìma d’ mangiâr d’la mnèstra! = se vuoi vedere il medico solo dalla finestra bevi vino prima di mangiare la minestra.
Bèvre Sm. Il (gesto di) bere, e anche la bevanda stessa.
Bevrûn Sm. Beverone, beveraggio (per bestiame).
Bgatîn Sm. s. e pl. Begattino, verme, esca.
Bgatûn Sm. Grosso verme.
Bghî Agg. Bacato, non integro, tarato, corrotto.
Bghîr V. intr. Bacarsi di un frutto; compromettere la salute; corrompersi.
Bgûn-c, Bgûncia Sm. e f. Bigoncio, bigoncia, tinozza. Vedi Bigûn-c, Bigûncia.
Biàca Sf. Biacca, vernice. Dal longobardo blaìh = pallido.
Biàch Sm. (poco usato) Biacco, biscia. Si riteneva che succhiasse il latte delle mucche al pascolo o nella stalla.
Biâda Sf. Biada, mangime, cibo. Dal franco blad = cereale, con adattamento al “latino medioevale blàdium, che sta a significare genericamente tutti quei prodotti (orzo, segale, avena, frumento) che servono per l’alimentazione degli animali”. [Bonafini –Bagnoli]. In senso scherzoso vale anche per vitto umano. La sigâla, ch’ l’ha cantâ – fîn a sîra tút l’istâ, // vêrs l’autûn la s’é catâda – sénsa bèvre e sénsa biâda.
Biâda a… Locuz. Beato chi… Biâd’a te! = fortunato tu.
Biânch Sm. 1) Bianco; vernice bianca. 2) Vino bianco. 3) Bianco dell’uovo o dell’occhio. Dal germanico blank = splendente, chiaro. Dâr ‘na mân d’ biânch = tinteggiare le pareti. Ma anche: dare un fracco di botte.
Biânch Agg. Bianco, pallido, smorto. Biânch cmé ‘na flúca d’ nêva = pallido come un fiocco di neve. Biânch cmé un dênt ed cân = bianco come un dente di cane.
Biânch e rùs Locuz. Bianco e rosso. Si dice di persone che stanno bene e non hanno pensieri. Biânch e rùs e šmôrt ad ghìgna = apparentemente sano. Faccia inespressiva.
Biancherìa Sf. 1) L’insieme degli abiti intimi. 2) Tovaglie di tela, lenzuola, altri capi di tela bianca.
Bianchèt Sm. Tinteggio bianco. Calce viva. Un “bianchetto” era usato come antiparassitario per alberi da frutta. Si applicava sciolto in acqua, come il verderame. Un altro tipo veniva utilizzato per imbiancare le pareti. Dâr ‘na mân d’ bianchèt significava “Mettiamoci sopra una pietra, non parliamone più”.
Bianchîn Sm. Bicchiere di vino bianco.
Bianclîn Agg. Pallido, anemico. Grigio, canuto. Quand al pêl a s’ fà bianclîn – làsa ‘l dúni e dàt al vîn. = quando il crine diventa bianco lascia perdere le donne e accontentati del vino.
Biancús Agg. Bianchiccio, sbiadito.
Biàs Sm. Bolo, boccone già masticato. La gh’ fà i biās = gli prepara (al neonato) il cibo masticato.
Biasacrûni Agg. Baciapile, bigotto, ipocrita. Alla lettera = mastica corone.
Biasâr V. tr. 1) Masticare. 2) Conoscere qualche elemento di una lingua. Da un termine tardo latino blæsiàre = masticare (le parole). Biasâr dagli avemarìj = pregare meccanicamente.
Biasîn Sm. Boccone che la madre masticava per il piccolo dopo lo svezzamento. Vedi Biàs.
Biasòt Sm. Bolo, boccone masticato; scarto.
Biastmadûr Sm. Bestemmiatore; grezzo, volgare.
Biastmâr V. tr. Bestemmiare; dire volgarità; essere irriverente. Dal latino blasphemàre, (gr. blasphemèō, fusione di bestia + ætimare = parlare, comportarsi da bestia. Sinon. Dîr eresìj; biastumâr. Bistmâr cmé un túrc = bestemmiare esageratamente e in modo volgare.
Biastúma Sf. Bestemmia; volgarità; parola irriverente.
Biasugâr V. tr. Masticare senza voglia.
Biasûgh Sm. Bolo, boccone masticato; scarto.
Biâva Sf. Biada, mangime. Vedi Biâda.
Biavaröl, Biavaröla Sm. e f. Sacco che si applicava al muso di cavalli, muli o asini per fare loro consumare la biada senza spanderla in giro.
Bibî Sf. Male, malattia, nelle espressione dei bambini.
Bìbia Sf. Bibbia, testo sacro. Dal greco biblìa. Indica la raccolta di tutti i libri sacri dell’Antico e del Nuovo Testamento (per i cristiani), o solo di quelli dell’Antico per gli ebrei. Il termine sta anche ad indicare un testo irrefutabile, garantito, o il giudizio di una persona al di sopra di sospetti.
Biblîn, Bublîn Sm. Bubbolo, sonaglio. È di forma sferica, con all’interno una sferetta (un nocciolo di ciliegia o una bilia), e se lo si muove produce un suono. Veniva applicato al collo di agnellini, cani o gatti.
Bicêr Sm. Bicchiere, sia come contenitore che come contenuto. Da una radice nordica bìkar, poi bicher. Termine ancora usato quale unità di misura approssimativa. Un bûn bicêr; un biceròt; un bicerîn; quêrch biceròt ad pu’. Al bicêr d’ la stàfa = era il bicchiere che veniva offerto, come ultimo gesto di cortesia, a chi era già montato a cavallo per andarsene.
Bicerâda Sf. . Brindisi, bicchierata fra amici, senso di allegria.
Bicerîn Sm. Bicchierino sia come contenitore che come contenuto. Ci si riferisce a liquori.
Biceròt Sm. Bicchiere di vino di media grandezza. Ma indica anche qualche bicchiere di troppo.
Bicerûn Sm. Grosso bicchiere.
Bichêr Vedi Bicêr.
Biciclèta Sf. Bicicletta, mezzo di locomozione. Dal greco bikýklos (che ha due cerchi), quindi due ruote, attraverso il francese Bicycle. Il primomodello fu quello di Karl Drais (1817), ma ancora rudimentale: ruote senza sterzo. Poi si passò alla draisetta: ruota anteriore altissima con pedali direttamente fissati al mozzo. Nel 1885 gli inglesi Sutton & Starlkey attuarono il modello ancora attuale, con ruote ridimensionate e trasmissione del movimento con catena.
Bidé Sm. Bidé. Dal francese *bidèt = cavallino da sella. I primi bidé erano costituiti da una bacinella sagomata a forma di otto, che si collocava su un cavalletto.
Bidèl, Bidèla Sm. e f. Bidello, bidella. Dal francese *Bidil = messo. Tra i compiti del bidello c’era anche quello di portare i messaggi del preside ai vari insegnanti.
Bidûn Sm. 1) Bidone, contenitore. Da una radice nordica (normanna?) bidah = secchio. 2) Tiro mancino.
Bidunâda Sf. Bidonata; tiro mancino.
Biêdi Sf. pl Bietole. Dal latino beta. Il termine vale anche per le sole foglie usate per fare il ripieno dei tortelli di erbette o quello dell’erbazzone.
Bièla Sf. Biella. Termine meccanico che indica un’asta capace di trasformare un movimento rotatorio in un altro rettilineo e alternativo. Deriva dal francese bielle.
Biêš, Biâš N. proprio Biagio. Dal latino blæsus = balbuziente.
Bièta Sf. Bietta, cuneo. Dal greco bletòs = spinto in avanti, cioè costretto ad entrare.
Bifûlch Agg. Bifolco, villano, sgraziato. Dal latino Bubulcum, (poi decaduto in Bufulcum) dove è presente il concetto di coppia di buoi e di conduttore dei detti animali. Anche il termine Biolca ha la stessa origine: rappresenta il lavoro di un paio di buoi in una giornata.
Bîga Sf. Biga, carro per trasporto di animali. Dal latino antico (Equæ) bijùgæ = cavalle adatte per il doppio giogo (o giogo a due).
Biglièt Sm. 1) Biglietto, promemoria. 2) biglietto d’invito o di auguri. 3) Anche cartamoneta. Dallo spagnolo billéte, arrivato a noi attraverso il francese, da cui il suono muille.
Biglietàri Sm. Addetto ai biglietti, bigliettaio, controllore.
Bigòt Agg. Bigotto, beghino. Dall’inglese By God (per Dio) attraverso il francese bigòt.
Bigudîn Sm. – Neol. Bigodini, cilindretti per l’acconciatura. Dal francese bigoudi, = bigodino. Siccome la parola significa anche diavolino, diavoletto, non è da escludere un legame con la superstizione, e quindi con gli spiritelli che si divertivano ad attorcigliare i capelli per fare dispetto.
Bìgul Sm. 1) Bìgolo (spaghetto). 2) Pene. Dal veneto bìgolo = Spaghetto, verme.
Bigulûn Sm. Bigolone, perditempo.
Bigûn-c, Bigûncia Sm. e f. Bigoncia, tinozza. Dal latino bi-còngius = doppia misura. Il còngius era un vaso utilizzato come misura per liquidi, del valore di 6 sextarii, circa 3 litri attuali.
Bigutîšme Sm. Bigottismo.
Bilân-c Sm. Bilancio, rendiconto.
Bilância Sf. Bilancia. Vedi Balânsa.
Bilancêr Sm. Bilancere, parte dell’orologio. Asta per mantenere l’equilibrio nei circhi.
Bilancîn Sm. Bilancino, attrezzo per la pesca. Piccola bilancia.
Bìlia Sf. Biglia, sferetta, boccetta. Dal francese, bille, biglia, derivato da un antico bikkil = dado.
Biliârd Sm. 1) Bigliardo (gioco). 2) Piano liscio. Dal francese billard, da mettere in relazione a bilia.
Biliardîn Sm. Biliardino. A volte calcio-balilla.
Bilîn Sm. Giocattolo; gioco. Deformazione di bellino, nel linguaggio dei grandi verso i piccoli. Fâr i bilîn = giocare, trastullarsi [sempre riferito ai piccoli].
Binàri Sm. Binario, rotaie per treno o tram. Dal latino binàrius = a due a due.
Bìnda Sf. Antenato del crick, usato per sollevare grossi pesi. Era in dotazione alla trebbiatrice, e lo si usava per posizionarla a livello prima di iniziare la trebbiatura. Dal tedesco antico winde = argano.
Bindèl Sm. 1) Motosega a nastro. 2) Bandolo, punto di partenza. Dal franco-germanico bandwa, variato in banda, benda, indica una striscia di stoffa (usata anche come bandiera o distintivo). Si dice anche bindùl, ma raro.
Bìndel, Bìndle Agg. e Sm. 1) Mascalzone, mariolo. 2) Arcolaio. Dal germanico windel = arcolaio. Fâr al bìndle = Stare in giro a fare niente o a combinare guai. Il senso spregiativo deriva dal fatto che l’arcolaio si lascia muovere da chiunque.
Bindèla Sf. Donna di facili costumi.
Bindlàs Sm. Monellaccio.
Bindlûn Agg. Mascalzone, mariolo.
Bindulâr V. tr. Abbindolare, truffare.
Biôlch (Casteln.) Sm. Bifolco, addetto alla stalla. Vedi Biûrch. Il termine biôlch, o biûrch però indicava la persona addetta alla gestione della stalla e del podere, quindi responsabile, capace. Era poi quasi sempre il capofamiglia.
Biónd Agg. 1) Biondo. 2) Grano o granturco maturo. Dal latino blòndus derivato da un termine ligure indicante terra bianca [Devoto]. Per Colonna e Rusconi l’aggettivo blundus è da collegare al germanico blund = delicato, di carnagione chiara. Era usato anche in senso confidenziale per attirare l’attenzione di qualcuno di cui, al momento, sfuggiva il nome (Vedi anche Bèlo).
Bìra Sf. Birra. Dal tedesco bier, che a sua volta risale al latino bìbere. La bevanda si ottiene dalla fermentazione dell’orzo e altri cereali, cui si aggiungono luppolo e aromi. Questa bevanda è nota fin dall’antichità fra i popoli che dispongono di poco vino. I Romani la chiamavano Cervesia, che alcuni traducono con bevanda d’orzo, altri con frutto di Cerere, da cui il nome cervèza in spagnolo.
Bîrba Sf. Birbante, furbo, imbroglione. In certe località designa anche un gioco. Dal francese bìrbe = pane per i mendicanti. E tra costoro ci poteva essere anche chi se ne approfittava, faceva il birbone.
Birbadûr Sm. Ladri di castagne. Vedi Pitòch.
Birbânt Sm. Birbante, furbo, imbroglione.
Birbûn Agg. Birbante, furbo, imbroglione.
Birerìa Sf. 1) Birreria, locale per la mescita di birra. 2) Stabilimento ove si confeziona la birra.
Birichîn Agg. Birichino, mariolo. Deformazione diminutiva di una radice brikka da cui anche briccone. Viene usato in senso di rimprovero affettuoso.
Birichinâda Sf. Birichinata, monelleria.
Birûn Sm. Grosso tappo di legno da applicare in fondo alla botte durante la fermentazione del vino nuovo. In seguito veniva poi sostituito con la Spina [Vedi]. Non ho trovato agganci per l’etimologia, ma non escludo un richiamo a pera, (piròun, biròun) per la forma conica.
Bís! Agg. num. Richiesta di replica, di rifare un brano. Dal latino bis = due volte.
Bìs Sm. 1) Straccio, cencio. 2) Abito vecchio. Dal greco býssos = bisso, e in greco indicava una stoffa preziosa. Modo dispregiativo di indicare i vestiti. Espressione di falsa modestia: L’é vestî d’ bìs = ha stracci per vestiti. I’ m’ sûn infilâ i prìm bìs ch’i’ ho catâ = mi sono messo il primo capo che ho trovato ( e magari è un capo firmato!).
Bîš, Bîša Agg. Bigio, grigio. Dal latino bìsjus derivato da bombýceus, = seta di colore oscuro. Può riferirsi anche all’umore poco accondiscendente. A la sîra tú-c i’ âši i’ ên bîš = di sera tutti gli asini sembrano bigi. Il proverbio prende spunto dalla celebre aria dell’operetta Salomè.
Bìsa Sf. 1) Biscia, serpe. 2) Persona ingrata. 3) Subdolo, strisciante. Dal latino béscia, poi bìscia, contrazione di bestia.
Bisaböga (A) Locuz. Camminare a zig-zag; in senso figurato. Essere poco chiaro. Probabile deformazione di biscia in buca, considerando il movimento che fa fuggendo. Al camîna a bisaböga = cammina a zig-zag (come un ubriaco).
Bisàca Sf. Tasca, saccoccia. Dal latino bi[s]-sacca = doppio sacco. Esisteva infatti un tipo di doppia sporta, la bisaccia, portata a spalla, con una tasca avanti e una dietro.
Bisacân Sm. Nome generico per indicare un fungo malefico, non commestibile. Bisacân marmurišâ = amanta muscaria. Bisacân rùs = russula alutacea, russula emetica; Bisacân vèr = boletus satanas.
Bisachîn Sm. Taschino. Diminutivo di bisàca. Arlöj da bisachîn = orologio da taschino.
Bišâncla Sf. (Termine ormai scomparso) Altalena, dondolo. Più esattamente si trattava di una tavoletta messa in bilico su un sasso o su un tronco, e si cercava di stare in equilibrio coi piedi divaricati, posizionati alle estremità della tavoletta.
Bišbìli Sm. Bisbiglio, voce sommessa. V. Bišbiliâr.
Bišbiliâr V. tr. Bisbigliare, parlare sottovoce.
Bìsca Sf. Bisca, ritrovo clandestino per il gioco d’azzardo. Da un termine germanico tradotto nel latino medioevale nel XIII sec. biscare. Biscator era il giocatore. Inizialmente bisca indicava solo il tavolo da gioco.
Biscarâda, Biscrâda, Bischerâda Sf. Ragazzata, monelleria. Vedi Bìscher.
Bìscher 1, o Bìscre Sm. Lazzarone, monello, ragazzo di strada. Da bìsca, quindi persona da taverna, dedita al gioco, poco seria e poco affidabile.
Bìscher 2, o Bìscre Sm. Chiavetta per tendere le corde del violino.
Biscôrgne Sm. Cervo volante. O biscôrgne, vên da bàs / ch’i’ t’ vöi dâr ‘na fèta d’ gràs. / L’é gras bûn, gràs ad pursèl: / vên a bàs biscôrghe bel. = Cervo volante, scendi qua da me che ti do una fetta di lardo. È lardo buono, di maiale; scendi a basso bel cervo volante.
Biscôrnia (Casteln.) Sm. Cervo volante.
Biscòt Sm. Biscotto, dolce. Da bis e còctum = cotto due volte.
Biscòtli (poco usato) Sf. Castagne secche lessate. Si mettevano nel latte. Da bis e còctæ = cotte due volte (in realtà la prima volta erano solo state seccate).
Bišestîl Agg. Anno bisestile. Dal latino bis + sextus, riferito al giorno sesto prima delle calende di marzo, inserito per compensare lo sfasamento. Della prima strutturazione del calendario sembra autore Numa Pompilio, il cui computo fu molto approssimativo. Ma in quel periodo serviva prevalentemente registrare i Prestiti, le Usure e le loro scadenze. Con Giulio Cesare (46 a. C.) si vuole dare una impostazione razionale allo spazio di un anno cercando di recuperare gli sfasamenti tra anno solare e anno lunare, alternando mesi di 31 giorni, (Mar,Ma,Lu,Ot = Marzo, Maggio, Luglio, Ottobre) con altri di trenta, e usando Febbraio come Jolly ogni quattro anni per recuperare i minuti di differenza tra il ciclo lunare e quello solare. La differenza dei due cicli però comportava un ulteriore scompenso di 11 minuti e 12 secondi. A recuperare questi pensò Papa Gregorio XIIIº nel 1582 che soppresse 11 giorni (4-15 Ott.) riportando in pari il ciclo solare con quello lunare. Tale calendario è ora universale, esclusa Russia e Grecia (Confessione Ortodossa), che seguono ancora il calendario Giuliano. Anno bisesto – né baco (da seta) né innesto. Anno bisesto – anno funesto.
Bišlàch Agg. Bislacco, strambo. Dallo sloveno beziàk = che pende da un lato.
Bislênt Agg. Vestito di stracci, che indossa abiti sdruciti, trascurato.
Bišlùng Agg. Bislungo, obliquo e irregolare. Dal latino medioevale bis + longum = Molto lungo e irregolare.
Bišnùn Sm. Bisnonno, avo, antenato. Dal latino ecclesiastico bis + nònnus. Pare che in origine il termine indicasse un monaco della regola di San Girolamo.
Bistèca Sf. Bistecca, carne. Dall’inglese beef (bue) e steak = fetta.
Bistrìghle Vedi Bestrìgle.
Bišugnûš Agg. Bisognoso, carente. Vedi Bšùgn.
Bisûn Sm. Grossa biscia, serpe. Vedi Bìsa.
Biûda Sf. Sterco di mucca. Anche persona balorda. Deriva dal latino popolare ablùta = lavatura, deposito di liquami. An fâr cme la mùsca durâda: la gîra, la gîra, pu’ la fnìs insìma a una biûda! = non fare come la mosca dorata: gira, gira, poi finisce sullo sterco. Riferito a persone pretenziose, ma che poi devono accontentarsi di ciò che trovano.
Biudâda Sf. Agg. (Ramiseto) Porcheria.
Biùnd Agg. Biondo. Vedi Biónd. Nell’espressione Al n’é mia tânt biùnd si vuole indicare una persona difficile da convincere.
Biûrca Sf. Misura terriera, biolca. Dal tardo latino bibulca, = area che il bifolco poteva arare in un giorno lavorativo con un paio di buoi (bi bos). La misura della biolca cambiava da provincia a provincia: a Reggio equivaleva a mq. 2.922.2, a Modena 2.836, a Mantova 3.138,59, a Ferrara 6.523,93. Il termine bibùlca indica anche una strada medioevale che dalcastello di Carpineti raggiungeva Lucca. Bibulca, in questo caso, indica che su quella strada poteva passare una coppia di buoi affiancati.
Biûrch Sf. Bifolco, addetto alla stalla. Responsabile della conduzione del podere. Vedi Biólch. Serra Luciano risale al sanscrito coi termini bhu (terra) e ullikh (solare), confortato da molte testimonianze.
Blâda Sf. Belato, belata.
Blagûn Sm. Ganimede, cascamorto.
Blâr V. intr. Belare. Da una radice mediterranea barr, poi blerr, (greco blekèindicante il verso ovino.
Blèdga Sm. Solletico, provocazione. Vedi Blèdghe.
Bledgâr (Castel.) Sm. Solleticare, infastidire, provocare.
Blèdghe Sm. Solletico. Dal tardo latino bi-leticare = litigare di nuovo, quindi tornare alla carica, riprendere la lotta (nel nostro caso fittizia). Bertani ricorre ad una derivazione longobarda rifacendosi allo svedese behag. Minghelli invece preferisce la radice latina attraverso un vellèticus o velleticare, presente in Liguria [Brelitigà, belletegâr], in Corsica [Velerà], nell’alto Frignano [Bellètego], fino a citare la seicentesca iscrizione sulla Colonna Infame: “Candenti velliticatos forcipe” = stuzzicati con una tenaglia arroventata.
Blêš Agg. Bleso, balbuziente. Dal latino blæsus = che tartaglia.
Blèsa Sf. Beltà, bellezza. Soddisfazione. Dal tardo latino bèllus, = carino, diminutivo di bonus. La blèsa fîn a la pôrta, – la buntâ fîn dòp la môrta = La beltà va bene fino all’ingresso in casa, ma la bontà deve durare fino alla morte.
Blèt Sm. Belletto, cosmetico, rossetto. Dal latino bellus = effeminato, sdolcinato, deformazione di bonus.
Blîn, Blîna Agg. Bellino, carino, simpatico.
Blìšga Sf. Scivola, gioco.
Blišgâr V. intr. Scivolare. Il termine è da connettere col latino blæsus, (balbuziente), ma con riferimento anche all’aspetto fisico di chi non è sicuro nel camminare e, di conseguenza, scivola. Pini, rifacendosi forse al Maranesi, si ricollega direttamente al greco lissé e blissé intesi come liscio, levigato. Al blìšga int al pêra = cade anche nel piano. È imbranato.
Blišgaröla Sf. Gioco dello scivolo. Šugâr a la blišgaröla = giocare allo scivolo.
Blišgûn Sm. Scivolone. Disavventura. Qui pro quo.
Blòch Sm. 1) Blocco, massello; macigno. 2) Bloccaggio del corpo per strappo o reumatismi. 3) Serrata, difesa di una fabbrica. 4) Arresto della circolazione stradale da parte delle forze dell’ordine. Da un termine nordico blok = tronco.
Blú Agg. Blu. Sm. Il colore blu. Dal francese bleu, derivato dal franco blào = azzurro scuro [Devoto].
Blucâr V. tr. Bloccare, arrestare, fermare, sospendere. Da un termine nordico blok = tronco.
Blùria Sf. Bellezza, beltà esteriore..
Blûša Sf. Blusa, giaccone. Dal francese del XVIII sec. blouse [Devoto]. Colonna lo collega ad un termine medioevale pelùsia (dal nome della città egiziana Pelusium, oggi Tell-el-Farama, famosa per le tuniche usate dai crociati.
Bò (plurale = Bœ) Sm. Bue (buoi). Dal latino Bos, = bue, in greco bous. Ò-c ad bò = finestrino rotondo, oblò. Uovo al tegamino. Vàca ai bœ = mucca con l’estro, pronta per essere fecondata. Avêgh i’ ò-c ed bò = vedere tutto facile. Forse ci si riferisce ad una diceria, non dimostrata, secondo la quale i bovini, a causa dell’occhio grosso, vedono tutto ingrandito.
Bò-c, Sm. Bocciata, urto, scontro, rumore prodotto dal cozzo di due bocce, o di due mezzi di trasporto che si scontrano.
Bó-c, (a Castelnovo), Bú-c (a Vetto) Sm. Manciata di fieno o d’erba, boccone.
Bòch Sm. sing e pl. 1) Spino, rovo. 2) Biancospino. 3) Sterpaglia. Il termine è molto generico ed indica ogni tipo di sterpo o arbusto che dispone di aculei, compresi i ricci di castagno. In particolare però si indicano i diversi tipi di biancospino o di rosa o quelle di acacia. Dal latino bòccus, evoluzione di una voce mediterranea che allude ad un oggetto tondo (e appuntito). A proposito del biancospino vi è una leggenda secondo la quale i fiori sarebbero bianchi in premio perché la Madonna vi avrebbe steso sopra ad asciugare le fasce del Bambino Gesù.
Bòcia 1 Sf. Boccia, bilia. Bòcia pêrsa equivale a irrecuperabile, incorreggibile. Šugâr al bò-c (o al bòci) = giocare a bocce (in tal caso bò-c o bòci è il plurale di bòcia). In alcune località il vocabolo indica anche uno scaldino di forma ovale.
Bòcia 2 Sf. 1) Fiasca. 2) Ragazzino (tutti e due sono termini degli alpini). Dal francese bosse = bottiglia. Dim. Bucîn, bucîna, bucèta. Maggior.: Buciûn, buciûna.
Böcia (Casteln.) Sf. Buccia, scorza, pelle. Vedi Búcia. Dal medioevale bùcea = scorza medicinale.
Bòda Sf. Rospo femmina. Dal latino bùtulus = che sta nel fosso, con qualche reminiscenza di bùfo = rospo. Il termine sta per ingordo. Budûn = ingordo, incontentabile. Grasso. Repellente.
Böga Sf. 1) Narice. 2) Percorso a zig-zag. Al böghi dal nâš = le narici. A bìsa-böga = (rettili che si spostano) a zig-zag. Strada a tornanti.
Bògra (Casteln.) Sf. Poltiglia, neve sciolta solo in parte.
Bòja Sm. Carnefice, boia, sicario. In provenzale boja indica i ceppi, la gogna; in latino bojæ è uno strumento di tortura di pelle per buoi. ‘Na fadîga da bòja = una faticaccia. Un lavoro ingrato. Un frád (un câld) bòja = freddo o caldo esagerati. Bòja d’un mònd lâder! Imprecazione.
Bòr Sm. (Vocabolo in uso lungo l’Enza da Ciano al Po). Il termine indica un qualcosa di poco valore. Deriva da un antico strumento chiamato anche “Bràs da muradûr”, una variante del metro, anteriore all’introduzione del sistema metrico. Su questo erano segnati dei sottomultipli a forma di grossi punti, ma dal valore minimo (un centimetro circa), che ha dato senso all’espressione Valêr un bòr = valere poco o nulla. Bertani fa risalire l’etimologia del vocabolo ad una radice gallica giustificandosi con la presenza di vocaboli analoghi nell’irlandese [baar], nel bretone [beer], nel gallese [byr], col significato costante di piccolo, breve, corto.
Böra Sf. 1) Borro, fosso, precipizio. 2) Sorgente. Da un termine tardo greco bòtrhos equivalente a fosso, precipizio, buco, cavità [Minghelli]. In Cronaca Parmense, all’anno 1233, si definisce la borra un “cavus dumetis plenus, ubi stagnat aqua” = fossato pieno di cespugli spinosi ove ristagna l’acqua. [Gandini R.].
Böra Sf. Bure, guide dell’aratro. Dal latino bura o buris = timone dell’aratro.
Bóra Sf. Scarti di lana, cascame, utilizzato per imbottire i basti. Dal latino bùrra = lana greggia.
Bòria Sf. Alterigia, iattanza, presunzione. Dal latino bòrea = vento di tramontana.
Bòsa Sf. Bozza, abbozzo. Vedi Abusâr = abbozzare.
Bòsch Sm. Bosco, macchia. Dal germanico busk = bosco, macchia, selva.
Bòsle Sm. 1) Bossolo. Bòsle dal s-ciòp = bossolo del fucile. 2) Bosso. Sêva ‘d bòsle = siepe di bosso. 3) Bozzolo dei bachi da seta (raro). Deformazione di pìxis = teca.
Bôšma Sf. Bozzima. Dal greco apòzema = decotto. L’impasto veniva usato per inamidare i fili dell’ordito durante la tessitura. Dopo macinata, la crusca, conserva un tot di amido. Sta anche per impiastro, impacco, e simili. Il vocabolo indica anche un cibo cucinato male o un vino intorpidito. Fìs cmè la bôšma = molto denso, o torbido.
Bòt Sm. Botto, colpo, sparo. Rintocco di campana. Contratto a forfait. Fâr un bòt = fare un lotto unico, a occhio. Sunâr i bòt = suonare i tocchi (perché dare inizio al rito).
Bòta Sf. Botta, colpo; sparo. Tgnîr bòta = resistere. A bóta câlda = subito.
Bóta (Casteln.) Sf. Botte. Vedi Bùta.
Bràch Sm. Bracco, segugio.
Braciânt, Brasânt Agg. Bracciante, operaio.
Bracunêr Sm. Bracconiere, cacciatore di frodo. Dal francese bracconner, che in origine significava: “Cacciare con giovani bracchi”.
Brâga Sf. 1) Braga (tubo a Y). 2) Una parte dei pantaloni Da bràca per la forma. Vedi Brâghi.
Braghêr Agg. Impiccione, ficcanaso, prepotente. Da Braca, ma col senso di: colui che porta le brache, cioè chi comanda (o tale vuol sembrare).
Brâghi Sf. Brache, calzoni, pantaloni. Da bràca = tubo con una uscita e due entrate. Come indumento è un termine di origine celtica o gallica (i latini non usavano le braghe). Calâr al braghi = arrendersi, darsi per vinto. A ‘n stâ pú int al brâghi = è ingrassato. Ma anche: è molto contento.
Bragûn Sm. Brache larghe, fermate a metà gamba. Durante il secondo conflitto mondiale erano chiamate così le brache alla zuava. Al termine di una battaglia in cui gli italiani (nonostante tutta la pubblicità e gli aforismi di popolo invincibile per fato e destino) subirono una vergognosa sconfitta, qualcuno modificò le parole di un noto inno fascista. Uno dei versi rifatti diceva: A s’l’è fàta int i bragûn = se l’è fatta addosso. Le allusioni non tanto celate insinuavano che le brache alla zuava adottate e imposte dall’Impero, servivano a contenere più m.
Bràja Sf. Campo inclinato, coste di piccole vallate. Dal longobardo bràida ( o breit) = spazio libero. Dal nome del terreno si è poi passati a definire località. Braglia, Braglie, Al Bràj, Bràida, ecc.
Brancâda Sf. e Agg. 1) Manciata; presa, quantità di roba che sta in una mano. 2) Acciuffata; agguantata. Da brànca = zampa, (intesa come mezzo prensile). Quindi manipolo, parte o quantità che si prende in una mano [Devoto-Oli].
Brancâr V. tr. Prendere, impossessarsi, agguantare. Da brancàre (a sua volta da brànca = zampa) = prendere, agguantare.
Brânch Sm. Branco, gruppo senza ordine e senza legge. Brânch ad pègri = gregge. Brânc ad lašarûn = masnada. Andâr a brânch = riunirsi, andare insieme. Muciâs a brânch = ammucchiarsi a branco. I stûrle ch’i vân a brânch i’ dvènti mâgher = gli storni che viaggiano in branco diventano magri.
Brànda Sf. Branda, letto rimediato, letto militare. Il termine viene collegato al verbo brandire (= muovere qua e là), intendendo descrivere un oggetto facile da trasportare.
Brandèl Sm. Brandello; straccio; frangia. Deformazione di brano, branello. Êsre in brandèl = essere a pezzi, anche moralmente.
Brangugnâda Sf. Mugugno. Sgridata. Rimprovero.
Brangugnâr V. intr. Brontolare; lamentarsi; borbottare. Onomatopeico di brontolare, ove si percepisce la fusione di brontolare con grugnire.
Brangugnîn Agg. Chi si lamenta in continuazione ma non alla presenza degli interessati.
Brangugnûn Agg. Brontolone, scontento.
Brâns Sm. 1) Rami di alberi. 2) Rebbi di forche. 3) Ramificazioni di fiumi.
Bràs Sm. 1) Braccio, braccia. 2) Misura o lato di un edificio. 3) Bracciolo di poltrona. Dal latino bràchium = arto, braccio. Ma per molto tempo è stato anche anche unità di misura. A bràs = approssimativamente. Lavurâr a bràs = non servirsi di mezzi meccanici. Parlâr a bràs = parlare senza appunti, senza brogliaccio.
Brasâda Sf. 1) (Ab)bracciata, saluto. 2) Quantità che si può prendere con le braccia. Brasâda ‘d vernàja = bracciata di foraggio. Dâr una brasâda = abbracciare, salutare.
Brasâda Agg. Abbracciata, salutata.
Brasadèla Sf. Torta, ciambella, dolce. Dal tedesco bretzel = ciambella. Prati collega il termine a braccio perché il dolce veniva portato o in chiesa come offerta votiva, o al mercato per venderlo, infilato in un braccio. Bellei, (che preferisce la versione bretzel), racconta che la si infilava in un braccio del cresimando perché la distribuisse ai parenti.
Brasalèt Sm. Braccialetto, monile, ornamento. Dal greco brakion, latino bràchium, = braccio. Quindi bracciale, oggetto che orna il braccio. In senso ironico si indicano le manette per detenuti.
Brasânt, Braciânt Agg. Bracciante, operaio. Era l’elemento sociale più esposto alla disoccupazione perché trovava solo lavori saltuari.
Brasâr V. tr. 1) Abbracciare, stringere. 2) Comprendere dentro.
Brasâs V. tr. Abbracciasi, stringersi.
Brašêr Sm. Braciere. Da un termine nordico bràša = carbone ardente.
Brašêra Sm. Grande braciere.
Brasèt (A) Avv. modale A braccetto, uniti, con un unico intento.
Brašöl Sm. Foruncolo, pustola. È l’infiammazione alla base dei peli o della cute causata da uno stafilococco.
Brašöla Sf. Braciola, bistecca. Dal primitivo metodo di cucinare la carne sulle braci.
Brâv Agg. Bravo, diligente. 1) Per il significato positivo di buono o abile ci si rifà al latino bàrbarus inteso come indomito, valente nella sua professione. Dal latino bàrbarus si è passati al provenzale brau. 2) Per indicare gli sgherri a servizio dei signori ci si rifà al latino pravus = cattivo. Forse ha conservato questa sfumatura l’espressione “Bravo!” usata ironicamente quando qualcuno sbaglia.
Bravâda Sf. 1) Bravata, gradassata. 2) Sgridata; rampogna.
Bravâr V. tr. Sgridare, rimproverare, riprendere.
Bravûra Sf. 1) Bravura, onestà. 2) Capacità tecnica, esperienza.
Brêša Sf. Brace. A n’ te fidâr mài d’na brêša môrta = non fidarti mai di una brace (che sembra) spenta. Avêgh ‘na brêša in man = avere dei problemi seri, che scottano.
Brèsca Sf. Cera grezza. Favo delle api. Vedi Brès-cia. Da una parola del tardo latino brìsca con lo stesso significato.
Brescàj Sm. Palo secco, messo a supporto e sostegno delle viti.
Brès-cia Sf. Bresca, cera grezza delle api, favo. Si tratta della materia con cui le api realizzano le celle per il miele. Sono tanti strati di cera grezza, con celle di forma esagonale, la più economica e utilizzabile forma geometrica.
Brèta Sf. Berretto, copricapo. In greco era birros, in latino classico birrus, poi, nella decadenza, birrétum. In origine indicava una mantellina, poi una copertura, un copricapo. Avêgh la brèta ‘d travêrs = essere stizzito.
Brêv Agg. Breve, corto; di poca durata. Dal latino brevis = corto.
Brevèt Sm. Brevetto, diploma, patente, autorizzazione alla guida. Dal francese brièf, a sua volta dal latino medioevale delle curie brèvis. Questo era un breve scritto del Papa per questioni non ufficiali. Oggi attesta la paternità di una invenzione o l’abilitazione a determinate funzioni.
Breviàri Sm. Breviario, libro per la recita del divino ufficio. Dal latino ecclesiastico breviarium = sommario, riassunto. A volte si usa il termine per indicare le cose negative di una persona, o anche per indicare un testo con le regole da osservare. È più comune il termine ufìsì.
Brìa Sf. Briglia, freno, ostacolo. Dal francese bride, franco bregda, col significato di briglia. (Devoto). Colonna preferisce la radice franca brëgdan = tirare. Altri collegano il termine all’antico tedesco brìttil (Castellini), o al gotico bridgij, la stessa radice di bretelle (che noi chiamiamo tirâncli). Mulâr la bria = Lasciare fare ciò che uno vuole. Spesso il termine è sostituito da cavèsa.
Brìch Sm. 1) Montone; bricco. Da buriccus, derivato da bèccus. (Devoto). Bertani sceglie il vocabolo longobardo brihhil = ariete (arma da demolizione). 2) Roccia, sperone di roccia, picco. Contaminazione di aprìcus = solatio 3) Bricco, caffettiera, pentolino in rame. Dal turco ‘ibriq, tradotto in italiano con brocca. Testûn (o anche dûr) cme un brìch = testardo. A brích = a testa bassa, con decisione. Però se è riferito ai capelli sta per: tosato a zero. In altre espressioni indica cocciutaggine, testardaggine.
Bricûn Sm. Briccone, testardo.
Brîga Sf. Faccenda noiosa, fastidio, tribolazione. Dal gallico briga = forza, prepotenza. Tàca brîga = litigioso.
Brigâda Sf. Brigata. Vedi Brigâta.
Brigadêr Sm. Brigadiere. Vedi Brigadiêr.
Brigadiêr Sm. Brigadiere, ufficiale. Dal francese brigadier = che riguarda la brigata (corpo d’armata).
Brigânt Sm. Brigante, disonesto, ladrone. Dal gallico briga = forza, prepotenza.
Brigâr V. intr. Lavorare, darsi da fare per ottenere qualcosa ad ogni costo. Vedi Brìga.
Brigâta Sf. 1) Brigata (soldati). 2) Masnada, associazione a delinquere.
Brigatìsta Sm. Brigatista. Appartenente alle Brigate Rosse o Nere.
Brighèla Sm. Bricconcello, birichino.
Brigûš Agg. Noioso, brigoso, difficile.
Brìl Agg. Brillo, ubriaco. Dal greco berýllos, latino beryllus = brillo, che gli brillano gli occhi perché è alticcio. Colonna preferisce la derivazione dal latino ebrìolus = alticcio, allegro.
Brilânt Sm. e Agg. 1) Brillante, oggetto prezioso. 2) Brillante, spirito allegro.
Brilantîna Sf. . Brillantina, pomata per capelli.
Brilâr V. intr. Brillare, rilucere, splendere.
Brîna Sf. Brina, gelo. Da brûma (derivato da pruìna) = freddo.
Brinâ, Brinâda Agg. 1) Gelato. 2) Ma anche sudato, madido. Öv brinâ = uovo cotto nelle cenere.
Brinâda Sf. Gelata, grande freddo.
Brinâr V. Intr. 1) Gelare. 2) Scottare. Brinâr un öv = cuocere un uovo alla coque.
Brindèl (Casteln.) Sm. Striscia di stoffa lacera.
Brìndiši Sm. Brindisi, gesto augurale a conclusione di un banchetto in onore di qualcuno. Deriva dalla espressione tedesca: Ich bring dir’s, che significa: ti consegno questo bicchiere (te lo offro). L’espressione è giunta in Italia intorno al 1500.
Brinsàj Sm. Straccio, stoffa lisa e rotta.
Brio Sm. Vivacità, brio. Dal franco brig = forza, giunto a noi attraverso il provenzale briu e lo spagnolo brio. È il termine italiano traslato pari pari in dialetto.
Brîša Forma avverbiale Niente affatto. Secondo termine di negazione rafforzata. A n’é brîša vêra = Non è affatto vero. Da bricia, al settentrione briša, = vinaccia, forse dal tardo latino brišàre = spremere.
Brìscula Sf. 1) Gioco. 2) Carta vincente. 3) Lezione, punizione. Dal latino medievale brùsca = spazzola, striglia (lavata di capo!). Alcuni fanno derivare il termine dal francese briche = antico gioco con bastoncini, poi con carte (Colonna). Castellini preferisce la versione germanica pritschen = percuotere, come si fa per bussare.
Brisculâda Sf. Partita a briscola; gioco con le carte.
Brišîn Un pochino, appena appena.
Brišinîn Un pochino, appena appena.
Brîšla Sf. Mollica, briciola. Da un termine settentrionale brîša, che però indica la vinaccia. Sta anche per “piccola quantità”, un minimo necessario. L’é méj berlecâr ‘na brîšla che gnênt = meglio leccare una briciola che nulla.
Brišlênt Sm. Facile a sbriciolarsi.
Brìvid Sm. Brividi di freddo, di febbre o di paura. Da una antica radice alpina brev = freddo che fa tremare.
Brö Sm. Brodo, piatto prelibato. Dal germanico brod o dal franco broth, cibo speciale, ignoto ai romani. Ancora oggi pane si dice brot in tedesco, e bread in inglese. Lamentâs dal brö gràs = lamentarsi anche se le cose vanno bene. Lasêl cöšre int al su’ brö = non dategli importanza, lasciate che si scarichi.
Bròca Sf. 1) Brocca, caraffa. Dal greco prokous = recipiente per versare bevande, incrociato col latino bròccus, (di derivazione etrusca con riferimento a becco) = che ha i denti sporgenti. 2) Fronda, ramo, ramaglia. Gnîr šó da la bròca = arrendersi, ragionare.
Bròch Sm. Ramo; frasche. Germoglio, getto, ramo con o senza foglie.
Bröda Sf. Broda, piatto insulso, brodaglia per animali.
Bröl Sm. Brolo, orto, giardino. È più frequente al diminutivo brulèt.
Bròs Sm. Biroccio, carro a due ruote per il trasporto di foraggio, legna, masserizie, sacchi di grano ecc. Dal latino bi(r)ròtium = che ha due ruote. Presso i Romani il biroccio era prevalentemente uno strumento di lavoro, mentre per il trasporto delle persone esisteva il currus, = carro, termine usato dai militari, di origine gallica. Era utilizzato dalle tribù nomadi negli spostamenti delle famiglie e dei loro averi.
Bruâ Agg. Scottato, sia per il caldo che per il freddo. Dal latino probàtus = passato al crogiuolo, quindi scottato, cotto. Öv bruâ = uovo appena scottato.
Bruâda Sf. Scottatura.
Bruâdi Sf. Castagne secche appena lessate. Vedi Biscòte. Immerse nel latte costituivano un’ottima colazione.
Bruâr V. tr. Scottare, procurare una prima cottura. Vedi Bruâdi. Per Bertani il verbo indica una cottura lenta sulle braci.
Brucûn Sm. Grosso ramo.
Brudàja Sf. Broda, piatto insignificante, brodaglia.
Brudgûn Sm. Sporcaccione. È più usato Šbrudgûn.
Brudûš Agg. Brodoso, liquido.
Brúfle Sm. Brufolo. Dal provenzale brúfol = bottoncino [Pini]. È più usato fignöl.
Bruflûš Agg. Brufoloso. St’àn bruflûš / st’âtr’ àn a-spûš. Il proverbio indica la comparsa sulla pelle dei giovani dell’acne giovanile, segno di maturità sessuale, per cui chi ora ha l’acne il prossimo anno può sposarsi.
Brúgna Sf. 1) Prugna (frutto). 2) In gergo: Vagina. In latino è prùnus spinosa = albero spinoso che produce le prugne.
Brugnàsa Sf. . Brutta sgualdrina.
Brùl, Brùl Agg. Brullo, riarso, spoglio. Dal bizantino brýllon = giunco marino senza foglie, tipico dei luoghi aridi.
Brulâr V. tr. Rosicchiare fino all’ultima foglia, tipico di un gregge che sosta a lungo su un terreno.
Brulè Sm. Brulè, vino cotto. Dal francese brûlé = bruciato, cotto, abbrustolito.
Brunalpìna Sf. Razza di mucche originarie della Valtellina, incrociate con le “Svizzere”, buone produttrici di latte.
Brûnch Sm. Bronchi. Dal tardo latino brònchus = bronco, trachea.
Brunchîte Sf. Bronchite, malattia, infezione ai bronchi.
Brùnš Sm. Bronzo. Dal greco brontè. Era un vaso che, percuotendolo riproduceva il rumore del tuono sulle scene. Nel medioevo diventa brùndum.
Brùnša Sf. Pentola (a forma di botte). In alcuni luoghi indica anche il campanello degli armenti. Da Bronzo, materiale utilizzato nel Medioevo per fabbricare pentole. Però la pentola di bronzo veniva chiamata lavèš. Varianti: Brunšîn, Brunšûn.
Brunšîn Vedi Brùnša.
Brunšîna Sf. 1) Bronzina, cuscinetto. 2) Campanella degli armenti. 3) Pentolino. Dal materiale, il bronzo, utilizzato per confezionarli. Anticamente le bronzine erano soprattutto le protezioni messe all’interno dei mozzi delle ruote per evitarne l’usura. In meccanica ha la stessa funzione. Si ottiene una maggior durata degli organi in movimento proteggendoli con guarnizioni in bronzo ben lubrificate, molto più resistente.
Brunšûn Sm. Grossa pentola, usata per cotture particolari, come la cottura dei pomodori per fare la conserva.
Bruntèla Agg. Brontolone, criticone. È il sostantivo del verbo: lui brontola. Si tratta di una persona che brontola per inclinazione, per istinto, non per cattiveria.
Bruntlâda Sf. Brontolata, rimprovero.
Bruntlâr V. intr. Brontolare, lamentarsi. Dal greco brontàō = faccio il rumore del tuono.
BruntlûnSm. Brontolone, rompiscatole.
Brúša Sf. Azzica, sfizio, nervosismo. Dal latino brùsa (di origine italica) = ardere, quindi avere uno stimolo, essere impaziente.
Brusâ Agg. 1) Arso, bruciato.Sm. 2) Arsura, secco estivo.
Brušaciâr V. tr. Bruciacchiare, cuocere troppo.
Brušaciâs V. rifl. Bruciacchiarsi.
Brušacûl Sm. Bruciaculo, emorroidi. Impaziente.
Brusâda Sf. Birocciata, quantità di materiale equivalente alla capacità di un biroccio.
Brušâda Sf. 1) Scottatura; bruciatura. 2) Incendio. 3) Risentimento dovuto a frasi pungenti.
Brušadìs Sm. Bruciaticcio; odore di cose bruciate.
Brušadûr Sm. Bruciatore.
Brušamênt Sm. 1) Abbruciamento, incendio. 2) Bruciore interno, allo stomaco o ad una ferita.
Brušapêl Sm. Bruciapeli. Nell’espressione: a brušapêl significa = vicinissimo, a contatto.
Brušâr V. tr. e intr. Ardere, bruciare; scottare, fremere. Dalla radice italico-latina brùsa, che riproducente il brusio delle foglie che ardono.
Brušâs V. rifl. Bruciarsi, scottarsi; autoeliminarsi (nella carriera).
Brúsca Sf. 1) Liquore natalizio offerto come strenna. 2) Spazzola per bucato e per pulire gli animali.
Bruscâr V. tr. Aspergere, annaffiare leggermente, inumidire tessuti. Dal latino rùscus = pungitopo, perché con un mazzetto di rami di quest’arbusto si aspergevano le vittime sacrificali con l’acqua lustrale.
Brúsch Agg. Brusco, agro; repentino. Dal latino brùscum = aspro.
Bruschîn, Brus-cîn Sm. 1) Bruschetta, spazzolino. 2) Agg. Brusco, acre, un poco amarognolo.
Brusèla Sm. Piccolo biroccio con due ruote e due supporti anteriori a slitta. Dal latino bi(r)rotièllum = che ha due ruote.
Brušênt Agg. Scottante, che brucia.
Brušîn Sm. Tostatore per l’orzo.
Brusîn Sm. Piccolo biroccio. Biroccio giocattolo.
Brustlîr V. tr. Abbrustolire, arrostire, torrefare.
Brustulî Agg. Abbrustolito.
Brustulîr V. tr. Abbrustolire, arrostire, torrefare. Dal latino ambustulàre, = abbruciacchiare, arrostire sui due lati. Un tempo, con l’attrezzo adeguato, si abbrustoliva l’orzo per utilizzarlo come caffè. Per renderlo più simile al vero caffè vi si aggiungeva un surrogato, il concentrato, o caffè olandese (una marca famosa era La Vecchina). Per abbrustolire l’orzo vi erano almeno tre tipi di “brušadûr”, uno a forma sferica un altro cilindrico da appendere alla catena, e uno a forma di tegame con coperchio fisso, una finestrella per introdurvi e recuperare l’orzo, dotato di un manovella che azionava, all’interno, una spatola per tostare uniformemente l’orzo.
Brušûr Sm. Bruciore, smania.
Brút, Agg. Brutto, disgustoso. Dal latino brùtus = mostruoso, repellente. Brút cme la fàm = brutto come la fame.
Brutlàs Agg. Piuttosto brutto.
Brút vèdre Locuz. Brutta vista, disdicevole, spiacevole.
Bruvâr V. tr. Scottare. Vedi Bruâr.
Bšâ Agg. Pesato, valutato, stimato.
Bšâda Sf. Pesata. Quantità pesata in una volta.
Bšadûr Sm. Pesatore.
Bšadûra Sf. Pesatura.
Bšâr V. tr. 1) Pesare, valutare. 2) Essere noioso. Dal latino pensàre = appendere al braccio della bilancia. Sembra più logica la sequenza: pensàre, pesàre, pšâr. Da non confondere con psâr = pezzare, rattoppare.
Bšiâr V. tr. 1) Pungere (tipico di api o serpi). 2) Ferire col sarcasmo. Vedi Bešiâr.
Bšìj Sm. Puntura di insetto o di rettile. A volte indica il pungiglione stesso.
Bšúgn Sm. Bisogno, necessità; esigenza fisiologica. Dal latino medioevale bisònium passato nell’antico francese con (bi)sonniôn, e in quello moderno con besoin. Si tratta di un intensivo di soin = cura, attenzione [Devoto]. L’é andâ a fâr i sö bšùgn = s’è ritirato in toeletta. Un tempo questa parola non era considerata decente. Il noto abate Cesari cita Vincenzo Monti che, per eludere l’imbarazzo, scrive: Il poveretto, non potendo piùe, – calò le braghe con tanto decoro – e fece in piazza l’occorrenze sue.
Bšugnâr V. intr. Abbisognare, avere necessità.
Bšugnûš Agg. Bisognoso, carente.
Bšûnt Agg. Bisunto, sporco.
Bšuntâ Agg. Unto, lubrificato; sporcato.
Bšuntâr V. tr. 1) Ungere, lubrificare. 2) Addolcire, ingraziarsi. 3) Spalmare di grasso. In senso ironico vale anche per cibo condito in qualche modo, alla meglio. Bšuntâr al rödi = Ungere gli ingranaggi (anche quelli della burocrazia, cioè corrompere).
Bšuntûn Sm. Individuo sudicio, sporco, unto.
Btûn Sm. 1) Bottone. 2) Pulsante, tasto. 3) Lato debole. Dal francese bauton = gemma d’albero. Btûn d’la pânsa = ombelico. Tacâr btûn = attaccare un discorso lungo e monotono.
Btunâ Agg. Abbottonato. Detto di abito, ma anche di persona che non parla o non si confida.
Btunadûra Sf. Abbottonatura, stile o modo di abbottonare un abito, che a volte varia tra maschile o femminile (destra o sinistra).
Btunâr V. tr. Abbottonare, chiudere.
Btùnga Sf. Betònica o bettònica, tipo di erba perenne, con foglie marcate, fiori tendenti al rosa. Cresce sui greppi, bene in vista, tanto da dare origine al proverbio: Sei conosciuto come la bettònica. Pare che il nome derivi da quello dei Vettones, un antico popolo del Portogallo. In tempo di guerra, non trovando il tabacco da pipa, mio nonno la usava come tabacco.
Buâr Sm. Boaro, addetto alla stalla; bifolco. Dal latino bovàrius = custode di buoi.
Bubîna Sf. Bobina; grosso rocchetto. Dal francese bobine = rocchetto.
Bublîn Sm. Bubbolo, sonaglio. Vedi Biblîn.
Bú-c Sm. Manciata d’erba, boccone per le mucche.
Bùca Sf. 1) Bocca. 2) Apertura del forno. 3) Canna da fuoco. 3) Apertura del pozzo. Da bùcca, che in origine designava solo la guancia, poi è passato ad indicare anche la bocca. Da tâvla n’ t’alsâr mài se la búca la n’ sà d’ furmài = non alzarti mai da tavola senza avere assaggiato il formaggio. Fîn ch’i gh’èma i dênt in búca – a n’ se sà che sôrta a s’ túca! = finché viviamo non sappiamo cosa ci attende. Bùca cušîda = mantenere un segreto. Tös al pân d’in bùca = sacrificarsi al massimo. Tastâr in bùca (arcaico) studiare le intenzioni di qualcuno. Ma per i mercanti era un modo per valutare l’età dei cavalli, quindi la loro efficienza. Parlâr a mèša bóca = parlare sottovoce. Èsre d’ bùna bùca = mangiare di tutto. Fâr bùca da rìder (o da piànšer) = abbozzare un sorrisetto (o mestizia).
Bucâ Agg. Morsicato, addentato, punto da insetti.
Bucâda Sf. Boccata (d’aria). Boccone. Manciata. Morso.
Bucâl Sm. 1) Pitale, vaso da notte. 2) Boccale per la birra (poco usato). Dal greco baukàlis, in latino prima baucàlis, poi boccàlis = che dispone della bocca. Pisâr föra dal bucâl = fare un errore madornale.
Bucalîn Sm. Pitale, vaso da notte.
Bucalûn Agg. Sboccato, fanfarone.
Bucâr V. tr. Mordere, morsicare. Si usa anche mušgâr, di derivazione pianeggiante.
Bucaröla Sf. Febbre che si sfoga sulle labbra.
Bucàsa Sf. Boccaccia, smorfia di sfida o disapprovazione.
Bucèta Sf. Piccola boccia, biglia. Bottiglietta. Flaccone.
Bùch Sm. Morso d’insetto. Boccone. Manciata d’erba.
Buchèta Sf. 1) Bocchetta, feritoia nel muro (es.: per la posta). 2) Griglia di scarico nelle fognature, lungo le strade. 3) Presa per l’irrigazione o per gli idranti. 4) Finestrella per il passaggio dell’aria condizionata.
Buchîn Sm. 1) Bocchino (per fumare). 2) Boccuccia. 3) Parte iniziale di strumenti a fiato.
Búcia Sf. Buccia, scorza, pelle. Da bùcea, medioevale = scorza medicinale.
Buciâ Agg. 1) Bocciato. Urtato. 2) Non promosso.
Buciâda Sf. 1) Bocciata, colpo alla boccia avversaria per fare punto. 2) Agg. o p. pass.: respinta agli esami.
Buciadîna Sf.. Bocciata leggera, piccolo urto.
Buciadûr Sm. Bocciatore, sia a bocce che a bigliardo.
Buciâr V. tr. 1) Bocciare. Sbattere; cozzare. 2) Respingere, non approvare. Bocciare uno scolaro o una iniziativa. Deriva dal fatto che, anticamente, il voto veniva espresso con una piccola sfera.
Buciârda Sf. Martello dentato per frantumare la ghiaia.
Bucîn, Bucîna Sm. e f. 1) Pallino. 2) Boccetta di vetro. 3) Bimbo piccolo e grassottello. Nel terzo significato si usa anche l’espressione: Un sôld ad furmàj, per indicare, in forma ironica, che l’individuo è più largo che alto.
Bucîn Sm. Manciatina di erba o fieno.
Búcla Sf. Boccola, foro con guarnizione metallica; bronzina, cuscinetto. Diminutivo di bòcca.
Bucsör Sm. neol. Pugile. Dall’inglese boxer, attraverso il francese boxe = colpo, pugno.
Bucûn (In) Locuzione: Cascâr in bucûn = cadere in avanti. Come se si cadesse sulla bocca.
Budèl, al plur. Budê Sm. 1) Budello, budella. 2) Strettoia, cunicolo. Dal latino bòtulus, poi butèllus, che però indicava la salciccia.
Buderiûn Sm. Borro, precipizio. Accrescitivo del bizantino bòphros = fossa.
Buderiûn Agg. Panciuto, obeso; ingordo. Variante di budrigûn.
Budgâr Sm. Bottegaio, commerciante. Dal greco apotekàrios = che ha un negozio.
Budghîna Sf. Botteghino, negozietto.
Budîn Sm. Budino, crema, dolce. Dal francese boudin, che però indica il sanguinaccio.
Budrîga Sm. 1) Epa, pancia grossa. 2) Fossa. Deformazione di bòtrice (greco bòtros = fossa), quindi che raccoglie indistintamente ogni cosa. Si usa soprattutto per indicare chi mangia smoderatamente.
Budrigûn Agg. Grassone, panciuto.
Budšèla Sf. Botticella.
Budûn Sm. Rospo. Persona grassa. Ingordo, mangione.
Bufè Sm. Buffè, mobile bar; spuntino. Dal francese buffet.
Bufêra Sf. Bufera, temporale, disastro.
Bufèt Sm. 1) Buffetto, moina. 2) Venticello, refolo d’aria.
Búfla Sf. 1) Bufala. 2) Tiro mancino. Il termine bufala nel linguaggio giornalistico ha assunto il valore di notizia falsa, bidonata.
Búfle Sm. Bufalo. Dal greco býbalos passato nel latino popolare prima con bùbalus, poi bùfalus, che indica sia l’antilope che il bisonte.
Bufûn Agg. 1) Buffone, pagliaccio. 2) Persona incoerente. Dal sabino bùfo = rospo. Quindi chi sbuffa, chi soffia.
Bufunâda Sf. 1) Buffonata, battuta comica. 2) Azione scorretta, voltafaccia. I’ n’ tulî gnân ‘na bufunâda = non accettate neanche una battuta.
Bufunâr V. intr. Fare battute o gesti comici. Scherzare.
Bugâda Sf. Bucato, lavaggio. Dal gallico bukòn = immerso. Frèsch ad bugâda; Pulî d’ bugâda = appena lavato.
Bugadâra, Bugadêra Sf. 1) Lavanderia. 2) Mastello per il bucato. 3) Lavandaia.
Bugaröl Sm. Telo per fermare la cenere sul mastello del bucato.
Bûgh (ma è più usato Bûš o Bušî) Agg. Bucato, tarlato, forato. L’é andâda bûga = è andata buca (male).
Búgn, Búgna Sm. e f. Bugno, gonfiore, bitorzolo, foruncolo. Dal latino volgare bùnia = recipiente rigonfio.
Bugnîn Sm. Foruncolo.
Bugnûš Agg. Brufoloso. St’àn bugnûš (bruflûš) / st’âtr’ àn a-spûš = quest’anno brufoloso, il prossimo anno sposo. Si tratta di un proverbio per metà canzonatorio, ma per l’altra metà di soddisfazione in quanto annuncia il passaggio, per un giovane, dalla pubertà alla virilità.
Bùj Sm. Bollore, bollitura, bollita. Alvâr al bùj = cominciare a bollire.
Búj 1 Sm. Bugno, arnia, casetta per le api. Da un termine mediterraneo passato in latino con bunia, che indica un recipiente rigonfio.
Búj 2 N. proprio di località. Normalmente si tratta di case isolate in fondo a valli strette. Lungo il Rio Maillo, al Búj, vi era il Molino Rosati.
Bujàca Sf. Cemento liquido per riempire le fessure tra i mattoni o le piastrelle.
Bujâda Sf. Vigliaccata, brutto gesto; cosa malfatta. Ma anche nonnulla, cosa da poco. S’ l’é vêra l’ê ‘na grân bujâda = se è la verità è una grande vigliaccata.
Bujênt Agg. Bollente, che scotta. Si usa anche per indicare impegni che scottano, di responsabilità, o affari che possono costare cari o finire male.
Bûjre V. intr. Bollire, ribollire, scottare. Dal latino bullire, letteralmente: fare bolle.
Bujû Agg. Bollito, cotto, fatto bollire.
Bujûda Sf. 1) Agg.: Bollita; 2) Quantità di roba per una bollitura. Brâga bujûda = Bimbo coi pantaloni troppo larghi e lunghi, quindi goffo.
Bùl Sm. Bollo, timbro, carta da bollo. Da bollare = mettere il sigillo.
Bùla Sf. Bolla, documento pontificio. Da bulla, tardo latino = documento timbrato, quindi autentico.
Búla Vedi Púla.
Bulâ Agg. Bollato, timbrato. Da bollare = mettere il sigillo.
Bulâda Sf. 1) Bollata; radura, spiazzo fra alberi; macchia di colore diverso. ‘Na bulâda d’ bulê = una fungaia. Al furmênt al madurìs a bulâdi = il grano matura un po’ qua e un po’ là. 2) Agg. Vistata, timbrata, convalidata. Carta bulâda = cartacon su stampato un valore.
Bùla d’aria Sf. Livella a bolla d’aria. Dal latino bùlla, con riferimento alla bolla d’aria contenuta nella fialetta.
Bulâr V. tr. Bollare, timbrare. Autenticare.
Bulê (Anche plurale) Sm. Boleto, fungo. Da bolétus (in greco bōlìtēsdisco, pillola, massa rotonda)= commestibile. Bulê biânch = funghi prataioli in generef. Bulê màt = amanita muscària; Bulê rùs = amanita cæsàrea (o òvolo). Si diceva che i funghi li trovavano i bugiardi oppure chi si mette la giacca a rovescio.
Bulèta Sf. Bolletta, certificazione, ricevuta. Da bùlla = documento con sigillo. Êsr’in bulèta = essere senza soldi. L’espressione nasce dal fatto che chi falliva veniva inserito nell’elenco pubblico, la “Bolletta”.
Buletàri Sm. Bollettario, blocco di ricevute. In senso figurato: elenco di cose da rimproverare, quindi rampogna, sgridata.
Buletîn Sm. Bollettino, giornale d’informazione. Pettegolo, chiacchierone. ficcanaso.
Bulgnêš , Bulugnêš Agg. Bolognese.
Bulgnîn Sm. Bolognino, tipo di pietra pronta per l’uso. Vedi Bulugnîn.
Bulîn Sm. 1) Pallino, la boccia più piccola. Diminutivo dello spagnolo bòla = palla, boccia. 2) Bulino, strumento per incidere il cuoio o i metalli. Dal longobardo boro = succhiello (col passaggio da burino a bulino).
Búlo Sm. Bullo, strafottente. Playboy. Dal tedesco buhle = amante.
Bûls Agg. Bolso, asmatico, che respira male. Dal latino vòlsus, da vèllere, = schiantato,estirpato.
Bulúgna N. Propr. Bologna, capoluogo dell’Emilia e Romagna. Sono state trovate tracce di residenza risalenti alla civiltà Villanoviana. Nel secolo Vº a. C. era capitale dell’Etruria circumpadana col nome di Fèlsina. All’inizio del IVº sec. a. C. fu invasa dai Galli Boi che la battezzarono Bonònia. Questo nome lo conservò anche sotto i Romani, dal 191 a. C., fino ad oggi. Sotto i Bizantini dipendeva dall’esarcato di Ravenna, ma perse di importanza. Nel V sec. d. C. Petronio, vescovo della città, ricostruì Bologna che era stata distrutta da Teodosio. Nel 1035 si liberò da tale dipendenza per merito del Conte Ugo. Dal 1076 vanta la prima Università in Italia, meritando il titolo di Alma studiorum mater = divina madre degli studi.
Bulugnêš Agg. Bolognese.
Bulugnîn Sm. 1) Moneta coniata a Bologna dal 1191 (autorizzata da Enrico VI°) fino al XVII° sec. con valori e suddivisioni diverse. 2) Cubetto di porfido usato nelle pavimentazioni delle strade. Questo nome è utilizzato prevalentemente al nord, mentre nell’Italia centrale si definisce Sampietrino. L’attributo Bolognino è in contrapposizione all’espressione Pavimentazione alla Forlivese. Pietra squadrata, lavorata, pronta all’uso. Da bollicàre, poi bollare + bugna = percuotere, incidere con lo scalpello.
Bulûn Sm. Bullone, dado. Dal francese boulòn.
Bulûn Sm. (raro) Spaccone, spavaldo. Vedi Búlo.
Bùmba Sf. 1) Bomba esplosiva, d’aereo o di cannone. 2) Notizia clamorosa. 3) Situazione difficilmente sostenibile. voce onomatopeica con base rimbombo. La parola risale al XV secolo, dopo la scoperta della polvere da sparo, anche se in greco, poi anche in latino, esisteva una parola analoga, bòmbose bòmbus, per indicare ronzio o rumore cupo [Colonna].
Bumbâ Agg. Bombato, panciuto. Dal francese bombé.
Bumbadûra Sf. Bombatura, curvatura.
Bumbardâr V. tr. Bombardare, cannoneggiare, distruggere.
Bumbù Sm. Il bere per i bambini.
Bumbûn Sm. Confetti, caramelle, nel linguaggio infantile.
Bumbunêra Sf. Bomboniera, cofanetto. Dal francese bombonière.
Bûn 1 Agg. 1) Buono, bravo. 2) Capace, idoneo. Dal latino bònus = buono. A bûn mercâ = ad un prezzo accessibile, a buon mercato. A gh’è i bûn, i bûn bûn e i bûn da gnênt! = esistono i buoni, i molto buoni e i buoni a nulla. Da bûn o da bûrla? = parli seriamente o scherzi? Dît da bûn? = dici sul serio? Tgnîs ad bûn = gongolare. Pôch ad bûn = infido, disonesto. A la búna = alla maniera familiare, come si usa tra amici. A êser tròp bûn / a s’ pàsa da cujûn = a essere troppo buoni si passa da minchiono. L’é un bûn da gnênt = è un buono a nulla. Al n’é bûn né d’ dîr né d’ tašêr = non riesce né a parlare né a tacere.
Bûn 2 Sm. Buono acquisto, punti per ottenere sconti o simili. Dal francese bon = scontrino valido per…
Bunalâna Sf. Poco di buono.
Bunamân Sf. Ciò che veniva dato in dono per il Bundì (tortelli di castagna, dolcetti, mandarini, torroncini).
Bunàn Sm. Augurio di Buon Anno. Deriva dall’usanza, in passato, di recarsi alla casa dei paesani, meglio se benestanti, per augurare loro un felice anno nuovo con la speranza di riceverne in cambio qualcosa da mangiare. In località vicine al crinale si chiama Bundâl o anche Bundalîn, forse fusione tra Buon Natale e Buon Anno (A. Riotti).
Bundâl Sm. Augurio di buone feste. Vedi Bunàn.
Bundânsa Sf. Abbondanza. Sprecone. Megalomane. Dal latino abundàre, (ab+ùnda). Letteralmente significa: esondare, tracimare, uscire dall’invaso, straripare. Quindi avere oltre il necessario.
Bundânt Agg. Abbondante; generoso.
Bundì Sm. (Dare il ) buongiorno. Da bonus e dies = giorno buono, favorevole. Forma augurale.
Buntâ Sf. Bontà, delicatezza d’animo, generosità.
Bunûra (A) Avv. Presto, di buona ora. Da bona hora = tempo favorevole. Il concetto insito è che l’ora più propizia è la prima, la più bassa, la più solerte. La bunûra l’é pú prèst che da st’ûra = presto è prima di ora. Il ciamêvne al sgnûr bunûra = lo chiamavano il signor Bonora (il padrone che voleva i contadini a lavorare presto). Stâr sú a bunûra = alzarsi presto.
Bunusîda Sf. Buonuscita, liquidazione. Premio di fine rapporto.
Burâcia Sf. Borraccia, contenitore per liquidi, di origine militare. Dallo spagnolo borracha = fiasco, otre di cuoio. Questo termine deriva dal latino burrus (forse dall’etrusco byrrhos), grossa tazza.
Buraciûn Sm. (raro) 1) Burrone, precipizio. 2) Finimondo, confusione. L’é scupiâ un buraciûn = è scoppiato il finimondo. Fnîr denter al buraciûn = finire nel calderone, andare a finire male.
Buràs Sm. Strofinaccio, canovaccio. Da bùra, o bùrra = stoffa scadente, stamigna, usata per setacciare, da cui anche il termine buratto. Sta per cosa di poco conto, umile.
Buràsca Sf. . Burrasca, tempesta, temporale. Dal veneziano boràsca = tipico, proprio della bora.
Burascûš Agg. Burrascoso, tempestoso.
Buràt Sm. Setaccio, vaglio, macchina per setacciare; frullone per lavorare canapa o per ripulire la carta da macero.
Buratîn Sm. 1) Burattino, marionetta. 2) Persona incostante. 3) Cialtrone. Burattino era la figura del setacciatore nella commedia dell’arte, e che non manteneva la parola data. Piantâr baràca e buratîn = mollare tutto. I’ ên ‘na màndga d’ buratîn = sono un mucchio di cialtroni.
Buratinâda Sf. Burattinata, buffonata, scenata inutile.
Bûr-c Agg. Che ha orecchie piccolissime, della forma di quelle di un gatto. Potrebbe derivare da buricchio, diminutivo di buricco, intendendo un essere strano, frutto della fusione dei due animali gatto e asino.
Burcàj Sm. 1) Accoratoio. 2) Svasatore. 3) Piolo per seminare ortaggi. 4) Otturatore per le spine dei tini (raro). Da noi era il pugnaletto con punta a lancia, utilizzato per uccidere i maiali traforando loro il cuore.
Burchèta Sf. 1) Borchia, chiodo, ornamento metallico. Da bròcula = oggetto a punta. Servivano per fermare i rivestimenti di poltrone e divani. 2) Chiodi per le scarpe. Si usava per rinforzare la suola. Un tipo era costituito dalle “grappe”, a forma di ancora, che permettevano agli scarponi di far presa sul ghiaccio, usate soprattutto dagli alpini. Al digerìs ânch al burchèti = ha un buon stomaco.
Bûrd Sm. Bordo, orlo, limite.
Bûrda Sf. Strega, megera.
Burdà-c Sm. Brodaccio, sporcizia, cosa malfatta. Vedi Sbrudà-c.
Burdèl Sm. 1) Bordello, luogo equivoco, casa chiusa. 2) Confusione, baccano. Da bord = asse; poi divenuto borda = capanna, nascondiglio. Il significato di confusione forse è derivato dalla similitudine col precedente, ove si nota un forte viavai. Lo stesso è successo per “casino”.
Burdigûn Sm. Calabrone, scarafaggio, insetto.
Burdîr V. intr. Abortire (relativo agli animali). Dal latino ab + òrior = non nasco.
Burdûra Sf. Ornamento, bordura. Dal francese bordure = orlatura, bordatura.
Búrga 1 Sf. Gabbione di drenaggio. La voce germanica burg indica fortezza, castello, quindi protezione.
Búrga o Búrgla 2 Sf. Recipiente fatto con paglia di segale, di forma simile ad una giara, ove si conservava il pane fresco. C’è anche una specie di corbo fatto con rete metallica a maglie larghe, o con vimini, usata per portare a casa l’erba o le foglie, ma viene denominata più spesso còrga.
Burgâda Sf. Borgata, paesello.
Burgàgna (a volte Burgaröla) Sf. Museruola metallica per impedire ai vitelli o alle mucche di assumere cibo fuori orario.
Búrgh, Burghe Sm. 1) Nido, ricettacolo per i piccioni, fatto a forma di cono, con predellino davanti all’apertura; costruiti in prevalenza con le vitalbe. 2) Gabbione di trattenimento o di drenaggio.
Búrghe Sm. Vedi Búrga 1.
Burghêš Agg. Borghese, in contrapposizione a militare o ecclesiastico. Dal francese borgéois = che sta nel borgo.
Burghîn (Casteln.) Sm. Pentolino in alluminio.
Burghîn , Burghîna Sm. e f. Museruole per vitelli. Vedi Burgàgna.
Buriâna Sf. Sfuriata, arrabbiatura, lavata di capo. Dal latino boreanus = relativo al vento di borea o settentrione (quindi freddo).
Burîda Sf. 1) L’abbaiare dei cani che hanno puntato e stanato la selvaggina. 2) Aggressione verbale, ma violenta. I cân i’ han fàt la burîda = i cani hanno scovato la selvaggina. Andâr ad burîda = andare di gran fretta.
Buridûn Sm. Acquazzone, temporale. Confusione. Fâr gnîr un buridûn = far prendere un colpo per lo spavento.
Buridûr Agg. 1) Riferito alla caccia, indica i cani che scoprono la preda e la costringono ad uscire allo scoperto. 2) Si usa lo stesso termine anche per uomini che puntano le donne abbienti per impossessarsi dei loro averi.
Burîr V. tr. 1) Puntare la selvaggina. 2) Inveire contro qualcuno. 3) In senso lato: subodorare un affare o un tranello.
Buriûš Agg. Borioso, tronfio, prepotente. È messo in relazione con Buriâna. Bòria. Riguarda chi si dà arie di importanza, sussiego.
Bûrla Sf. 1) Scherzo. 2) Gag. 3) Il ridicolizzare. 4) Operetta comica. Dallo spagnolo bùrla (forse da burella = trappola). In realtà la burla era un atto comico da recitare a teatro alla fine delle tragedie: “La sera, quando s’avvicina l’ora / d’andare alla burletta o alla commedia…” [Giusti: L’amor pacifico, 85-86].
Burlâr V. intr. Scherzare, prendere in giro. Vedi Bûrla. A n’ sa pöl gnân burlâr = non si può neppure scherzare.
Burlèngh Sm. Frittella, tipico della media e alta montagna modenese.
Burlênt Agg. (raro) Scherzoso, faceto, burlesco. Tra ‘l sèri e al burlênt = Tra il serio e il faceto.
Burlòt Sm. Fagioli borlotti.
Burlûn Agg. Scherzoso; giocherellone.
Burnîša Sf. 1) Braci ricoperte di cenere, in particolare quelle braci che sopravvivono sotto la cenere dopo che si è smesso di alimentare il fuoco. Deriva dal latino Pruna = brace, ma mediante un aggettivo prunàceus, probabilmente trasformato in prunìcius, quindi Burnîša. Sotto la “burnîša” si cuocevano le patate, la “mestòca”, e a volte si “Brovavano” le uova. Il termine indica anche persone di cui non è opportuno fidarsi ciecamente perché “lavorano sotto”, cercano il momento per imbrogliarti. Qualche volta il termine diventa soprannome di persone o animali che stanno volentieri al calduccio, vicino al focolare, invece di attivarsi e rendersi utili. Durmîr int la burnîša = essere decrepiti (detto di cani o gatti molto mal ridotti). 2) Persona di cui è meglio non fidarsi. Bàsta che t’ a n’ me dàg in mân ‘na burnîša = purché tu non mi metta in mano delle braci (detto di chi finge di non sapere come pagare i debiti). L’é méj barlacâr un òs che supiâr inséma a ‘na burnîša = meglio leccare un osso che soffiare su una brace.
Burocrasìa Sf. Burocrazia, iter di una pratica; tribolazione. Dal francese bureau (pubblico ufficio), in composizione col greco krathìa potere.
Búrre V. tr. Puntare la selvaggina. Vedi Burîr.
Bûrsa Sf. Borsa, portafoglio, sacca. Scroto. Dal latino bursa, a sua volta dal greco bùrsa otre di pelle. L’é ‘na bèla bûrsa = è un grande scocciatore. Che bûrsa! = che noia!
Bursâda Sf. Borsata; quanto può contenere una borsa.
Bursaiöl Sm. Borsaiolo, scippatore, ladro.
Bursalîn Sm. Borsalino, marca di cappelli pregiati. Al pôrta ‘l bursalîn a l’indecîša = porta il cappello sulle ventitrè ( non è abbordabile).
Bursèl Sm. Borsello.
Bursèta Sf. Borsetta. .
Bursîna Sf. Borsina, sportina.
Burslîn Sm. Borsellino. Burslîn da la sêrca = borsa per la questua.
Burslîna Sf. Borsetta, busta per la spesa.
Bursûn Sm. 1) Nottola, fermaglio in legno per finestre. Agg. 2) Grossa borsa. 3) Noioso, pedante.
Bûrt, Bûrta Agg. 1) Scovato, individuato. 2) Perseguitato, maltrattato.
Bûrta Sf. Levata della selvaggina scovata dai cani. Bajâr a la bûrta = abbaiare appena individuata la selvaggina. Trâr a la bûrta = sparare appena il cane abbaia.
Burûn Sm. Burrone, orrido, precipizio. Accrescitivo del bizantino bòphros = fossa.
Burutâlco Sm. Borotalco. Fusione dei due termini chimici boro e talco.
Bûš Sm. 1) Buco, foro. 2) Passaggio. 3) Tana, nascondiglio. 4) Ripostiglio. 5) Cavità, anfratto. 6) Debito. Dal latino bùcca, (poi bùsia)= apertura, orlo, bordo. Bûš di clumb (di rundûn) = foro di accesso alla colombaia. Stumpâr un bûš = pagare un debito. Bûš d’la ciavadúra = ultima chance, ultima occasione. Bûš d’ la gúcia = cruna. Bûš d’ la ciàvga = apertura della chiavica. Bûš dal gàt = gattarola. Pasâr pr’un brút bûš = vedersela brutta. A gh’é gnû di bûš = mancano delle scorte. I’ n’ càti mai al bûš pr’andâr a cà = non si decidono mai ad andare a casa loro.
Bús Sm. 1) Bussata, colpetto alla porta. 2) segno convenzionale al gioco delle carte. Vedi Busâr.
Bûš Agg. Bucato, liso, perforato.
Bûša Sf. 1) Buca, pozzanghera. 2) Iniziativa mancata, andata a vuoto. 3) Loculo, tomba. (Bûša da mort: di solito quella in terra). L’é andâda bûša = ho fallito.
Bušáca Sf. Trippa, busecca. Dal longobardo bušèca.
Busâda Sf. 1) Bussata, colpo alla porta per farsi aprire. 2) Segnalazione al gioco delle carte.
Bušâna N. Pr. di località. Busana, già capoluogo di Comune dell’alto Appennino reggiano. Il nome dovrebbe risalire ai Busji, famiglia del luogo in epoca romana. Si trova a mezza costa lungo la statale del Cerreto, a 855 m. di altitudine. Oltre al capoluogo sono da ricordare: Cervarezza, Nismozza, Frassinedolo, Talada.
Busâr V. intr. Bussare, suonare alla porta; segnalare nel gioco delle carte. Dal latino pulsare, = bastonare, percuotere.
Bušatîn Sm. Buchino, piccolo foro.
Búsca Sf. Sorteggio; gioco delle carte; fuscello. Dal gotico busk = fuscello, bastoncino [DEI].
Búscâda Agg. Presa, capitata all’improvviso. I’ gli ho buscâdi = le ho prese.
Búscâda Sf. Partita a busca.
Buscàja Sf. Boscaglia, macchia, bosco incolto.
Buscajöl Sm. Boscaiolo, taglialegna.
Buscâr V. tr. Buscare (un malanno), prendere delle botte; prendere il sorteggio. A gli ha buscâdi = le ha prese.
Buscaröl Sm. Boscaiolo, taglialegna.
Buscêdre (Casteln.) Sf. Vitalba. Vedi Gusêdra.
Búsch Sm. Bruscolo, granello di polvere o sabbia. Dal gotico bùsk = fuscello, stecco [DEI]. L’é simpàtich cmé un búsch int’ i’ ò-c = è simpatico come un bruscolo negli occhi. Al s’é cavâ i búsch d’int i’ ò-c = ha dormito bene.
Buschêra Sf. Ascia per squadrare i tronchi.
Buschèt Sm. Boschetto, angolo ove andare a prendere il fresco.
Búschi Sf. Pagliuzze o altre cose per effettuare i sorteggi. Dal gotico busk = fuscello, bastoncino [DEI].
Buschîn Sm. Bruscolo, granello di polvere.
Buschîv Agg. Terreno con bosco, lasciato a bosco.
Buscûn Sm. Grande bosco.
Bûš dla Jàcma Locuz. Squarcio di cielo contenuto fra due monti, in direzione Ovest. Dovrebbe trattarsi della Via Lattea, detta anche Via Giàcoma perché orientava i pellegrini verso S. Giacomo di Compostella. (Guccini). R. Bertani collega il termine alla parola Hàgla, o Hagal, di probabile origine longobarda e ancora presente al nord [Scandinavia], che indica tempesta, grandine. Si tratterebbe quindi del punto del cielo ove sorgono le tempeste. Per altri indica una presa abusiva per l’acqua di irrigazione quando non è il proprio turno, con riferimenti precisi a persone e luoghi, e la connivenza del custode del canale. Ma sull’interpretazione di tale detto ancora si discute. Secondo autori affermati che hanno indagato il mondo delle superstizioni, la Jàcma altro non sarebbe se non la moglie del diavolo.
Búšgnûn (In) Avv. Accovacciato (come chi va di corpo).
Bušî Agg. Bucato, forato.
Bušìa Sf. 1) Bugia, fandonia. Dal germanico, bausia attraverso il provenzale bauzia = inganno. 2) Bugia, porta candela (poco usata). Dal nome della città algerina Bougie, in arabo Bugiaya, nota per le cere e le candele. 3) Leucomichìa, o macchiolina bianca nell’unghia. Era detto bugia il bianco che si produceva nelle unghie, frutto di mancanza di zinco, ma la gente lo attribuiva alle bugie dette.
Bušiârd Agg. Bugiardo, falso. I’ ên i bušiârd ch’a càta i bulê = sono i bugiardi che trovano i funghi.
Bušigàtel, Bušigàtle Sm. Bugigattolo, stanzino, sottoscala.
Busîn Sm. Bacca di biancospino, di prugnolo selvatico. Da boccina = sferetta, pallina.
Bušîn Sm. Buchino, piccolo foro.
Bušîr V tr. Forare, bucare.
Búsla, Búsula Sf. 1) Bussola (strumento per l’orientamento). 2) Porta interna di chiese o palazzi per rompere la corrente. 3) Sentimento, comprendonio, bene dell’intelletto. Pêrder la búsla (Búsola) = essere disorientato. Essere infatuato. Alcuni studiosi spiegano l’etimologia di Bussola così: bùxula = urna per le votazioni, derivata da bùxus (bosso), il materiale per costruirla. Ma lo strumento per orientarsi viene attribuito a Flavio Gioia, un ricercatore della scuola di Amalfi. Si pensa però che Gioia l’abbia solo perfezionato perché il magnetismo terrestre era già da tempo noto ai cinesi, e le prime bussole rudimentali consistevano nell’appoggiare un pezzo di legno a galleggiare sull’acqua in modo che potesse liberamente orientarsi. Verso il 1300 venne posizionato l’ago su un perno e sulla base segnati i punti cardinali. Quella base fu detta compasso, e ancora oggi i tedeschi chiamano la bussola kompass, e gli inglesi compass.
Búsle Sm. Bosso, pianta da siepi, sempreverde. Dal latino bùxus.
Búslòt Sm. Raro. Bussolotto, barattolo. Da bùxula = urna per le votazioni, intesa come contenitore. Scatlòt, Canûn. Quest’ultimo termine indica in particolare un barattolo dotato di coperchio (Canûn dal súcre, dal cafè) e richiama un piccolo tronco di tubo.
Bušmaröla Sf. Scopetto di saggina, di solito detto margarîna (o malgarîna). Qui c’è un riferimento preciso a bòzima. Serviva per ripulire il tavolo dopoavere utilizzato la bòzzima.
Búst Sm. 1) Busto, statua. 2) Torace, torso. 3) Indumento. Da (Com)bustus = bruciato. Era la statua che segnalava ove erano deposte le ceneri del defunto. Poiché le statue suddette erano a mezzobusto, anche certi indumenti ne hanno preso il nome.
Bústa Sf. Busta. Sacca, sacchetto. Sportina. Dal francese boiste.
Bustîn Sm. Busto grazioso, elegante.
Bustîna Sf. 1) Bustina, piccola busta. 2) Berretto da militare o da cameriere. 3) Confezione di medicinali o altro.
Busûn Sm. Cespuglio, roveto. Forse da bòssus, pianta del bosso. Il termine è di derivazione piemontese, ove è ancora usato.
Bušûn Sm. 1) Grosso buco. 2) Accovacciamento. Èsr’ in cûl bušûn = stare accovacciato come per fare un bisogno corporale.
Bút Sm. Getto, germoglio.
Bùta 1 Sf. . Botte. Dal tardo latino bùttis = vaso. Int la bùta cìca a ghe stà ‘l vîn bûn! = nella botte piccola vi sta il vino buono. Da buttìcola (vasetto) ha origine la parola bottiglia. Vrêr la bùta piêna e la mujêra beriâga = volere la botte piena e la moglie ubriaca. Ugni bùta la dà al vîn ch’ la gh’ha = ogni botte da il vino che ha.
Bùta 2 Sf. Indica anche un soffitto a volta, un’arcata di ponte.
Butâda 1 Agg. Gettata; lanciata, gettata via.
Butâda 2 Sf. 1) Il germogliare delle piante, la spinta dei nuovi polloni; 2) Nascita abbondante di funghi. 3) Distanza coperta da un proiettile sparato.
Butâr V. tr. 1) Buttare, lanciare, gettare. 2) V. intr. Germogliare. Dal gotico bautan = gettare, germogliare. Butâr bên = germogliare bene (detto del raccolto), soddisfare le aspettative. Butâr mâl = deludere,non attecchire.
Butâr šù V. tr. Gettare giù. 1) Abbattere, demolire. 2) Mettere la pasta a cuocere. 3) Preparare una bozza di scritto. Butâr a tèra = abbattere.
Butâr sú V. tr. Buttare su = 1) Alzare i prezzi. 2) Caricare. 3) Aggiungere, insistere.
Butâs V. rifl. Buttarsi, gettarsi, impegnarsi. Butâs adòs = avventarsi. Butâs föra = emergere, farsi notare.
Butàs Sm. Bacino del mulino, gora. È l’invaso che raccoglie l’acqua per la movimentazione delle mole.
Butàs (A), Locuz. 1) Endice, uovo non fecondato. 2) Iniziativa fallita. L’é andâda a butàs! = è andata male. L’é andâ a butàs = è diventato scemo.
Butasâda Sf. 1) La quantità d’acqua contenuta nel butàs. 2) Poiché quando si apriva il Butàs per macinare il torrente a valle si ingrossava, butasâda significa anche piena, inondazione improvvisa.
Butasö Sm. pl. Infiammazione di alcune ghiandole della gola. Per curarle ci si ungeva il polpastrello del pollice destro con olio, poi si frizionavano le ghiandole dell’avambraccio a lungo. Dopo alcune ore il male passava.
Butâs šù V. rifl. Buttarsi giù, abbattersi, avvilirsi, ritenersi inadatto.
Butêga Sf. 1) Bottega, negozio, laboratorio. Dal greco apothēke = negozio, magazzino. 2) Patta, fessa, chiusura anteriore dei pantaloni.
Butêr Sm. Burro. Dal latino butyrrum = burro. Il termine latino deriva da quello simile in greco boutýrron, che indica un formaggio (tyros) ottenuto con latte bovino (bous) [Colonna]. Pân d’ butêr = pacchetto di burro. Riferito a persona equivale a: buono (o gustoso) come il burro. Pistûn dal butêr era il grosso fiasco utilizzato per fare il burro.
Butgâr Sm. Bottegaio, commerciante. Dal greco apothekàrios = che ha un negozio. Marsâr = negoziante di stoffe; Negusiânt = negoziante in genere.
Butìlia Sf. Bottiglia. Diminutivo di botte con inflessione francese o spagnola (L muille). In Rusconi ho trovato: buttis = vaso (da cui si arriva a botte) e butìcola (vasetto) corrisponderebbe a bottiglia. Sinon.: Butigliûn, fiàsc, pistûn. In Piemontese ancora oggi la bottiglia si chiama Búta. In cla tâvla lì al butìlji al gh’han al rödi (finiscono presto).
Butiliâda Sf. 1) Bottigliata (botta). 2) Quantità contenuta in una bottiglia.
Butiliûn Sm. Grossa bottiglia (almeno litri 1,5).
Butîn Sm. 1) Bottino, preda. 2) Raccolta (funghi, cacciagione, ecc.). 3) Rintocco leggero delle campane. Dal germanico bute (divisione) attraverso il francese butin = preda di guerra. Sunâr i butîn = dare l’ultimo avviso per la messa.
Butšèla Sf. Botticella, barilotto. Vedi Búta per la forma.
Butšèla Sf. Fiore in bocciolo, spiga che sta per aprirsi. Con questo senso: Al furmênt l’é in butšèla = il grano sta mettendo la spiga.
Butûn Sm. Grossa botte, adibita per il trasporto di liquidi, particolarmente per il liquame della stalla. Butûn dal sìs = botte per il liquame.
Buvâr Sm. Boaro, addetto alla stalla; bifolco. Dal latino bovàrius = custode di buoi.
Buvîn, Buvîna Agg. Bovino, bovina.
Bvîda o Puîda Sf. Pipita, filamento di pelle che si stacca in prossimità dell’unghia.
Bvîna Sf. Grosso imbuto. Dal latino bèvere = bevina, quindi bevitrice. Corrisponde a Lûdra.
Bvinèl Sm. (raro, di importazione dal modenese) Imbuto. Vedi Bvîna e Ludrèt.
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